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Roma Convegno Nazionale del 7 novembre 2018: interventi

Precariato, contratti atipici, basse retribuzioni, divario tra nord e sud, mancato riconoscimento del merito, fuga di cervelli, alta dispersione scolastica, scarsa sicurezza degli edifici: sono molti i problemi che gravano sul mondo dell’istruzione e della ricerca in Italia.
Lo Snals-Confsal ha fatto il punto della situazione e chiesto misure precise al governo nel Convegno Nazionale dal titolo “Istruzione e ricerca per la crescita dell’Italia: valori, attese, impegni” tenutosi a Roma mercoledì 7 novembre.
Il dibattito è stato moderato da Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera.
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, ospite al Convegno Nazionale dello Snals, spiega il nuovo corso.
Comunicato stampa

Il nuovo concorso per il reclutamento degli insegnanti velocizzerà sensibilmente l’iter professionale. Aboliremo i percorsi postuniversitari di specializzazione e di abilitazione”. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, è intervenuto al Convegno Nazionale dello Snals-Confsal, dedicato alle prospettive su istruzione e ricerca, fissando le priorità del governo sul tema della formazione. “La scuola italiana – ha detto – non necessita di altre riforme strutturali calate dall’alto. Il livello della nostra scuola è molto alto. Bisogna rendere efficiente un sistema in cui si sono innestate diverse riforme, alcune delle quali non hanno ancora trovato piena applicazione e altre vanno corrette. Il reclutamento sarà veloce, con procedure certe e ordinate. Chi vincerà il concorso entrerà in ruolo, chi non passerà potrà concorrere ai concorsi successivi. Dopo il concorso ci sarà un anno di formazione vero. Il nuovo concorso sarà immediatamente abilitante e verrà tarato in base ai posti realmente vacanti. I vincitori avranno certezza del posto, ma dovranno dare garanzie di permanenza nella sede stabilita per tutelare i diritti dell’alunno”.

Il convegno è stato l’occasione per un confronto aperto sui temi più caldi della formazione.

Secondo Elvira Serafini, segretario generale dello Snals, sindacato che, oltre ai lavoratori della scuola, rappresenta università, ricerca e Afam, “occorre porre rimedio a pregresse decisioni affrettate, che non sono state né condivise e né funzionali ad aggredire i mali storici dell’intero settore. Accenno al penalizzante rapporto tra istruzione, ricerca e PIL, al precariato e agli innumerevoli contratti atipici, alle basse retribuzioni, al divario nord-sud, al mancato riconoscimento del merito e alla fuga all’estero delle competenze migliori, ai dati preoccupanti sulla dispersione scolastica, ai deludenti esiti degli apprendimenti, alla sicurezza degli edifici. Riteniamo però che interventi parziali non siano più assolutamente sufficienti, come quelli che, di volta in volta, tolgono materie e aggiungono obblighi, riducono ore e attività di laboratorio e aumentano obiettivi e processi complessi, caricano le istituzioni di burocrazia ma tolgono risorse umane e finanziarie”. Una preoccupazione che si estende alla delicata questione dei contratti del sistema istruzione del nostro Paese. “Attendiamo risposte alle attese del personale con la quantificazione certa delle risorse che consentiranno l’apertura delle trattative a gennaio, vista l’imminente scadenza dell’attuale CCNL del settore pubblico, e in particolare del comparto dell’Istruzione e della Ricerca, al 31 dicembre, che lo Snals ha già disdettato”.

Il confronto, che ha visto coinvolte diverse figure del mondo della formazione e della ricerca, si è concluso con l’intervento di Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal, che ha inquadrato le difficoltà della scuola italiana nell’ambito più generale dei problemi economici delle famiglie. “C’è bisogno di un sostegno economico – ha spiegato – attraverso una speciale considerazione della famiglia nel regime fiscale con un adeguamento delle detrazioni fiscali e attraverso una sostanziosa rivalutazione dell’assegna per nucleo familiare. E serve un sostegno sociale attraverso l’adeguamento delle forme di welfare aziendale dirette alle esigenze dei lavoratori genitori, un campo in cui c’è un enorme gap tra i servizi offerti e le esigenze reali”.