Intervento del Prof. Vito Masciale, Consigliere Nazionale SNALS nonché Segretario Provinciale di Bari, nell’ambito della Tavola Rotonda, “La scuola tra criticità di sistema e disagi professionali del personale”, tenutasi a Treviso il 16 maggio 2019.
Questa riflessione è sorta negli ultimi mesi, nel momento di maggior tensione fra governo e sindacati, quando lo sciopero generale sembrava ormai ineluttabile. Esso è stato poi revocato, ma il confronto continua.
A proposito degli stipendi il Governo si è impegnato a garantire nel triennio il recupero graduale del potere d’acquisto delle retribuzioni del personale scolastico e, contestualmente, ad avviare un percorso per un graduale avvicinamento alla media dei livelli salariali di altri Paesi europei.
Prendendo a confronto la posizione stipendiale media di carriera (15 anni), il gap percentuale tra la retribuzione di un docente italiano rispetto a quello medio dei colleghi europei oscilla tra il 18,2% dei docenti dell’infanzia e il 29,4% dei docenti della primaria, mentre per i professori di scuola media è del 24,3% e per quelli delle superiori del 26,7%.
Si è parlato, anche, di “chiara e condivisa considerazione del ruolo assegnato alla scuola per garantire identità e unità culturale del Paese, anche attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome”.
Passo ora al tema del nostro incontro.
Per far fronte alla situazione attuale occorrerebbe un piano strategico per il rilancio della scuola pensato su un orizzonte di almeno 10 anni e condiviso dalle principali forze politiche e sociali. Principale obiettivo il successo formativo di tutti gli studenti, da ottenere attraverso una drastica personalizzazione degli itinerari formativi individuali.
Bisogna riportare la scuola al centro del dibattito pubblico, come un ambito su cui investire e non solo effettuare tagli di spese improduttive. È importante aver chiaro che, come già accade nei principali Paesi Ocse, gli investimenti nel campo dell’educazione, formazione, ricerca e innovazione rappresentano la leva strategica per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo.
Nello scenario attuale, serve una vision della scuola come comunità educante coesa ed eticamente responsabile, dove il dirigente non è semplicemente un manager, ma un leader educativo capace di attivare processi innovativi, governare con il consenso e incrementare le motivazioni del personale e degli stessi studenti, la condizione necessaria per poter migliorare i risultati della singola scuola e del sistema educativo più in generale.
In questa prospettiva, occorre ridefinire un “Patto per lo sviluppo educativo” che coinvolga tutti gli attori e accompagnare il processo di riforma con un consistente programma di formazione rivolto a dirigenti scolastici, docenti, studenti e genitori, in modo tale da “creare le condizioni” culturali e professionali per l’effettiva implementazione di quanto indicato nelle norme legislative.
Inoltre, per rilanciare una nuova mission della scuola in Italia, si dovrebbero recuperare due questioni strategiche: il grave fenomeno della dispersione scolastica e l’elaborazione di una seria politica di orientamento scolastico, formativo e al lavoro permanente, che sia in grado di coinvolgere tutti gli attori interessati (personale della scuola, imprese, istituzioni) in modo consapevole e responsabile far dialogare il mondo della scuola e quello del lavoro e delle professioni.
Sono numerosi i problemi che la scuola italiana deve affrontare. Per quanto riguarda i ragazzi e la preparazione al lavoro, va sottolineato come il 20% dei giovani (il doppio che in Europa) non ha il diploma della scuola secondaria superiore, non studia, non lavora, non cerca lavoro), mentre percentuale di quelli disoccupati è del 38% (ancora una volta il doppio che in Europa).
Anche dal punto di vista della preparazione alla vita da cittadini le percentuali sono allarmanti: l’Italia ha il 14% di abbandoni precoci, mentre il 50% dei giovani è attore o vittima di bullismo, il 66% non ha trattato a scuola temi di educazione civica, il 75% non conosce la Costituzione.
Quanto alle “competenze funzionali” degli adulti (16-65 anni) secondo l’indagine OCSE–PIAAC il livello di “analfabetismo funzionale” in Italia è del 30% della popolazione (15 % nella UE), mentre il livello di “competenze adeguate o elevate” è solo del 30% (65% nella UE).
Ci sono peraltro “due Italie”, una vicina al Nord Europa e l’altra lontanissima.
