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In data 24 ottobre 2019, si è svolto al Miur un incontro tecnico, alla presenza del Capo Dipartimento dott.ssa Carmela Palumbo e del dott. Filippo Serra, sulle problematiche relative al personale ATA, in attuazione dell’intesa sottoscritta  lo scorso 1° ottobre. Si tratta, com’è noto, di uno dei tavoli tecnici che il ministero si è impegnato ad attivare   sulle misure per il personale docente e Ata nella Legge di bilancio, sul rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021,nonché sulla semplificazione amministrativa delle istituzioni scolastiche ed educative, in applicazione dell’intesa citata.

La delegazione Snals-Confsal, guidata dal vice segretario generale vicario Irene Tempera, ha rappresentato in merito le richieste del sindacato, sollecitando fermamente l’Amministrazione ad assumere impegni concreti nei confronti del personale Ata che, nel corso degli anni, ha subito pesanti penalizzazioni (circa 50mila tagli di posti di lavoro, non più recuperati) e ancora attende risposte alle numerose problematiche irrisolte.

Tutte le OO.SS. hanno concordato sulle seguenti richieste:

–    inserimento in organico di diritto dei posti concessi in deroga in organico di fatto;

–    la modifica dei parametri per la determinazione degli organici Ata che sono ormai obsoleti e non più rispondenti alle reali necessità delle istituzioni scolastiche;

–    emanazione urgente del bando di Concorso straordinario per DSGA, riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione. A tal proposito, l’Amministrazione ha comunicato che il decreto legge in materia di reclutamento urgente del personale scolastico che prevede l’emanazione del bando, è alla firma del Presidente della Repubblica;

–    abolizione della norma stabilita dalla finanziaria  che vieta la sostituzione del personale Ata assente per brevi periodi (7 giorni per C.S. e 30 giorni per A.A. e A.T.).

La dott.ssa Palumbo, nel rispondere alle OO.SS. si è impegnata, a nome del Miur, a chiedere prioritariamente l’inserimento, nella legge di bilancio, di un finanziamento per la modifica dei parametri di calcolo degli organici. Ha precisato che ulteriori richieste, in particolare quella finalizzata al recupero dei tagli pregressi, saranno subordinate alla presenza di adeguate risorse finanziarie.

Per quanto riguarda il concorso ordinario per DSGA il dott. Serra ha precisato che sono state pubblicate le sedi di concorso, nonché le griglie di valutazione delle prove scritte, ricordando che l’organizzazione delle prove medesime è demandata ai Direttori regionali.

 di Ugo Cataluddi  17/10/2019

 

Serafini (Snals): “Nella legge di bilancio non ci sono risorse adeguate per la scuola”

Nico Perrone dell’Agenzia DIRE ha intervistato il Segretario generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini. Di seguito,  la trascrizione della videointervista:

Tutto si può dire tranne che ci siano risorse per un contratto adeguato a quello che è l’impegno del personale scolastico“, ha detto il segretario generale Snals Confsal

ROMA – “Già dal suo insediamento il ministro Fioramonti ha lasciato intendere che l’attenzione per il comparto sarebbe stata molto alta. Gli aumenti avrebbero raggiunto le tre cifre. Lui stesso ha presentato un piano di recupero fondi attraverso vari metodi tra cui la tassazione delle merendine o delle bevande gassate. Tutto ciò è stato anche più volte ribadito durante i nostri incontri al Miur. Ad oggi, tuttavia, nella legge di bilancio, tutto si può dire tranne che ci siano risorse per un contratto adeguato a quello che è l’impegno del personale scolastico“. Lo ha detto il segretario generale dello Snals Confsal, Elvira Serafini, intervistata dal direttore dell’agenzia Dire, Nico Perrone.

Sempre a proposito del rinnovo del contratto, ormai scaduto il 31 dicembre dello scorso anno, Serafini ha ricordato che in vista dell’apertura della stagione contrattuale “si ipotizza un aumento di 100 euro”. Tuttavia, si tratta di una cifra che deriva dalla “conferma degli 80 euro più i 20 euro del bonus”. “Parliamo quindi di soldi già nostri – ha aggiunto la sindacalista – in questo caso un possiamo quindi parlare di un gioco delle tre carte”. “La scuola – ha concluso Serafini – funziona grazie all’impegno del suo personale che nonostante i grandi sacrifici e retribuzioni non adeguate, dà sempre il massimo. Noi ci batteremo sempre per far sì che chi a vive la scuola venga riconosciuto quanto merita perché lo stipendio attuale è uno schiaffo alla categoria“.

AUTONOMIA RAFFORZATA? “NON PER L’ISTRUZIONE”

“L’autonomia rafforzata chiesta dalle Regioni del Nord non può assolutamente riguardare il comparto Istruzione. In questo c’è grande compattezza di tutto il sindacato, da nord a sud”, spiega Serafini.

