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MOBILITAZIONE 30 MAGGIO
MASCIALE: “I DOCENTI PUGLIESI ADERISCANO ALLO SCIOPERO, IL GOVERNO
PRENDE DECISIONI D’AUTORITÀ SULLA LORO PELLE.”

“La scuola pugliese è compatta e pronta allo sciopero generale indetto dalle cinque
sigle sindacali principali per protestare contro il DL 36/2022.”
Ne è convinto Vito Masciale, segretario di Snals Puglia, il sindacato della
scuola che conta solo nella nostra regione più di 14mila iscritti.
La mobilitazione condivisa, decisa da CGIL, CISL, Uil. Snals/Confsal
e Gilda dopo una serie di incontri interlocutori con il Ministero competente,
che non hanno avuto gli esiti sperati, riguarda tutto il comparto
Istruzione e Ricerca: docenti, dirigenti, educatori e personale Ata.
La richiesta è stralciare dal decreto del Governo tutte le disposizioni che
invadono il campo della contrattazione e mettono, quindi, in discussione il
ruolo dei sindacati. Centrale anche l’aspetto del rinnovo del contratto,
con risorse che proteggano gli stipendi dagli effetti dell’inflazione.
Poi, ancora, la formazione, la stabilizzazione dei precari e il rafforzamento degli
organici. Temi numerosi e cruciali che fanno presagire un’adesione massiccia allo sciopero.
“Stiamo vivendo un momento di grande difficoltà. – conclude Masciale –
Riprendo le parole del segretario generale Snals/Confsal Elvira Serafini, che dal palco
del primo maggio a Napoli ha lanciato un grido d’aiuto e un appello a tutta la confederazione.
Se la scuola non forma, il Paese va in sofferenza. Per questo chiediamo
che venga riconosciuto in tutte le sedi il ruolo del sindacato come portavoce del mondo del lavoro.”

Dopo giorni di assordante silenzio da parte del ministro Bianchi come risposta alle legittime proteste dei sindacati rappresentativi dei lavoratori della scuola e alle richieste di confronto e dialogo,sentita la base in una video conferenza nazionale fra i segretari nazionali delle principali sigle e gli eletti nelle RSU dallo stato di agitazione si è passati alla proclamazione dello sciopero. Dopo un biennio pieno di difficoltà e sacrifici il personale scolastico dovrà affrontare una fine d’anno dell’attività didattica lottando per tutelare i propri diritti.

Qui di seguito modi e tempi dello sciopero proclamato dallo Snals:

Il blocco degli scrutini lo facciamo per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

 

Per la scuola DELL’INFANZIA:

SCIOPERO DELLA PRIMA ORA DEI DOCENTI DEL PRIMO TURNO e sciopero dell’ultima ora dei docenti del secondo turno.

– il primo giorno scioperano i docenti  del primo anno infanzia;

– il secondo giorno i docenti del secondo anno infanzia;

– il terzo giorno scioperano i docenti del terzo anno della scuola della infanzia .

 

Per la scuola PRIMARIA

Sciopero della prima ora di lezione dei docenti del primo turno

e sciopero dell’ultima ora dei docenti del secondo turno.

– il lunedì sciopereranno i docenti di prima elementare;

– il martedì quelli di seconda;

– il mercoledì i docenti di terza;

– il giovedì I colleghi di quarta elementare;

– il venerdì I docenti della quinta classe della scuola primaria.

 

Partecipazione allo sciopero del 10 dicembre 2021. Intervento di Elvira Serafini Segretario Generale SNALS Confsal e video dei Telegiornali che hanno ripreso lo sciopero della scuola, nonché la partecipazione diretta di una delegazione guidata dal Segretario Regionale Puglia SNALS-Confsal e Provinciale SNALS di Bari Prof. Vito Masciale.

Intervento di Elvira Serafini – Segretario Generale Snals Confsal

TG3 del 10.12.2021 ore 12.00

TG5 del 10.12.2021 ore 13.00

TG LA7 10.12.2021 ore 13.30

 

Manifesto nazionale e Manifesto editabile – clicca qui per scaricare

Volantini con slogan sulle motivazioni dello sciopero – clicca qui per scaricare

Banner con slogan dello sciopero – clicca qui per scaricare

Lo sciopero della scuola indetto per il 6 marzo non si effettuerà.