Per rimediare a questa situazione drammatica è necessario puntare sul successo formativo di tutti gli studenti (recuperando il 20% che si perde). Ciò si può ottenere solo differenziando l’offerta formativa attraverso una radicale personalizzazione.
Per compensare gli squilibri di educabilità derivanti dal contesto socioeconomico la proposta può essere la scolarizzazione precoce e a tempo pieno: tutti a scuola obbligatoriamente dai 3 ai 14 anni, fino alla fine della scuola media, con un’attività di orientamento sin da questo ordine di scuola molto più efficace.
Per gli studenti della scuola secondaria superiore va valutata la possibilità di dedicare nel pomeriggio 30 ore per attività formative liberamente scelte dagli studenti (sport, volontariato, educazione delle emozioni), ma valutabili. Serve una forte integrazione tra i diversi momenti di attività curricolari, senza la quale il “tempo lungo” non produce effetti positivi.
Riformare la struttura e la finalità della scuola in modo da garantire il successo formativo di tutti gli studenti, senza scarti: il 20% di fallimenti scolastici costituisce una vera e propria bomba sociale e politica. Se questo problema non sarà risolto ci saranno rischi non solo per la coesione sociale ma anche per la stessa democrazia.
Per questo serve un impegno pubblico in materia di scuola, la nostra Costituzione affianca al diritto universale all’istruzione (e al corrispondente dovere della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli” che lo impediscono) il diritto delle famiglie a scegliere il modello educativo per i propri figli. Ma è possibile oggi che la scuola, si preoccupi solo dei “capaci e meritevoli”, come dice la Costituzione? La vera rivoluzione, oggi, è quella della scuola generalizzata e del successo per tutti.
Ma ciascuno a suo modo, “perché non siamo tutti uguali” per tempi e stili di apprendimento.
Fermo restando l’impegno individuale nello studio, i percorsi vanno resi flessibili partendo dalle attitudini e potenzialità dei singoli studenti
Quanto ai docenti, determinante è la qualità degli insegnanti: formati meglio e pagati meglio.
La scuola italiana non ha il tempo per poter aspettare una nuova generazione di docenti formati, in futuro, in appositi corsi di laurea finalizzati specificamente all’insegnamento. La formazione serve ora e per tutti (quelli che sono già in cattedra o sono in attesa di una supplenza).
La necessità di un “cambiamento radicale”, individua in un consistente aumento degli stipendi degli insegnanti la misura SIMBOLO di un nuovo e diverso atteggiamento del Paese nei confronti della scuola nazionale e di chi vi opera.
Tuttora la scuola è vista più come centro di spesa e opportunità di occupazione per il personale che come investimento, più che riformare occorre trasformare.
Il “come” si insegna conta infatti spesso più del “che cosa” si insegna.
Occorre puntare su un maggiore protagonismo dei docenti, partire dalle persone, e quindi costruire percorsi di apprendimento personalizzati dando ad esse fiducia e stimolando il dialogo, affinché si eviti la formazione, favorita dalla diffusione dei social, gruppi chiusi nei quali non c’è dialogo ma condivisione unilaterale di convinzioni di parte.
Ma ci deve stare a cuore il benessere dei nostri docenti, perché i soldi aiutano a stare meglio, danno lustro sociale in una società dove tutto si misura in denaro ma da soli non fanno la felicità: bisogna creare un ambiente di lavoro sicuro e sereno.
LA CARRIERA DEGLI INSEGNANTI
Il settore scuola è l’unico settore del servizio pubblico statale senza possibilità di carriera.
Servono figure intermedie per far funzionare un meccanismo complesso come la scuola adeguatamente, personale preparato con funzioni specifiche, strutturate e retribuite in maniera non estemporanea, il vice dirigente, il responsabile della didattica, il responsabile dell’innovazione.
L’accesso alla carriera di Dirigente dovrebbe essere riservato solo a chi ha ricoperto nella scuola ruoli intermedi di gestione e responsabilità.
LA SCUOLA DI QUALITA’
Serve, infine, la valutazione esterna delle scuole da parte di un ente di cui sia garantita l’assoluta indipendenza, quanto all’adesione delle scuole alle innovazioni, è opportuno che essa sia progressiva e volontaria, ma sempre esplicitamente supportata a livello istituzionale.