“IL 23 OTTOBRE A ROMA PROPOSTE PER IL FUTURO”

“L’intero comparto Istruzione è una colonna portante del nostro Paese. Se davvero l’Italia vuole ripartire deve investire su questo settore”. Lo ha detto il segretario generale dello Snals Confsal, Elvira Serafini, intervistata dal direttore dell’agenzia Dire, Nico Perrone.

Proprio “sulle problematiche di oggi ma soprattutto con uno sguardo al futuro” il 23 ottobre a Roma lo Snals ha organizzato un momento importante di confronto dal titolo ‘Politiche per l’Istruzione e la Ricerca: “Sarà un occasione per fare il punto su tutte le tematiche riguardanti il settore – ha aggiunto Serafini – perchè tutte le parti devono lavorare sinergicamente per formare i cittadini di domani e immaginare la scuola del futuro”.

“ACCORDO DELL’ 1 OTTOBRE SUI PRECARI È SOLO L’INIZIO”

L’accordo siglato il primo ottobre con il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, “sull’assunzione dei precari è soltanto l’inizio. Nei vari tavoli tecnici andremo a sciogliere tutti i nodi. Tra questi, quelli dei docenti che giustamente pretendono un avanzamento di carriera, dei precari e dei diplomati magistrali, dei direttori dei servizi amministrativi. Ad ogni tavolo tecnico andremo ad analizzare con attenzione ogni problema e saremo molto attenti a quelle che sono le esigenze di tutto il personale”.

                         Comunicato stampa

Primo incontro del Ministro Fioramonti con le OO.SS.

Serafini (Snals): “Subito stabilizzazione dei precari, rinnovo contrattuale, investimenti in Legge di Bilancio”

 

ROMA, 17 SET. 2019 – Elvira Serafini (Snals-Confsal): ”Abbiamo chiesto al Ministro l’immediata apertura delle trattative per il rinnovo contrattuale, investimenti consistenti in Legge di Bilancio e soluzioni per la stabilizzazione dei precari. Subito il decreto PAS”

 

Si è svolto oggi, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il primo incontro tra il Ministro Fioramonti e le OO. SS. rappresentative. La delegazione Snals-Confsal è stata guidata dal Segretario Generale, Elvira Serafini.

Serafini ha chiesto al Ministro Fioramonti un forte impegno del suo dicastero per il superamento delle criticità del Comparto Istruzione e Ricerca, ma anche un progetto di ampio respiro con investimenti adeguati già nella prossima Legge di Bilancioche valorizzi, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale, le istituzioni scolastiche e di ricerca su tutto il territorio nazionale, nonché le molteplici professionalità degli operatori del settore.

La delegazione Snals-Confsal ha di fatto rivendicato l’applicazione dell’Intesa del 24 aprile, siglata dal precedente Governo con le OO.SS.

Serafini ha chiestocon determinazione l’immediata apertura del tavolo negoziale per il rinnovo del contratto, scaduto da oltre otto mesi, in linea con quanto dichiarato dal neo ministro in occasione della cerimonia di apertura dell’anno scolastico a L’Aquila, circa la necessità di allineare gli stipendi dei docenti italiani a quelli europei, come risarcimento per riconoscere il valore sociale dell’operato quotidiano dei docenti.

”Il nuovo contratto dovrà muoversi verso il recupero del gap salariale con le retribuzioni europee -ha dichiarato Serafini- e dovrà contenere una parte normativa che dia risposte adeguate alle istanze del personale dell’intero comparto istruzione e ricerca”.

Sulla questione al centro dell’incontro odierno, quella del precariato, lo Snals-Confsal ha insistito, prioritariamente, per la conclusione positiva dell’iter del decreto sui PAS e i concorsi straordinari, approvato il 6 agosto scorso in Consiglio dei ministri, ma mai pubblicato in G.U. a causa della crisi di governo.

“Abbiamo chiesto percorsi velocizzati per i PAS, che non implica un abbassamento della qualità dell’insegnamento, perché l’esperienza pluriennale di quei docenti nella scuola garantisce la qualità del loro operato” ha affermato il Segretario Generale.

Lo Snals-Confsal ha chiesto che i primi risultati delle procedure di stabilizzazione dei docenti precari possano già essere misurati all’inizio del prossimo anno scolastico.

Serafini ha, poi, posto la questione della stabilizzazione dei Dsga facenti funzione, il cui impegno è fondamentale per il buon funzionamento amministrativo di molte scuole prive di Dsga a tempo indeterminato perché da molti anni non vengono banditi concorsi.

Inoltre, il Segretario Snals-Confsal ha richiesto al Ministro azioni di valorizzazione del personale Ata, effettuando nomine in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili.

A conclusione dell’incontro il sindacato autonomo ha espresso soddisfazione per la disponibilità all’ascolto manifestata dal Ministro, e per la sua promessa di fornire già le prime risposte alle numerose istanze poste entro pochi giorni.

