Non è più tempo  solo di allarmismi ed indignazioni,non è più tempo di rattoppi che alterano la realtà o di orizzonti limitati  . Esordisce così il segretario regionale Snals Vito Masciale riferendosi ai numeri che hanno fatto notizia nei giorni scorsi sul decremento degli alunni in Puglia. E prosegue: Questi numeri mi preoccupano ovviamente molto anzi moltissimo ma non mi sorprendono. Mi preoccupano come cittadino e come rappresentante del mondo scuola . Come cittadino perché a livello nazionale, sono decenni ormai che l’Istat ci comunica puntualmente un calo delle nascite ma di concreto cosa è stato fatto per invertire la rotta?  È di qualche giorno fa, l’ultima  previsione dell’Istat sul futuro demografico del Paese:  dai 59,2 milioni di cittadini del 2021, secondo le stime saremo 57,9 milioni nel 2030, per scendere a 54,2 milioni nel 2050 e non voglio andare oltre nel tempo.. Tutto questo avrà conseguenze non solo per la scuola ma avrà un effetto domino sul paese : decrescita dell’economia con il crollo del pil, welfare in crisi con minor protezioni per i più fragili , entro il 2041   una famiglia  su cinque non  avrà figli , una popolazione sempre più anziana e sempre meno lavoratori  rappresenterà un problema serio per il nostra sistema sanitario nazionale  un vanto  oggi a livello internazionale per gratuità e universalismo – ma  che si sostiene attraverso i cittadini che pagano le tasse in proporzione al proprio reddito e con il pagamento dei ticket relativi alle prestazioni sanitarie da parte di chi non ha diritto all’esenzione. Se diminuiscono i lavoratori ,se non riparte la natalità, ci saranno meno persone che lavorano e, quindi, ci saranno meno persone che pagheranno le tasse, come  riusciremo a rendere sostenibile il meccanismo? Crollerà il valore delle  case  perché se non nascono più bambini le città si spopolano e avendo il mercato immobiliare  a disposizione una quantità maggiore di immobili, perderanno  il loro valore. C’è poi  la questione dello spopolamento di alcune aree del Paese. Se le città continueranno a essere in media densamente popolate, la denatalità in Italia secondo l’Istat colpirà soprattutto le aree rurale e il Mezzogiorno, dove già  da decenni si verifica un forte esodo a favore del più produttivo Nord. Entro 10 anni andrà incontro a un calo demografico l’80 per cento dei Comuni per la bassa fecondità, ma anche per  livelli migratori sfavorevoli per alcune realtà territoriali,  per l’estero e per l’interno. E per i 1.060 Comuni che ricadono nelle aree interne, quelle montane e comunque lontane dal mare che si contraddistinguono per la distanza fisica dall’offerta di servizi essenziali, secondo l’Istat la condizione demografica sarà ancor più sfavorevole, con una riduzione della popolazione pari al 9,1 per cento, che sale al 10,4 considerando il solo Mezzogiorno.

Il calo di popolazione generale  dipende   anche da una diminuzione costante di migranti e stranieri che scelgono di vivere nel nostro paese.  Oggi il fenomeno migratorio in entrata in Italia è visto prevalentemente come un problema di politica interna e di sicurezza nazionale . In realtà, ad oggi, dal punto di vista economico il lavoro dei cittadini stranieri in Italia vale 134 miliardi e incide per il 9 per cento sul prodotto interno lordo, secondo il Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa. E se il trend della natalità italiana dovesse veramente confermare le attese, l’apporto degli stranieri (a prescindere da modalità di arrivo e provenienza) diventerà sempre più importante. Urge una seria svolta politica per la natalità  per fronteggiare e vincere questo inverno demografico investendo risorse sui giovani creando opportunità di lavoro che permettano loro di poter fare programmi per il proprio futuro contemplando anche il progetto di metter su famiglia e fare figli sapendo di poter contare sul supporto dello stato sia intermini di servizi che di benefici economici. Servono politiche familiari sul modello francese e tedesco.

Ma il segretario Masciale non si limita ad una analisi puntuale e circostanziata sulle conseguenze della denatalità e lancia la proposta  dello Snals per il futuro della scuola di Puglia.

