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DOCENTI AGGREDITI, BASTA DARE LA COLPA ALLE VITTIME, PER VIGILARE CI VUOLE PIÙ PERSONALE. RECLUTAMENTO: CONCORSI A CATTEDRA REGIONALI E GRADUATORIE PERMANENTI NON RISOLVONO – INTERVISTA DEL SEGRETARIO GENERALE SNALS-CONFSAL

Riportiamo l’Intervista al Segretario Generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini, a cura di Tiziana Morgese, pubblicata da Orizzonte Scuola al link: https://www.orizzontescuola.it/docenti-aggrediti-basta-dare-la-colpa-alle-vittime-per-vigilare-ci-vuole-piu-personale-reclutamento-concorsi-a-cattedra-regionali-e-graduatorie-permanenti-non-sono-soluzione-intervista-ad/

 

Docenti aggrediti, “basta dare la colpa alle vittime, per vigilare ci vuole più personale”. Reclutamento, “concorsi a cattedra regionali e graduatorie permanenti non risolvono”.

 

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara parla di restituire serenità ai docenti in un momento in cui la scuola italiana è vittima di numerosi episodi di violenza nei confronti degli insegnanti ma anche subiti dagli stessi studenti.

“Riteniamo che gli atti violenti nei confronti del personale scolastico vadano innanzitutto condannati senza condizioni, evitando di ricondurli a presunte incapacità degli educatori accusati, a volte, di non disporre di doti quanto mai indefinibili e imprecisate”.

Lo ha detto ad Orizzonte Scuola il Segretario Generale dello Snals, Elvira Serafini che ha sviscerato i temi caldi del momento: dal sostegno alla trattiva per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di lavoro, fino alla figura del tutor in classe e agli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Segretario, la scuola italiana conta ultimamente tanti episodi di violenza da Nord a Sud: dai ragazzi aggrediti fuori il liceo Michelangiolo di Firenze, alle aggressioni continue ai professori passando per la ragazza palermitana ridicolizzata perché contraria all’alternanza scuola-lavoro. Lei è d’accordo sulla proposta di istituire un Osservatorio sulla sicurezza del personale scolastico?

L’organico del personale ATA è insufficiente a garantire vigilanza, sorveglianza, servizi adeguati nelle nostre scuole, specie nelle scuole che operano in contesti complessi; anche se, va detto, le aggressioni ai danni del personale della scuola non riguardano soltanto i quartieri difficili, come purtroppo testimoniano le cronache locali recenti. I docenti ed il personale ATA si prodigano in ogni modo per prevedere i rischi, contenere i danni ed individuare le responsabilità, per il successo formativo e soprattutto per l’inclusione scolastica di studenti portatori di bisogni particolari.

La proposta di istituire un Osservatorio sulla sicurezza del personale della scuola trova il nostro pieno favore a patto che esso disponga di dati aggiornati e possa fornire proposte al Ministero in grado di incidere sui tanti fattori alla base degli episodi di violenza.

Parliamo del reclutamento docenti: A che punto siamo e che novità ci sono sui precari?

Il Pnrr, con la Missione 4, prevede diverse riforme per la scuola tra cui una, importante, relativa al sistema di reclutamento del personale. La Decisione di esecuzione del Pnrr del nostro Paese, assunta dal Consiglio Europeo il 6 luglio 2021, ha previsto l’assunzione di 70000 precari entro il 2024. Lo Snals Confsal considera che le assunzioni da GPS rappresentino lo strumento migliore e più rapido per garantire le assunzioni. Nel 2021 e nel 2022 si è sperimentato, con risultati convincenti, il sistema di chiamata da GPS 1 fascia, con un significativo numero di docenti assunti a tempo indeterminato o nominati fino al termine dell’anno scolastico e delle lezioni. Nuovi concorsi regionali per la costituzione di graduatorie permanenti non ci sembrano la strada migliore per risolvere le criticità che condizionano ogni anno il regolare avvio delle lezioni. Siamo ancora in attesa del DPCM che deve regolare l’accesso ai percorsi abilitanti con 60 CFU. Riteniamo che vadano definite misure transitorie come del resto previsto dal DL36/22 per garantire l’accesso ai concorsi che sono stati preannunciati anche a coloro che sono in possesso dei 24 CFU.

Quali sono invece le vostre proposte per garantire l’insegnamento sui posti di sostegno?

Il sostegno non può essere utilizzato per interventi didattici frammentati e discontinui. Le attività didattiche dei docenti di sostegno devono coprire tutte le discipline e le materie di studio. In caso contrario viene meno la logica dell’inclusione che non ammette differenze nei percorsi di studio e richiede la presenza costante di un docente specializzato che accompagni l’alunno in difficoltà e lo motivi costantemente.

Il problema si può risolvere incrementando i posti di sostegno. Lo Snals Confsal ha da sempre sostenuto che il sostegno sia un diritto assoluto dei ragazzi in condizione di disabilità. È venuto il momento che il Governo promuova l’effettivo esercizio del diritto all’apprendimento consolidando gli organici destinati ai posti di sostegno, eliminando la differenza tra organico di diritto ed organico di fatto. Ormai le esigenze degli alunni in condizione di disabilità sono consolidate e non hanno più ragione di essere considerate come straordinarie. Bisogna poi prevedere l’accesso ai percorsi di specializzazione per l’insegnamento su posti di sostegno a coloro che da anni già garantiscono il servizio di insegnamento su tale tipologia di posto.

Riteniamo, infine, che i problemi del reclutamento su sostegno possano essere risolti mettendo a regime le assunzioni in ruolo dalle graduatorie provinciali per le supplenze. Il sostegno non deve essere considerato un costo ma una risorsa, per garantire l’inclusione e le pari opportunità.

Quali saranno i compiti dei tutor previsti dalle recenti misure predisposte dal Ministero in attuazione degli interventi della Missione 4 del PNRR?

