Di comune accordo con le altre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto istruzione e ricerca, rivolgiamo a tutte le Senatrici e Senatori della Repubblica un appello a voler prendere in considerazione, nell’esaminare il DDL n.615 contenente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art.116, terzo comma della Costituzione”, le ragioni che ci inducono a chiedere la piena salvaguardia del carattere unitario e nazionale del nostro sistema pubblico di istruzione. Si tratta di una richiesta condivisa da tutte le organizzazioni sindacali, pur in un contesto articolato e plurale di considerazioni e valutazioni che ciascuna sigla, in autonomia, intende in questa fase porre all’attenzione del Legislatore, ferme restando le iniziative che singolarmente o congiuntamente sono state nel tempo assunte anche in merito ai progetti di autonomia differenziata su cui si è sviluppato un intenso dibattito politico già prima dell’emanazione del DDL oggi in discussione.
Lo Snals Confsal, pertanto, rivolge un appello alle Senatrici e ai Senatori della Repubblica affinché valutino, durante l’iter di approvazione del Disegno di Legge n. 615 relativo alle disposizioni per l’autonomia differenziata, le nostre raccomandazioni per garantire il carattere unitario del sistema nazionale di istruzione e la parità dei diritti di tutti i lavoratori della scuola.
La regionalizzazione in materia di istruzione non farebbe altro che aggravare il divario tra le regioni ricche e quelle povere con il risultato di addebitare gli scarsi risultati degli alunni alla scarsa efficacia di coloro che operano nella comunità scolastica. L’autonomia differenziata metterebbe poi a rischio l’unità del sistema nazionale di istruzione, garantita dalla nostra Costituzione, con grave pregiudizio dell’uguaglianza di studenti e lavoratori della scuola. Ancora più gravi sarebbero gli effetti sul personale della scuola che, privo di tutele contrattuali nazionali, sarebbe sottoposto a discipline del rapporto di lavoro differenziate e con trattamenti economici diversi anche in corrispondenza di analoghe prestazioni lavorative.
Lo Snals Confsal ritiene che non si possa quantificare l’entità delle risorse da trasferire alle regioni sulla base della serie storica della spesa. Tale ottica condanna coloro che vivono in contesti difficili e deprivati ad uno stato permanente di povertà e smentisce la strategia del PNRR di riduzione dei divari territoriali e di contrasto alle povertà educative.
Sul piano sindacale Lo Snals Confsal ribadisce la necessità di regole contrattuali del rapporto di lavoro stabilite a livello nazionale, uguali per tutti i lavoratori. Con l’autonomia differenziata si creerebbero i presupposti per una disuguaglianza di diritti che inciderebbe inevitabilmente sulla qualità del servizio educativo.
Il Segretario Generale
(Elvira Serafini)
Il mio auguro speciale per la grande famiglia Snals per Capodanno f.to Vito Masciale
Ti auguro tempo di Elli Michler
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere,
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

“Dal punto di vista dello Snals, le variazioni sul dimensionamento introdotti dal MIlleproroghe sono una vittoria di Pirro (e per giunta temporanea).”
È il commento del segretario regionale di Snals/COnfsal Puglia ai contenuti sul dimensionamento scolastico inseriti nella bozza del MIlleproroghe che oggi arriva in Consiglio dei Ministri. L’articolo cinque del Decreto (“Proroga di termini in materia di istruzione e merito) differisce al 5 gennaio 2024 il termine entro il quale le Regioni devono presentare il Piano di dimensionamento scolastico e, per il solo 2024/2025 incrementa del 2,5% il numero delle autonomia attivabili sul territorio rispetto al numero originariamente assegnato dal decreto interministeriale 127/2023.