Come uomo di scuola sono preoccupato perché le sorti della scuola sono strettamente intrecciate con quelle del paese.  Senza scuola ,istruzione formazione non c’è futuro per il paese . Il numero di alunni è in calo e continuerà ad esserlo nei prossimi anni finchè non ci sarà una ripresa significativa della natalità che dopo 5 /6 anni approderà in classe. Intanto che si fa? Si deve provare a resistere e a migliorare l’esistente . Come ? Con varie azioni collegate fra loro.in maniera sinergica .Quando si parla di scuola vogliamo tutti una scuola di qualità :bene si può fare senza stravolgerla.  Entro nel dettaglio: quest’anno l’organico rimarrà invariato ma sarebbe sufficiente diminuire il numero minimo di alunni per classe eliminando le così dette classi pollaio(una richiesta  ultradecennali dei sindacati finora inascoltati dai vari ministri ) e sarebbero tante le conseguenze positive di qualità:  assicureremmo i posti di lavoro, renderemmo il lavoro di insegnante /docente meno usurante , daremmo agli alunni più tempo ed attenzioni e tutto questo migliorerebbe il clima nelle scuole e forse gli episodi di scontro e di violenza diminuirebbero . I docenti potrebbero curare davvero una preparazione personalizzata per i loro alunni che a volte con i loro comportamenti inconsulti e inappropriati ad un abbiente scolastico non fanno altro che lanciare in realtà una  richiesta di  attenzione e di aiuto. Meno alunni in aula più facilità di dialogo, di rapporto, di creazione di comunità, più facilità nell’individuare problemi difficoltà e disagi fra gli alunni e nel dialogo con le famiglie.

Un altro dato è l’aumento gli alunni che necessitano di un docente di sostegno che non va letto come la nascita di un maggior numero di bambini con problematiche diverse ma bensì  uno sviluppo delle neuroscienze che con le loro ricerche hanno permesso di individuare e far tutelare tutta una serie di specificità comportamentali e logico cognitive degli alunni mettendo così la scuola nelle condizioni di rendere anche per loro il diritto all’istruzione e ad una vita sociale ben inserita e pienamente attiva.. Con la normativa per gli alunni Bes tanti alunni e tante alunne hanno modo di essere aiutati a diventare cittadini attivi. Investiamo quindi risorse per incrementare i docenti specializzati anche al fine di poter dare a questi ragazzi il giusto sostegno e non una manciata di ore che servono ma non risolvono.

Evitiamo di perdere gli alunni che abbiamo ! il tasso di dispersione scolastica è al 17%!

La dispersione deriva da molteplici fattori:la “situazione socio-economica della persona, il sostrato formativo della famiglia, i fattori di attrazione del mercato del lavoro, il rapporto con la scuola e i con i programmi educativi offerti, le caratteristiche individuali e caratteriali della persona”e anche dal numero eccessivo di alunni che non consente di seguirli veramente individualmente uno per uno.

Sono in arrivo risorse del PNRR per la dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento
1.4, finanziata dall’Unione Europea – Next Generation EU  in PUGLIA arriveranno 43.131.439,89 €.

Un altro strumento a disposizione delle scuole dal prossimo anno se saranno rispettati i tempi previsti saranno i docenti tutor ed orientatori .E’ partito il conto alla rovescia per la pubblicazione del decreto che crea le figure del docente tutor e orientatore. Se i tempi saranno rispettati, entro aprile si potrà partire con i corsi di formazione programmati da Indire per i candidati tutor. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi) ha recentemente approvato il decreto e la circolare che istituiscono la figura del docente tutor orientatore. Il nuovo ruolo è stato creato per sostenere gli studenti e le famiglie nella scelta consapevole del percorso scolastico, contribuendo alla riduzione della dispersione scolastica. Il decreto è il punto di partenza per l’attuazione di alcune novità delle Linee guida sull’orientamento scolastico. Attualmente, la figura del tutor è prevista solo per l’ultimo triennio delle scuole superiori, ma i vertici ministeriali ribadiscono che si tratta di una prima applicazione della riforma, che conta su 40.000 nuove figure e che sarà implementata negli anni successivi.