 

Il Segretario Generale dello SNALS Confsal, Elvira SERAFINI, alla Cerimonia di apertura dell’a.s. 2019/2020

 

L’Aquila, 16.09.2019 – Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha scelto una scuola primaria de L’Aquila, la Mariele Ventre, per la cerimonia di apertura dell’a.s. 2019/2020.

Un gesto dal profondo valore simbolico, a dieci anni dal sisma che sconvolse il capoluogo abruzzese e tanta parte della regione appenninica, a rappresentare il sostegno e la vicinanza delle massime autorità dello Stato ad uno dei principali presìdi territoriali delle istituzioni democratiche.

Accanto al Presidente, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, e le OO.SS.. Lo Snals-Confsal è stato rappresentato dal Segretario Generale, Elvira Serafini.

Nel corso della cerimonia, il Presidente Mattarella ha affermato l’importanza di investire nella scuola, poiché tale investimento accresce il capitale sociale del Paese. Il Capo dello Stato ha poi descritto una scuola quale strumento attraverso cui rimettere in moto la mobilità sociale, oggi arenata, e quale mezzo necessario a restituire fiducia al Paese.

Concetti posti anche dallo Snals-Confsal alla base del proprio modo di intendere la scuola.

Nel suo intervento, il Ministro Fioramonti ha parlato della necessità di retribuzioni europee per gli insegnanti, anche come “risarcimento”, per riconoscere il valore sociale dell’impegno quotidiano.

Una battaglia, quella degli stipendi europei e del riconoscimento sociale dell’impegno del personale scolastico, al centro dell’azione sindacale dello Snals-Confsal, come ha sottolineato il Segretario Serafini a margine della cerimonia. “Tali questioni costituiranno elementi importanti dei prossimi colloqui che, a partire da domani, avremo con il ministro Fioramonti”.

Nella giornata di martedì è, infatti, in programma il primo incontro tra il titolare del dicastero dell’istruzione e le OO.SS. rappresentative.

Sia il Capo dello Stato che il Ministro dell’Istruzione hanno affrontato la questione della ricostruzione. Nonostante in dieci anni dal terremoto nessuna scuola pubblica aquilana sia stata ancora ricostruita, la comunità scolastica ha continuato ad operare grazie all’impegno quotidiano di dirigenti, docenti e personale ATA.

“La mancata ricostruzione delle scuole a L’Aquila –ha sottolineato il Segretario Generale dello Snals-Confsal- è l’emblema di un problema nazionale. Tre edifici scolastici su quattro sono privi di ogni certificazione sulla sicurezza”.

“La scuola opera in condizioni spesso emergenziali –ha proseguito Serafini- rappresentando un elemento di coesione sociale e di sviluppo culturale del territorio. Il nostro dovere, come istituzioni, è quello di creare le condizioni affinché essa assolva al proprio compito nel migliore dei modi. Alla politica chiediamo investimenti nella scuola, riconoscendo la centralità delle infrastrutture sociali. Pertanto accogliamo positivamente l’impegno del Ministro Fioramonti, preso proprio qui a L’Aquila, a voler ripristinare per la scuola fin dalla prossima legge di bilancio i livelli di spesa del 2008”.

Cordiali saluti.

 

Il Segretario Generale

(Elvira Serafini)

Roma, 30 lug. 2019 – Il Segretario Generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, in delegazione con il Segretario Generale Snals-Confsal, Elvira Serafini, ha nuovamente incontrato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi nel pomeriggio di ieri.

Angelo Raffaele Margiotta, nel corso della riunione, ha posto l’attenzione sulla necessità ineludibile di effettuare delle scelte essenziali per l’intero Paese, partendo dalle priorità per il Sud: “Su questi temi – ha dichiarato il Segretario Generale– la Confsal ha chiesto l’impegno del Governo a dare priorità, nel Piano per il Mezzogiorno, alle opere a sostegno della crescita, con l’obiettivo di colmare il gap Nord-Sud e per lo sviluppo complessivo del Paese”.

Anche il Segretario Generale Snals-Confsal, Elvira Serafini, è intervenuta al tavolo sulla questione meridionale: “Per aiutare il Mezzogiorno bisogna partire dall’istruzione, che è un elemento strategico della crescita”.

“Parlare di cambiamento significa cambiare lo sguardo sull’istruzione al Sud – ha continuato il Segretario. Abbiamo fatto notare al tavolo che occorre porre grande attenzione all’edilizia scolastica, poiché gli edifici sono fatiscenti, ma anche a tutte le altre infrastrutture: la rete dei trasporti deve agevolare il raggiungimento delle scuole. Anche in questo modo si contrasta la dispersione scolastica”.

