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Grande attenzione ai temi della sicurezza delle strutture scolastiche, impegno a favorire per quanto di propria competenza le condizioni necessarie per un ampliamento del tempo scuola a partire dalla primaria. È quanto emerso dall’incontro svoltosi il 1° aprile c.a. a Bari fra i segretari generali dei maggiori sindacati scuolatra cui Vito Masciale in delega del nostro Segretario Generale Elvira Serafini impegnata a Roma – e il Presidente dell’ANCI, Antonio Decaro. Un incontro molto positivo.

Un’attenzione particolare è stata posta nell’incontro alla questione del tempo scuola. E se le risorse di organico a tal fine dedicate sono ben lontane dal reale fabbisogno, occorre garantire le condizioni di un loro effettivo utilizzo, mettendo a disposizione delle scuole i necessari supporti in termini di strutture e servizi. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’istituzione di un apposito tavolo tecnico per affrontare i temi relativi a edilizia scolastica, sicurezza, manutenzione degli edifici e connesse responsabilità, ed estensione del tempo pieno. Il presidente dell’Anci ha garantito la massima attenzione a queste problematiche e promesso di verificare la fattibilità della creazione del tavolo tecnico.

Altro tema di scottante attualità affrontato nella discussione è stato quello dei progetti di autonomia regionale differenziata, Vito Masciale ha puntualizzato che non c’è più tempo da perdere. E’ necessario consolidare un fronte comune tra Istituzioni e cittadini perché l’applicazione del progetto di riforma rischia di scaraventarci in un baratro di disservizi, in quanto la scuola pubblica rappresenta lo strumento cardine del nostro Paese per garantire l’eguaglianza, la formazione e la libertà, poiché rappresenta il collante indispensabile tra territori e tra generazioni. Infine, evidenzia che regionalizzare la scuola pubblica significa mettere fine all’unità nazionale attraverso la disgregazione della nostra istituzione più rappresentativa. Discorso, continua Masciale, completamente diverso vale per le altre materie come l’ambiente, l’agricoltura e il turismo, cioè materie che, al contrario della scuola, potrebbero avere giovamento da una loro ricollocazione regionalistica. Il Presidente Decaro, che peraltro ha firmato, in qualità di primo cittadino di Bari, l’appello di sindacati e associazioni contro la regionalizzazione del sistema d’istruzione, si è detto impegnato a promuovere su questo tema un’adeguata sensibilizzazione ed un approfondito dibattito all’interno dell’Associazione da lui presieduta.

L’intervista a Elvira Serafini su OggiScuola.com

Diplomati Magistrale. Dopo la sentenza gemella del CdS si attende la Cassazione il 12 marzo. Quale secondo il sindacato è la soluzione più idonea per le maestre?

SERAFINI Il Consiglio di Stato, a Sezioni riunite, ha pronunciato un’altra sentenza relativa al complesso problema dei diplomati magistrali. La sentenza riconferma, sostanzialmente, quanto già deliberato a novembre 2018.

In attesa della pronuncia della Cassazione, la cui udienza è fissata per il 12 marzo, coloro che hanno una supplenza annuale sulla base del Decreto Dignità devono poterla proseguire in virtù della norma che prevede l’applicazione di sentenze passate in giudicato entro quattro mesi dalla data del giudizio.

È evidente che questi colleghi parteciperanno al concorso riservato straordinario, che dovrà concludersi con le graduatorie regionali pubblicate entro il prossimo 30 luglio.

Come si vede ci sono diversi passaggi ancora da realizzare e, pertanto, lo Snals Confsal ha chiesto al Ministero l’emanazione di una nota che precisi quanto sopra e di operare affinché i tempi delle procedure concorsuali vengano rispettati onde evitare la vanificazione dei provvedimenti fin qui adottati, cosa che sarebbe veramente drammatica per gli interessati.

 

Terza Fascia. Dopo le promesse del Senatore Pittoni ora si dà il contentino dei punti extra al concorso. Si poteva optare per una soluzione diversa per chi ha decenni di precariato alle spalle?

SERAFINI Sono anni che lo Snals Confsal denuncia la mancanza di una seria politica del personale, non solo dal punto di vista retributivo ma anche professionale. Il precariato storico è un’anomalia della scuola italiana che va decisamente eliminato. La politica ha dato e dà ancora risposte parziali e molte volte ingiuste, cercando un incerto equilibrio tra interessi contrapposti anche tra gli aspiranti docenti.

Sta di fatto che nell’ultima tornata di immissioni in ruolo più del 50% delle cattedre disponibili non è stato assegnato. Ci sono ancora 100 mila cattedre da coprire e necessitano di norme urgenti sul reclutamento che consentano l’assegnazione di tutti i posti a chi ne ha diritto. Il nostro sindacato ritiene che sia necessaria un’azione decisa in favore dei docenti precari che da anni lavorano con contratti a termine. Dopo 36 mesi di rinnovi contrattuali a tempo determinato i precari hanno diritto a essere assunti a tempo indeterminato, secondo la direttiva europea 1999/70/CE.

La vera soluzione sarebbe quella di coprire tutte le vacanze di posti che devono essere calcolati su base triennale e senza distinzione tra organico di diritto e di fatto. Il salto di qualità della scuola sarebbe, dunque, possibile con un riconoscimento adeguato del servizio prestato in condizione di precarietà, il progressivo svuotamento delle Gae e con uno svolgimento regolare dei concorsi sia per posti ordinari sia per il sostegno. Una seria programmazione e il rispetto dei tempi è essenziale per la scuola.