Ma tutto questo potrà incidere sul futuro della scuola solo se si rinnoverà l’alleanza scuola famiglia e perché questa alleanza si rinnovi io pensi che anche noi sindacati dobbiamo fare la nostra parte  perciò per quanto riguarda lo Snals in Puglia da questo momento  io invito  al dialogo e al confronto  le associazioni dei genitori e delle famiglie per dare vita ad una alleanza paritaria e  costruttiva per il futuro della scuola e del paese e per fare squadra con loro oltre che con le altre compagini sindacali.La scuola da sola può fare tanto ma non tutto le famiglie idem. L’istituto della famiglia che vivono oggi tanti bambini e ragazzi non è sempre un’isola felice. Le famiglie vivono problemi vari : mancanza di lavoro, di salute, di tempo, di dialogo con una generazione sicuramente complessa. Spero possa partire da questa alleanza in  Puglia una prassi operativa che si diffonda in altri territori. che  .Sono sicuro che da tale alleanza la scuola in generale e ogni singola istituzione scolastica non potrebbe che trarre giovamento e l’azione comune nei confronti del Ministero potrebbe portare a risultati piu concreti in termini di cambiamenti perché rappresenterebbe le esigenze dei principali protagonisti della scuola; gli alunni e i lavoratori.  E’ questo che intendevo quando parlavo di nuovi orizzonti conclude il segretario Masciale .

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Si comunica che  gli uffici Snals di Bari e delle sedi territoriali della provincia di Bari  saranno chiusi  dal 6  all’11  aprile  2023  .

Le attività riprenderanno mercoledì  12 aprile  dalle 15.30.

Per urgenze si invita ad inviare una mail all’indirizzo: info@snalsbari.it.

Sarà dato pronto riscontro.

Grazie per la collaborazione e auguri di una Pasqua serena  per tutti

 

 

Dopo  il sit-in davanti alla sede della Regione Puglia di venerdì 17 marzo  la battaglia dei sindacati per risolvere positivamente la posizione dei formatori non si ferma .Domani lunedì 20 marzo è previsto un altro incontro con i sindacati, ma facciamo il punto della questione con il segretario regionale della Confsal prof. Vito Masciale. La taskforce della Regione ha comunicato lo stanziamento da parte della giunta di 300.000 euro a favore dei formatori degli enti storici come Epcpep e Ageform che hanno lavorato  proprio per formare personale regionale. “E’ vero “chiarisce il prof. Masc iale “ ma tale cifra coprirebbe le spettanze dei formatori fino a giugno e servirebbe per accompagnare al momento della pensione i più anziani dei lavoratori e alla cassa integrazione gli altri che hanno molte  ferie da smaltire  e può essere considerato un segno di buona volontà da parte dell’ente ma non è la soluzione definitiva che auspicano i sindacati  e i lavoratori  coinvolti .” “ La questione  dei formatori degli enti storici di formazione  “  afferma il segretario regionale Confsal  Vito Masciale “ è stata ignorata da parte della Regione e dell’ARPAL. Ne sono prova i concorsi  regionali  che saranno espletati   questa settimana (  e a cui parteciperanno anche alcuni formatori ) per assumere  nuovo personale  che poi dovrà essere formato mentre la Regione avrebbe potuto soddisfare  il suo bisogno di risorse umane assumendo  tramite l’ARPAL   i formatori  che sono stati licenziati, persone   ricche di esperienza e professionalità .Continua il prof. Masciale :” L’ARPAL  è priva del consiglio di amministrazione che si aspetta da dicembre ma per queste famiglie serve una soluzione definitiva e immediata e  la CONFSAL  chiede  un accompagnamento alla pensione  per quei formatori prossimi alla quiescenza  e per il restante personale la permanenza in servizio per attività da svolgere presso i centri per l’impiego dove necessita personale esperto anche facendo sostenere loro dei concorsi ma in forma agevolata ad esempio con un minor numero di prove concorsuali   mentre i più giovani  potrebbero essere utilizzate  nei vari ordini di scuole  ad esempio con corsi di orientamento e formazioni per gli alunni . Il tutto per rendere il miglior servizio possibile alla gente di Puglia” conclude il prof. Masciale .

personale ata

Con l’ordinanza ministeriale n. 36 del 1° marzo 2023,  il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha dato avvio alle procedure di mobilità per il personale docente, educativo ed ATA relative all’anno scolastico 2023/24. L’ordinanza contiene  le modalità di applicazione delle disposizioni previste  nel CCN integrativo del 18 maggio 2022, relativo alla mobilità del personale della scuola per gli anni scolastici relativi al triennio 2022/23, 2023/24, 2024/25.

L’annuale  mobilità ATA consiste nel trasferimento di sede o ruolo del personale ausiliario, tecnico e amministrativo con contratto a tempo indeterminato.