PATTO EDUCATIVO SCUOLA FAMIGLIA
Fondamentale, comunque, è la ricostruzione del patto educativo tra società, scuola e famiglie.
La materia andrebbe regolamentata perché, se lasciata per intero all’autonomia delle singole scuole potrebbe dar luogo a un aumento, anziché alla riduzione, delle disuguaglianze. Non basta la firma delle famiglie su un documento che le scuole secondarie superiori fino a ieri (dall’anno prossimo sembra ogni ordine di scuola) fanno firmare alle famiglie al momento dell’iscrizione e che poi nella realtà viene disatteso.
Le dimensioni della crisi della nostra scuola, la crisi dell’alleanza educativa tra scuola e famiglia, come mostrano le sempre più numerose aggressioni ai docenti, dipendono anche dall’arretratezza del modello organizzativo, che impedisce di sfruttare razionalmente le enormi potenzialità del nostro sistema educativo attraverso una rinnovata partecipazione degli studenti e dei genitori alla vita della scuola, attraverso organismi ad hoc, su una serie di questioni cruciali: elaborazione del Piano triennale dell’Offerta formativa; innovazione tecnologica, didattica e metodologica; valutazione dei risultati; coinvolgimento degli attori sociali presenti sul territorio.
Gli organi collegiali sono sterili ed inutili perché obsoleti: a quando la loro riforma?
LE RISORSE
Sul versante della spesa e del rilancio degli investimenti per l’istruzione, è necessario recuperare risorse e rilanciare gli investimenti. In Danimarca si spende circa l’8% del PIL, in Italia solo il 4%. Rapportato al PIL italiano vorrebbe dire incrementare la spesa per l’istruzione di circa 65 miliardi di euro l’anno. Con queste risorse gli insegnanti sarebbero pagati meglio, le scuole sarebbero interamente digitalizzate e piene di laboratori interattivi
– Il decremento demografico e la conseguente diminuzione della popolazione scolastica, ridurrebbe la spesa Miur di due miliardi di euro in pochi anni. Occorre evitare che tali risorse vengano sottratte alla scuola: reinvestendole si potrebbe rafforzare il tempo pieno/lungo e realizzare una adeguata formazione iniziale e continua dei docenti, in previsione del gigantesco ricambio dei prossimi anni.
Un esempio di cattiva gestione è costituito dai sette miliardi di euro che vengono spesi tra Miur ed Enti locali per il sostegno senza che il servizio funzioni in modo efficace: molte scuole sono inagibili, i docenti cambiano spessissimo.
LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’EDUCAZIONE CIVICA
Qualche cenno merita, infine, la proposta di legge sull’Educazione Civica, approvata dalla Camera il 3 maggio e che ora passa all’esame del Senato. Essa ha esteso alla scuola primaria il ‘Patto di corresponsabilità educativa’ già in vigore nella scuola secondaria. Questo non esclude che possano essere decise sanzioni nei confronti degli alunni, ma solo alla fine di un percorso di confronto e condivisione con le famiglie. Ma che cosa fare quando la famiglia è assente e non vuole assumere alcuna (cor)responsabilità? La punizione (penale) del genitore in aggiunta a quella (scolastica) dello studente. Misure che si collocano entrambe, in modo diverso, al di fuori di ogni logica di condivisione e corresponsabilità educativa. E che non si pongono il problema del recupero sociale di entrambi. È come rassegnarsi all’idea che per una minoranza di ragazzi (e di genitori) non ci sia altro destino che l’emarginazione o la galera. Noi non ci rassegniamo, ma occorre essere consapevoli che per vincere la battaglia dell’inclusione servono una lucida determinazione e robuste dosi di coraggio e di pazienza.
Il voto pressoché unanime (3 astenuti) con il quale la Camera ha approvato la proposta di legge che ridefinisce l’educazione civica nei curricoli della scuola italiana ha ricevuto l’attenzione dei media più per ciò che ha tolto dall’ordinamento che per ciò che ha aggiunto: un impressionante elenco di contenuti e obiettivi dei quali la materia-non materia – o “insegnamento trasversale”, come lo definisce la legge – dovrà farsi carico.
