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Sfogliando i giornali on line e cartacei degli ultimi giorni dove la scuola è tornata agli onori della cronaca mi è tornata in mente la frase di Oscar Wilde  “C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di , ed è il non far parlare di   ossia  “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”.

E quanto si parla oggi della scuola in rete e non solo maahimè ancora una volta solo di un aspetto: le chat scuola famiglia anzi per essere precisi le chat professori alunni famiglia. Un aspetto certo importante: la comunicazione è fondamentale soprattutto nel contesto scuola dove professori e famiglie dovrebbero essere alleati e andare nella stessa direzione educativa.C’era una volta l’ora di ricevimento nell’orario di lavoro dei professori. un’ora a settimana i docenti a scuola ricevevano i genitori che andavano ad informarsi del rendimento e del comportamento scolastico dei propri figli. Poi nella maggior parte dei casi caddero in disuso perché le famiglie dove entrambi i genitori erano impegnati nel lavoro avevano difficoltà a recarsi a scuola e poi ogni professore aveva un orario di ricevimento diverso dalla maggior parte dei colleghi ed in giorni diversi ed allora il collegio dei docenti deliberò di ricevere le famiglie una volta a quadrimestre di pomeriggio con la presenza di tutti i docenti salvo eccezioni di situazioni particolari per cui il docente poteva far convocare i genitori o tramite l’alunno/a o tramite la segreteria della scuola. Questi incontri ebbero un discreto successo nel tempo ma poi arrivò il covid e cambiò tutte le regole del gioco. Niente alunni in classe niente prof dietro la cattedra niente scuola in presenza.Ma come sempre il bene si piange quando si perde ed ecco che gli alunni cominciarono a sentire la mancanza dei professori e viceversa e le famiglie si trovarono di colpo orfane di un cardine della loro organizzazione giornaliera di vita. ma in tutto questo deserto la tecnologia arrivò in aiuto: DAD che con tutti i limiti, i difetti e i problemi tecnici e di attrezzature teneva comunque in piedi un contatto un dialogo. Ma scuola era anche il compagno di banco a cui chiedere con cui ridere, confidarsi discutere e anche qui la tecnologia diede una grossa mano: le chat soprattutto su face book eWhatsApp erano a portati quasi di tutti bastava avere uno smartphone e ricreare in maniera virtuale il contatto di vicinanza. Ma se la battuta stupida o la cattiveria gratuita detta al compagno di banco si fermava lì in chat non è la stessa cosa. E anche i prof che dopo aver controllato un lavoro avrebbero dovuto aspettare il giorno dopo in aula per darlo all’alunno e commentarlo insieme sulla valutazione si votarono all’immediatezza della chat. Ma adesso il covid sta allentando la morsa e stiamo faticosamente cercando di tornare alle vecchie abitudini però sembra che poter andare allo stadio sia più semplice che smettere di chattare su cose della scuola. E così un’associazione territoriale dei dirigenti scolastici si è fatta portavoce di un disagio evidenziato dai propri docenti: una overdose di chat con alunni e famiglie e proporrà un codice deontologico per le comunicazioni scuola famiglia augurandosi che sia rispettato. Perché un codice di solito prevede regole e pene per chi non le rispetta ma in questo caso quali pene sarebbe possibile prevedere? Sui vari social dove ormai abbiamo trasferito il nostro confrontarci causa pandemia e conseguente  divieto ad incontrarci il dibattito è sentito e accesso ma animato soprattutto dai lavoratori della scuola che lamentano di essere contattati a tutte le ore anche durante le festività da alunni e famiglie con le richieste più improprie che a volte ledono anche  la libertà di insegnamento e sembrano ignorare che un docente non è tenuto ad essere a disposizione 24h ha un contratto di lavoro che prevede un orario di lavoro  ben definito. Magari nel prossimo imminente contratto bisognerà anche regolamentare questo diritto del docente a disconnettersi per evitare che dirigenti scolastici inviino a mezzanotte convocazioni per un collegio docenti ordinario il giorno dopo. L’emergenza sta quasi per finire e mi chiedo chi vieta ai docenti agli alunni e alle famiglie di cancellarsi dai gruppi, dalle comunity,dalle chat che avevano usato e animato in tempo di emergenza?Basta cancellarsi e bloccare una serie di numeri.Serve proprio una revisione di un codice deontologico?Se poi voglio continuare ad essere connesso allora i casi sono due: o riesco a fare una lezione di educazione civica sul rispetto del diritto dell’altro e della sua privacy e del suo tempo o forse ho sviluppato la dipendenza da chat: odio il mio aguzzino ma non posso farne a meno. Sono d’accordo assolutamente col presidente dell’ANP: serve il buon senso e l’educazione aggiungerei. Se il professore abitasse nel nostro palazzo andremmo alle 2 di notte a chiedere perché nostro figlio ha preso 6 e non sette? Molto probabilmente no. Mantenere le distanze reciproche è segno di rispetto ededucazione; per generazioni docenti senza chat sono stati i migliori amici dei propri alunni anche quando erano diventati adulti fuori dalle aule. la chat va benissimo per le emergenze perché dovrebbe servire a comunicare qualcosa che altrimenti non tutti potrebbero sapere in tempo. I gruppi sui social possono anche essere utili purché luogo di confronto ed arricchimento reciproco e non luogo di gossip e maldicenze.La scuola ha canali istituzionali per far arrivare i messaggi alle famiglie e ai lavoratori della scuola con tempi ben precisi da rispettare e sono funzionali allo scopo. Abbiamo qualcosa da dire a chi lavora nella scuola? Diciamolo de visu in presenza come abbiamo tanto invocato in tutti gli ultimi mesi ora possiamo:  stiamo tornando alla normalità

Il segretario provinciale

Vito Masciale