I trasferimenti ATA possono avvenire nelle seguenti modalità:

  • trasferimento tra scuole dello stesso comune
  • trasferimento tra scuole di comuni diversi della stessa provincia
  • trasferimento tra scuole di province diverse
  • trasferimento da un profilo ad un altro con passaggio di ruolo nella stessa area (mobilità professionale).

Può presentare la domanda di mobilità 2023/24 il personale ATA:

  1. appartenente al ruolo provinciale, con contratto a tempo indeterminato;

 

  1. ex LSU ATA assunto nel profilo professionale di collaboratore scolastico in in esito alle procedure selettive di cui all’articolo 58, commi 5 – ter e seguenti, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (concorsi ATA ex LSU), che sia stato immesso in ruolo a tempo pieno o che abbia beneficiato della conversione contrattuale da tempo parziale a tempo pieno a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 1, comma 964, della legge 30 dicembre 2020, n. 178;

 

  1. assunto nel profilo professionale di assistente amministrativo e tecnico, ovvero di collaboratore scolastico sulla base delle procedure di cui all’articolo 1, commi 619 e 622, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, che sia stato immesso in ruolo a tempo pieno o che abbia beneficiato della conversione contrattuale da tempo parziale a tempo pieno.

Il personale di cui ai punti 2 e 3 immesso in ruolo a tempo parziale non partecipa alle procedure di mobilità volontaria e/o d’ufficio.

Il personale DSGA non può  partecipa alle operazioni di mobilità volontaria per 3 anni dall’atto di nomina, in quanto soggetto al vincolo triennale di permanenza nella sede di prima destinazione.

Le scadenze della procedura  di trasferimento del personale ATA  :

dal 17 marzo al 3 aprile – presentazione domanda mobilità ATA 2023 24;

11 maggio – chiusura adempimenti (comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili);

1 giugno – pubblicazione esiti mobilità personale ATA 2023- 2024.

La domanda di mobilità ATA 2023/2024  va compilata e inoltrata sul portale web del Ministero dell’istruzione, nella sezione dedicata alle Istanze on line.

Per accedere al servizio online di presentazione delle domande è necessario  disporre delle credenziali SPID ,  essere registrati su Istanze on line ( username,password,codice personale),un indirizzo di posta elettronica (istituzionale o personale);

Per compilare l’istanza :

– effettuare l’accesso sulla piattaforma POLIS – Presentazione On Line delle IStanze e selezionare l’istanza Domanda Mobilità ATA dall’elenco delle istanze presente nella  home page personale. -compilare tutte le sezioni necessarie e inviare il modulo.

 Dopo l’inoltro della domanda, è possibile  modificare i dati presenti nel Pdf solo annullando l’inoltro ne deriva che se si  effettuano  modifiche bisogna procedere con un nuovo inoltro .

In caso di trasferimento di sede puoi indicare fino a 15 preferenze, che possono essere del seguente tipo:

  • istituzione scolastica;
  • distretto;
  • comune;
  • provincia;
  • centro territoriale riorganizzato nei centri provinciali per l’istruzione degli adulti.

Su proposta del Ministro  Valditara, è stato integrato   l’Atto di indirizzo dell’accordo sul rinnovo del contratto scuola per la parte economica sottoscritto con i sindacati di settore lo scorso 10 novembre. Questa integrazione rende disponibili circa 300 milioni di euro, stanziati dalla Legge di Bilancio 2022 sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (FMOF), per la contrattazione tra l’Aran e le organizzazioni sindacali sul rinnovo del CCNL scuola 2019-2021. Questi fondi saranno utilizzati per un ulteriore aumento degli stipendi del personale della scuola e serviranno all’incremento della componente fissa della retribuzione del personale della scuola. Con le nuove risorse, l’aumento medio degli stipendi già approvato lo scorso anno salirà da 100 a 124 euro al mese in media.

L’ incremento  di stipendio  per docenti e ATA grazie ai 300 milioni di euro reperiti dalla Legge di Bilancio ha l’obiettivo, si legge in una nota del Ministero, di migliorare progressivamente le retribuzioni nel comparto scuola e sostenere specifiche politiche del personale finalizzate a rafforzare l’orientamento e a contrastare la dispersione, nell’ambito di un nuovo modello di scuola incentrato sul merito.

Inoltre, il Ministro Valditara ha affidato alla contrattazione con i sindacati della scuola anche la definizione dei criteri di distribuzione delle risorse per la valorizzazione dei docenti stanziati con la Legge di Bilancio 2023. Si tratta, lo ricordiamo, di 150 milioni di euro, stanziati per garantire la continuità didattica per gli studenti, con una specifica attenzione per gli istituti statali delle piccole isole.