Il tutto in 33 ore annuali non aggiuntive e “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Così sono tutti soddisfatti: i partiti perché ciascuno di essi si può riconoscere in qualcuno dei contenuti di questa legge omnibus e anche il ministro dell’economia, perché la legge non comporta costi aggiuntivi. Ma l’unanimità, raggiunta in Parlamento, un suo costo ce l’ha: quello di rendere questo insegnamento nello stesso tempo straripante e impalpabile. Un ulteriore problema per le scuole e gli insegnanti che se ne dovranno occupare. Ma ci sono risorse per formare i docenti sulle tematiche? C’è il rischio di una eccessiva indeterminatezza della nozione stessa di Educazione civica, derivante dallo sterminato numero di obiettivi formativi elencati dalla legge, che per la sempre più ampia gamma degli obiettivi ad essa affidati non poteva che essere configurata come un “insegnamento trasversale affidato ad un docente e coordinatore e ai docenti della classe nella loro collegialità”. Ma se è bene che la legge richiami la pluralità degli obiettivi, “ancora più importante” è porre l’accento su quello che va oggi considerato come l’obiettivo prioritario, l’educazione alla cittadinanza digitale, perché “l’avvento di internet, delle reti sociali, dei nuovi mezzi di informazione e comunicazione, ha determinato cambiamenti dirompenti sia sul terreno dei diritti e delle libertà sia sulle forme di partecipazione alla vita democratica. In sintesi, sui contenuti essenziali della nostra Carta costituzionale”.
Serve un piano straordinario di formazione dei docenti” che accompagni una adeguata formazione digitale degli alunni anche in funzione dell’uso corretto di internet.
“Dobbiamo agire in fretta”, perché la rivoluzione di Internet influenza le nostre realtà. A noi spetta il compito di coniugare tutto ciò con i valori propri della nostra Costituzione, che rimandano alla partecipazione, alla sussidiarietà e alla democrazia; ma non abbiamo più molto tempo, è questo il tempo. Ora bisogna ripartire: “Chi vuole davvero una cosa troverà una strada, gli altri una scusa”.
Il Consigliere Nazionale SNALS
Prof. Vito Masciale
Riportiamo una scheda sintetica sui permessi elettorali:
Lavoratori che si recano a votare in un comune diverso da quello ove prestano servizio | · Non è previsto alcun permesso specifico per recarsi a votare in un comune diverso da quello dellasede di servizio, a meno che il dipendente non risulti trasferito nell’approssimarsi dell’elezione o del referendum e, pur avendo provveduto entro il termine prescritto di 20 giorni a chiedere il trasferimento di residenza, non abbia ottenuto in tempo l’iscrizione nelle liste elettorali nel nuovo comune di servizio.
· In questo caso i permessi sono retribuiti e sono concessi secondo i seguenti criteri: · un giorno per le distanze da 350 a 700 chilometri; · due giorni per le distanze oltre i 700 chilometri o per spostamenti da e per le isole. · In tutti gli altri casi sussiste il diritto del dipendente a chiedere ed ottenere permessi o ferie per raggiungere il proprio comune di residenza e precisamente:
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Per adempiere alle funzioni di componente il seggio elettorale | · A tutto il personale a tempo indeterminato o a tempo determinato (anche supplente temporaneo) spettano i giorni occorrenti per le operazioni di voto e di scrutinio.
· Per i giorni festivi o non lavorativi compresi nel periodo di svolgimento delle operazioni elettorali spettano anche riposi compensativi. · Il beneficio spetta a tutti i componenti il seggio elettorale: presidente, scrutatore, segretario, rappresentanti di lista o dei promotori del referendum. · Poiché l’attività prestata presso i seggi elettorali è equiparata ad attività lavorativa, il dipendente, nei giorni coincidenti con le operazioni elettorali, è esonerato da eventuali obblighi di servizio anche se collocati in orario diverso da quello di impegno ai seggi (es. in servizio al sabato mattina e impegnato al seggio nel pomeriggio: ha diritto di assentarsi per tutta la giornata di sabato). · Secondo l’orientamento della Corte Costituzionale, il lavoratore ha diritto al recupero delle giornate festive o non lavorative, destinate alle operazioni elettorali, nel periodo immediatamente successivo alle stesse. |
Il MIUR ha pubblicato la banca dati di 4.000 quesiti per la prova preselettiva del concorso per il reclutamento di 2.004 Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi per le Istituzioni scolastiche statali (D.d. 2015 del 20 dicembre 2018).
