Alcuni pensieri sulla ipotesi di contratto

Alcuni sindacati hanno firmato l’Ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto ‘istruzione e ricerca’ per il triennio 2016-18.

Alcuni pensieri sulla ipotesi di contratto

Alcuni sindacati hanno firmato  l’Ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto ‘istruzione e ricerca’ per il triennio 2016-18.

L’obiettivo di questo contratto era triplice:

  • migliorare il trattamento economico sulla base delle disponibilità reperite dal Governo
  • adeguare la parte normativa alle innovazioni contenute nella legge n. 107/2015
  • adeguare le innovazioni contenute  nel D. Lgs. n. 75/2017 per quanto riguarda la materia disciplinare.

Il primo obiettivo è stato in apparenza  raggiunto: il personale della scuola ritroverà in busta paga un incremento stipendiale – una cifra seppur minima e lorda.

Per il  secondo obiettivo l’ipotesi di  Contratto siglato si spinge, invece, ben oltre, assumendo un tratto ‘legiferante’, in deroga al D.L.vo 165/2001 che riportava la funzione sindacale al suo ruolo di contrattare ‘il rapporto di lavoro e le relazioni sindacali’ che può sembrare poco ma non lo è.

Come  valutare quindi  la parte normativa del nuovo Contratto usando come parametri

  • il potenziamento della piena autonomia delle istituzioni scolastiche
  • l’affermarsi di un profilo qualificato del docente

La firma del Contratto del 9 febbraio rappresenta, sia che venga raccontato  come  un successo politico sia che venga raccontato come una mancia elettorale è  la sconfitta del vento dell’ innovazione  che aveva cominciato ad attraversare la scuola italiana poiché  la stessa maggioranza politica che approvo’, per via parlamentare, la Legge della Buona scuola, ne ha sottoscritto l’altro giorno, per via contrattuale, la sua sostanziale abrogazione, limitandone e bloccando gli aspetti più innovativi:

  • valorizzazione del merito dei docenti come leva strategica per il miglioramento della qualità del servizio scolastico
  • la stabilizzazione triennale del personale docente
  • la formazione obbligatoria
  • la valorizzazione del ruolo del dirigente scolastico
  • il potenziamento dell’autonomia delle singole istituzioni scolastiche.

Una auto-sconfessione politica,  che concede, e consapevolmente, all’apparato burocratico e sindacale di riprendere in mano quelle leve che la L. 107 aveva ridato alle autonomie scolastiche ed ai suoi protagonisti, imbrigliando, nella rete  delle molteplici clausole di contrattazione, di confronto, di legittimazione . gli aspetti più innovativi e riducendo il ruolo del dirigente scolastico a quello di funzionario terminale dell’apparato ministeriale.

Sono modifiche spacciate per conquiste , quelle del nuovo contratto della scuola, che lo caratterizzano non solo come un compromesso  preelettorale,   ma  come un documento che indica la strada a chi governerà il paese e la scuola italiana dopo il 4 marzo.

Il contenuto  del nuovo Contratto evidenzia che lo Stato e i sindacati firmatari dello stesso si sono avviati sulla  via  di una ridefinizione non per via normativa, dello stato giuridico del docente della scuola italiana, offrendo  di fatto, al prossimo governo le condizioni ed i tratti del suo profilo. Una via  che svuota il ruolo della mediazione parlamentare e  della ricerca in ambito pedagogico, non utilizza le esperienze dei professionisti della scuola e non considera le idee che possono arrivare dalle associazioni professionali. Dietro una apparente maggior coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori chiamati a discutere in sede di singolo istituto di cosa ? di pochi spiccioli da dividere la solita guerra fra poveri.

L’articolo del nuovo Contratto che intitola  ‘Comunità educante’ (l’art. 3 del D.L.vo 297/94 parlava ,invece, di ‘comunità scolastica’) ha ragion d’essere  solo per predefinire alcuni confini del profilo docente che si intende realizzare:

  • la libertà di insegnare non chiaramente delineata
  • l’impegno richiesto di partecipare ad una progettazione formativa definita come ‘centro dell’azione’ della comunità educante
  • la collegialità delle scelte come contesto obbligato per l’espressione della sua professionalità
  • l’automatico inserimento del suo ruolo in un rigido  modello  predefinito che prescinde dalla possibilità di scelte strategiche della singola istituzione scolastica
  • la mancanza di  riferimenti a differenziazioni di carriere
  • nessun accenno alla valutazione del personale della scuola
  • un rinvio a future intese per tanti aspetti come quello delle sanzioni disciplinari

L’interesse a chiudere il Contratto prima delle elezioni politiche  ha fatto prevalere scelte che rischiano di rallentare il rilancio dell’autonomia delle scuole?  la rinuncia, e questo è grave, dei sindacati firmatari ,a un accordo alto che ridefinisse ruoli, profili, compiti dei professionisti della scuola e pensasse strumenti idonei alla  loro gestione per il potenziamento di un sistema di istruzione moderno e di  professioni  che si dedicano ogni giorno, con intelligenza e passione, alla formazione delle future generazioni e quindi al futuro del paese.

Non lasciamoci distrarre dal calcolo di poche risorse che poi scopriremo essere sempre meno e coinvolgiamo la scuola vera reale che noi conosciamo fatta di lavoratori che vogliono avere dignità professionale,che vogliono essere valutati che vogliono essere aggiornati che vogliono avere strumenti e sussidi didattici che vogliono fare ricerca in classe  per mantenere alta la loro autorevolezza nei confronti di famiglie e alunni.