Non si effettuerà lo sciopero della Scuola indetto per il 6 marzo. La decisione è stata assunta dai Segretari generali di FLC CGIL, Francesco Sinopoli, CISL FSUR, Maddalena Gissi, UIL Scuola RUA, Pino Turi, SNALS Confsal, Elvira Serafini, FEDERAZIONE Gilda-Unams, Rino Di Meglio, in considerazione dell’emergenza sanitaria in corso, che ha causato fra l’altro la chiusura delle scuole in vaste aree del Paese impedendo lo svolgimento delle assemblee sindacali programmate. La decisione, assunta per senso di responsabilità dai sindacati, risponde anche all’appello diffuso nelle ultime ore dalla Commissione di garanzia di non effettuare le agitazioni già indette in diversi settori lavorativi.

In questa fase così delicata – affermano i segretari generali dei cinque sindacati – non possiamo non tenere conto dell’emergenza in atto. Da qui la decisione di non effettuare le azioni di sciopero, pur rimanendo confermate tutte le ragioni della loro proclamazione. Ci aspettiamo dalla ministra Azzolina analogo senso di responsabilità con la riapertura di un confronto nel merito di decisioni che confliggono con le nostre richieste e con le intese sottoscritte fra sindacati, Governo e Amministrazione”.

 

La convocazione dei sindacati al Ministero per la giornata di domani – aggiungono Sinopoli, Gissi, Turi, Serafini e Di Meglio –sarà l’occasione per esaminare congiuntamente i molti aspetti di una situazione delicata e complessa, in particolare per i temi legati alla gestione del personale che hanno natura prettamente sindacale”.

 

In data 5 novembre 2019, si è svolto all’Aran il secondo incontro sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali nella scuola e sulle procedure di conciliazione in caso di sciopero.

Per l’Aran era presente il Direttore Pierluigi Mastrogiuseppe.

La discussione è proseguita sulla bozza di accordo predisposta dall’Aran su sollecitazione della Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge 146/90.

Le OO.SS. presenti hanno rilevato lo scarso tempo a disposizione per la formulazione di osservazioni e rilievi sulla bozza di accordo, pervenuta alle segreterie generali solo ieri sera.

Lo Snals-Confsal ha ribadito la propria totale indisponibilità a sottoscrivere un’intesa che limita il diritto di sciopero senza tutelare nemmeno in maniera adeguata ed equilibrata il diritto all’istruzione.

In particolare abbiamo dichiarato non ammissibile l’estensione dei contingenti obbligatori di lavoratori in caso di sciopero al personale docente, ritenendo illegittima la definizione dell’Istruzione scolastica come servizio essenziale senza il riferimento alle particolari prestazioni quali scrutini, ecc. già previste dalla legge 146/90.

Netta poi la nostra opposizione ai nuovi obblighi previsti in capo alle scuole, cioè ai dirigenti scolastici e alle segreterie, circa le comunicazioni da rendere agli utenti su carattere dello sciopero, motivazione, voti raccolti nelle elezioni e adesioni registrate in passate azioni di sciopero. Per non parlare dell’obbligo del personale di dichiarare la propria adesione o non adesione o addirittura la condizione di non aver maturato la scelta di aderire allo sciopero.

Alle scuole poi, tramite intesa sindacale con la rsu, la definizione di un accordo di scuole e conseguentemente l’emanazione di un regolamento con i numeri specifici dei contingenti e i servizi assicurati.

Riteniamo che la strada intrapresa dall’Aran, su indicazione della commissione di garanzia, sia non solo inutile ma anche infruttuosa se vuole difendere il diritto all’istruzione.

Non potremo mai accettare che il diritto di sciopero sia limitato e che i servizi di assistenza e vigilanza comprimano il diritto di sciopero.

Il confronto proseguirà lunedì 25 novembre alle ore 10.