Sul piano tecnico la figura del tutor, come previsto dal DM 328 e dalle allegate linee guida per l’orientamento, non accompagna semplicemente gli alunni nei rispettivi percorsi formativi ma concorre all’elaborazione dei progetti formativi individuali. Abbiamo segnalato che l’esperienza maturata con i tutor negli istituti professionali potrebbe rivelarsi molto utile per definire i compiti affidati ai tutor dalle recenti linee guida. Sarebbe stato molto utile garantire un tutor per ogni classe. Aspettiamo di valutare le iniziative formative che saranno rivolte ai docenti che si renderanno disponibili per lo svolgimento di un ruolo tanto delicato. Particolare attenzione andrà rivolta alle azioni poste in capo al collegio dei docenti e alle sequenze contrattuali che dovranno svolgersi all’interno delle singole istituzioni scolastiche per la determinazione della misura dei compensi.

A che punto sono le trattative per il rinnovo del CCNL 19/21?

Finalmente il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha sbloccato le risorse stanziate in legge di bilancio a seguito dell’impegno assunto dalle parti con l’Accordo economico sottoscritto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito il 6 novembre dello scorso anno. Le risorse saranno destinate alla parte tabellare della retribuzione del personale della scuola. Grazie ad esse l’incremento medio mensile delle retribuzioni passerà da 100 a 124 euro.

Si tratta di un’importante vittoria frutto della grande mobilitazione messa in campo dallo Snals Confsal e dalle altre organizzazioni sindacali nei mesi precedenti e risponde alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori nella difficile congiuntura economica che sta attraversando il nostro Paese.

Ora l’attenzione si sposta sulle trattative per il rinnovo del CCNL, che si concentreranno sulla parte normativa, e sulle ulteriori risorse che saranno rese disponibili.

 

 

Nel Processo di riforma del sistema pensionistico, che ha visto il definitivo passaggio al sistema contributivo, la previdenza complementare è uno degli strumenti più importanti per assicurare ai lavoratori una maggiore serenità negli anni della pensione”. Così ha esordito il Presidente del Fondo Espero, Massimo Di Menna, nell’incontro organizzato il 12 febbraio 2020, al Miur, con il Fondo e i sindacati rappresentativi per il rilancio della previdenza complementare tra i lavoratori della scuola.

Nasce il progetto “Espero, formazione e informazione” supportato da un adeguamento alle normative europee. I segretari generali delle cinque sigle sindacali Snals-Confsal, Flccgil, Cisl scuola FSUR, Uil scuola Rua e Gilda Unams, condividendo l’obiettivo del rilancio del Fondo, sosterranno il percorso di rilancio attraverso varie fasi, dal coinvolgimento diretto dei lavoratori con l’ausilio di materiali, a specifici incontri interregionali di formazione, a una campagna di assemblee fino alla fine dell’anno scolastico, prevedendo a settembre un monitoraggio dell’esperienza.

Il Direttore di Espero, Francesco Moretti, ha sottolineato la necessità di formare e informare il mondo sindacale per diffondere una cultura della previdenza complementare affinché, già al momento della stipula del contratto di lavoro, i dipendenti della scuola posseggano le informazioni necessarie per pianificare la propria vita lavorativa e, quindi, la propria vecchiaia. Con il supporto di slides ha illustrato le tappe del progetto di rilancio del Fondo.

A seguire, i segretari generali delle cinque sigle rappresentative hanno espresso le loro considerazioni.

Il Segretario generale Elvira Serafini, dopo aver rimarcato l’assenza della rappresentanza datoriale, ha ricordato che lo Snals-Confsal ha contribuito fattivamente alla nascita e allo sviluppo del Fondo nella convinzione che il segmento previdenziale volontario sia un’opportunità per tutti i dipendenti della scuola, in particolare per i colleghi più giovani, per i quali è indispensabile integrare la pensione che risulterà fortemente penalizzata dal lungo status di precarietà  e  dal sistema  di  calcolo contributivo.

“Lo Snals-Confsal – ha aggiunto- dedica al Fondo Espero un’attenzione speciale, sulla base di un rapporto di sinergia e di fiducia tra il lavoratore e i nostri rappresentanti sul territorio. Bene, quindi, la formazione, primo passo per diffondere la conoscenza di Espero e per operare con professionalità.

Il ruolo del nostro sindacato – ha concluso – che condivide pienamente il rilancio di Espero, è centrale nella gestione della previdenza complementare, così come lo è nella tutela dei diritti di tutti i lavoratori della scuola”.

Link: FONDO ESPERO

Concorsi, Serafini (Snals): chiediamo che parta anche procedura solo abilitante, valorizzare servizio, rivedere compensi commissari. Chiusura dal Ministero (Intervista)

Da Orizzonte Scuola – di redazione – 31 Gen 2020 – 6:30

Concorsi scuola: “si è concluso il primo confronto con il MIUR con una totale chiusura del ministero nei confronti delle nostre richieste in ordine agli imminenti concorsi nella scuola.”

Queste le parole della segretaria generale dello Snals Elvira Serafini subito dopo il confronto con il Ministero su reclutamento e concorsi.

Il confronto al Ministero

Il Ministero ha presentato le bozze dei concorsi: straordinario secondaria I e II grado, ordinario I e II grado, infanzia e primaria.

Per quanto riguarda il concorso straordinario, come già anticipato dalla nostra redazione, sono previsti due bandi. Uno riservato ai docenti con servizio esclusivamente nella scuola secondaria statale, che partecipano per i 24.000 posti a ruolo, l’altro per i docenti con servizi finalizzati alla procedura di abilitazione.

Il Ministero accelera sul primo dei bandi, mentre non ha ancora presentato la bozza per il secondo che, inevitabilmente slitterebbe.

Segretaria Serafini, perché la rottura nel confronto? Quali le posizioni

La nostra posizione è coerentemente ferma agli impegni assunti dal ministero nel verbale di conciliazione del 19 dicembre scorso, redatto a seguito della proclamazione dello stato di agitazione da parte nostra e degli altri sindacati rappresentativi del Comparto.

Quali le vostre richieste concrete in questa fase?

In sostanza abbiamo semplicemente chiesto che la procedura straordinaria comprendesse anche il concorso ai soli fini abilitanti, aperto anche ai partecipanti al concorso straordinario, con requisiti differenziati per il personale di ruolo e per coloro che vantano i servizi su posto di sostegno e sono in possesso dei titoli di studio validi per l’accesso alle classi di concorso.