Serafini ha poi spostato l’attenzione su un altro tema chiave per il Mezzogiorno: “Il Sud è pieno di risorse mal utilizzate: tanti docenti costretti a trasferirsi al Nord; tanti giovani ricercatori che vanno in Europa, soprattutto in Inghilterra e Germania. Questi cervelli devono poter scegliere di rimanere o tornare al Sud che li ha formati investendo risorse di cui, di fatto, usufruiscono un’altra parte del Paese e altre nazioni”.

“E’ evidente quanto sia necessario l’incontro tra istruzione e mondo del lavoro. Solo così potrà migliorare la questione meridionale”. Conclude Serafini: “Si dice che i fondi europei tornano indietro perché il Sud non li sa sfruttare, invece il punto è un altro: mancano gli investimenti in strutture adeguate per realizzare quei progetti”.

 

Roma, 10 lug. 2019 –  Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio hanno ricevuto la delegazione della Confsal, composta dal Segretario generale, Angelo Raffaele Margiotta e dal Segretario generale dello Snals-Confsal, Elvira Serafini, nel previsto incontro a Palazzo Chigi con le OO.SS. autonome. Nel corso della riunione si è parlato anche di scuola e di autonomia differenziata.
“Abbiamo espresso con fermezza tutta la nostra contrarietà sulla questione dell’autonomia differenziata e, soprattutto, sul modo in cui si sta affrontando un tema così delicato per le sue implicazioni profonde” ha dichiarato Elvira Serafini, Segretario generale Snals-Confsal.

“Al Presidente Conte abbiamo ricordato che, firmando l’Intesa del 24 aprile scorso con i sindacati, si è impegnato a garantire l’unitarietà del sistema scolastico italiano e la salvaguardia dell’identità culturale del Paese – ha proseguito Serafini – e che quella firma rappresenta una sua precisa responsabilità a impedire soluzioni peggiorative nel campo dell’istruzione”.
“Più volte abbiamo espresso la nostra visione sul tema dell’autonomia differenziata -continua il Segretario – sul quale pensiamo che manchi tuttora un dibattito pubblico serio nel Paese e in Parlamento.
Non sono stati affrontati temi a monte, che definiscano la cornice generale normativa, anche per l’aspetto del federalismo fiscale. Non sono stati definiti, attraverso un percorso trasparente e condiviso, i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione, che riguardano i diritti civili e sociali di tutti i cittadini e che devono essere garantiti alla stessa maniera su tutto il territorio nazionale.
La giusta direzione degli interventi nel settore dell’istruzione è verso il superamento dei divari territoriali esistenti e riguardanti gli esiti formativi, il tempo scuola, l’adeguatezza delle strutture e i servizi resi dagli enti locali”.
“Ecco perché – ha concluso Serafini – le recenti affermazioni del ministro Bussetti che convincerà i sindacati, sicuramente non ci faranno cambiare rotta.”

Riportiamo, di seguito, l’intervista del Segretario generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini, pubblicata dal quotidiano on line IN TERRIS. che può essere letta anche al link: https://www.interris.it/sociale/snals-confsal–serafini–soddisfatti-dellaccordo-con-il-miur

     VENERDÌ 14 GIUGNO 2019, 00:03

di GIUSEPPE CHINA

SNALS-CONFSAL, SERAFINI: “SODDISFATTI DELL’ACCORDO CON IL MIUR”

Il segretario generale a In Terris: “Basta con l’organico di fatto e di diritto”

A due giorni dall’accordo tra il mondo sindacale e il Miur, In Terris per comprendere la portata di quanto pattuito, ha intervistato il Segretario Generale SNALS-Confsal, Elvira Serafini. Che da 40 anni milita in questa organizzazione ed è impegnata in prima linea per la difesa della professionalità dei docenti e di tutti i lavoratori dell’Istruzione.

L’intesa tra voi e il Ministero dell’Istruzione e dell’Università è su tutti i giornali. Decine di migliaia di precari verso la stabilizzazione, ma c’è anche dell’altro?

“L’accordo che abbiamo siglato l’11 giugno si aggancia perfettamente con quello firmato tra il 23 e il 24 maggio presso Palazzo Chigi alla presenza di Giuseppe Conte e Marco Bussetti. Premetto che siamo alquanto soddisfatti perché le richieste presentate dalla delegazione SNALS, insieme alle altre organizzazioni sindacali, sono state accolte. E’ stato stabilito che il tutto verrà chiuso entro il 2019, quindi entro il primo settembre 2020 il tutto sarà operativo. Abbiamo definito un concorso straordinario: per partecipare è necessario che i colleghi abbiano 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni, e almeno uno degli anni di servizio deve essere stato svolto nella classe di concorso per la quale partecipano. Abbiamo inoltre stabilito che per la graduatoria il punteggio sarà determinato in maniera preminente dai titoli di servizio, oltre che dal punteggio ottenuto alla prova con il computer. Contemporaneamente al concorso abbiamo chiesto l’attivazione del pass che sarà aperto a tutti – dai neolaureati ai dottori di ricerca – e darà la possibilità a chiunque di conseguire l’abilitazione. Mi faccia aggiungere una cosa”.