“In Puglia – spiega Masciale – le autonomie saranno 583 e non 569 come inizialmente prospettato. Sottolineo che saranno comunque 44 autonomie in meno rispetto all’anno scolastico in corso e non è chiaro se ciò che ci stanno dando in più per il 2024/25 dovrà essere recuperato nel 2025/26. Non possiamo essere felici di questo contentino, visto che il problema è solo rimandato.” “Siamo contrari ai tagli e ai ragionamenti ragionieristici sulla scuola. Ci ritroviamo, invece, puntualmente a dover usare la calcolatrice per stimare perdite di posti di lavoro. Al Governo chiediamo che vengano riviste le regole per la definizione degli organici ATA degli Istituti. Solo così si può contenere il numero dei collaboratori scolastici e amministrativi che verranno meno con il Piano che Regione Puglia si appresta ad approvare senza il consenso della maggior parte dei sindacati della scuola. All’assessore Leo chiediamo di utilizzare tutto il tempo possibile, fino all’ultimo secondo, per rivedere e riequilibrare il progetto di dimensionamento della rete scolastica pugliese. Nasce già viziato in origine perché grava tutto sul primo ciclo di istruzione.”
Il testo del Milleproroghe non consente nuove assunzioni o trasferimenti in ragione dell’assegnazione temporanea di ulteriori 14 autonomie alla Puglia ma concede ulteriori posizioni di esonero o semi-esonero dall’insegnamento per i docenti che costituiranno un supporto per i dirigenti che hanno scuole in reggenza.
“In base alla nuova configurazione, rimangono in Puglia 12 istituti comprensivi con più di 1.200 alunni. Troppi perché Snals/Confsal possa dare l’ok al Piano di dimensionamento
Criticità nel Dimensionamento: Il Governo si Esprime, ma in Puglia la Situazione si Aggrava
Il Governo italiano sta estendendo ulteriormente i termini per il dimensionamento delle scuole in Puglia, riducendo il numero previsto di autonomie dal prossimo anno scolastico da 58 a 44. Anche se questo significa 14 autonomie in meno, ci sarebbero comunque 27 scuole con oltre 1.400 alunni, mantenendo un numero considerevole nonostante la riduzione.
Tuttavia, questo intervento non risolverebbe il problema in 13 scuole, soprattutto nel secondo ciclo d’istruzione. Nonostante le assicurazioni dell’assessorato regionale all’istruzione, sembra che qualcosa non sia andato come previsto.
Una disposizione del testo di proroga in materia di pubbliche amministrazioni permetterebbe alle Regioni, entro il 5 gennaio 2024 e per il solo anno scolastico 2024/2025, di mantenere fino al 2,5% delle sedi di presidenza che sarebbero state chiuse in base alle decisioni prese riguardo al dimensionamento. Tuttavia, queste sedi non sarebbero coinvolte in trasferimenti né in nuove assunzioni.
Questa decisione non sembra essere di grande aiuto per la regione, che ha affrontato fin da agosto un numero considerevole di scuole sovradimensionate, alcune con persino 1800 alunni, tutte nel primo ciclo d’istruzione. La decisione precoce dell’assessorato regionale ha portato a uno stallo, con proroghe, ricorsi e conferenze di servizi inter istituzionali, senza produrre risultati concreti per le scuole in Puglia.
Si è conclusa da pochissimo l’assemblea regionale Confsal che ha visto tre ore di confronto e dibattito con i rappresentanti regionali e provinciali dei sindacati e delle confederazioni dei vari settori produttivi presenti sul territorio pugliese. Il segretario regionale Confsal Vito Masciale alla fine dell’incontro ha espresso tutta la sua soddisfazione per il numero dei partecipanti in presenza e a distanza,il livello propositivo dei vari interventi e la volontà unanime di incrementare sempre più la coesione all’interno della Confsal
A seguito del primo incontro sulla salute e sicurezza sul lavoro, tenutosi
il 22 giugno 2023 con il Ministro Elvira Calderone, il 05 luglio 2023
si è svolta presso il Ministero del Lavoro una riunione di prosecuzione
dei lavori sulle misure introdotte dal Decreto Lavoro, convertito in legge 3 luglio 2023,
n. 85, in ordine al sistema di istruzione e formazione.