La prova preselettiva si svolgerà nei giorni 11, 12 e 13 giugno 2019 nelle sedi individuate dagli Uffici Scolastici Regionali; avrà una durata massima di 100 minuti e consisterà nella somministrazione di 100 quesiti a risposta multipla, riguardanti le discipline previste per le prove scritte.
Alla pagina https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-pubblicata-la-banca-dati-dei-quesiti-per-la-prova-preselettiva-del-concorso-dsga è possibile scaricare i quesiti per la prova preselettiva suddivisi per materie.
In data 21 maggio 2019, si è svolto questa mattina il previsto incontro di informativa, presso la Direzione Generale per gli Ordinamenti, sulla rendicontazione sociale 2019 e apertura RAV 2019-2022.
Presenti il D.G. Palermo e il Dott. Previtali.
La Dott.ssa Palermo ha illustrato la bozza della nota che il MIUR si appresta a diramare (entro questa settimana) alle scuole, facendo seguito a quella del 16 ottobre 2018 e volta a fornire indirizzi e precisazioni sulla Rendicontazione Sociale che gli istituti dovranno compilare entro il 31 dicembre. La nota contiene anche indicazioni sull’apertura funzioni per la stesura del RAV relativo al triennio 2019-2022. L’Amministrazione ha ribadito l’importanza che assume la R.S. ai fini del piano di miglioramento per il triennio successivo.
E’ quindi intervenuto il Dott. Previtali che, attraverso l’ausilio di una serie di slides, ha illustrato la piattaforma che il MIUR metterà a disposizione delle scuole sia per la compilazione della RS sia per la stesura, nei tempi previsti dalla nota, del RAV 2019/2022.
La procedura, rispetto al recente passato, appare molto più snella e flessibile, semplificata in molte sue parti e, soprattutto, consente alle scuole di accedere alle varie schede anche modificando il loro contenuto.
Tutte le OO.SS. hanno espresso apprezzamento per lo sforzo fatto dalla Direzione Generale di semplificare e facilitare la produzione dei documenti, che resta comunque un impegno gravoso per le scuole.
Tutti, inoltre, hanno auspicato che vi sia la massima condivisione dei contenuti della R.S e del RAV con le varie componenti della scuola, in primis il Collegio Docenti. E’ stato poi chiesto di non citare nella nota il legame tra il RAV e gli obiettivi assegnati ai dirigenti scolastici nei contratti triennali. Nella fase attuale, che ci vede impegnati a rivedere le procedure di valutazione come concordato nel nuovo CCNL dei dirigenti, sembra prematuro prefissare determinati processi sequenziali.
In data 17 maggio 2017, durante un incontro al MIUR, la dottoressa Capasso ha illustrato brevemente le diverse fasi della procedura di reclutamento.
Alla prova scritta hanno partecipato complessivamente 9376 candidati.
Alla prova orale sono stati ammessi 3795 candidati.
Le prove orali inizieranno a partire dal 20 maggio e si svolgeranno a livello regionale con abbinamento dei candidati alle commissioni in modalità random, indipendentemente dalla regione di provenienza, seguendo l’ordine alfabetico. Ovviamente i primi a sostenere la prova orale saranno i candidati il cui cognome inizia con la lettera “M”, già sorteggiata durante le prove scritte.
Le prove orali dovrebbero concludersi entro la prima decade di luglio e le graduatorie provvisorie dovrebbero essere pubblicate entro la seconda decade di luglio mentre le definitive entro la fine dello stesso mese, per consentire l’immissione in ruolo dal 1° settembre.
Sulla base dei quadri di riferimento il presidente della commissione principale ha diramato una direttiva alle commissioni con le indicazioni per lo svolgimento della prova orale.
Ciascuna commissione predispone le prove (argomenti, quesiti, testi di lingua straniera, quesiti di informatica) ogni giorno prima dell’inizio di ciascuna sessione in numero pari ai candidati assegnati più due in modo da consentire al candidato, prima dell’inizio del colloquio, la scelta tra una terna di proposte. In sostanza il candidato sceglierà tra 4 terne i contenuti della prova.
La prova orale si articola in:
- Argomenti sulle materie di esame
- Quesiti su casi professionali da risolvere con il metodo del problem solving con i parametri del contesto, della descrizione e della proposta risolutiva
- Testo in lingua straniera di 8 righi da tradurre e con una domanda stimolo da cui partire per la conversazione
- Quesito di informatica che può prevedere una prova pratica al computer
La prova dura 50 minuti con una oscillazione del 10% in più o in meno.
La commissione dispone di 100 punti di cui 82 per l’argomento ed il quesito, 12 per la lingua straniera e 6 per informatica. La prova si intende superata con un punteggio pari a 70. Per ogni candida sarà compilata una scheda di valutazione che contiene cifre intere.
Lo Snals-Confsal ha espresso le proprie preoccupazioni e perplessità sugli aspetti funzionali ed organizzativi ritenendo tra l’altro che la predisposizione delle prove per ciascuna sessione e per i candidati assegnati giornalmente a ciascuna commissione non garantisce sufficientemente la trasparenza e l’equità della procedura.
Sono previsti ulteriori incontri per l’informativa sui posti da assegnare ai vincitori e sulla loro distribuzione regionale, anche alla luce del confronto che partirà a breve sulla mobilità ed il conferimento degli incarichi dirigenziali.
L’obiettivo a cui si lavora è permettere a tutti quelli che hanno i requisiti delle 3 annualità di accedere ad entrambe le procedure: concorso ordinario e procedura di stabilizzazione straordinaria con graduatorie regionali, accessibili a tutti i docenti con i requisiti. In tal modo i candidati avranno una doppia possibilità, e soprattutto potrebbero concorrere almeno per due regioni: quella del concorso ordinario e quella della procedura straordinaria.
La possibilità di partecipare ad entrambe le procedure permette ai candidati di scegliere liberamente in quali regioni concorrere con consapevolezza.
Secondo la nostra proposta il percorso straordinario di abilitazione verrebbe organizzato, per tutti coloro che hanno i requisiti, dalle Università in collaborazione con le Scuole e sarebbe percorso abilitante. L’abilitazione conseguita darà diritto all’immissione in ruolo. Analogamente è stato chiesto un concorso riservato per i dsga facenti funzione e l’attivazione di uno specifico confronto per tutti gli aspetti concernenti la valorizzazione professionale del personale ATA.
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
MIUR-ORGANIZZAZIONI SINDACALI
Scuola, nuovo incontro Miur-Sindacati su precariato
Consegnata proposta unitaria, ora rapido vaglio tecnico-politico
Prosegue al MIUR il confronto fra i vertici del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e le Organizzazioni Sindacali in merito al tema del reclutamento e del precariato nella scuola. Un tavolo tematico che fa seguito all’accordo raggiunto a Palazzo Chigi, lo scorso 24 aprile, alla presenza del Ministro Marco Bussetti e del premier Giuseppe Conte.
Il 6 maggio scorso si era svolto già un primo incontro al MIUR, con l’obiettivo di arrivare a una proposta organica che consenta di avviare una nuova stagione concorsuale per dare ai neolaureati la possibilità di insegnare, salvaguardando anche la specifica esperienza maturata da chi ha già lavorato nella scuola per almeno tre anni.
Oggi un significativo passo avanti: le Organizzazioni Sindacali hanno illustrato una loro proposta unitaria al Capo di Gabinetto del MIUR, Giuseppe Chiné. Il Capo di Gabinetto del MIUR si è impegnato a presentarla al Ministro Marco Bussetti per una rapida istruttoria tecnica e politica tesa a verificarne la pratica attuazione, anche rispetto agli indispensabili passaggi parlamentari. Istruttoria che coinvolgerà anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, firmatario dell’intesa del 24 aprile. Le parti hanno concordato la necessità di convocare al più presto un nuovo incontro.
Roma, 16 maggio 2019
Come da noi sostenuto nei notiziari precedenti, l’indennità di vacanza contrattuale doveva essere pagata non, come inizialmente comunicato da NoiPa, secondo il gradone iniziale per ogni qualifica, ma secondo il gradone in godimento.
Gli importi spettanti quindi sono quelli riportati nelle tabelle della Ragioneria Generale dello Stato del 5.04.2019 che tengono correttamente conto di quanto previsto dall’art. 2, comma 6° del CCNL Istruzione e Ricerca 2016/2018.