 

Nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi  la Confsal, rappresentata
dal Segretario Generale
Angelo Raffaele Margiotta, ha sottolineato che, al di là dei
buoni propositi del DDL fiscale in corso di emanazione, l’auspicata riforma deve

avere un approccio sistemico rispetto a tre punti focali:
salari, occupazione e
sicurezza
. È necessario, inoltre, specificare quante risorse il Governo intende
investire nel taglio del cuneo fiscale e un maggiore dettaglio delle singole misure

che si vogliono implementare.

Purtroppo, assistiamo tutti alla progressiva perdita del potere d’acquisto dei salari,

nei settori pubblico e privato, schiacciati dalla progressiva crescita dell’inflazione,

che da anni affligge i bilanci delle famiglie dei lavoratori.

Abbiamo sottolineato la necessità che la “leva contrattuale” e la “leva fiscale”

concorrano insieme per l’obiettivo del recupero retributivo. Abbiamo quindi

proposto di rendere destinatarie delle agevolazioni fiscali e contributive

soprattutto quelle aziende che reinvestono gli utili a tutela della sicurezza e

dell’occupazione.

La Confsal si è dichiarata aperta a un costante confronto su questa questione, tanto

complessa quanto delicata che, per l’ennesima volta, si sta tentando di affrontare

 

 

 

COMUNICATO

“CONTINUANO LE IMPOSIZIONI A CARICO DELLE SCUOLE SU NUOVA PASSWEB: CISL SCUOLA, UIL SCUOLA, SNALS E GILDA CHIEDONO DI FARE CHIAREZZA”

Assistiamo alle copiose note con cui l’ufficio scolastico territoriale, in accordo con l’Inps, omette di indicare che l’adempimento PASSWEB passa per una scelta di ciascuna scuola, così come chiaramente esplicitato nelle circolari ministeriali che, annualmente, pervengono a ciascuna istituzione scolastica in relazione ai pensionamenti.

La “vicenda passweb” continua a seminare divisioni ed incertezze nelle segreterie scolastiche, già pesantemente provate da un organico insufficiente ed impegnate pure nella costante e volontaria formazione del personale ex art. 59.

Non di poco conto anche il tenore delle note inviate alle scuole, ormai da alcuni anni, in cui si richiamano “tempestività”, “responsabilità”, “utilizzo e certificazione PASSWEB”.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali, nel richiamare i contenuti dell’accordo regionale del 5 marzo 2019, dei verbali degli incontri succedutisi nel tempo e dell’incontro ultimo tenutosi presso l’USR Puglia, esprimono il più netto dissenso rispetto all’obbligo di utilizzare nuova passweb.

Abbiamo più volte precisato e comunicato che respingiamo ogni ipotesi che preveda lo svolgimento di compiti su applicativi forniti dall’INPS. Nel merito, l’aggiornamento al SIDI si rende necessario per consentire alle sedi INPS di consultare ed utilizzare le informazioni, anche con riferimento ai periodi pre-ruolo  ante 1988 con ritenute in conto entrata tesoro.

Ammesso, ma così non è, che sia una competenza soltanto in capo alle istituzioni scolastiche, con uno sforzo non certamente elementare, cerchiamo di fare chiarezza. I dati di cui si parla sarebbero quelli rinvenibili dai decreti di computo e riscatto/ricongiunzioni, di cui l’ufficio territoriale ne ha la piena competenza sino all’anno 2000. Successivamente e a partire dal 2000, la totale competenza è trasferita direttamente all’Inps. Sarà che qualcuno, come si suol dire, “voglia la salute dall’ospedale?”, ovvero voglia che le segreterie scolastiche si trasformino in centri di inserimento dati.  Pensiamo, a questo punto, che vi siano tanti e diversi nodi da sciogliere prima di attivare il solito istituto della delega, soprattutto se il tentativo è quello del trasferimento d’imperio delle competenze proprie di un ente che, per riconosciuto ed istituzionale ufficio, deve collocare i lavoratori in pensione e che, e lo ricordiamo a chi non ha e non vuole orecchi per intendere, non è incardinato nell’amministrazione scolastica. Per queste ragioni,

CHIEDIAMO

al Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bari di organizzare un incontro tra amministrazione, Inps e Sindacati al fine di chiarire, una volta per tutte, le prerogative in capo alle istituzioni scolastiche e comprendere se sia effettivamente complicato far comunicare i due sistemi, SIDI e Passweb.