In apertura della riunione sono state illustrate le norme introdotte
dal Decreto Lavoro di interesse per il settore dell’Istruzione:
Il Decreto Lavoro ha introdotto modifiche al D.lgs. 81/08 che pongono in capo
agli enti locali competenti la valutazione, in via congiunta con i dirigenti scolastici,
dei rischi connessi all’utilizzo degli edifici da parte delle scuole e i conseguenti
interventi con le risorse disponibili. Istituito un fondo per il risarcimento degli
infortuni in alternanza scuola lavoro. Estesa la copertura assicurativa
INAIL a tutti gli infortuni che avvengono durante tutte le attività formative.
La Confsal, rappresentata al tavolo dalla Segretaria generale Snals Elvira Serafini
e dalla Vicaria IreneTempera, ha sottolineato che la valutazione dei rischi da
parte degli enti locali, in via congiunta con i dirigenti scolastici, deve essere vincolante.
In caso di inerzia dell’ente locale, infatti, la responsabilità potrebbe ricadere di nuovo
in via esclusiva sui dirigenti scolastici. Inoltre, non dovrebbero essere posti limiti
di risorse finanziarie per interventi finalizzati a garantire l’incolumità
di alunni e personale.
La Confsal valuta poi positivamente, ai fini di una migliore qualificazione a
tutela di una maggiore sicurezza, l’inserimento di un ulteriore titolo di studio
per i coordinatori dei lavori nei cantieri temporanei o mobili e apprezza
l’impegno del Ministro Valditara per aver mantenuto l’impegno di
garantire maggiori e più estese tutele ad alunni e personale.
Il Decreto prevede anche, per le imprese che ospitano i PCTO, l’obbligo
di integrare il proprio documento di valutazione dei rischi con una sezione
dedicata alle misure di prevenzione per gli alunni coinvolti, con particolare
riferimento a dispositivi e segni identificativi.
Per la Confsal i PCTO devono essere distinti da qualsiasi surrettizia forma
di utilizzazione impropria di forza lavoro. I PCTO devono essere considerati
come una metodologia didattica finalizzata al consolidamento delle competenze
acquisite dagli alunni nei percorsi di studio ordinari. Così come
andranno individuate nuove risorse nel FMOF per la remunerazione dei docenti
che assumono il ruolo di tutor nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
Diventa fondamentale un percorso di formazione per tutti i soggetti interessati ai Percorsi di alternanza.
Egregio Presidente,
nel ringraziare la Commissione da Lei presieduta per la possibilità di esprimere il nostro punto di vista premettiamo che come Confsal siamo assolutamente d’accordo sull’aspetto comune ad entrambe le proposte A.C.373 e A.C. 630 circa l’introduzione all’interno della scuola secondaria dell’insegnamento in materia di sicurezza sul lavoro.
Tanto è vero che questo aspetto è uno dei punti più significativi delle proposte in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che la nostra Confederazione, ha reso pubbliche da tempo tramite il proprio “Decalogo per la prevenzione partecipata” che alleghiamo alla presente memoria, unitamente alle nostre ipotesi di modifica normativa per poterle attuare.
Ciò premesso, rispetto alle differenziazioni delle proposte di legge di cui trattiamo sottolineiamo, innanzitutto, che la ratio dell’AC 630 appare a nostro avviso, quale sindacato dei lavoratori, maggiormente condivisibile, vista l’impostazione più ampia “per promuovere la diffusione della cultura del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Per quanto bisognerebbe parlare di sicurezza “sul lavoro” e non più di sicurezza “nei luoghi di lavoro” vista l’evoluzione tumultuosa delle nuove forme di lavoro, ci sembra giusto inserire la salute e sicurezza sul lavoro in un ambito più ampio, quale appunto il diritto del lavoro che guardi allo status del lavoratore a tutto tondo…
Non per questo è disprezzabile la ratio dell’AC. 373 di insegnare la “cultura della sicurezza” in senso ampio, compreso quindi anche l’ambito domestico e scolastico, non solo quello lavorativo, ma ci permettiamo di sottolineare quanto a volte gli aspetti culturali in ambiti specifici che si nutrono di grandi tecnicismi, quali quello della salute e sicurezza sul lavoro, rischiano di essere poco efficaci se declinati con troppa genericità.
