Reduce dalla riuscita manifestazione organizzata il 1° maggio scorso, in occasione della Festa del Lavoro 2018, nella quale si sono riuniti a Napoli, nella splendida cornice di Piazza del Plebiscito, oltre 20mila partecipanti, la Confsal si appresta a celebrare il suo IX Congresso Generale Confederale dal titolo: “Nuovo patto sociale per lo sviluppo”.

Il momento “clou” dell’assise congressuale, la giornata dedicata al confronto con i rappresentanti delle Istituzioni, si terrà a Roma presso l’Auditorium del Massimo in Viale Massimiliano Massimo dalle 9,30 alle 19,00.

Accanto al Segretario Generale Angelo Raffaele Margiotta saranno presenti i massimi rappresentanti delle Istituzioni e del mondo politico.

L’evento coinvolgerà oltre mille delegati delle Federazioni operanti nei comparti pubblici (Scuola, Sanità, Funzioni Centrali e Funzioni locali, Soccorso Pubblico e Sicurezza) e nel lavoro privato (Agricoltura, Artigianato, Commercio, Comunicazioni, Industria Chimica e Metalmeccanica, Servizi, Terzo Settore e Trasporti), in rappresentanza di 2 milioni di associati, lavoratori e pensionati, che si riconoscono negli ideali, nelle proposte e nelle azioni della Confsal.

Al centro dei lavori i principali valori e obiettivi che ispirano l’azione sindacale della Confederazione Confsal: centralità e difesa del Lavoro, tutela e benessere della Persona, nuovo impulso ai servizi resi dalle Amministrazioni Pubbliche e politiche di sviluppo per la crescita economica e civile del Paese in un contesto di legalità, sicurezza e solidarietà.

La Confsal si presenta oggi come la più grande confederazione autonoma, in grado di parlare alla gente e agli iscritti, per elaborare più evolute forme di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e delle imprese.  Nata nel 1979 dalla fusione di due sindacati autonomi, Snals e Unsa, si è posta come una valida alternativa al sindacalismo ideologico che spesso ha interpretato una visione ristretta o distorta degli interessi del mondo del lavoro.

Il suo valore fondante si esprime nella «realizzazione della tutela e della valorizzazione della persona umana del lavoratore inteso come fondamentale protagonista della vita economica e sociale del Paese».

Roma, 27.12.2018, comunicato stampa. «Le Federazioni del Pubblico Impiego della Confsal, lo Snals, la Fials, e l’Unsa, continueranno nel mese di gennaio le azioni di protesta contro una Legge di Bilancio  che segna l’ennesima dimenticanza verso i  lavoratori pubblici» dichiara Angelo Raffaele Margiotta, Segretario generale della CONFSAL.

«20 euro lordi per i contratti nel pubblico impiego e l’ennesimo congelamento del ricambio generazionale -almeno fino a novembre 2019-, rappresentano un attacco a milioni di lavoratori e un tradimento per migliaia di persone che -dopo un regolare concorso- attendono dopo tanti sacrifici un impiego stabile»

«La Confsal chiede al Governo un immediato cambio di rotta e un serio progetto per il lavoro pubblico. Le Federazioni del pubblico impiego della Confsal, Snals, Fials e Unsa manifesteranno ancora una volta per il la dignità del pubblico impiego. Su questa partita, decisiva per milioni di lavoratori, per giovani in attesa di occupazione e per il paese, c’è bisogno di un grande fronte sindacale compatto, e per questo» conclude il Segretario generale della Confsal «chiedo di unire le forze attraverso una manifestazione unitaria  per il lavoro e per il rilancio dell’amministrazione pubblica italiana»

Trascriviamo il comunicato stampa diramato dalla Confsal:

 

 

COMUNICATO STAMPA DEL 19 DICEMBRE 2018

 

 

Proroga validità graduatorie vigenti al 31 dicembre 2019 al fine di eseguire le 400 mila assunzioni previste nella P.A.