Pensiamo che per adottare quest’ultima soluzione non siano necessari particolari titoli di studio in informatica. In mancanza di tutto ciò saremo costretti a mobilitare le scuole al fine di garantire le competenze assegnate a ciascuna amministrazione e il diritto a pensione dei lavoratori.

Bari, 15 marzo 2023

E’ stata pubblicata  l’1 marzo 2023 l’O.M. n. 38 che disciplina la mobilità per l’anno scolastico 2023/24 degli insegnanti di religione cattolica assunti nei ruoli di cui alla legge n. 186 del 2003. Le domande devono  essere presentate  dal 21 marzo 2023 al 17 aprile 2023.

Termine ultimo per la presentazione della richiesta di revoca delle domande: 22 maggio 2023.

Pubblicazione di tutti i movimenti di detto personale: 30 maggio 2023.

I docenti di religione  devono indirizzare le domande di trasferimento e di passaggio, tramite gli appositi modelli ministeriali  e corredate dalla relativa documentazione, all’Ufficio scolastico regionale della regione di titolarità e trasmettere le stesse, utilizzando le modalità previste dal Codice dell’amministrazione digitale (es. posta elettronica certificata), al dirigente dell’istituzione scolastica presso la quale prestano servizio. Se si  intende chiedere contemporaneamente il trasferimento ed il passaggio vanno  presentate distintamente una domanda per il trasferimento e una domanda per il passaggio, precisando, nella domanda di passaggio, a quale delle due  si chiede di  dare la precedenza. In mancanza di indicazioni esplicite  viene data precedenza al trasferimento.In caso di richiesta contemporanea di trasferimento e di passaggio è consentito documentare una sola delle domande, essendo sufficiente per l’altra il riferimento alla documentazione allegata alla prima.

 

 

Mobilità docenti e Ata 2023, confermati vincoli. Possibile domanda con riserva per i  neoassunti.

 

La trattativa tra i sindacati e il Ministero sulla mobilità  si è conclusa oggi, mercoledì 1 marzo. Il Ministero ha presentato alle organizzazioni sindacali l’ordinanza ministeriale che regolerà la prossima mobilità docenti e Ata purtroppo con nessuna buona notizia per l’eliminazione dei vincoli che impediscono il trasferimento.

L’ordinanza continua a  prevedere  prevede l’obbligo di permanenza nella sede di immissione in ruolo per almeno tre anni per tutti i docenti assunti a partire dal 1° settembre 2022, in ottemperanza del decreto legge 36 in materia di mobilità dei docenti. Restano confermati, invece, il divieto di presentare domanda di mobilità per tutti i docenti che ottengono un trasferimento o un passaggio di cattedra o ruolo in altra provincia (limitazione introdotta dal decreto sostegni bis nel 2021) e la possibilità di trasferirsi in provincia da posto di sostegno a posto comune sul 75% dei posti disponibili.

 

Possono ancora sperare  i docenti assunti in ruolo il 1° settembre 2022. L’Amministrazione ha inserito una parziale limitazione nell’ordinanza ministeriale, consentendo inizialmente di presentare domanda di mobilità in attesa di un intervento legislativo che sospenda il blocco. Nel caso in cui questo provvedimento non dovesse arrivare, anche per loro la mobilità sarà bloccata. Questa possibilità non è prevista per chi ha ottenuto la mobilità in una provincia diversa da quella di titolarità.

Ricordiamo  le date  per la presentazione delle domande di mobilità per il personale scolastico :

  1. Il personale docente può presentare le domande dal 6 marzo al 21 marzo 2023
  2. Il personale Ata può presentare le domande dal 17 marzo al 3 aprile 2023.
  3. Il personale educativo può presentare le domande dal 9 marzo al 29 marzo 2023

La pubblicazione dei movimenti sarà per il personale docente il 24 maggio, per il personale Ata il 1° giugno, mentre per il personale educativo sarà il 29 maggio.

Il perdurare dei vincoli non ha avuto l’approvazione dello SNALS che continua a considerare la norma non accettabile .

Infine una buona notizia: l’ordinanza applica il decreto legislativo n. 105/2022 che ha eliminato il referente unico ai fini dell’assistenza al familiare disabile, permettendo così a più figli che assistono un genitore disabile di richiedere la precedenza all’interno della provincia.