Prego…

“Al tavolo con il governo si è discusso anche del personale Ata, soprattutto per i direttori dei servizi amministrativi. I quali attendono una stabilizzazione armonica. Sono in una situazione anomala perché non gli viene riconosciuto il servizio prestato allo Stato. Grazie a loro, funziona la macchina amministrativa delle istituzioni scolastiche. Comunque ne riparleremo con il governo il 20 giugno”.

Le vostre richieste non si fermano qui. Nei prossimi mesi per cosa lotterete?

“Per quanto riguarda i docenti serve un organico funzionale, e lo SNALS lo chiede da decenni dicendo: ‘Basta all’organico di fatto e quello di diritto’. Perché crea soltanto degli scollamenti, al docente serve stabilità e continuità didattica. Senza dimenticare che vanno evitate le cosiddette classi pollaio, occorre ridurre il numero degli alunni in modo tale che la loro gestione sia più facile. E poi andrebbe riconosciuto a tutti gli insegnanti il lavoro usurante”.

Come sta la scuola italiana?

“E’ sicuramente diversa rispetto a 10 anni fa, basti pensare alla digitalizzazione. C’è stata una trasformazione che non ha impedito la produzione di eccellenze. Rispetto al passato, però, la funzione del docente non è più riconosciuta. L’educatore oggi non è visto come persona che va rispettata e considerata e che dovrebbe agire in continuità con le famiglie. Il distacco tra la famiglia e la scuola è senza dubbio una nota negativa che non permette un ulteriore salto di qualità”.

In data 11 giugno 2019, presso l’ARAN, si è riunita la Commissione per l’Ordinamento professionale ATA, per proseguire i lavori legati alla revisione dei profili.

Il Dott. Mastrogiuseppe ha illustrato in sintesi quanto discusso nella riunione precedente e ha comunicato i contenuti del documento elaborato relativamente alle priorità da trattare che è poi stato consegnato alle sigle sindacali convocate.

E’ stata ribadita la volontà, oltre che la necessità, di rinnovare la classificazione professionale del personale ATA con declaratorie di area comprendenti 3 precisazioni distinte in:

  • Esecutività
  • Responsabilità e autonomia
  • Competenze professionali, suddivise in conoscenze, capacità e abilità

per uniformarsi alla classificazione professionale di tutto il pubblico impiego.

Lo SNALS-CONFSAL, apprezzando il metodo di lavoro proposto dall’Amministrazione, dopo una lettura veloce del documento presentato, ha da subito segnalato alcune perplessità, riservandosi però una lettura più approfondita per poter formulare le proposte per i necessari aggiustamenti.

Nel prossimo incontro, che dovrebbe svolgersi nella prima settimana di luglio, saranno esaminate le proposte delle OOSS circa le declaratorie di area e le indicazioni operative proposte dall’ARAN per l’elaborazione dei nuovi profili professionali.

Vito Masciale

Intervento del Prof. Vito Masciale, Consigliere Nazionale SNALS nonché Segretario Provinciale di Bari, nell’ambito della Tavola Rotonda, “La scuola tra criticità di sistema e disagi professionali del personale”, tenutasi a Treviso il 16 maggio 2019.

Questa riflessione è sorta negli ultimi mesi, nel momento di maggior tensione fra governo e sindacati, quando lo sciopero generale sembrava ormai ineluttabile.  Esso è stato poi revocato, ma il confronto continua.

A proposito degli stipendi il Governo si è impegnato a garantire nel triennio il recupero graduale del potere d’acquisto delle retribuzioni del personale scolastico e, contestualmente, ad avviare un percorso per un graduale avvicinamento alla media dei livelli salariali di altri Paesi europei.

Prendendo a confronto la posizione stipendiale media di carriera (15 anni), il gap percentuale tra la retribuzione di un docente italiano rispetto a quello medio dei colleghi europei oscilla tra il 18,2% dei docenti dell’infanzia e il 29,4% dei docenti della primaria, mentre per i professori di scuola media è del 24,3% e per quelli delle superiori del 26,7%.

Si è parlato, anche, di “chiara e condivisa considerazione del ruolo assegnato alla scuola per garantire identità e unità culturale del Paese, anche attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome”.

 

Passo ora al tema del nostro incontro.

Per far fronte alla situazione attuale occorrerebbe un piano strategico per il rilancio della scuola pensato su un orizzonte di almeno 10 anni e condiviso dalle principali forze politiche e sociali. Principale obiettivo il successo formativo di tutti gli studenti, da ottenere attraverso una drastica personalizzazione degli itinerari formativi individuali.

Bisogna riportare la scuola al centro del dibattito pubblico, come un ambito su cui investire e non solo effettuare tagli di spese improduttive. È importante aver chiaro che, come già accade nei principali Paesi Ocse, gli investimenti nel campo dell’educazione, formazione, ricerca e innovazione rappresentano la leva strategica per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo.