 

In data odierna, il Segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, ha inoltrato formale richiesta al Presidente del Consiglio dei Ministri, On.le Giuseppe Conte e al Ministro per la Pubblica Amministrazione On.le Giulia Bongiorno, di prorogare, fino al 31 dicembre 2019, la validità delle graduatorie di vincitori e idonei attualmente vigenti, al fine di attingervi i destinatari delle 400 mila proposte di assunzione previste per i prossimi anni nella P.A..

Tale proroga dovrà avvenire, secondo quanto richiesto, con misure legislative urgenti (Legge Finanziaria o Decreto Milleproroghe) e comunque entro il 31 dicembre 2018, ha concluso Margiotta.

 

Angelo Raffaele Margiotta

Trascriviamo il comunicato stampa diramato dalla Confsal circa il pieno sostegno al sit in del 19 dicembre delle federazioni del Pubblico Impiego, SNALS, FIALS e UNSA:

Roma, 17.12.2018. Il 19 dicembre le Federazioni del Pubblico Impiego della Confsal saranno in piazza con lo slogan “No a 20 euro per il rinnovo del contratto”.

«La Confsal» dichiara il Segretario Generale Angelo Raffaele Margiotta «come già comunicato nell’incontro a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Conte, ritiene che la previsione di 20 euro stanziati nella Legge di Bilancio per il rinnovo dei contratti sia un grave attacco alla dignità dei lavoratori del pubblico impiego.»

«Vanno individuate» prosegue Margiotta «le giuste risorse per una categoria che ha già subito una pesante perdita del potere di acquisto nel corso di un decennio di vacanza contrattuale.

Il lavoro pubblico va difeso, non offeso!»

«I Segretari generale di Snals, Fials e Unsa, Serafini, Carbone e Battaglia saranno in piazza con i lavoratori. La Confsal dà loro il pieno sostegno quale principale confederazione sindacale autonoma in Italia»

Dunque, «Mi auguro che il Ministro Bongiorno riceva una delegazione per rassicurare le nostre Federazioni circa le intenzioni del Governo. La Confsal» conclude Margiotta «assicura il massimo impegno per la soluzione di una questione che tocca più di 3 milioni di lavoratori pubblici e le loro famiglie»

Roma, 10 dicembre 2018. “La CONFSAL è stata convocata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in data odierna, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali Confederali, per discutere delle implicazioni sociali ed economiche della legge di Bilancio 2019.  Rileviamo che c’è stata una grande attenzione da parte del Presidente del Consiglio Conte sulle proposte presentate dalla CONFSAL sulle quali lo stesso Conte ha assicurato che ci sarà un tavolo aperto per lo sviluppo dei punti trattati”. Lo ha dichiarato Angelo Raffaele Margiotta, Segretario Generale della CONFSAL, dopo il confronto odierno fra il Presidente del Consiglio Conte e Le Organizzazioni sindacali sulla legge di Bilancio 2019.

Nel corso del confronto odierno sono stati trattati importanti argomenti: dalle pensioni al reddito di cittadinanza, dagli investimenti sulle infrastrutture alla digitalizzazione e semplificazione della Pubblica Amministrazione. In particolare la Confsal ha tenuto ad esprimere le proprie posizioni sulla riforma previdenziale e sul rinnovo dei contratti pubblici.

Per quanto riguarda la “quota 100” la CONFSAL ha auspicato una riforma più ampia e un sistema contributivo più equo.

Parimenti sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego ha rappresentato la necessità inderogabile di incrementare le risorse previste  per evitare un’ulteriore perdita del potere di acquisto dei salari e quindi garantire ai lavoratori pubblici un contratto dignitoso. Al Presidente del Consiglio Conte abbiamo infine rappresentato che la CONFSAL c’è e intende svolgere il proprio ruolo sindacale con impegno, decisione e progettualità”, ha concluso Margiotta.

In data 6 dicembre 2018, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha avuto luogo l’incontro tra la delegazione tra la parte pubblica del MIUR e le rappresentanze delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria firmatarie delle CCNL 2018 legittimate alla contrattazione collettiva integrativa.

La convocazione prevedeva tra i punti all’ODG la sottoscrizione definitiva del contratto integrativo nazionale contenente i criteri di ripartizione del fondo di cui all’art.72 del CCNL 16/2/2005 e delle risorse per la formazione del personale.

Vista l’ipotesi di accordo relativa ai criteri di ripartizione del Fondo tra i singoli Istituti (Conservatori di Musica, Accademie di Belle Arti, Accademie Nazionali d’Arte drammatica, Accademia Nazionale di Danza e Istituti Superiori di Industria Artistica), vista la nota con la quale l’Ufficio Centrale del Bilancio presso il MIUR ha fornito la certificazione di competenza e viste le note del Ministero Economia e Finanze e del Dipartimento della Funzione pubblica che hanno fornito parere favorevole, il MIUR ha ritenuto necessario dover sottoporre l’ipotesi di accordo per la sottoscrizione definitiva anche allo SNALS CONFSAL, quale firmatario del CCNL dal 6 settembre 2018.

Pertanto le parti hanno proceduto alla definitiva sottoscrizione del Contratto Nazionale Integrativo.

Dal primo dicembre 2018 sono annullate le riduzioni salariali previste per i nuovi assunti dal “Verbale di Accordo sulla retribuzione progressiva di accesso” (Rif. CCNL AGIDAE 2016/2018 pag. 73).

Tali decurtazioni furono concordate a seguito della dichiarazione di stato di crisi da parte dell’AGIDAE.

La mensilità di dicembre 2018 dovrà essere retribuita al 100%.

Lo Snals Confsal ha firmato l’ipotesi di contratto integrativo per il salario accessorio del personale di comparto dell’INAPP per il 2018.

All’accordo si è giunti attraverso una complessa trattativa. Il testo finale vede attribuita la cifra di 140.877,92 euro per l’indennità di valorizzazione professionale di ricercatori e tecnologi e la cifra di 438.246,05 euro per l’indennità per oneri aggiuntivi dello stesso personale. Per i tecnici e gli amministrativi il fondo accessorio si attesta su 2.688.029,43 euro.

Dal testo dell’accordo è stato eliminato un controverso articolo inerente l’introduzione di turni di lavoro tra il personale; è stato incrementato di 6.000 euro il fondo per l’indennità di responsabilità e di 5000 euro quello per la produttività; viene introdotto un articolo che impegna l’amministrazione a istituire un fondo per le progressioni economiche di livello per i profili IV-VIII (art. 90 CCNL 2016/18).

Questo accordo evita qualsiasi riduzione dell’accessorio (nelle parti fisse e ricorrenti), un rischio che paventato come effetto dei processi di stabilizzazione del personale precario che l’Ente ha avviato nel frattempo.

Il testo dell’accordo sarà pubblicato appena disponibile.

L’articolo 13 della Legge di bilancio 2019 attualmente in corso d’esame parlamentare contiene modifiche alla disciplina dell’attribuzione del credito d’imposta alle imprese che effettuano attività di ricerca e sviluppo.

Pur riguardando essenzialmente l’ambito della ricerca industriale, la materia interessa anche gli Enti pubblici di ricerca e le Università, utilizzabili come partner aziendali nelle attività di ricerca e sviluppo, e, in ultima analisi, è una questione che investe le relazioni pubblico/privato nella ricerca.

Ricordiamo che il credito d’imposta è un’agevolazione fiscale che permette alle aziende di recuperare parte delle spese sostenute per attività riconducibili alla ricerca e allo sviluppo (spese per il personale interno dell’azienda addetto alla ricerca, sviluppo di prototipi, spese per contratti di ricerca “extra muros” con enti di ricerca, atenei, spin off, quote di ammortamento per macchinari).

L’introduzione del credito d’imposta per ricerca e sviluppo è stata pensata dal legislatore come uno strumento di stimolo della ricerca privata che, in Italia, soffre tradizionalmente rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa. L’innovazione di processi e prodotti dovrebbe, infatti, far crescere la competitività delle industrie nazionali.

Sulla reale efficacia di questo strumento il dibattito è aperto, c’è però da dire che esso è stato introdotto da pochi anni e che avrebbe bisogno di un più attento monitoraggio.

Il credito d’imposta è disciplinato nell’articolo 3 del D.L. n. 145 del 2013, come successivamente modificato (in particolare dalla legge di bilancio 2017, legge n. 232 del 2016, e dal “decreto dignità”, D.L. n. 87 del 2018).

La legge di bilancio attualmente in parlamento conferma la misura, ma per certi versi la depotenzia.

Le novità principali introdotte nell’articolo 13 riguardano il dimezzamento della quota di spese agevolabile, che passa in alcuni casi dal 50% al 25%, e dell’importo annuo massimo concedibile che scende da 20 a 10 milioni di euro.

Più nel dettaglio, per quanto riguarda le spese per il personale sono ammissibili al credito solo quelle relative a personale dipendente titolare di un rapporto di lavoro subordinato, anche a tempo determinato, che sia direttamente impiegato nelle attività di ricerca e sviluppo (spesa agevolabile al 50%); la disciplina vigente invece vi include genericamente le spese per il personale impiegato nelle attività di ricerca e sviluppo. Invece il personale titolare di rapporto di lavoro autonomo o comunque diverso dal lavoro subordinato, direttamente impiegato nelle attività di ricerca e sviluppo, è una spesa agevolabile al 25%.

Relativamente a quali spese per contratti di ricerca sono ammissibili, l’articolo 13 distingue tra quelle per le quali continua a valere il credito d’imposta al 50% e quelle per le quali viene introdotto il credito al 25%.

Restano al 50%:

  • contratti stipulati con università, enti di ricerca e organismi equiparati;
  • contratti stipulati con imprese residenti rientranti nella definizione di start-up innovative e di PMI innovative, a condizione che non appartengano al medesimo gruppo dell’impresa committente. A tale scopo verrà effettuato il controllo a fini civilistici (ai sensi dell’articolo 2359 c.c.), inclusi i soggetti diversi dalle società di capitali; per le persone fisiche si tiene conto anche di partecipazioni, titoli o diritti posseduti dai familiari dell’imprenditore, individuati a fini fiscali (articolo 5, comma 5, del Testo unico delle imposte sui redditi, TUIR, di cui al D.P.R. n. 917 del 1986).

Passano al 25%:

  • contratti stipulati con imprese diverse da quelle indicate precedentemente. Restano valide le precisazioni fatte sopra circa la non appartenenza al medesimo gruppo dell’impresa committente ed i relativi controlli.

Le misure sopra esposte intendono orientare una relazione tra imprese, enti di ricerca e università, nonché tra imprese e start-up e PMI innovative. In questo senso sembrano essere dirette a favorire l’innovazione e la ricerca. Resta però dimezzato il tetto di spesa agevolabile e questo depotenzia di fatto la misura in questione.

Per concludere, l’articolo 13 introduce tra le spese agevolabili quelle sostenute per materiali, forniture e altri prodotti analoghi direttamente impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo.

Infine, vengono introdotti alcuni adempimenti certificativi per il riconoscimento e per l’utilizzabilità del credito d’imposta.

Si è tenuto, a Lisbona,  il Convegno  “Professionisti e sindacati dell’istruzione: orizzonte 2025” organizzato dalla CESI, la Confederazione Europea dei Sindacati Indipendenti, di cui la Confsal è uno dei membri italiani.

Questa mattina il Segretario generale, Elvira Serafini, in rappresentanza della Confsal e dello SNALS, ha partecipato alla tavola rotonda “Il ruolo delle parti sociali nel migliorare la percezione della professione insegnante: quale il contributo delle parti sociali in termini pratici?”.

Riportiamo, di seguito, l’intervento del Segretario generale SNALS-Confsal:

LISBONA 22-23 NOVEMBRE 2018

“Professionisti e sindacati dell’istruzione: Orizzonte 2025”

TAVOLA ROTONDA

“Il ruolo delle parti sociali nel migliorare la percezione della professione insegnante: quale contributo delle parti sociali in termini pratici?”

Intervento Elvira Serafini(CONFSAL) Italia

A nome dello SNALS, della Confsal e mio personale, porgo i miei saluti alla CESI, all’Accademia, ai relatori di questa tavola rotonda e a tutti i partecipanti.

Il tema assegnato è particolarmente impegnativo perché chiama in causa il ruolo del sindacatonella società attuale, in un momento in cui le forme di rappresentanza e di partecipazione sono messe in discussione dai mutamenti della società e del mondo del lavoro.

Trasformazioni che investono il ruolo delle istituzioni educative e dei loro operatori, in primo luogo degli insegnanti. Richiamo sinteticamente quattro punti di attenzione che caratterizzano il contesto attuale e che hanno grande influenza sulla funzione degli insegnanti e sulla loro considerazione sociale.

Il primo punto: il cambiamentoprofondo nel modo di apprendere e di studiare degli studenti, di trattare le conoscenze e di rivolgersi alle fonti di informazioni. Cambia però anche il loro sistema di relazionarsi con gli adulti che educano e insegnano. Da ciò deriva la necessità di un ripensamento sugli ambienti di apprendimento, sul profilo professionale dei docenti e sulle loro competenze: tutto ciò però non deve tradire la loro funzione di costruttori di sapere e di pensiero critico e libero.

Il secondo punto: la mancanzadi una condivisione dei valori in campo educativo, in una società che va verso una concezione troppo utilitaristica dell’istruzione, dove non trova spazio, accanto alla costruzione delle competenze, l’indicazione dell’orizzonte di senso e di significato della conoscenza e della cultura nella vita delle persone, nella società e nell’economia.

Il terzo punto: la presenza di un quadro generaledi frammentazione, di isolamento, di solitudine, anche tra i giovani, mentre non è chiarociò che va chiesto alla scuola, che non può essere un “contenitore” di tutte le emergenze educative e sociali. Ciò è dovuto anche alla famiglia e alla società che hanno ceduto gran parte delle loro funzioni alla scuola, a cui delegano molti compiti educativi, l’orientamento ai valori e ai comportamenti socialmente accettabili, il sostegno alle molte fragilità dei giovani di oggi, il contrasto ai fenomeni di marginalizzazione e prevaricazione.

Il quarto punto: la diffusione di fenomeni complessiCi troviamo ad affrontare nuovi processi, alcuni dei quali rappresentano sfide ai nostri strumenti di interpretazione e di intervento: la globalizzazione, i flussi migratori, gli squilibri sociali, l’innovazione tecnologica, le disuguaglianze nelle condizioni economiche, nelle opportunità di vita e, soprattutto, nei livelli d’istruzione.

Sono tutti fenomeni presenti nei processi nazionali e sovra-nazionali che stimolano a interrogarci sull’assetto della società e a riflettere sugli obiettivi formativi della scuola, sui diritti e sulla dignità di ciascuna persona che la scuola deve tutelare e sul ruolo degli insegnanti.

Quale contributo può dare il sindacato?Ritengo che l’azione delle parti sociali possa e debba essere fondamentale perchépossono operare a livello di politiche generali e settoriali, all’interno dei singoli Paesi e a livello europeo, affinché si possano affermare alcuni fondamentali principi e ottenere le conseguenti misure.