In considerazione della particolare tipologia di destinatari abbiamo chiesto di valorizzare in maniera significativa i titoli di servizio e di ridurre numero e difficoltà dei quesiti, da svolgere in tempi più ragionevoli e da estrarre da una banca dati pubblica.

Riteniamo pure che vadano rivisti i compensi dei commissari e quantomeno siano previste forme di esonero dal servizio per i componenti.

Di fronte a tali richieste che discendono tra l’altro da considerazioni generali frutto di accordi e intese già sottoscritti ci siamo trovati di fronte ad una chiusura totale.

Cosa farete adesso?

Spiace rilevarlo ma siamo costretti a ritenere che si voglia lo scontro con le parti sociali.

Siamo pronti ad adottare le decisioni conseguenti e ad assumere tutte le iniziative di mobilitazione e di lotta necessarie ad imporre il rispetto degli impegni sottoscritti.

Ci muoveremo in un’ottica unitaria con gli altri sindacati rappresentativi che crediamo possano condividere con noi la valutazione estremamente negativa delle posizioni del MIUR.

Serafini (SNALS): la scuola non può né classificare né essere classificata

da Orizzonte Scuola –  18 Gen 2020: 

Dichiarazione di Elvira Serafini alla luce di quanto accaduto alla scuola Trionfale di Roma, che punta gli occhi sulla valutazione.

 

“La scuola negli ultimi anni è sempre più nell’occhio del ciclone – spiega il Segretario generale Snals  – dai genitori che giungono a picchiare i docenti che osano redarguire o valutare negativamente i propri figli, ai politici che a tutti i costi devono mettere mano a riforme improbabili, per poi arrivare a quello che non t’aspetti e non dovrebbe riguardare nemmeno lontanamente un’istituzione scolastica, la cristallizzazione di una divisione in classi sociali, utilizzata come sistema per accaparrarsi iscrizioni, offrendo ai genitori quasi una mappa per orientarsi nella scelta del plesso maggiormente corrispondente alle proprie aspettative, circa le frequentazioni migliori per i propri figli.

In un plesso l’alta borghesia, ma attenzione, c’è qualche infiltrato, i figli dei lavoratori dipendenti, colf, badanti, autisti e “simili”, occupati presso queste famiglie alto borghesi… in un altro plesso gli appartenenti alle classi medio-alte.. e infine in altro plesso gli ultimi, quelli di estrazione sociale medio-bassa, ma c’è anche il plesso con il maggior numero di studenti stranieri e qui’ bisogna prestare attenzione! Ecco il fallimento della scuola quale agenzia formativa del territorio, quale comunità educante, quale luogo dell’inclusione e delle pari opportunità per tutti.

“Una scuola che ritenga giusto evidenziare le differenze sociali per presentarsi alla propria platea scolastica, quali opportunità offrirà ai suoi iscritti? – prosegue la Serafini – Quali messaggi veicolerà, dove condurrà i propri alunni? E’ doveroso interrogarsi su tutto ciò, perché in una società che negli ultimi anni sta dando prove sempre crescenti di intolleranza, razzismo, chiusura verso chi è “diverso” per cultura, religione, provenienza geografica, c’è un bisogno assoluto di una scuola che diventi faro d’inclusione e tolleranza, che lavori sulla formazione degli alunni puntando all’educazione e al rispetto dell’altro, che mostri agli allievi che ciascuno ha diritto alle medesime opportunità, perché in ognuno ci sono talenti, capacità, idee, potenzialità che la scuola deve esaltare e che rappresentano la ricchezza della società del futuro.

Indispensabile capire come si è arrivati a tutto ciò, di sicuro trasformare le istituzioni scolastiche in altrettante aziende, che hanno bisogno di procacciarsi gli iscritti e che sentono la necessità di entrare in competizione/conflitto con le altre istituzioni formative del territorio per poterlo fare, mostra i limiti di un sistema che ha voluto asservire la cultura e la formazione alla mentalità dell’azienda, creando un “mostro”. La scuola non può e non deve assoggettarsi alle regole spregiudicate del mondo aziendale, che non le appartengono e anzi finiscono col negare la sua ragion d’essere. La scuola/azienda sta perdendo di vista le sue finalità, le sue prerogative sul territorio, i suoi obiettivi e tutto ciò porterà all’implosione del sistema formativo.”

Si parla di leggerezza nell’aver veicolato all’esterno quelle che sono valutazioni interne circa la platea di riferimento dell’istituto. Ma questa spiegazione non regge, anche perché non è la prima volta che ciò accade, un paio di anni fa il Liceo Visconti, sempre di Roma, si faceva vanto di avere una platea alto-borghese e priva di alunni diversamente abili, che si sa, rappresentano una zavorra per gli studenti che dovranno costituire la classe dirigente del paese e che, quindi, non possono ricevere distrazioni rispetto all’unico loro obiettivo, il successo.

Senza mettere in conto che la scuola forma persone, prima che professionisti, forma cittadini, che dovranno assumere con consapevolezza di sé e dell’altro il proprio ruolo nella società. Uno studente che avrà imparato a confrontarsi con tutti, che avrà capito la ricchezza che si scopre nella differenza, che avrà sperimentato la capacità di mettersi in gioco e in discussione, che avrà imparato a vedere la realtà e il mondo da angolature e attraverso punti di vista differenti, sarà una persona in grado di affrontare la vita senza paure o limiti, senza remore o preconcetti, conscio del proprio ruolo e della responsabilità che risiede nell’essere cittadino. Una scuola che non educhi a tutto ciò e che non creda nel valore della differenza, è destinata al fallimento. Ma se la scuola fallisce, il futuro stesso del paese è minato.

Non c’è possibilità di credere in una società migliore se chi è deputato a formarla lavora sulla divisione, favorendola e incoraggiandola, piuttosto che sui valori dell’inclusione e della tolleranza.”

Una riflessione più sindacale:

“Da vicende come quella della scuola Trionfale di Roma  – conclude la Serafini – si comprendono meglio le ragioni che portano i sindacati a chiedere la revisione di tutto il sistema di valutazione delle scuole e degli alunni . Bisogna eliminare gli effetti negativi di logiche puramente concorrenziali e classificatorie delle scuole e degli alunni.

La scuola non deve classificare ne’ essere classificata ma deve invece essere messa nelle condizioni di regolare i processi di apprendimento nell’ottica della comunità educante.

Dalla relazione del Segretario generale Elvira Serafini:

 

Apriamo questo Consiglio in un momento di grande attività per il sindacato, come d’altra parte accade sempre in occasione del nostro incontro autunnale: la Nota di aggiornamento al DEF ha delineato la cornice entro cui va definita la Legge di Bilancio per il 2020, senza peraltro che sia emerso alcun chiaro orientamento sui settori che ci riguardano, né sono incoraggianti gli stanziamenti del Governo per i rinnovi contrattuali del Pubblico Impiego, previsti nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles.

Tutte le energie dello Snals-Confsal sono dedicate a fare in modo che Scuola, Afam, Università e Ricerca non paghino il conto della neutralizzazione dell’aumento dell’IVA e della stabilità del bilancio pubblico.

 

Di seguito la mozione finale approvata all’unanimità:

 

 MOZIONE FINALE

 

Il Consiglio Nazionale dello SNALS-CONFSAL

ascoltata

la relazione del Segretario generale Elvira Serafini sull’attuale fase politico-sindacale, sulle proposte volte al cambiamento delle politiche del personale di tutto il Comparto dell’Istruzione e della Ricerca, sulle linee di organizzazione e sviluppo del sindacato

l’approva.

Il Consiglio Nazionale condivide la proposta di realizzare ulteriori occasioni di approfondimento sui temi trattati nel Convegno Politiche per l’Istruzione e la Ricerca. Guardare oltre la gestione dell’esistente:

  • per determinare una vera svolta culturale che metta al centro delle politiche l’educazione, l’istruzione di tutti i livelli e la ricerca;
  • per mantenere una costante attenzione su fenomeni che incidono negativamente sull’esercizio delle funzioni della scuola e dei docenti e sul benessere dei giovani;
  • per uscire dalle emergenze e superare i divari esistenti a livello territoriale che mettono a rischio la coesione, l’unitarietà e lo sviluppo.

Il Consiglio Nazionale, nel raccogliere anche gli esiti del dibattito, ribadisce la necessità di esercitare ogni forma di pressione sulle forze politiche e sul Governo affinché:

  • sia data attuazione agli accordi e alle intese sottoscritte con le organizzazioni sindacali e siano assunte decisioni coerenti quale esito dei tavoli tecnici su tutte le questioni che riguardano i settori della scuola, dell’università, dell’afam e degli enti pubblici di ricerca, con l’eliminazione delle molte forme di precarietà e il riconoscimento pieno della libertà di insegnamento e dell’autonomia;
  • siano apportate modifiche al documento di programmazione economica finalizzato alla legge di Bilancio 2020 ritenendo le previsioni contenute non sufficienti a garantire:
  • un rinnovo dei contratti di tutto il pubblico impiego che rispondano alle attese in particolare del personale di tutte le istituzioni del Comparto dell’Istruzione e della Ricerca e assicurino un netto miglioramento delle condizioni lavorative, retributive e professionali;
  • investimenti significativi a qualificare il sistema italiano dell’istruzione, della formazione e della ricerca e a innalzare progressivamente il rapporto tra risorse ad esso destinate e la quota del PIL nazionale per portarla ai livelli della media dell’Unione europea.

Il Consiglio Nazionale:

  • condivide le prospettive di sviluppo organizzativo che, attraverso una gestione partecipata e condivisa dello SNALS, incrementino la presenza e le attività sul territorio, anche in relazione al rinnovo della RSU;
  • fa proprie le proposte della Confsal che si fondano su: la centralità della persona, dell’istruzione e dell’educazione, la connessione tra tutte le istituzioni del comparto istruzione e ricerca con il mondo delle imprese, per favorire l’inserimento lavorativo delle giovani generazioni, la diminuzione degli squilibri territoriali e la competitività del nostro Paese.

Allegato: (CN_22-24ott2019_Relazione_SG)

Riportiamo l’intervista realizzata da Orizzonte Scuola il 17 settembre 2019:

  

Intervista al Segretario Generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini – 17/09/2019

 

Precariato, stipendi, ATA, Dirigenti, Fioramonti: risposta entro 3 giorni. Snals: PAS partano con percorsi velocizzati

di redazione

Conclusa al Ministero la prima riunione tra sindacati e Ministro. Primo incontro interlocutorio, sono state esposte le problematiche, e indicate le urgenze del sistema scolastico.

Ne parliamo con Elvira Serafini segretario generale dello Snals, soddisfatta per l’incontro, seppure ancora di tipo interlocutorio.

Lo Snals ha avuto la possibilità di esporre in maniera dettagliata le problematiche, da quelle del personale ATA e docente, a quelle dei Dirigenti Scolastici che ancora mancano, a quelle dei DSGA.

Lo Snals ha richiamato l’attenzione sulla prossima Legge di Bilancio, per la quale il sindacato chiede fondi appositi per il rinnovo del contratto.

Attenzione particolare va data – prosegue la Serafini – all’elevato numero di docenti che mancano in cattedra. La scuola è comunque partita, e i precari danno il loro contributo per la qualità dell’offerta didattica.

Per quanto riguarda nello specifico le misure per il Precariato, è stato illustrato il contenuto dell’accordo già sottoscritto a giugno 2019 dai sindacati, e in particolare lo Snals ha chiesto che partano i PAS con percorsi velocizzati.

Percorsi velocizzati non significa abbassamento della qualità, precisa il Segretario generale, “chiediamo una scuola efficiente, è la garanzia è data dai docenti che hanno già prestato servizio per più anni”.

Lo Snals chiede che i primi risultati della procedura siano tangibili già a settembre 2020.

Il Ministro – conclude Elvira Serafini – ci ha ascoltati, e si riserva di lavorare su questi punti, con una possibile risposta già tra due – tre giorni. A tal proposito ci sarà un nuovo incontro.

Lo Snals si dichiara soddisfatto per la disponibilità e l’apertura dimostrata dal Ministro in questo primo confronto, che è stato importante per riallacciare un discorso importante per la scuola.

17 Set 2019 – 16:53 – redazione

 

La video intervista è rivedibile sul sito di OrizzonteScuola all’indirizzo: https://www.orizzontescuola.it/precariato-stipendi-ata-dirigenti-fioramonti-risposta-entro-3-giorni-snals-pas-partano-con-percorsi-velocizzati/

                         Comunicato stampa

Primo incontro del Ministro Fioramonti con le OO.SS.

Serafini (Snals): “Subito stabilizzazione dei precari, rinnovo contrattuale, investimenti in Legge di Bilancio”

 

ROMA, 17 SET. 2019 – Elvira Serafini (Snals-Confsal): ”Abbiamo chiesto al Ministro l’immediata apertura delle trattative per il rinnovo contrattuale, investimenti consistenti in Legge di Bilancio e soluzioni per la stabilizzazione dei precari. Subito il decreto PAS”

 

Si è svolto oggi, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il primo incontro tra il Ministro Fioramonti e le OO. SS. rappresentative. La delegazione Snals-Confsal è stata guidata dal Segretario Generale, Elvira Serafini.

Serafini ha chiesto al Ministro Fioramonti un forte impegno del suo dicastero per il superamento delle criticità del Comparto Istruzione e Ricerca, ma anche un progetto di ampio respiro con investimenti adeguati già nella prossima Legge di Bilancioche valorizzi, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale, le istituzioni scolastiche e di ricerca su tutto il territorio nazionale, nonché le molteplici professionalità degli operatori del settore.

La delegazione Snals-Confsal ha di fatto rivendicato l’applicazione dell’Intesa del 24 aprile, siglata dal precedente Governo con le OO.SS.

Serafini ha chiestocon determinazione l’immediata apertura del tavolo negoziale per il rinnovo del contratto, scaduto da oltre otto mesi, in linea con quanto dichiarato dal neo ministro in occasione della cerimonia di apertura dell’anno scolastico a L’Aquila, circa la necessità di allineare gli stipendi dei docenti italiani a quelli europei, come risarcimento per riconoscere il valore sociale dell’operato quotidiano dei docenti.

”Il nuovo contratto dovrà muoversi verso il recupero del gap salariale con le retribuzioni europee -ha dichiarato Serafini- e dovrà contenere una parte normativa che dia risposte adeguate alle istanze del personale dell’intero comparto istruzione e ricerca”.

Sulla questione al centro dell’incontro odierno, quella del precariato, lo Snals-Confsal ha insistito, prioritariamente, per la conclusione positiva dell’iter del decreto sui PAS e i concorsi straordinari, approvato il 6 agosto scorso in Consiglio dei ministri, ma mai pubblicato in G.U. a causa della crisi di governo.

“Abbiamo chiesto percorsi velocizzati per i PAS, che non implica un abbassamento della qualità dell’insegnamento, perché l’esperienza pluriennale di quei docenti nella scuola garantisce la qualità del loro operato” ha affermato il Segretario Generale.

Lo Snals-Confsal ha chiesto che i primi risultati delle procedure di stabilizzazione dei docenti precari possano già essere misurati all’inizio del prossimo anno scolastico.

Serafini ha, poi, posto la questione della stabilizzazione dei Dsga facenti funzione, il cui impegno è fondamentale per il buon funzionamento amministrativo di molte scuole prive di Dsga a tempo indeterminato perché da molti anni non vengono banditi concorsi.

Inoltre, il Segretario Snals-Confsal ha richiesto al Ministro azioni di valorizzazione del personale Ata, effettuando nomine in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili.

A conclusione dell’incontro il sindacato autonomo ha espresso soddisfazione per la disponibilità all’ascolto manifestata dal Ministro, e per la sua promessa di fornire già le prime risposte alle numerose istanze poste entro pochi giorni.

 

intervista di Vincenzo Brancatisano

 

Elvira Serafini, il momento si è fatto delicato

“Il momento è delicato, direi anche critico. Speriamo che comunque il decreto legge sulla scuola possa andare avanti con la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Speravamo che alla Camera ci potessero essere dei miglioramenti perché l’ultima versione noi non l’abbiamo vista. Ciò che è stato votato non l’abbiamo visto. Non ci saranno state modifiche da parte del Consiglio dei ministri ma attendiamo di conoscerlo”.

 

Intanto mancano dieci giorni al nuovo anno.

“Siamo fortemente preoccupati, abbiamo portato serie proposte ai tavoli tecnici, ora siamo in una situazione di stallo. Siamo alla vigilia dell’avvio dell’anno scolastico e ci ritroviamo con centocinquantamila cattedre vuote, libere. C’è stato uno svuotamento del personale docente e del personale Ata nelle nostre scuole. Di conseguenza siamo alle soglie del 1 settembre ed è naturale che siamo preoccupati. La preoccupazione è a trecentosessanta gradi. Siamo preoccupati non solo per i docenti ma anche per gli Ata. Ancora una volta ad affrontare le esigenze contabili di competenza dei Dsga ci devono pensare i facenti funzione. Avremmo voluto una corsia preferenziale per dare a queste persone la possibilità di diventare effettivi nel ruolo di Dsga per risolvere il problema che è drammatico. Una scuola può funzionare quando tutti i segmenti funzionano. Sono tasselli importantissimi. Non vanno sottovalutati i collaboratori, i tecnici, gli assistenti amministrativi, gli educatori, ognuno ha una funzione importante per funzionamento della scuola. Siamo preoccupati per gli stessi Dsga, il concorso non è bastato portato a termine, e per i dirigenti scolastici. La situazione è davvero critica”.

 

Se non altro si sta procedendo con le immissioni in ruolo, approvate dal governo.

“Queste immissioni non riescono a tamponare il problema perché non riescono a soddisfare il fabbisogno reale. Il loro numero non è adeguato al momento. Le immissioni in ruolo non riescono a soddisfare il vuoto lasciato dalle cattedre libere e disponibili che si sono create nell’arco di questo periodo, non coprono il fabbisogno. Abbiamo chiesto più volte l’adeguamento dell’organico di fatto all’organico di diritto. Ma a tutt’oggi l’obiettivo non è andato in porto”.

 

Paradossalmente in alcune regioni, come il Molise, non si riesce a trovare insegnanti di matematica, informatica e di altre materie scientifiche da immettere in ruolo e le immissioni andranno a vuoto.

“Questo è un grave problema. Un problema causato dalla eccessiva rigidità del sistema di reclutamento che non consente ai docenti di scegliere sedi di altre regioni rispetto a quella prevista dalla legge. Avevamo chiesto la stessa cosa, e cioè di poter scegliere a domanda un’altra regione, anche per il concorso straordinario per la primaria e per coloro che lo avevamo superato nel 2016 e del 2018. Ci vorrebbe un sistema meno imbrigliato su canoni tradizionali e più fluido, che consenta una gestione appunto più fluidità del problema. Basterebbe talmente poco. Si potrebbe così anche fornire una buona opportunità a tutti quei docenti che si ritengono per così dire ingabbiati di spostarsi. In questo modo si soddisferebbero, da un lato, le esigenze personali e si migliorerebbe il servizio e, dall’altro, si libererebbero numerose cattedre. Ad essere ingabbiato è l’intero sistema. Basterebbe creare dei decreti legge capaci di rendere più semplice e fluido il reclutamento”.

 

I vuoti di organico saranno stati aggravati dai pensionamenti. Sono numeri importanti i numeri di quota cento, a conti fatti?

“Sì, li avevamo previsti. Avevamo chiesto proprio per questo un tavolo di concertazione. Ci sono inoltre ritardi perché l’esame delle pratiche è stato affidato alle segreterie delle scuole segreterie, spesso non formate su questa nuova incombenza”

 

Questo cosa comporterà nella pratica?

“A settembre avremo numerose supplenze e dovremo ripartire con un numero elevato di precari e anche con personale chiamato con le MAD (le messe a disposizione da parte di personale privo di titoli, ndr.) Dunque il precariato non lo abbiamo superato, lo abbiamo semmai aggravato. Poi quando vogliamo immettere in ruolo tutte queste persone il processo diventa lungo e s’infittiscono le problematiche opposte dalle fazioni politiche che non accettano la semplificazione. Il precario, insomma, fino a quando fa funzionare la scuola va bene, poi però problemi sorgono quando invece noi sindacati vogliamo trovare soluzioni per facilitare il loro inserimento a tempo indeterminato. La storia va avanti da troppo tempo ed è un problema che dovremo affrontare con il nuovo ministro, se ci sarà un cambio”.

 

Ha idea di chi possa essere il nuovo ministro dell’istruzione?

“Non ipotizzo nulla. Desidererei una continuità seria e l’attuazione dei punti della nostra intesa del 24 aprile. Abbiamo un contratto scaduto, c’è una esigenza reale di lavorare finalmente su un atto di indirizzo. Abbiamo avuto finora solo un tavolo tecnico, dopo di che ci siamo fermati. La Ragioneria dello Stato ci ha appena detto che gli stipendi della scuola italiana sono i più bassi. Proposte su un nuovo contratto non ne ha fatte, ma noi faremo la nostra parte. Altri punti dell’intesa sono i Pas, un esame attento delle esigenze del personale Ata, un concorso agevolato per i facenti funzione Dsga, permettere ai dottori di ricerca di poter sostenere l’abilitazione per una classe di concorso, punto controverso, questo, ma poi si è capito che molti di questi dottori hanno anche formato i docenti”.

 

Torniamo ai dirigenti scolastici. Dopo un concorso sofferto, appena concluso, molti neodirigenti stanno rinunciando alla nomina, perché chiamati fuori dalla regione di residenza. È vero?

“Si, è vero. Molti preferiscono restare docenti in sede, piuttosto che andare a fare i dirigenti fuori”.

 

Secondo lei è stato un errore fare un concorso su base nazionale e non regionale?

“È stato un errore. Ci troviamo di fronte a un numero elevato di dirigenze scoperte, computate nell’anno scolastico 2016-2017, ma oggi il numero è triplicato, e ora ci ritroviamo pure con dirigenti che stanno rinunciando alla sede. C’è una gravissima criticità. Aumenteranno le reggenze e un conto è essere dirigenti, un altro conto è avere una reggenza e magari più reggenze. Glielo dico sul serio: questo è un momento di grande criticità per la scuola. E la scuola è un asse portante dello Stato. È il midollo dello Stato, qui si forma il cittadino. Si educano i giovani al pensiero critico, alla democrazia. Quando viene meno la scuola diventa un problema per il Paese. Ci auguriamo che comunque vada si possa lavorare con serietà e arrivare alla stabilizzazione di tutto il sistema scuola. Un sistema che sia funzionale alle esigenze del cittadino”.

 

Intanto si pensa alla regionalizzazione e all’educazione civica.

“Ci sono altri problemi per il governo in questo momento. Per noi la regionalizzazione dell’istruzione sarebbe gravissima. Siamo convinti per una scuola nazionale”.

 

E l’educazione civica? È stata “introdotta” per legge ma si è appena scoperto che la legge sarà pubblicata in tempo non utile perché la novità entri in vigore nell’anno scolastico che sta per iniziare.

“Si è sempre fatta, l’educazione civica. Ci auguriamo che venga dato un pacchetto su come e chi deve fare cosa. Finora tutti i docenti hanno fornito un contributo sulla materia, però sarebbe auspicabile che nei programmi futuri ci fosse un pacchetto orario ben preciso definendo chi dove e quando. L’approvazione della legge per introdurre nuovamente l’insegnamento scolastico di educazione civica era stata accolta dal sindacato Snals come una risposta altamente positiva di fronte a un panorama generale sempre più carente di etica sociale, venutosi a creare negli ultimi anni. La mancata pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, nei termini utili per consentirne l’introduzione sin dal prossimo, ne comporta lo slittamento all’anno scolastico 2020/21, a meno di funamboliche operazioni per porvi rimedio. Lo Snals resta fortemente amareggiato di fronte a tale scelta – o dimenticanza – che penalizza il percorso formativo dei futuri cittadini. Rimane la consolazione che, nelle more dell’introduzione della legge, secondo me essa possa essere oggetto di migliorie in alcuni punti in essa presenti come, ad esempio, assenza di un monte ore aggiuntivo con individuazione di uno specifico docente”.

Intervista orizzontescuola.it – 15 lug 2019 – di Vincenzo Brancatisano

Il dettato serviva a puntualizzare l’uso di una fonetica e il riassunto creava in un alunno la capacità di sintesi, oggi non c’è più.

Questi esercizi importanti si sono persi. Elvira Serafini, segretaria nazionale dello Snals, risponde ai gravi quesiti indotti dall’ultimo rapporto Invalsi.

Gli studenti italiani non ne escono bene e di riflesso neppure i professori e l’organizzazione scolastica. I temi però meritano un’ampia riflessione che consenta di guardare con ampio respiro al contesto delle situazioni, poiché le prove invalsi, puntualizza Serafini, “non sono come le analisi di laboratorio, dove metto una provetta e ho subito un risultato oggettivo”.

Professoressa Elvira Serafini, i risultati delle prove Invalsi sulla qualità degli apprendimenti scolastici quest’anno sono sulla bocca di tutti.

“Sì, quest’anno sembra che l’attenzione mediatica sui risultati dell’Invalsi sia massima”.

Qual è il suo pensiero in merito all’utilità delle prove?

“Sono prove valide ma vanno contestualizzate e di sicuro dovrebbe essere rivisto sia il sistema dell’impostazione delle prove sia anche la valutazione”.

Comunque si tratta di risultati non sono positivi e da qui occorre partire. Ne esce una situazione non buona in generale, con una spaccatura tra le scuole del Nord e quelle del Sud, dove i risultati sembrerebbero imbarazzanti.

“Scendendo nello specifico, come si legge vengono fuori delle critiche sul piano dell’impegno dei docenti e questo non è assolutamente vero. Anzi l’impegno dei docenti è uguale su tutto il territorio nazionale, ma sui contesti, soprattutto sul contesto economico. Tutte le iniziative e gli impulsi che possono avere gli alunni che godono di uno stato economico positivo e che vivono la situazione di una famiglia agiata aiuta gli stimoli e facilita gli apprendimenti, dunque il gap denunciato è legato alla situazione della regione, delle province, dei comuni dove sono situate le singole scuole. Ecco allora che occorre contestualizzare prima di parlare e di dare la responsabilità ai docenti e ai dirigenti scolastici. Occorre guardare la situazione con ampio respiro e nello specifico guardare ad esempio anche al numero degli alunni per classe, che incide sulla possibilità di ottenere buoni risultati. Sono tanti i fattori importantissimi che andrebbero valutati. Non si può immaginare la prova Invalsi come un’analisi di laboratorio, dove metto la provetta e viene fuori un risultato. Si pensi al precariato. Serve un’attenzione maggiore al precariato. Se il docente ha una continuità con i propri alunni è logico che si avrebbero risultati migliori”.

Non solo precariato.

“Vede, la scuola è fatta di tante agenzie che interagiscono tra loro. Si pensi alle attrezzature che vengono fornite alle scuole dai Comuni del Nord. Queste non sono le stesse di quelle che vengono offerte dai Comuni alle scuole del Sud. Pensiamo alle palestre, ai cineforum, ai musei. Guardiamo poi alle periferie dell’estremo Sud, con i genitori che devono fare tutto da soli, che si ritrovano senza alcun supporto sulla didattica, sugli strumenti che possono migliorare la didattica. Spesso non ci sono i pulmini e ci si deve affidare ai nonni, quando ci sono. Dunque, davvero occorre guardare non solo alla prova invalsi ma al contesto in cui si vive, si insegna e si studia”.

Torniamo ai risultati Invalsi. Si parla, per gli studenti, di difficoltà di comprensione di ciò che si legge.

“Se uno studente ha difficoltà nella lettura, come oggi si denuncia, allora guardiamo alle riforme che hanno investito la scuola”

A che cosa si riferisce, nello specifico?

“Le riforme che si sono susseguite non hanno fatto che creare un indebolimento dell’istruzione. Certo, tutto questo si è verificato su tutto il territorio nazionale, ma in alcune regioni ancora di più. Penso al cambiamento del fare scuola. Le varie riforme che hanno modificato la didattica hanno portato a questi risultati e all’appiattimento dei cervelli”.

Sta alludendo alle novità didattiche definite con termini inglesi, come la Flipped classroom e le altre novità mirabolanti…

“Sì, penso a questo. La classe rovesciata e altre novità pedagogiche e tecnologiche hanno contribuito a tutto questo. Saranno anche importanti, ma il dettare il dettato serviva a puntualizzare l’uso di una fonetica, il riassunto creava in un alunno la capacità di sintesi. Oggi tutto questo non c’è più. Questi esercizi importanti si sono persi”.

Dunque, migliorare la situazione potrebbe paradossalmente essere secondo lei più facile di quanto sembri. Basta tornare al dettato e al riassunto.

“Non basta, e non siamo contrari alle tecnologie, anzi chiediamo anche per la scuola primaria e per quella dell’infanzia il tecnico informatico, ma non dobbiamo perdere di vista l’importanza del leggere, scrivere e far di conto e delle attività didattiche che fanno sviluppare le capacità logiche, cognitive, di espressione. Bisogna abituare gli alunni al pensiero critico, siamo contrari all’appiattimento dei cervelli”.

Alcune Regioni, d’intesa con il Governo, individuano nella regionalizzazione dell’istruzione una possibile chiave di volta per migliorare la situazione scolastica.

“Non c’è bisogno della regionalizzazione, serve semmai un potenziamento dell’istruzione su tutto il territorio nazionale. Occorre intervenire per dare a tutti la stessa opportunità. Siamo contrari all’autonomia differenziata sulla scuola. L’Italia non si può dividere, l’istruzione deve essere uguale in tutta Italia e fornire le stesse opportunità a tutti e anzi potenziandole nelle zone del Paese che vivono le maggiori difficoltà. Il potenziamento solo all’interno della propria regione non va bene, il Miur non può perdere il potere amministrativo, politico e decisionale sulla scuola e cedere la governance alle Regioni. Lo dice la Costituzione, non se lo inventa lo Snals”.

Intanto scoppia un’altra grana nel mondo dell’istruzione. Il Tar del Lazio annulla il concorso quasi ultimato per dirigenti scolastici, il Consiglio di Stato su ricorso del Miur sospende la decisione del Tar, in attesa di valutare il merito delle dichiarate irregolarità.

“Eravamo tranquilli di come il Miur, con cui pure abbiamo parlato, avrebbe gestito la sospensiva presso il Consiglio di Stato. È chiaro che fino a quando non sarà uscita una sentenza definitiva ci sarà incertezza. Ma ora andiamo avanti e i colleghi li sento più tranquilli”

I ricorrenti sostengono invece che ora il Consiglio di Stato potrebbe approfondire il merito di alcuni motivi di ricorso e dare ragione a loro

“Lasciamo alla magistratura l’esame reale della situazione. I pregiudizi sono tanti ma dev’essere la magistratura a risolvere il problema. Se ci dovessero essere dei riscontri diversi, ovvero una sentenza negativa per i vincitori di concorso, chiederemo al ministero di prendere una decisione. Non possono pagare i colleghi”.

Però non possono pagare neppure coloro ai quali la magistratura dovesse dare ragione.

“Lo Snals chiede una soluzione per tutti, anche per i colleghi che sostengono dia aver subìto una disparità di trattamento. È una situazione difficile e lo è stata anche nella fase della gestione delle prove. Pensiamo alla Sardegna, dove i candidati hanno avuto sessanta giorni in più per prepararsi, una grossa situazione di disparità. Servirà una gestione politica della situazione anche perché c’è un problema serio, con un numero elevato di scuole prive di dirigenti. Il numero di queste scuole aumenterà per i pensionamenti, sia per quelli da quota 100 sia per quelli da raggiunta età pensionabile. Una soluzione politica servirebbe a sanare questa situazione e a soddisfare la grande richiesta di dirigenti nelle scuole italiane”.

Quello che lei dice richiama lo spirito dell’ordinanza del Consiglio di Stato che, nel sospendere in via cautelare l’ordinanza del Tar, ha premiato l’interesse pubblico a procedere con il concorso. Ma il Consiglio di Stato ha puntato sul periculum in mora evitando, si sostiene, di occuparsi almeno per il momento del fumus boni iuris dei ricorsi, cioè, in buona sostanza, dei diritti dei ricorrenti. Cosa ne pensa?

“Abbiamo apprezzato lo spirito dell’ordinanza perché è uno spirito costruttivo, in aderenza con lo spirito del Paese. Sarebbe auspicabile, ora, avere una sentenza definitiva con una decisione definitiva sugli assunti”.

Riportiamo, di seguito, l’intervista del Segretario generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini, pubblicata dal quotidiano on line IN TERRIS. che può essere letta anche al link: https://www.interris.it/sociale/snals-confsal–serafini–soddisfatti-dellaccordo-con-il-miur

     VENERDÌ 14 GIUGNO 2019, 00:03

di GIUSEPPE CHINA

SNALS-CONFSAL, SERAFINI: “SODDISFATTI DELL’ACCORDO CON IL MIUR”

Il segretario generale a In Terris: “Basta con l’organico di fatto e di diritto”

A due giorni dall’accordo tra il mondo sindacale e il Miur, In Terris per comprendere la portata di quanto pattuito, ha intervistato il Segretario Generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini. Che da 40 anni milita in questa organizzazione ed è impegnata in prima linea per la difesa della professionalità dei docenti e di tutti i lavoratori dell’Istruzione.

L’intesa tra voi e il Ministero dell’Istruzione e dell’Università è su tutti i giornali. Decine di migliaia di precari verso la stabilizzazione, ma c’è anche dell’altro?

“L’accordo che abbiamo siglato l’11 giugno si aggancia perfettamente con quello firmato tra il 23 e il 24 maggio presso Palazzo Chigi alla presenza di Giuseppe Conte e Marco Bussetti. Premetto che siamo alquanto soddisfatti perché le richieste presentate dalla delegazione SNALS, insieme alle altre organizzazioni sindacali, sono state accolte. E’ stato stabilito che il tutto verrà chiuso entro il 2019, quindi entro il primo settembre 2020 il tutto sarà operativo. Abbiamo definito un concorso straordinario: per partecipare è necessario che i colleghi abbiano 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni, e almeno uno degli anni di servizio deve essere stato svolto nella classe di concorso per la quale partecipano. Abbiamo inoltre stabilito che per la graduatoria il punteggio sarà determinato in maniera preminente dai titoli di servizio, oltre che dal punteggio ottenuto alla prova con il computer. Contemporaneamente al concorso abbiamo chiesto l’attivazione del pass che sarà aperto a tutti – dai neolaureati ai dottori di ricerca – e darà la possibilità a chiunque di conseguire l’abilitazione. Mi faccia aggiungere una cosa”.

Prego…

“Al tavolo con il governo si è discusso anche del personale Ata, soprattutto per i direttori dei servizi amministrativi. I quali attendono una stabilizzazione armonica. Sono in una situazione anomala perché non gli viene riconosciuto il servizio prestato allo Stato. Grazie a loro, funziona la macchina amministrativa delle istituzioni scolastiche. Comunque ne riparleremo con il governo il 20 giugno”.

Le vostre richieste non si fermano qui. Nei prossimi mesi per cosa lotterete?

“Per quanto riguarda i docenti serve un organico funzionale, e lo SNALS lo chiede da decenni dicendo: ‘Basta all’organico di fatto e quello di diritto’. Perché crea soltanto degli scollamenti, al docente serve stabilità e continuità didattica. Senza dimenticare che vanno evitate le cosiddette classi pollaio, occorre ridurre il numero degli alunni in modo tale che la loro gestione sia più facile. E poi andrebbe riconosciuto a tutti gli insegnanti il lavoro usurante”.

Come sta la scuola italiana?

“E’ sicuramente diversa rispetto a 10 anni fa, basti pensare alla digitalizzazione. C’è stata una trasformazione che non ha impedito la produzione di eccellenze. Rispetto al passato, però, la funzione del docente non è più riconosciuta. L’educatore oggi non è visto come persona che va rispettata e considerata e che dovrebbe agire in continuità con le famiglie. Il distacco tra la famiglia e la scuola è senza dubbio una nota negativa che non permette un ulteriore salto di qualità”.