Nello scenario attuale, serve una vision della scuola come comunità educante coesa ed eticamente responsabile, dove il dirigente non è semplicemente un manager, ma un leader educativo capace di attivare processi innovativi, governare con il consenso e incrementare le motivazioni del personale e degli stessi studenti, la condizione necessaria per poter migliorare i risultati della singola scuola e del sistema educativo più in generale.

In questa prospettiva, occorre ridefinire un “Patto per lo sviluppo educativo” che coinvolga tutti gli attori e accompagnare il processo di riforma con un consistente programma di formazione rivolto a dirigenti scolastici, docenti, studenti e genitori, in modo tale da “creare le condizioni” culturali e professionali per l’effettiva implementazione di quanto indicato nelle norme legislative.

Inoltre, per rilanciare una nuova mission della scuola in Italia, si dovrebbero recuperare due questioni strategiche: il grave fenomeno della dispersione scolastica e l’elaborazione di una seria politica di orientamento scolastico, formativo e al lavoro permanente, che sia in grado di coinvolgere tutti gli attori interessati (personale della scuola, imprese, istituzioni) in modo consapevole e responsabile far dialogare il mondo della scuola e quello del lavoro e delle professioni.

Sono numerosi i problemi che la scuola italiana deve affrontare. Per quanto riguarda i ragazzi e la preparazione al lavoro, va sottolineato come il 20% dei giovani (il doppio che in Europa) non ha il diploma della scuola secondaria superiore, non studia, non lavora, non cerca lavoro), mentre percentuale di quelli disoccupati è del 38% (ancora una volta il doppio che in Europa).

Anche dal punto di vista della preparazione alla vita da cittadini le percentuali sono allarmanti: l’Italia ha il 14% di abbandoni precoci, mentre il 50% dei giovani è attore o vittima di bullismo, il 66% non ha trattato a scuola temi di educazione civica, il 75% non conosce la Costituzione.

Quanto alle “competenze funzionali” degli adulti (16-65 anni) secondo l’indagine OCSE–PIAAC il livello di “analfabetismo funzionale” in Italia è del 30% della popolazione (15 % nella UE), mentre il livello di “competenze adeguate o elevate” è solo del 30% (65% nella UE).

Ci sono peraltro “due Italie”, una vicina al Nord Europa e l’altra lontanissima.

Per rimediare a questa situazione drammatica è necessario puntare sul successo formativo di tutti gli studenti (recuperando il 20% che si perde). Ciò si può ottenere solo differenziando l’offerta formativa attraverso una radicale personalizzazione.

Per compensare gli squilibri di educabilità derivanti dal contesto socioeconomico la proposta può essere la scolarizzazione precoce e a tempo pieno: tutti a scuola obbligatoriamente dai 3 ai 14 anni, fino alla fine della scuola media, con un’attività di orientamento sin da questo ordine di scuola molto più efficace.

Per gli studenti della scuola secondaria superiore va valutata la possibilità di dedicare nel pomeriggio 30 ore per attività formative liberamente scelte dagli studenti (sport, volontariato, educazione delle emozioni), ma valutabili. Serve una forte integrazione tra i diversi momenti di attività curricolari, senza la quale il “tempo lungo” non produce effetti positivi.

Riformare la struttura e la finalità della scuola in modo da garantire il successo formativo di tutti gli studenti, senza scarti: il 20% di fallimenti scolastici costituisce una vera e propria bomba sociale e politica. Se questo problema non sarà risolto ci saranno rischi non solo per la coesione sociale ma anche per la stessa democrazia.

Per questo serve un impegno pubblico in materia di scuola, la nostra Costituzione affianca al diritto universale all’istruzione (e al corrispondente dovere della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli” che lo impediscono) il diritto delle famiglie a scegliere il modello educativo per i propri figli. Ma è possibile oggi che la scuola, si preoccupi solo dei “capaci e meritevoli”, come dice la Costituzione? La vera rivoluzione, oggi, è quella della scuola generalizzata e del successo per tutti.

Ma ciascuno a suo modo, “perché non siamo tutti uguali” per tempi e stili di apprendimento.

Fermo restando l’impegno individuale nello studio, i percorsi vanno resi flessibili partendo dalle attitudini e potenzialità dei singoli studenti

 

Quanto ai docenti, determinante è la qualità degli insegnanti: formati meglio e pagati meglio.

La scuola italiana non ha il tempo per poter aspettare una nuova generazione di docenti formati, in futuro, in appositi corsi di laurea finalizzati specificamente all’insegnamento. La formazione serve ora e per tutti (quelli che sono già in cattedra o sono in attesa di una supplenza).

La necessità di un “cambiamento radicale”, individua in un consistente aumento degli stipendi degli insegnanti la misura SIMBOLO di un nuovo e diverso atteggiamento del Paese nei confronti della scuola nazionale e di chi vi opera.