Per quanto riguarda le ipotesi divergenti fra i due progetti di legge in esame di inserire l’insegnamento della materia nelle scuole di primo e secondo grado ovvero solo in quelle di secondo grado, coerentemente con le nostre proposte richiamate all’inizio, riteniamo che debba essere introdotto l’insegnamento della materia in questione nei curricoli degli istituti di secondo grado.
Così come, per quanto riguarda il monte orario, riteniamo che venga calcolato nella misura non inferiore a un’ora per ciascuna settimana di lezione.
Circa, infine, la questione se i docenti debbano essere scelti tra quelli delle discipline scientifiche ovvero quelli afferenti alle discipline giuridiche ed economiche è di tutta evidenza quanto tale differenza sia legata alla ratio di fondo dell’una o dell’altra proposta, come già accennato sopra.
Per quanto ci riguarda quest’ultimo aspetto ha un’importanza relativa rispetto, invece, alla necessità di buona formazione dei docenti, così come alla possibilità di poter coinvolgere anche figure specialistiche della materia in ausilio ai docenti stessi, laddove ritenuto utile.
A completamento delle osservazioni esposte, alleghiamo la declinazione delle ipotesi di modifiche normative, presenti nel nostro Decalogo Sicurezza, a corredo del punto 2 che parla della fattispecie.
Fatto salvo, tutto quanto finora espresso, come Confsal pensiamo che il Parlamento non possa perdere l’occasione di portare a conclusione positiva un iter legislativo che comporti l’introduzione strutturale nei programmi didattici dell’insegnamento del lavoro salubre e sicuro e di come questo possa essere e rimanere tale nel rispetto dei fondamentali concetti legati al pericolo, al rischio e al danno potenziale ai quali si è esposti durante il lavoro.
A onor del vero il quadro normativo, com’è noto, prevede da tempo iniziative in materia di promozione della cultura della prevenzione da svolgere nel mondo scolastico.
Riferimenti espliciti vi sono negli articoli 9 e 11 del D.lgs 9 aprile 2008, n. 81 (Testo unico della sicurezza sul lavoro) così come in altre leggi (107/215 – 92/2019) e/o in accordi specifici tra Inail e le varie Istituzioni scolastiche ma qui parliamo di rendere strutturale l’insegnamento.
Questo obiettivo è fondamentale per porre le basi di un futuro migliore rispetto ai dati drammatici che oggi leggiamo nei “Dati Inail” che rendono note le statistiche di infortuni e malattie professionali, con una drammatica costanza degli accadimenti mortali che non scendono sotto gli oltre mille morti ogni anno.
Il Paese ha bisogno di uscire da questo dramma perenne e lo deve fare investendo molto in azioni di prevenzione e non solo di repressione in un percorso strategico di ampio respiro che veda anche l’investimento nell’educazione dei suoi cittadini, fin dalla scuola, su questa materia.
Nelle scuole passano i lavoratori e gli imprenditori del domani, è essenziale che siano educati alla prevenzione e al rispetto della salute e della vita.
Roma, 7 luglio 2023
ALLEGATO
Punto 2 “Decalogo della Prevenzione Partecipata” Confsal.