Serafini (SNALS): aumenti stipendiali sostanziali, concorsi riservati per precari, stop regionalizzazione o sciopero

di Vincenzo Brancatisano      17 Apr 2019 – 6:59

 

Ci devono essere segni concreti favorevoli a un aumento sostanziale degli stipendi, alla valorizzazione del personale Ata, a un riconoscimento concreto per il personale precario, con concorsi riservati veloci, e allo stralcio radicale dell’istruzione dai progetti di regionalizzazione.

Solo a queste condizioni lo Snals potrebbe rivedere la propria posizione in merito alla proclamazione dello sciopero della scuola indetto per il 17 maggio. Elvira Serafini, segretario generale di Snals-Confsal, dice di non credere più alle favole e si attende dal Governo e in particolare dal ministro Bussetti un atto di buona volontà in occasione di un imminente incontro con i sindacati. Un incontro ulteriore, rispetto agli altri due, il primo con il tentativo di conciliazione risultato poi infruttuoso e l’ultimo avvenuto la sera del 9 aprile”.

Professoressa Elvira Serafini, com’è andata?

Avevamo fatto il tentativo di conciliazione che non ha dato risultati. E’ andato deserto perché non è stato portato sul tavolo un bel niente. Se si parla di conciliazione ambedue le parti devono proporre qualcosa di costruttivo. Deve essere una cosa sostanziale, dunque occorre essere disposti a mettere qualcosa sul tavolo. Ma non c’è stata nessuna proposta seria da parte del governo. E’ stato tutto rinviato a un incontro successivo”.

E nell’incontro successivo ci sono state delle aperture da parte del ministro dell’Istruzione che possano scongiurare lo sciopero?

“Avevamo chiesto che fosse un incontro serio. E il 9 aprile in serata, il ministro ci ha detto che si sarebbero avviati il concorso ordinario per il mese di maggio, per le scuole primaria e infanzia, e a luglio per la secondaria. A noi stanno bene i concorsi, ovviamente, ma non è quella la soluzione del precariato. I concorsi ci vogliono ma, ripeto, non è la soluzione. Allora abbiamo insistito e chiesto al ministro che portasse risposte serie ai nostri quattro punti”.

E lui?

“Si è stretto sulle spalle e ha rinviato tutto a un possibile incontro successivo dove avrebbe portato risposte concrete dopo aver parlato con il premier Conte e il ministro Tria. A tutt’oggi, tuttavia, non si parla di incontri”.

Intanto è stato presentato il Def.

“Abbiamo un Def che ha confermato una situazione negativa nel pubblico impiego. Si segnala il rinnovo contrattuale fino al 2021 ma con incrementi irrisori. Ricordo che l’emergenza salariale è ciò che ha spinto noi e gli altri sindacati a proclamare lo sciopero. Non servono altre parole, ma troppe ne sono state dette in merito agli stipendi europei E bastano queste poche righe contenute nel Def per rafforzare il nostro obiettivo e convincere la categoria, ormai svilita da anni di disattenzione dei governi di turno, che questo è il momento di far sentire la protesta da parte dell’intero comparto”.

Ma di quanto dovrebbe aumentare lo stipendio dal vostro punto di vista?

“Chiediamo che siano portati ai livelli dell’Eurozona. Sappiamo bene che al momento è impossibile, ma parliamone. Chiediamo una disponibilità a trattare per vedere se in proiezione di un futuro migliore si possa trovare un varco tra il sindacato e il governo. Ma non è solo la parte economica che ci interessa. C’è anche la parte normativa. Sediamoci e cerchiamo di capire se il governo vuole impostare un atto di indirizzo, con una proposta da portare al tavolo. Sarebbe questo un segno concreto”.

Stipendi fermi e precariato crescente. Come se ne esce?

“Lo abbiamo già detto e scritto più volte. Ci serviamo di questi professioni da decenni, abbiamo usato la loro funzione da decenni, dovremmo ormai ratificare il loro rapporto a tempo indeterminato con un concorso straordinario, con un percorso accelerato. Non si può usare gente, prima considerata docente a tutto tondo, e poi a giugno lasciarla in uno stato di attesa del nuovo anno scolastico per una nomina a settembre o a ottobre attendere settembre e ottobre. Non è possibile. Chiediamo la stabilizzazione del personale. E il problema ancor di più si presenterà a settembre prossimo dopo che saranno andati in pensione tanti docenti con la Quota cento. Ripartirà la scuola ancora una volta con i precari, anzi con i supplenti, come dice il ministro Bussetti”.