 

Classi pollaio. Si torna a discutere alla Camera sull’annoso problema, ma a monte mancano le risorse finanziarie. È ancora il caso di parlarne?

SERAFINI Il problema del sovraffollamento delle classi è reale e attuale. Tocca da vicino tutti coloro che hanno a che fare con le istituzioni scolastiche: alunni, famiglie, docenti, dirigenti e personale ATA. Classi affollate pregiudicano la qualità della didattica e la tutela della sicurezza. L’incremento del rapporto alunni/classe previsto dal D.L. 25/6/2008, n. 112, ha anche comportato una riduzione dell’organico di circa 87000 docenti, tutto questo è avvenuto senza un contestuale intervento normativo per la riqualificazione degli edifici scolastici.

Lo Snals Confsal, in VII Commissione alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi, si è espresso a favore della proposta di legge Azzolina sulla formazione delle classi, che tende a ridurre il numero di alunni per classe. Abbiamo fatto rilevare, però, delle criticità che possono essere corrette innanzitutto prendendo in considerazione un elemento sfuggito al legislatore: una classe è sovraffollata in ragione della capienza dell’aula. In un’aula molto piccola anche 21-22 studenti possono essere troppi.

Se Lei mi chiede se ci vorranno nuove aule, Le rispondo che il problema non è irrisolvibile; ci sono spazi dismessi in questi dieci anni di applicazione del D.L. 112/2008 che possono essere ripristinati.

 

Autonomia scolastica. La regionalizzazione aumenta il divario tra Nord e Sud oppure la scuola è pronta alla tanto amata proposta del Governo?

SERAFINI La regionalizzazione, o meglio l’autonomia differenziata è prevista dalla Costituzione consentendo l’attribuzione, a singole regioni, di ulteriori forme di autonomia in tutte le materie di legislazione concorrente e in tre materie di legislazione statale: istruzione, ambiente e giustizia di pace. Questo nuovo assetto istituzionale implica una serie di problemi di natura politica ed economica di cui attualmente è difficile prevedere la portata e le conseguenze. Il tema è d’interesse generale, è per questo che, prima di entrare nel merito delle singole proposte delle regioni che hanno avanzato richiesta in tal senso, è necessario aprire nel paese e in parlamento un dibattito pubblico.

Fondamentali, innanzitutto, sono la definizione di un quadro generale di norme e criteri, anche per quanto riguarda il federalismo fiscale, e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale anche in materia di istruzione e che devono concorrere a superare quei divari già esistenti tra aree geografiche del nostro paese e riguardanti gli esiti formativi, il tempo scuola, l’adeguatezza delle strutture e i servizi resi dagli enti locali.

Sono convinta che la presa di posizione del sindacato a sostegno dell’unitarietà del sistema dell’istruzione e della ricerca sia servita a mettere a fuoco i punti critici di questo processo che deve avere la massima trasparenza e condivisione, che al momento sono del tutto mancate.

Il sistema di istruzione italiano è nazionale e non è pensabile che possa entrare in logiche tese a frammentarne il principio cardine: il diritto allo studio per tutte e per tutti, con le stesse opportunità, dalle ALPI ALLA SICILIA come garantito dalla Carta costituzionale.

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Ai Vicepresidenti del Consiglio Luigi di Maio e Matteo Salvini

Ai Deputati e ai Senatori della Repubblica Italiana

 

I sottoscrittori , docenti , ATA, genitori , dirigenti scolastici e studenti italiani,avendo appreso che il Consiglio dei Ministri entro il 22 ottobre si riunirà per analizzare la legge Delega sull’ autonomia della Regione Veneto, chiedono che venga eliminata da tale provvedimento legislativo tutta la parte in materia di scuola ed istruzione (articoli 3, 4 , 5 e 6)  .

Così come concepita dai nostri Padri costituenti la Scuola pubblica italiana è nazionale e non va regionalizzata.

La nostra scuola è stata lo strumento principale attraverso cui si è realizzata l’unità nazionale (ben diversa da quella territoriale).

Il sistema di istruzione italiano è nazionale e non è pensabile che possa entrare in logiche tese a frammentarne il principio cardine: il diritto allo studio per tutte e per tutti, con le stesse opportunità, dalle ALPI ALLA SICILIA come garantito dalla Carta costituzionale.

I rischi dietro l’angolo sono tanti e tutti gravi : la qualità dell’istruzione non può essere  declinata secondo criteri economici e territoriali che metterebbero in pericolo la stessa libertà di insegnamento (art 33 Costituzione) , arrivando addirittura a contenere la mobilità ed il reclutamento dei lavoratori della scuola solo all’interno dei confini regionali.

La scuola pubblica statale rappresenta lo strumento cardine del nostro Paese per garantire eguaglianza e libertà , è il collante indispensabile tra territori e tra generazioni. Regionalizzare la scuola significa mettere fine all’unità nazionale attraverso la disgregazione della sua istituzione più rappresentativa.

Il nostro appello non va solo ai membri del Governo ma a tutti i Deputati e i Senatori della Repubblica Italiana affinchè PROTEGGANO L’UNITA’ DEL NOSTRO PAESE CHE PASSA ATTRAVERSO LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA .