Concorso dirigenti scolastici, Consiglio di Stato:  accolta richiesta di sospensiva presentata dal Miur

 

Il CdS nell’udienza di stamani che fa seguito all’appello presentato dal Miur alla sentenza del Tar del 2 luglio scorso ha accolto la richiesta di sospensiva sull’annullamento del concorso a dirigente scolastico decretato dal Tar Lazio la scorsa settimana. La notizia è stata data dallo Stesso Ministro Bussetti su Facebook

Ricordiamo che il TAR aveva annullato per incompatibilità di tre commissari:

  • due perché formatori coinvolti in corsi per i dirigenti scolastici
  • un terzo perché sindaco, carica non compatibile con quella di commissario

Il Ministero ha risposto ritenendo non fondate le motivazioni del Tar

Il CdS ha accolto la richiesta di sospensiva, il concorso, quindi, potrà proseguire in attesa della sentenza nel merito per la quale ci vorranno anni.

Se la tempistica sarà rispettata, la graduatoria dovrebbe  essere stilata entro il 15 di luglio. Entro il 25 luglio, il MEF dovrebbe dare il consenso per le assunzioni, in modo da avere i nuovi dirigenti nelle scuole  per il 1 settembre 2019.

Il messaggio di Bussetti

“Bene la sospensiva del Consiglio di Stato. Procederemo ora senza indugio con la pubblicazione della graduatoria e le assunzioni. So quanto hanno studiato i vincitori. Ci sono passato: ho fatto anche io questo concorso anni fa. La scuola italiana non può aspettare, ha bisogno di nuovi dirigenti scolastici per guidare i nostri istituti e superare il fenomeno dannoso delle reggenze. Glieli daremo.”

 

Lo Snals Confsal continuerà ovviamente semprea battersi  per garantire i diritti dei vincitori e di tutti coloro che hanno lamentato situazioni di oggettiva difficoltà e disparità di trattamento

Riteniamo come sempre prioritaria la difesa della legalità e la tutela dei diritti di tutti i lavoratori.

 

 

 

Si è svolta oggi l’udienza del Consiglio di Stato sull’appello proposto dal MIUR per la riforma della sentenza Tar del 2 luglio scorso.

La pubblicazione della decisione è prevista per domani.

Durante l’udienza il Consiglio, che per la decisione finale si riunirà in plenaria con tutti i presidenti del CDS, ha mostrato grande e costante attenzione a tutti gli elementi forniti dalle parti. Non vi sono al momento elementi per fare ipotesi sugli orientamenti del superiore organo della giustizia amministrativa.

Confidiamo in un provvedimento cautelare che dia la possibilità di proseguire l’iter concorsuale poiche’ l’udienza di merito potrebbe arrivare fra anni e solo allora sarà decisa in via definitiva il destino del concorso.

In tal modo le prove orali potranno continuare a svolgersi regolarmente e le graduatorie potrebbero essere disponibili per fine luglio consentendo l’assegnazione delle sedi ai vincitori.

Lo Snals Confsal si batterà come sempre per il rispetto della legalità e per garantire i diritti dei vincitori e di tutti coloro che hanno lamentato situazioni di oggettiva difficoltà e disparità di trattamento

 

Elvira Serafini, Segretario Generale Snals Confsal, sull’autonomia differenziata – Comunicato stampa

 

 

 

Roma, 8 lug. 2019 –“Sul tema dell’autonomia differenziata nel settore dell’istruzione –ha dichiarato Elvira Serafini, Segretario Generale dello Snals Confsal- abbiamo già espresso più volte tutte le nostre riserve. Siamo contrari a ogni processo che metta a rischio l’unitarietà del Paese e del suo sistema scolastico, che sono espressione della sua identità culturale.

Per questo non accettiamo le dichiarazioni del ministro Bussetti che aprono improvvisamente a una regionalizzazione sul modello trentino o valdostano.

Sul tema dell’autonomia differenziata – ha proseguito Serafini- non c’è alcuna condivisione sul terreno politico, giuridico e sociale nel Paese. C’è bisogno di un dibattito parlamentare serio e approfondito.

Inoltre, si ascoltano dichiarazioni e battute inopportune verso i sindacati e i lavoratori della scuola. In gioco non ci sono scambi tra PAS e autonomia, come qualcuno ha voluto insinuare, mentre servono piuttosto stime finanziarie attendibili e documenti scritti da discutere e valutare

Il TAR per il Lazio, con sentenza n.6233/2019, ha censurato l’operato della “Commissione plenaria nella seduta in cui sono stati fissati i criteri di valutazione, con conseguente annullamento in toto della procedura concorsuale”.

La decisione di annullamento della prova scritta  si basa  sulla circostanza per cui alcuni commissari presenti alla seduta in cui si ratificavano i criteri di valutazione avrebbero tenuto dei corsi di preparazione al concorso e un commissario ricopre anche un ruolo politico.

Adesso il Miur deve adire il Consiglio di Stato affinchè si esprima  in via definitiva sulla questione.

Auspichiamo che qualsiasi ulteriore decisione sia  assunta con  tempestività per garantire la certezza del diritto, la tutela dei candidati nonché  il regolare avvio del prossimo anno scolastico.

In allegato il testo della sentenza

sentenza Marone 2 luglio

Tenere fuori la scuola da ogni ipotesi di regionalizzazione

Il 26 giugno 2019 flash mob dei sindacati scuola davanti alla Camera dei Deputati

 

“Siamo fermamente convinti che la scuola vada lasciata fuori da ogni ipotesi di autonomia differenziata, operazione a nostro avviso in contrasto per molti aspetti col dettato costituzionale ed estremamente pericolosa – dichiarano Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi, Elvira Serafini e Rino Di Meglio– perché destinata ad accentuare squilibri e disuguaglianze già oggi presenti, situazioni che andrebbero affrontate e risolte proprio con un deciso investimento in istruzione e formazione. Il carattere unitario e nazionale del sistema scolastico è per questo una risorsa preziosa di cui il Paese non può essere privato”.

L’esame dei testi da parte del Consiglio dei Ministri, previsto per oggi, sembra sia stato rinviato, ma i sindacati scuola non abbassano la guardia, forti anche del vasto consenso espresso dalla categoria in numerose iniziative svolte in tutte le regioni italiane e dell’altissimo numero di adesioni alla raccolta di firme contro la regionalizzazione.

Le ragioni del no ai progetti di autonomia differenziata che contemplano anche una regionalizzazione delle competenze in materia di istruzione sono state ribadite questa mattina con un flash mob, organizzato dalle segreterie regionali del Lazio, davanti alla Camera dei Deputati dai maggiori sindacati del comparto istruzione e ricerca (Flc CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams).

“Ricordiamo al Governo – affermano i segretari generali– che nell’intesa sottoscritta a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio vi sono impegni espliciti e chiari in questo senso, laddove si riconosce il ruolo assegnato alla scuola per garantire identità e unità culturale del Paese, anche attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome”.

L’impegno dei sindacati prosegue, non solo in relazione al procedere dell’iter delle intese, sulle quali peraltro hanno chiesto ai Presidenti delle Camere di farsi garanti di un pieno coinvolgimento del Parlamento su questioni che non possono essere gestite in un rapporto esclusivo tra Governo e singole regioni: per contrastare quello che ritengono un disegno disgregatore dell’unità nazionale le organizzazioni sindacali non trascureranno alcuna iniziativa.

Roma, 26 giugno 2019

Si è svolto, il 26 giugno 2019, presso la Direzione Generale per il Personale Scolastico – alla presenza del Capo Dipartimento, dott.ssa Carmela Palumbo, e del Direttore Centrale dell’INPS, dott. Luca Sabatini, – l’atteso incontro sulle cessazioni dal servizio del personale scolastico.
In apertura l’Amministrazione ha fornito i dati dell’INPS sulle domande di pensionamento di cui alla prima platea (domande presentate entro il 12 dicembre 2018) ed alla seconda platea (domande presentate entro il 28 febbraio 2019). Alla data del 24 giugno la percentuale delle domande di pensionamento già certificate è del 99,12% per la prima platea e del 79,77% per la seconda platea.
L’Amministrazione ha poi reso noto che presumibilmente tutte le certificazioni si completeranno entro la metà del mese di agosto, salvo poche eccezioni.
In merito alla richiesta avanzata dallo Snals di risolvere tutte quelle criticità legate a soggetti che, privi dei requisiti di cui alla legge Fornero, possano, però, ora per allora, essere comunque inseriti, avendone i requisiti, tra gli aventi diritto a pensione di cui alla seconda platea, l’Amministrazione si è impegnata a risolvere solo quei casi di coloro che si son visti respinta la domanda di pensionamento di cui al sistema Fornero, non possedendone i requisiti, ma abbiano presentato, entro il 28 febbraio 2019, in modalità cartacea la domanda di pensionamento di cui al sistema quota 100 al di fuori della procedura polis.
Le OO.SS. si incontreranno nuovamente con l’INPS e con il MIUR il prossimo 20 luglio per un’ulteriore valutazione dell’intera procedura e per fare il punto della situazione.
Inseriamo in area riservata il prospetto dell’INPS sulle certificazioni del diritto a pensione del personale della scuola per il 2019.

  24 Giu 2019 – 17:38 – Vincenzo Brancatisano

 

Regionalizzazione, Serafini (SNALS): no a frazionamento Italia con alcune regioni privilegiate

di Vincenzo Brancatisano

Il progetto di regionalizzazione della scuola va fermato. Se passasse ci sarebbero gravi ricadute sul piano didattico e su quello contrattuale.

E’ questa la preoccupazione di Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals, di fronte all’idea sempre più concreta che il progetto di autonomia regionale differenziata previsto dal contratto di governo possa diventare legge, almeno nelle tre regioni che hanno firmato l’intesa con il governo: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

“Sul tema dell’autonomia differenziata – precisa Serafini – abbiamo criticato il metodo e il merito con cui questa importante questione è stata finora affrontata. Ma nell’Intesa del 24 aprile scorso che il Governo ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali rappresentative c’è uno specifico punto che fa riferimento alla scuola del Paese. L’impegno congiunto è stato quello di mantenere l’unitarietà del sistema di istruzione, lo stato giuridico degli insegnanti, i curricoli scolastici e la regolazione del rapporto di lavoro con la contrattazione a livello nazionale.

Ci aspettiamo che il Governo tenga fede agli impegni assunti. Il problema principale non è l’autonomia differenziata in sé, ma le differenze che esistono sul territorio nazionale in termini di efficacia formativa e di efficienza del servizio scolastico e di tutti quei servizi che altri soggetti istituzionali devono mettere in campo per i bambini e i ragazzi di tutte le scuole del Paese”.

Elvira Serafini, voi vi opponete da tempo a questo progetto

“Lo Snals sin dal 27 ottobre 2018 fece partire una petizione su questa questione, aperta non solo al mondo dell’istruzione, dove abbiamo raccolto le firme di sindaci e associazioni, di famiglie, raggiungendo un numero altissimo di adesioni, era una petizione a largo respiro per dire no a questo progetto. Ci teniamo a sottolineare che non vogliamo entrare nel merito degli altri settori dell’autonomia differenziata ma ci opponiamo alla separazione nel mondo della scuola per aree geografiche”.

Quali sono i motivi della vostra opposizione?

“Non è possibile frazionare l’Italia privilegiando alcune regioni e lasciando in una situazione di stallo e di solitudine altre. Tutti hanno lo stesso diritto di fare scuola allo stesso modo. L’Istruzione è un punto fermo per tenere l’itala unita. E’ impensabile che le opportunità che si hanno in Veneto siano diverse per programmi e opportunità offerte ai giovani che seguono l’istruzione in Puglia. Non è possibile che questo avvenga. L’istruzione è il midollo del Paese Tutti devono avere le stesse opportunità: non solo le famiglie ma anche i lavoratori. Tutti i lavoratori della scuola devono ricevere la stessa retribuzione, avere gli stessi programmi, sottoporsi allo stesso ordinamento. Gli stipendi devono essere uguali per tutti. Non è pensabile creare situazioni diverse e con contratti diversi. Bisogna mantenere la centralità del Miur sulla scuola e invece con la regionalizzazione ogni istituzione scolastica regionale dovrebbe rispondere al consiglio regionale e alla politica locale. Ci vuole un cambiamento nel migliorare e nel potenziare l’istruzione italiana, non certo frazionandola e dividendola. Dobbiamo scongiurare in ogni modo il  pericolo di un  sistema d’istruzione frammentato, che avrebbe come prima e grave conseguenza l’aumento delle disuguaglianze sociali, mentre mai come in questo momento storico l’Italia ha bisogno di una scuola che sblocchi l’ascensore sociale e riattivi la mobilità generazionale in forte crisi. Invece, corriamo il rischio di aggravare situazioni già critiche come, in particolare, quelle di molte aree del Mezzogiorno”.

A che punto si è arrivati con il progetto?

“Pare che il programma di governo stia prendendo una forza vitale e stia andando avanti. Il timore è che si era arenato in vista delle elezioni europee e ora, chiusa quella parentesi, si comincia a cavalcare l’idea di frazionare, frammentare la scuola e siamo seriamente preoccupati. Tutte le altre forme potrebbero andare, non sta a noi dirlo, ma non l’istruzione, che deve rimanere nazionale. Pensiamo a potenziare il sistema, a uniformarlo e a sostenerlo nelle zone più povere. Questa deve essere l’attenzione della politica: guardare a 360 gradi a tutta la scuola italiana, non certo frazionarla”.

Siete preoccupati per il contratto di lavoro?

“Certo. Il contratto non può essere regionale. Il problema va visto a tutto tondo. Occorre guardarlo nella sua globalità: nella sua ricaduta didattica e metodologica per quanto riguarda gli alunni e le famiglie e sul piano dei contratti e della tenuta del contratto nazionale che non può essere scisso su base regionale o locale. La scuola italiana è una e deve rimanere una e sola”.

Quali sono dal vostro punto di vista gli obiettivi che hanno ispirato il governo in questo percorso?

“L’obiettivo era quello soddisfare i desiderata di alcune Regioni del Nord che chiedevano e chiedono la regionalizzazione della scuola”.

Perché chiedono questo? Ci sono anche motivi di tipo culturale?

“Non si parla di aspetti culturali ma di arrivare ad avere una stabilità dei docenti e dei dirigenti, perché si pensa che lo stipendio del docente sia troppo basso per vivere al Nord . La tenuta stipendiale non è adeguata e molti insegnanti arrivano e poi chiedono il trasferimento. Dando una retribuzione diversa – si parla di 280-300 euro in più – si vuole fare qualcosa per invogliarli a rimanere in quelle zone”.

Il problema del costo della vita in certe regioni è però innegabile

“Ci vogliono risorse per il rinnovo del contratto. Occorre che si trovino trovi risorse per adeguare gli stipendi a quelli dell’Eurozona. Ma per tutte le regioni, non solo per alcune. L’inadeguatezza degli stipendi è un problema che riguarda tutti settori, ma per la scuola siamo quelli peggio pagati in Europa”.

Il ministro Bussetti si è dimostrato più volte sensibile al tema degli stipendi degli insegnanti

“Ci sono stati degli incontri, ce ne vorranno molti altri, siamo in attesa dell’atto di indirizzo e speriamo anche che si arrivi al risultato”.

Ottimista?

“Vista la situazione critica dell’economia, siamo molto dubbiosi sul buon esito di un contratto che abbia delle risorse soddisfacenti per il mondo della scuola”.

Come se ne esce?

“E’ una storia difficile e complessa per poterne uscire”.

Torniamo al progetto di autonomia differenziata. Pensa che alla fine sarà attuata?

“Essendo uno dei punti del programma di governo, ci affidiamo al buon senso dei parlamentari e chiediamo che siano sentite le parti sociali: non è possibile che le parti sociali non vengano ascoltate per una decisione così importante per il Paese. Anche perché tutti i sindacati si sono pronunciati in tal senso e tutti insieme diciamo che l’istruzione non può e non deve essere regionalizzata. Siamo stati ascoltati la notte tra il 23 e il 24 aprile dal premier Conte e dal ministro Bussetti, che furono d’accordo a mettere nell’intesa il punto fermo per quanto riguarda la regionalizzazione. Ora attendiamo di vedere se terranno fede a questo accordo oppure al programma di governo. Ma riteniamo che l’impegno del Governo e del Parlamento per mantenere il carattere unitario e nazionale della scuola italiana debba essere prioritario. E per questo, come sindacato, lavoreremo con determinazione”.

 

 

 

24 Giu 2019 – 15:36 – redazione

Serafini (SNALS) su regionalizzazione: unitarietà scuola non si tocca 

di redazione

“Sul tema dell’autonomia differenziata abbiamo criticato il metodo e il merito con cui questa importante questione è stata finora affrontata”.

Ma nell’Intesa del 24 aprile scorso che il Governo ha sottoscritto con le OO.SS. rappresentative c’è uno specifico punto che fa riferimento alla scuola del Paese.

L’impegno congiunto è stato quello di mantenere l’unitarietà del sistema di istruzione, lo stato giuridico degli insegnanti, i curricoli scolastici e la regolazione del rapporto di lavoro con la contrattazione a livello nazionale. Ci aspettiamo che il Governo tenga fede agli impegni assunti.

E’ dallo scorso anno che lo Snals-Confsal ha preso, per primo tra i sindacati, l’iniziativa di avviare una raccolta di firme sulla questione dell’autonomia differenziata, non solo tra il personale della scuola ma anche presso le famiglie, raggiungendo un numero altissimo di adesioni. Anche sindaci e rappresentanti di istituzioni locali hanno rappresentato la loro adesione alla nostra petizione.

Il problema principale non è l’autonomia differenziata in sé, ma le differenze che esistono sul territorio nazionale in termini di efficacia formativa e di efficienza del servizio scolastico e di tutti quei servizi che altri soggetti istituzionali devono mettere in campo per i bambini e i ragazzi di tutte le scuole del Paese.

Dobbiamo scongiurare in ogni modo il pericolo di un sistema d’istruzione frammentato, che avrebbe come prima e grave conseguenza l’aumento delle disuguaglianze sociali, mentre mai come in questo momento storico l’Italia ha bisogno di una scuola che sblocchi l’ascensore sociale e riattivi la mobilità generazionale in forte crisi. Invece, corriamo il rischio di aggravare situazioni già critiche come, in particolare, quelle di molte aree del Mezzogiorno.

Per tutto questo riteniamo che l’impegno del Governo e del Parlamento per mantenere il carattere unitario e nazionale della scuola italiana debba essere prioritario. E per questo, come sindacato, lavoreremo con determinazione”.

 Coffee break     19 giugno 2019, h.9,40

 

La puntata, incentrata sui temi del lavoro, delle tasse e degli investimenti, ha dedicato un ampio spazio ai problemi della scuola. Ospite insieme alle europarlamentari Irene Tinagli e Susanna Ceccardi, nonché al giornalista Roberto Arditti, Serafini ha diffusamente illustrato l’azione del sindacato in favore di scuola, università, afam e ricerca, soffermandosi in particolare sugli esiti dell’Intesa Governo-Sindacati del 24 aprile scorso e sulla sua valenza politica.

Il Segretario generale ha spiegato i termini dell’accordo per la stabilizzazione dei docenti, sottolineando come il risultato raggiunto per i docenti precari con trentasei mesi di servizio pregresso sia solo il primo passo di un’azione più generale, volta a tutelare le varie tipologie di precariato stratificatosi nella scuola nel corso di decenni.

Ripetutamente coinvolta nella discussione, Serafini ha sottolineato l’impegno del sindacato per riaprire la stagione dei rinnovi contrattuali, con l’obiettivo prioritario di riallineare le retribuzioni del comparto a quelle dell’Eurozona. A questo proposito ha specificato che tra le proposte del sindacato c’è la richiesta di spostare nel tabellario le risorse attualmente destinate a bonus e premialità.

In conclusione di puntata, il Segretario generale ha commentato la classifica della World University Ranking che inserisce ben 34 università italiane nella classifica mondiale dei migliori atenei. A tal proposito Serafini ha osservato come la qualità della scuola e dell’università italiane sia tale da assicurare una formazione di alto livello dei giovani, ma che il sistema Paese necessiti di politiche ed investimenti adeguati nei settori produttivi, per ridurre il fenomeno della fuga dei cervelli.

La puntata integrale di Coffee Break è visibile al link:
http://www.la7.it/coffee-break/rivedila7/coffee-break-19-06-2019-275201

Gli estratti degli interventi del Segretario generale sono reperibili nel nostro canale youtube:

 

 

L’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia dovendo procedere alle operazioni di attribuzione degli incarichi dirigenziali in scadenza al prossimo 31.8.2019, ha pubblicato la nota n.15553 del 12/06/2019.

Per quanto riguarda l’attuale quadro normativo, la circolare ricorda i vincoli di permanenza nella regione di assunzione per i seguenti vincitori di concorso:

  • art. 16 comma 2 del D.D.G. 13/07/2011 –  “ i vincitori assunti con rapporto a tempo indeterminato e che effettuano il periodo di formazione e tirocinio, sono tenuti a permanere nella regione di assegnazione per un periodo non inferiore a sei anni
  • D.M. 635 del 27/08/2015, attuativo dell’art. 1, comma 92, della l. n. 107/2015 – “i destinatari di incarico a tempo indeterminato a seguito della
    procedura di cui al presente decreto, sono obbligati a permanere nella regione assegnata per almeno un
    triennio”

Il conferimento degli incarichi dirigenziali è effettuata nell’ordine previsto dall’art. 11 comma 5 del C.C.N.L. – Area V – sottoscritto in data 11/04/2006:

a) Conferma dell’incarico nella attuale sede riguarda i dirigenti scolastici i cui contratti scadono il 31 agosto 2019.

b) Mutamento dell’incarico a seguito di ristrutturazione, riorganizzazione o sottodimensionamento dell’ufficio dirigenziale.

c) Conferimento di nuovo incarico (alla scadenza del contratto) e assegnazione degli incarichi per i dirigenti scolastici che rientrano dal collocamento fuori ruolo, comando o utilizzazione, ivi compresi gli incarichi sindacali e quelli all’estero.

d) Il mutamento di incarico in pendenza di contratto su posti liberi è ammesso eccezionalmente nei casi di particolare urgenza e di esigenze familiari.

e) Mutamento di incarico in casi eccezionali (art.9, comma 2 del CCNL del 2010).

f) Mobilità interregionale (art. 9, comma 4, C.C.N.L. 15/07/2010)

La circolare mette in evidenza, inoltre, il dovere di presentare domanda di mobilità per i dirigenti scolastici con scadenza di contratto al 31 agosto 2019 e con una permanenza nell’attuale sede di durata pari o superiore a quattro incarichi. Fanno eccezione i casi in cui è prevista la risoluzione del rapporto di lavoro per raggiunto limite massimo d’età o per limite ordinamentale (secondo le vigenti disposizioni in materia) entro il 1° settembre 2021.

Allegati:

1) USRPuglia_nota_15553_del_12-06-2019

2) Sedi disponibili D.S. a.s. 2019-20

È stato approvato un emendamento bi–partisan (recante le firme dei Parlamentari della Lega, dei 5 stelle, del PD e di Forza Italia) al decreto sblocca cantieri che prevede l’impegno di spesa di 25 milioni di euro per installare telecamere permanenti in tutte le aule delle scuole dell’infanzia.

Ci sia subito consentito di osservare che trattasi del solito pasticcio legislativo all’italiana: inserire un emendamento del genere in un articolato di legge che tratta tutt’altro tema e senza nemmeno il parere delle Commissioni che si occupano di Istruzione.

Ma al di là dell’aspetto formale, ci sembra completamente fuori luogo, degno magari di uno Stato di Polizia, questo provvedimento che dovrebbe combattere i, per fortuna rarissimi, casi di maltrattamento ai bambini, creando una specie di “grande fratello” per sorvegliare la vita quotidiana delle scuole, i rapporti tra Docenti e bambini e tra gli stessi bambini.

A questi ultimi, purtroppo, già dalla più tenera età, viene così trasmesso un senso non di fiducia e di partecipazione alla vita della scuola, bensì di timore dell’adulto, di insicurezza e di paura.

Per evitare certi episodi che si sono verificati, assolutamente riprovevoli e che meritano sanzioni esemplari, si instaura un controllo sistematico con immagini che verranno conservate e che potranno essere giudicate, selezionate ed utilizzate per quali fini non è detto.

Quale sarà l’impatto sulla tranquillità dei bambini, che entreranno in una scuola non più luogo di piacevole socializzazione e di apprendimento di corretti comportamenti, bensì in un ambiente video sorvegliato in cui qualsiasi cosa fatta o detta venga conservata come elemento di altrui giudizio?

Ci sembra, inoltre, una colossale mancanza di fiducia verso la classe docente di questo settore scolastico, che tante innovazioni ha portato avanti in questi anni (tanto che, anche nominalmente, si è passati dalla denominazione “asilo” a quella di “scuola”) per rendere la scuola dell’infanzia sempre più rispondente alle esigenze di un’educazione e di un’istruzione precoci per i nostri bimbi. Mancanza di fiducia che può creare ansia nelle famiglie al pensiero di lasciare i propri figli in un ambiente che il Parlamento ritiene potenzialmente pericoloso per loro.

È questo, soprattutto, che il Sindacato non può accettare: la rappresentazione di una scuola dove serve la polizia per evitare incidenti e dove, anche di fronte alle famiglie, la professionalità e l’autorevolezza dei Docenti viene sminuita in maniera pericolosa.

Fra l’altro, ci verrebbe da chiedere se non sia il caso di installare telecamere anche nelle scuole Superiori dove, più volte, i Docenti sono stati oggetto di vessazioni da parte degli alunni!

E allora la conclusione è che le telecamere non servono: occorre un rapporto leale tra Docenti, genitori e studenti per creare le condizioni di una vera crescita culturale e di un’azione educativa sempre più indispensabile nella moderna società.

Bisogna che all’interno delle scuole la Comunità Educante rifletta attentamente sempre sulle azioni da intraprendere per migliorare il nostro sistema scolastico. Di questo c’è bisogno, non di immagini registrate.

A meno che l’intento di fondo sia quello di limitare il libero sviluppo dei bambini e tenere a bada la libertà di insegnamento??? Caso Palermo insegna???

Lo Snals-Confsal insieme alle altre Organizzazioni sindacali si batterà affinché non passi lo Stato di Polizia nella Scuola e, in ogni caso, affinché sia data la facoltà alla scuola di gestire il sistema con pienezza di responsabilità.

È evidente che, se e laddove, ci fossero abusi questi dovrebbero essere sanzionati con severità indiscutibile.