Indico, in sintesi, cinque priorità e piste di intervento.

La prima priorità: mettere l’educazione al centro delle politiche.L’educazione deve rappresentare la questione centrale della discussione pubblica, al pari dell’economia di cui si discute tutti i giorni, ma dove non trova spazio la riflessione sulla povertà educativa. La serietà degli studi, la conoscenza e la cultura sono strumenti per il riconoscimento del merito e per la mobilità sociale, sono un fattore di contrasto delle discriminazioni sociali ed economiche, sono indispensabili presupposti per una società democratica che fa propri i valori dell’integrazione, dell’inclusione e della promozione delle eccellenze.

Il sindacatodeve mettere al centro della sua azione e delle sue rivendicazioni la centralità della persona e deve porsi l’obiettivo dell’accesso universale all’istruzione sia dei giovani che degli adulti a partire dal diritto al continuo incremento delle conoscenze e abilità. In tal modo sirispondealle sfide dei nuovi processi di organizzazione, di produzione e di digitalizzazione, che richiedono competenzepiù elevate e l’attivo coinvolgimento delle persone.

La rivendicazione di questo dirittoper le persone e per i lavoratori contribuisce a dare un ruolo strategico agli insegnanti, a ogni livello e in ogni istituzione dove si esercita la loro professione.

La seconda priorità:riconoscere il ruolo sociale della scuola e degli insegnantie adottare misure a sostegno della professionalità.Le scuolesono un presidio di legalità, di convivenza civile, di integrazione e di accoglienza, di vera resistenza verso una “cultura” che non ha certo l’obiettivo della scuola: quello di formare persone libere.

Mi riferisco alla capacità della scuola di promuovere la formazione di tutti e di ognuno, di accogliere anche gli alunni con cittadinanza non italiana, i minori non accompagnati, i giovani negli istituti carcerari e negli ospedali.

Mi riferisco, in particolare, all’esperienza italiana di garantire nelle classi comuni il diritto all’istruzione degli studenti con disabilità. Quando parliamo di scuola ci riferiamo a un mondo complesso dove sono in gioco bisogni formativi differenziati che hanno bisogno di concrete misure.

Il sindacatoin Italia sta ancora conducendo una dura battaglia affinché ciò che la legge previde si traduca in effettivecondizioni per la scuola e per la sua “missione istituzionale” rivolta a tutti i giovani.

Ancora oggi stiamo conducendo la nostra battaglia contro la carenza di insegnanti specializzati per il sostegno agli alunni con disabilità, l’insufficienza di fondi per una formazione in servizio mirata, la realtà di scuole con troppi studenti e di classi troppo numerose, il fenomeno del precariato. Tutto ciò impedisce efficacia educativa, relazioni costruttive e controllo sui comportamenti.

Queste condizioni influiscono direttamente sull’esercizio della funzione docente, creano demotivazione e stress e generano nell’opinione pubblica una percezione di non qualità sia rispetto alle scuole sia ai singoli professionisti dell’istruzione.

Attraverso gli strumenti della partecipazione sindacale e la contrattazione stiamo mantenendo un forte presidio su tutti questi fenomeni con proposte concrete su investimenti finanziari e processi organizzativi.

La terza prioritàcostruire un’alleanza tra istituzioni.Le politiche educative e formative hanno bisogno di una svolta culturale e di una  responsabilità collettiva. Non è questione di individuare soggetti che devono assumersi responsabilità singole, ma piuttosto quella della messa in campo di intelligenza, creatività e cultura che tutti siamo chiamati a mobilitare per interpretare scenari nazionali e mondiali e bisogni diffusi.

Occorre creare un nuovo contesto di alleanze tra istituzioni nazionali e locali che operano a garanzia dell’interesse pubblico; serve anche re-interpretare l’alleanza scuola-famiglia e a darle nuove pratiche, soprattutto rispetto agli episodi di violenza e prevaricazione verso gli insegnanti che sono sempre più frequenti.