Tuttora la scuola è vista più come centro di spesa e opportunità di occupazione per il personale che come investimento, più che riformare occorre trasformare.

Il “come” si insegna conta infatti spesso più del “che cosa” si insegna.

Occorre puntare su un maggiore protagonismo dei docenti, partire dalle persone, e quindi costruire percorsi di apprendimento personalizzati dando ad esse fiducia e stimolando il dialogo, affinché si eviti la formazione, favorita dalla diffusione dei social, gruppi chiusi nei quali non c’è dialogo ma condivisione unilaterale di convinzioni di parte.

Ma ci deve stare a cuore il benessere dei nostri docenti, perché i soldi aiutano a stare meglio, danno lustro sociale in una società dove tutto si misura in denaro ma da soli non fanno la felicità: bisogna creare un ambiente di lavoro sicuro e sereno.

LA CARRIERA DEGLI INSEGNANTI

Il settore scuola è l’unico settore del servizio pubblico statale senza possibilità di carriera.

Servono figure intermedie per far funzionare un meccanismo complesso come la scuola adeguatamente, personale preparato con funzioni specifiche, strutturate e retribuite in maniera non estemporanea, il vice dirigente, il responsabile della didattica, il responsabile dell’innovazione.

L’accesso alla carriera di Dirigente dovrebbe essere riservato solo a chi ha ricoperto nella scuola ruoli intermedi di gestione e responsabilità.

LA SCUOLA DI QUALITA’

Serve, infine, la valutazione esterna delle scuole da parte di un ente di cui sia garantita l’assoluta indipendenza, quanto all’adesione delle scuole alle innovazioni, è opportuno che essa sia progressiva e volontaria, ma sempre esplicitamente supportata a livello istituzionale.

PATTO EDUCATIVO SCUOLA FAMIGLIA

Fondamentale, comunque, è la ricostruzione del patto educativo tra società, scuola e famiglie.

La materia andrebbe regolamentata perché, se lasciata per intero all’autonomia delle singole scuole potrebbe dar luogo a un aumento, anziché alla riduzione, delle disuguaglianze. Non basta la firma delle famiglie su un documento che le scuole secondarie superiori fino a ieri (dall’anno prossimo sembra ogni ordine di scuola) fanno firmare alle famiglie al momento dell’iscrizione e che poi nella realtà viene disatteso.

Le dimensioni della crisi della nostra scuola, la crisi dell’alleanza educativa tra scuola e famiglia, come mostrano le sempre più numerose aggressioni ai docenti, dipendono anche dall’arretratezza del modello organizzativo, che impedisce di sfruttare razionalmente le enormi potenzialità del nostro sistema educativo  attraverso una rinnovata partecipazione degli studenti e dei genitori alla vita della scuola, attraverso organismi ad hoc, su una serie di questioni cruciali: elaborazione del Piano triennale dell’Offerta formativa; innovazione tecnologica, didattica e metodologica; valutazione dei risultati; coinvolgimento degli attori sociali presenti sul territorio.

Gli organi collegiali sono sterili ed inutili perché obsoleti: a quando la loro riforma?

LE RISORSE

Sul versante della spesa e del rilancio degli investimenti per l’istruzione, è necessario recuperare risorse e rilanciare gli investimenti. In Danimarca si spende circa l’8% del PIL, in Italia solo il 4%. Rapportato al PIL italiano vorrebbe dire incrementare la spesa per l’istruzione di circa 65 miliardi di euro l’anno. Con queste risorse gli insegnanti sarebbero pagati meglio, le scuole sarebbero interamente digitalizzate e piene di laboratori interattivi

– Il decremento demografico  e la conseguente diminuzione della popolazione scolastica, ridurrebbe la spesa Miur di due miliardi di euro in pochi anni. Occorre evitare che tali risorse vengano sottratte alla scuola: reinvestendole si potrebbe rafforzare il tempo pieno/lungo e realizzare una adeguata formazione iniziale e continua dei docenti, in previsione del gigantesco ricambio dei prossimi anni.

Un esempio di cattiva gestione è costituito dai sette miliardi di euro che vengono spesi tra Miur ed Enti locali per il sostegno senza che il servizio funzioni in modo efficace: molte scuole sono inagibili, i docenti cambiano spessissimo.

LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’EDUCAZIONE CIVICA 

Qualche cenno merita, infine, la proposta di legge sull’Educazione Civica, approvata dalla Camera il 3 maggio e che ora passa all’esame del Senato. Essa ha esteso alla scuola primaria il ‘Patto di corresponsabilità educativa’ già in vigore nella scuola secondaria. Questo non esclude che possano essere decise sanzioni nei confronti degli alunni, ma solo alla fine di un percorso di confronto e condivisione con le famiglie. Ma che cosa fare quando la famiglia è assente e non vuole assumere alcuna (cor)responsabilità? La punizione (penale) del genitore in aggiunta a quella (scolastica) dello studente. Misure che si collocano entrambe, in modo diverso, al di fuori di ogni logica di condivisione e corresponsabilità educativa. E che non si pongono il problema del recupero sociale di entrambi. È come rassegnarsi all’idea che per una minoranza di ragazzi (e di genitori) non ci sia altro destino che l’emarginazione o la galera. Noi non ci rassegniamo, ma occorre essere consapevoli che per vincere la battaglia dell’inclusione servono una lucida determinazione e robuste dosi di coraggio e di pazienza.

