Comunicato SNALS –

I sindacati del Comparto Istruzione e Ricerca sono stati convocati dal Governo a Palazzo Chigi martedì 23 aprile alle ore 20.

Si tratta di un primo successo dello stato di mobilitazione proclamato dallo SNALS Confsal e dalle altre sigle sindacali.

Vedremo se l’iniziativa del Governo sarà utile per l’avvio di un confronto concreto sui temi irrinunciabili della lotta dei lavoratori della scuola. Per lo SNALS Confsal l’esclusione della scuola dal disegno dell’autonomia differenziata , il rinnovo del contratto , la stabilizzazione dei personale precario docente ed ata sono le priorità della scuola.

La presenza del Ministro Bussetti all’incontro rappresenta un’occasione importante per assumere impegni politici vincolanti per l’amministrazione.

Lo Snals valuterà con attenzione le analisi e le proposte dell’esecutivo, dichiarandosi disponibile a riconsiderare le iniziative di mobilitazione solo in presenza di elementi concreti,cioè di adeguate risorse per l’allineamento degli stipendi del personale della scuola a quelli della media europea , di impegni politici per escludere la scuola dai disegni di regionalizzazione e di azioni concrete tese a garantire l’assunzione dei docenti e degli ata che da anni prestano servizio nella scuola.

Dichiarazioni generiche su promesse di investimenti in capitale umano senza le corrispondenti risorse nel documento di programmazione economica e finanziaria in corso di elaborazione non ci interessano .

Per il momento restano confermate tutte le azioni di lotta previste , compreso lo sciopero del 17 maggio.

Vi i formeremo tempestivamente sugli esiti dell’incontro e sulle modalità di prosecuzione delle iniziative di mobilitazione.

 

Serafini (SNALS): aumenti stipendiali sostanziali, concorsi riservati per precari, stop regionalizzazione o sciopero

di Vincenzo Brancatisano      17 Apr 2019 – 6:59

 

Ci devono essere segni concreti favorevoli a un aumento sostanziale degli stipendi, alla valorizzazione del personale Ata, a un riconoscimento concreto per il personale precario, con concorsi riservati veloci, e allo stralcio radicale dell’istruzione dai progetti di regionalizzazione.

Solo a queste condizioni lo Snals potrebbe rivedere la propria posizione in merito alla proclamazione dello sciopero della scuola indetto per il 17 maggio. Elvira Serafini, segretario generale di Snals-Confsal, dice di non credere più alle favole e si attende dal Governo e in particolare dal ministro Bussetti un atto di buona volontà in occasione di un imminente incontro con i sindacati. Un incontro ulteriore, rispetto agli altri due, il primo con il tentativo di conciliazione risultato poi infruttuoso e l’ultimo avvenuto la sera del 9 aprile”.

Professoressa Elvira Serafini, com’è andata?

Avevamo fatto il tentativo di conciliazione che non ha dato risultati. E’ andato deserto perché non è stato portato sul tavolo un bel niente. Se si parla di conciliazione ambedue le parti devono proporre qualcosa di costruttivo. Deve essere una cosa sostanziale, dunque occorre essere disposti a mettere qualcosa sul tavolo. Ma non c’è stata nessuna proposta seria da parte del governo. E’ stato tutto rinviato a un incontro successivo”.

E nell’incontro successivo ci sono state delle aperture da parte del ministro dell’Istruzione che possano scongiurare lo sciopero?

“Avevamo chiesto che fosse un incontro serio. E il 9 aprile in serata, il ministro ci ha detto che si sarebbero avviati il concorso ordinario per il mese di maggio, per le scuole primaria e infanzia, e a luglio per la secondaria. A noi stanno bene i concorsi, ovviamente, ma non è quella la soluzione del precariato. I concorsi ci vogliono ma, ripeto, non è la soluzione. Allora abbiamo insistito e chiesto al ministro che portasse risposte serie ai nostri quattro punti”.

E lui?

“Si è stretto sulle spalle e ha rinviato tutto a un possibile incontro successivo dove avrebbe portato risposte concrete dopo aver parlato con il premier Conte e il ministro Tria. A tutt’oggi, tuttavia, non si parla di incontri”.

Intanto è stato presentato il Def.