Il 7 maggio, NoiPa ha pubblicato nel suo sito il seguente messaggio: “Si comunica che per il personale del comparto Istruzione e Ricerca, a decorrere dalla mensilità di Giugno 2019, l’indennità di vacanza contrattuale sarà adeguata in funzione dell’anzianità di servizio, così come previsto dalla legge 30 dicembre 2018 n. 145, c. 440, art. 1 e confermato dalla Ragioneria Generale dello Stato successivamente alla prima applicazione (msg NoiPa 031 del 26/03/2019).
Contestualmente, saranno liquidati eventuali arretrati relativi ai mesi di Aprile e Maggio 2019.”
Essendo poi trascorsi sei mesi dal 31.12.2018, data di scadenza del CCNL 2016-2018, dall’1 luglio spetterà un aumento dell’indennità di vacanza contrattuale già percepita fino al mese di giugno.
LA SCUOLA E LE CRITICITA’ DI SISTEMA
La nostra società ha sempre considerato determinante e strategico il ruolo della scuola, sia per il futuro delle nuove generazioni che per l’evoluzione positiva della stessa.
I cambiamenti socio-economici intervenuti negli ultimi decenni, però, hanno modificato la nostra società e gli orientamenti che nel tempo avevano assicurato modelli di relazione, tra docenti e studenti, tra genitori e figli, in grado di garantire stabilità e rispetto dei rispettivi ruoli.
I mutamenti in seno alla famiglia, soprattutto, hanno inciso fortemente per quanto riguarda la crisi della scuola, contribuendo a rompere quel patto che esisteva tra genitori e docenti. La conseguente sfiducia degli uni nei confronti degli altri ha prodotto una profonda spaccatura riguardo le finalità educative della famiglia rispetto a quelle della scuola.
Oltre a ciò, le continue riforme e controriforme, la mole di norme e regolamenti hanno generato la decadenza e lo sbandamento che oggi affligge la scuola, il personale scolastico, gli studenti e le famiglie.
Negli ultimi tempi, inoltre, la vita quotidiana di molte scuole, tra le tante criticità, ha visto aumentare episodi di intolleranza, di prevaricazione, di violenza e di maleducazione.
L’amplificazione dei media di ogni fatto eclatante, per di più, spinge i genitori ad affidarsi all’intervento di forze dell’ordine, avvocati e giudici piuttosto che al sistema scolastico.
Con tutto questo devono “fare i conti” quotidianamente dirigenti scolastici, insegnanti e personale ATA, confrontandosi con comportamenti che sono il sintomo di fenomeni e di cambiamenti della nostra società, impoverita culturalmente ed economicamente, caratterizzata da diversità e disuguaglianze.
Ogni anno oltre 800 mila Docenti e circa 250 mila unità di personale ATA interagiscono con poco meno di 8 milioni di alunni e con le rispettive famiglie. Numeri questi che devono farci riflettere quando parliamo di scuola e dei problemi ad essa connessi, perché annualmente oltre 1/4 della popolazione italiana a diverso titolo interagisce all’interno di un sistema che merita di essere messo nelle condizioni di funzionare al meglio.
DISAGI PROFESSIONALI DEL PERSONALE
Il personale della scuola, da molti anni, oltre a cercare di mettere in pratica riforme non condivise e norme contraddittorie, è costretto a subire leggi di revisione della spesa pubblica che aggravano sempre più il carico di lavoro giornaliero e penalizzano la possibilità di collocamento in quiescenza.
Per quanto concerne i docenti, in particolare, gli esperti sostengono che molti sono i fattori ritenuti responsabili dell’alta usura psicofisica. Tra questi i più accreditati risultano: le numerose riforme scolastiche; l’inadeguata retribuzione; la bassa considerazione da parte dell’opinione pubblica; l’uso delle nuove tecnologie e del registro elettronico; il difficile rapporto con il dirigente scolastico e con i colleghi; le classi numerose; la burocrazia e le mille “scartoffie” da compilare; il maggior carico di lavoro legato alla crescente presenza di alunni disabili, con DSA o con BES; gli infiniti compiti extrascolastici; il precariato; la crisi della famiglia; la rottura dell’asse genitori-insegnanti e la maleducazione degli studenti.