Il voto pressoché unanime (3 astenuti) con il quale la Camera ha approvato la proposta di legge che ridefinisce l’educazione civica nei curricoli della scuola italiana ha ricevuto l’attenzione dei media più per ciò che ha tolto dall’ordinamento che per ciò che ha aggiunto: un impressionante elenco di contenuti e obiettivi dei quali la materia-non materia – o “insegnamento trasversale”, come lo definisce la legge – dovrà  farsi carico.

Il tutto in 33 ore annuali non aggiuntive e “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Così sono tutti soddisfatti: i partiti perché ciascuno di essi si può riconoscere in qualcuno dei contenuti di questa legge omnibus e anche il ministro dell’economia, perché la legge non comporta costi aggiuntivi. Ma l’unanimità, raggiunta in Parlamento, un suo costo ce l’ha: quello di rendere questo insegnamento nello stesso tempo straripante e impalpabile. Un ulteriore problema per le scuole e gli insegnanti che se ne dovranno occupare. Ma ci sono risorse per formare i docenti sulle tematiche? C’è il rischio di una eccessiva indeterminatezza della nozione stessa di Educazione civica, derivante dallo sterminato numero di obiettivi formativi elencati dalla legge, che per la sempre più ampia gamma degli obiettivi ad essa affidati non poteva che essere configurata come un “insegnamento trasversale affidato ad un docente e coordinatore e ai docenti della classe nella loro collegialità”. Ma se è bene che la legge richiami la pluralità degli obiettivi, “ancora più importante” è porre l’accento su quello che va oggi considerato come l’obiettivo prioritario, l’educazione alla cittadinanza digitale, perché “l’avvento di internet, delle reti sociali, dei nuovi mezzi di informazione e comunicazione, ha determinato cambiamenti dirompenti sia sul terreno dei diritti e delle libertà sia sulle forme di partecipazione alla vita democratica. In sintesi, sui contenuti essenziali della nostra Carta costituzionale”.

Serve un piano straordinario di formazione dei docenti” che accompagni una adeguata formazione digitale degli alunni anche in funzione dell’uso corretto di internet.

Dobbiamo agire in fretta”, perché la rivoluzione di Internet influenza le nostre realtà. A noi spetta il compito di coniugare tutto ciò con i valori propri della nostra Costituzione, che rimandano alla partecipazione, alla sussidiarietà e alla democrazia; ma non abbiamo più molto tempo, è questo il tempo. Ora bisogna ripartire: “Chi vuole davvero una cosa troverà una strada, gli altri una scusa”.

Il Consigliere Nazionale SNALS

Prof. Vito Masciale

 

Su reclutamento e precariato un passo decisivo

 

Il confronto al MIUR dopo l’intesa di Palazzo Chigi del 24 aprile scorso comincia a dare buoni frutti su uno dei temi centrali dell’agenda sindacale, quello della stabilizzazione del lavoro precario.

La soluzione delineata nel comunicato del Ministro dell’Istruzione, con la volontà di recepire la proposta sindacale – peraltro puntuale e specifica -, pur in attesa di verificare come sarà formulato il provvedimento di legge cui si fa cenno è sicuramente un passo decisivo in avanti rispetto alle richieste formulate nella piattaforma della mobilitazione unitaria, ai contenuti dell’intesa col Governo e a quanto ribadito in sede di confronto al tavolo tematico su reclutamento e precariato.

Ora in tempi strettissimi attendiamo una nuova convocazione del tavolo per un esame approfondito e dettagliato di tutte le questioni che dovranno essere efficacemente tradotte nel testo da sottoporre all’esame delle Camere.

È chiaro che poi la palla passa alle decisioni politiche e alle responsabilità da assumere coerentemente anche in sede parlamentare. Ci attendiamo che il buon lavoro fatto dalle organizzazioni sindacali trovi in tale sede il giusto riscontro, nell’interesse delle tantissime persone che da anni sono in condizione di precarietà e della scuola stessa, che ha bisogno di poter contare sulla stabilità del personale per un’efficace programmazione della didattica e un’ottimale gestione del sistema scolastico.

 

Roma, 24 maggio 2019

 

FLC  CGIL

CISL  FSUR

UIL Scuola RUA

SNALS  Confsal

GILDA UNAMS

Francesco Sinopoli

Maddalena Gissi

Giuseppe Turi

Elvira Serafini

Rino Di Meglio