La scuola non può essere lasciata solae non basta che l’amministrazione si costituisca parte civile nelle aule dei tribunali, anche se è un atto importante. Serve piuttosto una presa di coscienza dell’intera società.

Il sindacato, corpo intermedio e presente ai tavoli di confronto di tutti i livelli territoriali e istituzionali, deve dare il suo contributo perché le scelte siano indirizzate verso l’istruzione e la ricerca, che hanno effetti significativi anche in campo economico.

I dati confermano che aziende con imprenditori e lavoratori più istruiti si posizionano meglio sul mercato, hanno tenuto meglio la crisi economica, sono più produttive, aumentano l’uso delle tecnologie e attivano processi innovativi.

Tutto ciò ha impatti rilevanti: sull’aumento dei posti di lavoro, sulla crescita economica, sull’occupabilità delle persone e sulla loro soddisfazione lavorativa.

La quarta priorità: valorizzare gli insegnanti attraverso icontratti collettivi. Il Contratto di lavoro deve rimanere la strumento principale per valorizzare tutte le professionalità all’interno della scuola e principalmente quella dei docenti e per tutelare l’autonomia e la libertà d’insegnamento e di ricerca.

In questo momento in cui in Italia si sta discutendo la manovra finanziaria dove devono essere inserite le risorse per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoroper il personale dell’Istruzione e della Ricerca.

Lo Snals – la federazione che rappresenta scuola, università, alta formazione artistica e musicale e enti pubblici di ricerca – insieme alla Confsal -la confederazione generale dei lavoratori autonomi – stanno seguendo, con grande attenzione e determinazione, l’intero iter parlamentare della legge di bilancio.

Vogliamo valutare il Governo nella sua volontà di considerare la scuola settore di investimento e non di spesa e di riconoscere agli insegnanti italiani il diritto ad avere retribuzioni almeno pari alla media dei Paesi dell’eurozona.

Il prestigio sociale passa anche attraverso stipendi che riconoscano finalmente il loro impegno e il loro ruolo nella società.

Il sindacatonon solo deve dare voce al diffuso disagio e difendere diritti, ma deve anche raccogliere la volontà dei lavoratori della scuola di riconquistare credibilità e autorevolezza.

Obiettivi del nostro sindacato sono, dunque, retribuzioni europee e il riconoscimento di un ruolo che non deve essere appiattito su logiche impiegatizie e burocratiche, ma che deve riprendersi lo spazio di decisione sull’organizzazione del lavoro. Per questo siamo impegnati a riportare importanti materie del rapporto di lavoro nella contrattazione sindacale, sottraendole all’esclusivo potere della parte datoriale, che nel caso italiano è lo Stato.

La quintapriorità: considerare gli insegnanti costruttori di una nuova EuropaL’orizzonte europeo, al quale occorre dare una diversa prospettiva, deve trovare nell’istruzione e nella cultura il suo pilastroper politiche di maggiore attenzione ai diritti, alla coesione sociale e alle istanze dei cittadini e dei lavoratori, rispetto alle esigenze dell’economia e della finanza.

È indispensabile un’Unione Europea che riprenda in mano la sua vocazione culturale coniugandola con l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo sostenibile.

Il sindacatodeve porre con forza la questione degli investimenti nel settore dell’istruzione e della ricerca, nella promozione della professionalità degli insegnanti e nell’interazione con le politiche attive per il lavoro.

Il futuro è l’innovazione, la formazione e la professionalizzazione dei lavoratori per creare nuovi posti di lavoro e migliore occupazione.

Sono convinta che la CESI e tutti i Sindacati Indipendenti possono essere determinanti nella costruzione di una vera Unione europea tra istituzioni e popoli, dove gli insegnanti giocano un ruolo veramente cruciale.