“Abbiamo un Def che ha confermato una situazione negativa nel pubblico impiego. Si segnala il rinnovo contrattuale fino al 2021 ma con incrementi irrisori. Ricordo che l’emergenza salariale è ciò che ha spinto noi e gli altri sindacati a proclamare lo sciopero. Non servono altre parole, ma troppe ne sono state dette in merito agli stipendi europei E bastano queste poche righe contenute nel Def per rafforzare il nostro obiettivo e convincere la categoria, ormai svilita da anni di disattenzione dei governi di turno, che questo è il momento di far sentire la protesta da parte dell’intero comparto”.

Ma di quanto dovrebbe aumentare lo stipendio dal vostro punto di vista?

“Chiediamo che siano portati ai livelli dell’Eurozona. Sappiamo bene che al momento è impossibile, ma parliamone. Chiediamo una disponibilità a trattare per vedere se in proiezione di un futuro migliore si possa trovare un varco tra il sindacato e il governo. Ma non è solo la parte economica che ci interessa. C’è anche la parte normativa. Sediamoci e cerchiamo di capire se il governo vuole impostare un atto di indirizzo, con una proposta da portare al tavolo. Sarebbe questo un segno concreto”.

Stipendi fermi e precariato crescente. Come se ne esce?

“Lo abbiamo già detto e scritto più volte. Ci serviamo di questi professioni da decenni, abbiamo usato la loro funzione da decenni, dovremmo ormai ratificare il loro rapporto a tempo indeterminato con un concorso straordinario, con un percorso accelerato. Non si può usare gente, prima considerata docente a tutto tondo, e poi a giugno lasciarla in uno stato di attesa del nuovo anno scolastico per una nomina a settembre o a ottobre attendere settembre e ottobre. Non è possibile. Chiediamo la stabilizzazione del personale. E il problema ancor di più si presenterà a settembre prossimo dopo che saranno andati in pensione tanti docenti con la Quota cento. Ripartirà la scuola ancora una volta con i precari, anzi con i supplenti, come dice il ministro Bussetti”.

Perché questa precisazione?

“Lui dice che precario esprime una condizione di disagio, il supplente invece va a coprire e svolgere le funzioni di un docente di ruolo nelle sue finzioni”.

Non ci sono solo i docenti nelle vostre rivendicazioni

“Esatto. Ci preoccupa molto la condizione del personale Ata. Oggi nelle segreterie si fa di tutto e di più, dalla valutazione dei titoli alle graduatorie. E oggi si chiede anche la valutazione dei pensionamenti, dove a monte non è stato fatto alcun corso di preparazione. La valutazione della posizione pensionistica, comprensiva della verifica dei periodi figurativi e di tanto altro, se prima la faceva l’Ufficio scolastico assieme all’Inps, oggi viene chiesta al personale Ata, che oltretutto non è stato formato e dunque non si sa neppure quali errori siano stati fatti. Abbiamo preso posizione più volte. Tutti i sindacati hanno deciso di occuparsi di questo segmento che è in grande disagio. Tante scuole inoltre sono senza il Dsga e a tutt’oggi c’è un nulla di fatto sul concorso e non so come le scuole possano andare avanti senza un dirigente. In molte scuole i dirigenti amministrativi sono sostituiti da assistenti amministrativi che lavorano bene ma poi al momento opportuno potrebbero avere un riconoscimento che invece non c’è, così quando sono stati banditi i concorsi, non sono stati previsti concorsi riservati ma solo accantonamenti. E il problema, si badi, è più grave oggi, poiché al 1 settembre prossimo ci saranno tanti posti vuoti e ancora una volta gli assistenti amministrativi saranno chiamati a svolgere le loro funzioni. Per non parlare del loro salario: non c’è una corrispondenza adeguata degli stipendi rispetto agli impegni richiesti”.

Veniamo al progetto di regionalizzazione della scuola, ulteriore motivo di scontro.

“Chiediamo con forza che non si smembri il sistema scolastico. La regionalizzazione non riguarda solo la scuola e può essere che vada bene per gli altri settori indicati dalla riforma. Ma a noi interessa che l’istruzione sia tenuta fuori dalla regionalizzazione, perché su tutto il territorio ci sia una scuola uguale per tutti senza differenze tra scuole del Nord e del Sud”.

E la regionalizzazione riguarderebbe anche il personale, almeno per Lombardia e Veneto.

“Infatti. Ed è possibile che ci siano delle differenze contrattuali , visto che i contratti sarebbero regionali, con un sistema di valutazione deciso dalla Regione, magari corrisponderebbero al partito politico del momento”.

Pensa che le differenze di trattamento potrebbero essere sostanziali nelle diverse regioni?

“Non c’è scritto da nessuna parte ma potrebbero essere di qualche centinaio di euro al mese ma il personale dovrebbe poi rispondere a delle richieste diverse da quelle dei contratti nazionali. Il pacchetto orario attuale del Trentino prevede 20 ore, come ha ricordato un collega nel corso di un’assemblea a Mestre. E se il docente invece di 18 ore ne fa 20 questo si ripercuote sugli organici e sui posti di lavoro. Infine, contratto regionale significa essere bloccati in regione e non poter partecipare alla mobilità a livello nazionale. Anche i dirigenti potrebbero essere nominati dalla Regione. Con questa sciopero ribadiremo che siamo contrari alla regionalizzazione”.

I docenti risponderanno alla vostra chiamata, il 17 maggio? Non avete paura di fare un autogol?

“Sono cinque sigle sindacali fortemente rappresentative. Qualche preoccupazione se la dovrebbero creare al Ministero. Noi non abbiamo paura di autogol, andiamo avanti a gamba tesa. Se ci saranno proposte serie le prenderemo in considerazione e le valuteremo. Le favole sono finite, siamo disposti a parlare solo di fatti concreti”.

 

17 Apr 2019 – 6:59 – Vincenzo Brancatisano

Leggi l’intervista su Orizzonte Scuola

Il 12 aprile 2019, a Bari, i sindacati del comparto Istruzione e Ricerca, hanno incontrato centinaia di RSU e delegati di scuola tutti concordi nell’esprimere il netto dissenso nei confronti del progetto di autonomia differenziata, figlio di una visione egoista e autoreferenziale della crisi che rischia di abbattersi come un autentico terremoto sull’intero comparto dell’istruzione e ricerca.

Dai numerosi interventi è emersa netta e chiara la consapevolezza che regionalizzare la scuola pubblica significa:

  • introdurre Integrazioni salariali differenziate regionalmente;
  • Indebolire il Contratto nazionale dei lavoratori della scuola attraverso differenziazioni stipendiali e di lavoro;
  • Eliminare l’autonomia scolastica e consegnarla alla volontà politica regionale;
  • regionalizzare gli organici per assumere i docenti con regole variabili da regione a regione;
  • regionalizzare la dirigenza scolastica;
  • regionalizzare i fondi regionali per l’edilizia scolastica ;
  • consentire che nascano istituti e studenti di serie A e di serie B a seconda della ricchezza delle Regioni;
  • Avere 20 sistemi scolastici, uno per ogni regione, con un inevitabile aumento del divario tra regioni più o meno ricche;
  • sottomettere le scuole alle scelte politiche ed economiche di ogni singolo Consiglio regionale.

I sindacati e il mondo dell’associazionismo pugliese chiamano pertanto alla mobilitazione il mondo della scuola, dell’università e della società civile per fermare un disegno politico disgregatore dell’unità e della coesione sociale del Paese: la scuola della Repubblica, che esprime l’interesse generale del Paese, deve continuare a essere a carico della fiscalità generale nazionale.

Venerdì 17 maggio il comparto “Istruzione e Ricerca” si ferma perciò per uno sciopero unitario nazionale visto che il ministro Marco Bussetti non ha dato risposte esaustive in merito alla nostra piattaforma unitaria a cominciare dalle risorse.

Chiediamo infine che il comparto “Istruzione e Ricerca” venga escluso da ogni tentativo di regionalizzazione e a tal fine abbiamo avviato anche una raccolta di firme nelle scuole e anche nelle piazze, cominciando con un banchetto sabato 13 marzo alle ore 17.00 in corso Vittorio Emanuele a Bari.

L’istruzione deve rimanere un sistema nazionale e non crediamo che i problemi si risolvano con il passaggio di competenze alle singole regioni, nè che docenti e personale amministrativo possano essere pagati diversamente in base a dove lavorano. Temi come salario, diritto all’istruzione e stabilizzazione dei precari, riguardano l’Italia intera.

Elvira Serafini

Alla Tecnica della Scuola, Elvira Serafini, a capo dello Snals, rincara la dose: “Il tempo delle favole è finito, vogliamo atti concreti da parte del Miur. Il ministro, pur rispettando le nostre posizioni, ha rinviato tutto ad un intervento del Consiglio dei Ministri. Per gli aumenti degli stipendi, purtroppo, non credo che siano soldi sufficienti. Non ci faremo illudere, però, da vaghe promesse della politica”.

Timore di strumentalizzazioni della politica con sciopero generale a ridosso delle Europee? (in programma il 26 maggio)

“No, non credo e spero anche che le forze politiche facciano la stessa cosa. Noi scioperiamo contro la regionalizzazione e per una maggiore considerazione da parte della politica. Non possiamo andare avanti e spero che dal governo non ci siano solo vaghe parole”.

intervista di Tecnica della Scuola  di  Andrea Carlino del 09/04/2019

Il Decreto “concretezza”, passato alla Camera dei Deputati, introduce nuove modalità di controllo della presenza in servizio del personale ATA e impone per la prima volta ai Dirigenti scolastici la registrazione della presenza in servizio con il sistema delle impronte digitali.

Per lo Snals-Confsal si tratta di una evidente violazione delle vigenti norme contrattuali che regolano il rapporto di lavoro dei dirigenti scolastici. L’orario di lavoro dei dirigenti scolastici è regolato da criteri di flessibilità ed auto-organizzazione che riconducono alla complessità della gestione unitaria delle scuole autonome, connotata da esigenze di assolvimento di compiti e funzioni che devono essere svolti dentro e fuori le sedi scolastiche, che tra l’altro non sono uniche, per le relazioni territoriali finalizzate alla realizzazione delle attività collaborative previste dal DPR 275/99.

Ovviamente valutiamo positivamente l’esclusione dei docenti dagli obblighi di registrazione della presenza, ritenendo l’orario di servizio dei docenti assolutamente coincidente con l’attività di insegnamento in classe e quindi non attestabile dalla semplice presenza in servizio.

Ci stupisce poi l’assoluto silenzio del Miur sulla questione, dal momento che una minima conoscenza del funzionamento delle scuole avrebbe evitato il grossolano errore in cui è incorso il legislatore.

Tra l’altro ci incuriosisce conoscere la spesa necessaria per attrezzare le quasi 60000 sedi scolastiche con le attrezzature necessarie per applicare le nuove disposizioni, senza parlare delle misure di protezione dei dati personali e biologici che confluiranno in banche dati prossime a creare i presupposti di una schedatura di massa del personale della scuola.

Rivendichiamo la prevalenza del contratto sulla legge nelle materie che regolano il rapporto di lavoro e chiediamo un urgente incontro al Miur per bloccare l’approvazione delle nuove norme sul controllo della presenza dei dirigenti scolastici e del personale ATA.

 

 

 

Roma, 9.04.2019. La Confsal in sede di audizione al Senato della Repubblica sul DDL n. 1122 recante “Deleghe al Governo per il miglioramento della Pubblica Amministrazione”, ha espresso la propria posizione rivendicando prioritariamente lo stanziamento di risorse adeguate per i rinnovi contrattuali 2019 – 2021.

In merito al DDL n. 1122, ritenendo non necessario un ulteriore intervento di “riforma” sul lavoro pubblico, ha espresso la propria contrarietà sulla visione da cui parte il Governo ovvero l’assunto, errato, che il “problema” siano i lavoratori pubblici; nel contempo rilevando che ancora una volta non si prende in considerazione l’ipotesi della necessità di “semplificare” la montagna di norme che sottendono al lavoro pubblico e di intervenire sui modelli organizzativi.

E che da tale assunto si muova, nei confronti dei lavoratori pubblici, un processo/progetto punitivo; nulla di quanto si propone pone l’accento su processi collaborativi. È prevalente, se non assoluto, il pensiero che dalla sola “competizione” possano esserci risultati migliori; una tesi, già proposta in passato, che non ha funzionato e sarà destinata al fallimento considerando in particolare lo stato attuale degli organici, dove si sconta una prolungata carenza di personale alla quale si sommano le uscite naturali (vedasi età media del personale) e l’effetto delle uscite per “Quota 100”: carenze alle quali non si riuscirà a dare copertura adeguata nonostante le previste assunzioni.

Questa, e per i prossimi anni, sarà la condizione di operatività nelle amministrazioni pubbliche: meno personale per fornire più servizi ed in questo contesto che sarebbe più utile spingere sulla “collaborazione” anziché sulla “competizione”.

Nello specifico abbiamo illustrato le seguenti considerazioni:

  • Sull’articolo 3: “Merito e premialità”
    1. Dalla incisività con la quale si intende operare sui sistemi di misurazione e valutazione riteniamo si deprima il ruolo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, e chiediamo che per meriti e premialità le Amministrazioni intervengano con risorse proprie (reperibili nelle entrate delle singole Amministrazioni) senza incidere sulle risorse economiche già destinate alla Contrattazione collettiva nazionale e integrativa; e, per quest’ultima, chiediamo vengano abrogate le norme che impongono dei limiti all’entità delle risorse economiche.
    2. Relativamente alle progressioni di carriera e alla differenziazione della retribuzione accessoria non si contesta lo spirito della differenziazione, ma considerando le norme vigenti già abbastanza stringenti saremmo disponibili solo se l’intenzione del legislatore fosse quella di aprire a nuove opportunità, altrimenti sarebbe preferibile non toccare niente.
  • Sull’articolo 4: “Riordino disciplina della dirigenza”
    1. Apprezziamo la previsione di intervenire affinché vi siano concorsi riservati al personale dipendente. Realisticamente ci vorrà del tempo e in attesa che questo sia pianificato, riteniamo opportuno, oggi, un intervento di impatto utile a coprire le notevoli carenze di organico con la conclusione dei concorsi in essere e con l’attivazione immediata di concorsi che tengano conto di esperienze già fatte e di incarichi rivestiti, e delle valutazioni, negli ultimi dieci anni;
    2. Determinare sostanzialmente per legge il trattamento retributivo dei dirigenti vanifica totalmente i CCNL di riferimento e questo porta diritti verso la “pubblicizzazione” del loro rapporto di lavoro in antitesi con il “ruolo manageriale” che si sbandiera.
  • Sull’articolo 5: “Mobilità del personale”
    1. Facilitare i processi di mobilità del personale, anche attraverso l’eliminazione del preventivo nulla osta delle Amministrazioni, è un auspicio che condividiamo; potrebbe essere utile indicare una tempistica entro la quale concludere il processo garantendo certezze al dipendente e alle Amministrazioni il modo di organizzarsi;
    2. Relativamente al personale messo in “disponibilità” particolare attenzione occorre porre in merito alle proposte di ricollocazione affinché non diventino “pretestuose” ai fini della risoluzione del rapporto di lavoro;
    3. Ben venga l’apertura anche al personale non dirigenziale di poter vivere, nell’arco del rapporto di lavoro come dipendente pubblico, una esperienza nel settore privato.
  • Sull’articolo 6: “In materia di contrattazione collettiva”
    1. Esprimiamo un grande timore su una nuova definizione degli ambiti di intervento della legge e della contrattazione collettiva; è latente il rischio che si spinga verso una ripubblicizzazione del rapporto di lavoro svuotando ruolo e prerogative dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro sulla regolamentazione e gestione del rapporto di lavoro e sui trattamenti economici;
    2. Buona occasione sarebbe questa per equiparare il lavoro pubblico ai settori privati, ad esempio iniziando ad applicare anche ai dipendenti pubblici la stessa normativa sul salario accessorio prevista per i settori privati in tema di defiscalizzazione, così come sarebbe un grande passo abrogare l’attuale normativa sul posticipo e la rateizzazione dei Trattamenti di Fine Servizio comunque denominati;
    3. Un intervento di indirizzo che invece noi auspichiamo sarebbe di intervenire, a modifica e integrazione, sul Dlgs 165/2001 nella parte che obbliga i CCNL, in merito alla classificazione del personale, ad istituire almeno tre aree introducendo l’Area Quadri; in similitudine con quanto già esiste per i settori privati e lasciando ai CCNL la individuazione dei destinatari e il loro trattamento economico eliminando quanto si è fino ad oggi prodotto, unilateralmente per legge, in tema di attribuzione di incarichi specifici.

Si è svolto al Miur il preannunciato incontro del Ministro Bussetti con le OO.SS

convocate per discutere sulle problematiche del Comparto Istruzione e Ricerca e,

in particolare, sulle quattro emergenze rappresentate dallo Snals-Confsal e

dagli altri sindacati:

 

rinnovo contratto,  precariato,  personale ATA, regionalizzazione della scuola.

 

Lo Snals-Confsal, presente con una delegazione guidata dal Segretario Generale,

Elvira Serafini,  ha sottolineato l’urgenza di  risposte concrete ed improrogabili

che al momento il Ministro non ha dato, riservandosi di rappresentare le suddette

problematiche al prossimo Consiglio dei Ministri.

Lo Snals-Confsal, pur valutando positivamente l’apertura al dialogo del Ministro,

conferma,

in assenza di risposte urgenti e concrete, lo stato di agitazione della categoria

Grande attenzione ai temi della sicurezza delle strutture scolastiche, impegno a favorire per quanto di propria competenza le condizioni necessarie per un ampliamento del tempo scuola a partire dalla primaria. È quanto emerso dall’incontro svoltosi il 1° aprile c.a. a Bari fra i segretari generali dei maggiori sindacati scuolatra cui Vito Masciale in delega del nostro Segretario Generale Elvira Serafini impegnata a Roma – e il Presidente dell’ANCI, Antonio Decaro. Un incontro molto positivo.

Un’attenzione particolare è stata posta nell’incontro alla questione del tempo scuola. E se le risorse di organico a tal fine dedicate sono ben lontane dal reale fabbisogno, occorre garantire le condizioni di un loro effettivo utilizzo, mettendo a disposizione delle scuole i necessari supporti in termini di strutture e servizi. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’istituzione di un apposito tavolo tecnico per affrontare i temi relativi a edilizia scolastica, sicurezza, manutenzione degli edifici e connesse responsabilità, ed estensione del tempo pieno. Il presidente dell’Anci ha garantito la massima attenzione a queste problematiche e promesso di verificare la fattibilità della creazione del tavolo tecnico.

Altro tema di scottante attualità affrontato nella discussione è stato quello dei progetti di autonomia regionale differenziata, Vito Masciale ha puntualizzato che non c’è più tempo da perdere. E’ necessario consolidare un fronte comune tra Istituzioni e cittadini perché l’applicazione del progetto di riforma rischia di scaraventarci in un baratro di disservizi, in quanto la scuola pubblica rappresenta lo strumento cardine del nostro Paese per garantire l’eguaglianza, la formazione e la libertà, poiché rappresenta il collante indispensabile tra territori e tra generazioni. Infine, evidenzia che regionalizzare la scuola pubblica significa mettere fine all’unità nazionale attraverso la disgregazione della nostra istituzione più rappresentativa. Discorso, continua Masciale, completamente diverso vale per le altre materie come l’ambiente, l’agricoltura e il turismo, cioè materie che, al contrario della scuola, potrebbero avere giovamento da una loro ricollocazione regionalistica. Il Presidente Decaro, che peraltro ha firmato, in qualità di primo cittadino di Bari, l’appello di sindacati e associazioni contro la regionalizzazione del sistema d’istruzione, si è detto impegnato a promuovere su questo tema un’adeguata sensibilizzazione ed un approfondito dibattito all’interno dell’Associazione da lui presieduta.

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, attraverso un parere autonomo, ha ritenuto opportuno redigere una riflessione approfondita sul tema “Rapporto fra Scuola/Famiglia/Società”, nel corso dell’Adunanza plenaria svoltasi lo scorso 27 marzo presso il MIUR.

La trasformazione che sta subendo il compito educativo della scuola, nella percezione collettiva, è frutto anche della crisi dei modelli sociali e familiari che si ripercuotono sul modello educativo.

Riproponiamo al seguente link il documento completo del 27/03/2019: Parere_Autonomo_del_CSPI

Giovedì 11 aprile p. v., dalle ore 9:30 alle ore 13:30, si terrà, presso il Parlamentino del Cnel, un convegno sul tema “LAVORO E SICUREZZA: ASPETTI NORMATIVI, TECNICI, FORMATIVI E INNOVATIVI” organizzato dal Dipartimento salute e sicurezza nei luoghi di lavoro della Confsal.

Storicamente esisteva il medico di fabbrica, poi diventato l’attuale medico competente specialista in Medicina del lavoro. Per molto tempo la funzione del medico del lavoro è stata identificata nella sorveglianza sanitaria periodica finalizzata alla prevenzione delle malattie professionali. Oggi è necessaria, invece, una visione olistica della salute e della sicurezza di chi lavora.

Le nuove dimensioni dell’economia impongono nuovi sistemi di tutela della salute e della sicurezza in ambito lavorativo, confortati da illuminati orientamenti giurisprudenziali che, in non pochi casi, ispirano innovazioni normative sul tema. Purtroppo si tratta spesso di misure non esaustive, non efficienti e bisognose di continue rivisitazioni, anche e soprattutto alla luce dell’evoluzione industriale e dei repentini e nuovi rischi emergenti in campo lavorativo. Inoltre, non sono rari i casi in cui pratiche illegali ed elusive della norma nascondono realtà criminose e di lavoro nero.

Occorre quindi arginare tali condotte “malate” partendo dal fulcro dell’expertise, e cioè dalla formazione e dalla diffusione della cultura della sicurezza facendo leva, non solo sulla mera sensibilizzazione e informazione dei lavoratori, ma anche su dinamiche innovative e capillari, quali l’innovazione e l’addestramento virtuale certificato.