Poco considerata, riguardo lo stress da lavoro correlato, finora è stata anche la tipologia del rapporto tra il docente e gli alunni che, invero, mostra peculiarità estremamente significative, quali: frequentazione reiterata e protratta per più ore al giorno, tutti i giorni lavorativi, nove mesi all’anno, per cicli di tre o di cinque anni; asimmetria del rapporto che permane per tutta la durata della carriera professionale; svantaggio nel rapporto numerico con gli stessi (circa 1 a 30).
Riguardo l’usura psicofisica del personale ATA vanno evidenziate le condizioni operative e di super lavoro (principalmente del personale assistente amministrativo) cui è giornalmente sottoposto, lo stress e le situazioni di disagio psicologico subito a causa della crescente complessità dei compiti da svolgere, la mancanza di formazione preventiva e l’effettuazione di molte ore di straordinario (imposto) per riuscire ad effettuare il lavoro dei colleghi assenti e non sostituibili per legge.
LE RAGIONI DELL’INIZIATIVA
E’ fondamentale per il sindacato, allo scopo di individuare adeguati modelli interpretativi e strumenti d’intervento efficaci a sostenere il personale, comprendere i fenomeni e la reale condizione in cui operano i singoli ruoli professionali, il clima nelle scuole e nella comunità scolastica, per aumentare la collaborazione, la cooperazione e la collegialità e superare il senso di isolamento che nasce dalle situazioni di fragilità personale e professionale.
Lo SNALS–ConfSAL avvia un confronto tra esperti, autorità istituzionali e personale scolastico per ricercare percorsi, attraverso la messa in comune di visioni, responsabilità e strumenti, affinché ogni istituzione scolastica sia una comunità educante allargata e partecipata, ma anche l’iniziativa sia occasione per formulare proposte riguardo le possibili innovazioni contrattuali e legislative atte alla soluzione delle criticità di sistema ed in grado di limitare i disagi professionali del personale.
Intervengono:
Saluti:
Mario Bozzo – Responsabile ConfSAL Ufficio Studi
Mario Conte – Sindaco di Treviso
Introduzione ai lavori:
Elvira Serafini – Segretario Generale SNALS-ConfSAL
Moderatore:
Paolo Capresi – Giornalista Mediaset e scrittore
Tavola Rotonda:
Chiara Crivelli – Segretario Nazionale Associazione Genitori Italiani (AGE)
Genitori in crisi per l’emergenza educativa
Salvatore Auci – Segretario Provinciale SNALS-ConfSAL di Treviso
La scuola e le criticità di sistema
Vittorio Lodolo D’Oria – Medico esperto in burnout a scuola
Stress da lavoro correlato e presunti maltrattamenti a scuola: correlazioni e conseguenti interventi
Francesco Leone – Avvocato penalista del Foro di Treviso
La funzione del Pubblico Ufficiale
Angela Colmellere – Componente della VII Commissione – Camera Deputati
Proposta di legge – Inasprimento delle pene per violenze contro gli insegnanti
Augusta Celada – Direttore Generale USR Veneto
Patrizia Pavatti – Direttore Generale USR Friuli-Venezia Giulia
Barbara Sardella – Dirigente Ambito Territoriale Treviso
Conclusioni:
Angelo Raffaele Margiotta– Segretario generale ConfSAL
Le proposte dello SNALS-ConfSAL
COMUNICATO STAMPA DEI SEGRETARI GENERALI DI
FLC CGIL, CISL FSUR, UIL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL, GILDA UNAMS
La Corte Costituzionale, il 7 maggio 2019, si è espressa sulle questioni sollevate dal Consiglio di Stato riguardanti il sistema di reclutamento previsto dal d.lgs. 59/17 (attuativo della “Buona Scuola”), sostenendo in particolare la piena legittimità delle procedure concorsuali riservate.
Per questo motivo il MIUR ed il Governo non hanno più alibi per non individuare percorsi specifici di reclutamento, coerenti con quanto definito dall’Intesa del 24 aprile.
Diventa più rapida la strada per individuare un percorso transitorio e straordinario per il personale della scuola che ha già acquisito le necessarie professionalità attraverso il servizio: i docenti con 3 annualità e gli assistenti amministrativi che hanno svolto la funzione di DSGA.
Roma, 7 maggio 2019
FLC CGIL |
CISL FSUR |
UIL SCUOLA RUA |
SNALS CONFSAL |
GILDA UNAMS |