Perché questa precisazione?

“Lui dice che precario esprime una condizione di disagio, il supplente invece va a coprire e svolgere le funzioni di un docente di ruolo nelle sue finzioni”.

Non ci sono solo i docenti nelle vostre rivendicazioni

“Esatto. Ci preoccupa molto la condizione del personale Ata. Oggi nelle segreterie si fa di tutto e di più, dalla valutazione dei titoli alle graduatorie. E oggi si chiede anche la valutazione dei pensionamenti, dove a monte non è stato fatto alcun corso di preparazione. La valutazione della posizione pensionistica, comprensiva della verifica dei periodi figurativi e di tanto altro, se prima la faceva l’Ufficio scolastico assieme all’Inps, oggi viene chiesta al personale Ata, che oltretutto non è stato formato e dunque non si sa neppure quali errori siano stati fatti. Abbiamo preso posizione più volte. Tutti i sindacati hanno deciso di occuparsi di questo segmento che è in grande disagio. Tante scuole inoltre sono senza il Dsga e a tutt’oggi c’è un nulla di fatto sul concorso e non so come le scuole possano andare avanti senza un dirigente. In molte scuole i dirigenti amministrativi sono sostituiti da assistenti amministrativi che lavorano bene ma poi al momento opportuno potrebbero avere un riconoscimento che invece non c’è, così quando sono stati banditi i concorsi, non sono stati previsti concorsi riservati ma solo accantonamenti. E il problema, si badi, è più grave oggi, poiché al 1 settembre prossimo ci saranno tanti posti vuoti e ancora una volta gli assistenti amministrativi saranno chiamati a svolgere le loro funzioni. Per non parlare del loro salario: non c’è una corrispondenza adeguata degli stipendi rispetto agli impegni richiesti”.

Veniamo al progetto di regionalizzazione della scuola, ulteriore motivo di scontro.

“Chiediamo con forza che non si smembri il sistema scolastico. La regionalizzazione non riguarda solo la scuola e può essere che vada bene per gli altri settori indicati dalla riforma. Ma a noi interessa che l’istruzione sia tenuta fuori dalla regionalizzazione, perché su tutto il territorio ci sia una scuola uguale per tutti senza differenze tra scuole del Nord e del Sud”.

E la regionalizzazione riguarderebbe anche il personale, almeno per Lombardia e Veneto.

“Infatti. Ed è possibile che ci siano delle differenze contrattuali , visto che i contratti sarebbero regionali, con un sistema di valutazione deciso dalla Regione, magari corrisponderebbero al partito politico del momento”.

Pensa che le differenze di trattamento potrebbero essere sostanziali nelle diverse regioni?

“Non c’è scritto da nessuna parte ma potrebbero essere di qualche centinaio di euro al mese ma il personale dovrebbe poi rispondere a delle richieste diverse da quelle dei contratti nazionali. Il pacchetto orario attuale del Trentino prevede 20 ore, come ha ricordato un collega nel corso di un’assemblea a Mestre. E se il docente invece di 18 ore ne fa 20 questo si ripercuote sugli organici e sui posti di lavoro. Infine, contratto regionale significa essere bloccati in regione e non poter partecipare alla mobilità a livello nazionale. Anche i dirigenti potrebbero essere nominati dalla Regione. Con questa sciopero ribadiremo che siamo contrari alla regionalizzazione”.

I docenti risponderanno alla vostra chiamata, il 17 maggio? Non avete paura di fare un autogol?

“Sono cinque sigle sindacali fortemente rappresentative. Qualche preoccupazione se la dovrebbero creare al Ministero. Noi non abbiamo paura di autogol, andiamo avanti a gamba tesa. Se ci saranno proposte serie le prenderemo in considerazione e le valuteremo. Le favole sono finite, siamo disposti a parlare solo di fatti concreti”.

 

17 Apr 2019 – 6:59 – Vincenzo Brancatisano

Leggi l’intervista su Orizzonte Scuola