2. Educare le nuove generazioni alla cultura della sicurezza inserendo nei programmi didattici della scuola secondaria “La salute e sicurezza sul lavoro” come disciplina scolastica obbligatoria
INSERIMENTO STRUTTURALE DELLA MATERIA NEI PROGRAMMI DIDATTICI
Modifica Art.11 del D.lgs 81/2008
All’art 11 inserire il comma 1 bis:
“Viene introdotto nei curricoli degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado l’insegnamento della materia “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro” per promuovere negli alunni la consapevolezza dei rischi legati a errati comportamenti nei luoghi di lavoro e la conoscenza delle misure di prevenzione e di contenimento dei rischi con le seguenti modalità:
a) A decorrere dall’anno scolastico successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente norma, il Ministro dell’Istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, introduce l’insegnamento della materia “Salute e sicurezza sul lavoro” negli istituti di istruzione secondaria di secondo
grado stabilendo il monte ore di insegnamento della materia, calcolato nella misura non inferiore ad un’ora per ciascuna settimana di lezione, le discipline alle quali affidare tale insegnamento e le linee guida per l’insegnamento della materia con l’indicazione delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni nazionali per i Licei e le Linee guida per gli Istituti tecnici e professionali. Gli organi collegiali competenti, nell’esercizio delle proprie funzioni di pianificazione dell’offerta formativa, stabiliscono le modalità di inserimento dell’insegnamento della materia nel monte ore scolastico.
b) Il Ministro dell’istruzione, e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto stabilisce le linee guida per l’insegnamento della materia con l’indicazione delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni nazionali per i Licei e le Linee guida per gli Istituti tecnici e professionali”.
Al primo periodo del comma 2 dell’art 11 aggiungere dopo “comma 1” le parole “e comma 1 bis”
Carissime amiche a carissimi amici,
voglio innanzi tutto condividere con voi il piacere di poterci confrontare sul tema del lavoro in Italia che è la stessa essenza del nostro essere CONFSAL.
Il lavoro è il futuro di ogni individuo e di un intero Paese e su questo siamo tutti d’accordo, senza lavoro non c’è dignità ed è impossibile progettare il proprio futuro personale che si interseca con quello del Paese e anche su questo siamo tutti d’accordo. E spostando leggermente l’ordine delle parole si aprono davanti alle nostre riflessioni due ampi orizzonti: quale futuro lavoro e quale lavoro futuro.
Noi non facciamo politica eppure, nel nostro impegno civile ci dobbiamo confrontare con la politica dei salari, la politica fiscale, la politica delle pensioni, la politica delle imprese: tutta la politica alla fine confluisce nel mondo del lavoro.
Il mondo del lavoro in Italia è disarmonico: lo è come diffusione sul territorio (e non sto pensando all’annosa differenza fra nord e sud perché in entrambe queste macro aree in cui i titoli dei giornali dividono il paese ci sono zone molto povere e molto ricche di lavoro), lo è come appartenenza di genere (e qui penso a settori come la scuola dove la presenza delle donne è massiccia e ai consigli di amministrazione dove sono ancora una sparuta minoranza) lo è come attribuzione di ruoli (lo sappiamo tutti non scopro l’acqua calda di quanto inaccettabile sia la forbice salariale fra un impiegato ed un amministratore o fra i vari settori pubblici e privati).
Io adesso voglio condividere con voi il piacere del conforto che ci deriva dal rileggere gli articoli della nostra carta costituzionale in vigore dal 1° gennaio 1948 e scritta con grande saggezza dai padri e dalle madri costituenti senza distinzione partitica.
PRINCIPI FONDAMENTALI
Articolo 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Articolo 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
PARTE I – DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Titolo III Rapporti economici
Articolo 35 La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.
Articolo 37 La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Articoli bellissimi, completi chiari dove ci sono espresse tutte le situazioni di lavoro che noi affrontiamo.
E’ per tutelare questi diritti che noi ci sediamo al tavolo delle trattative e forse in cima ai contratti collettivi di lavoro dovremmo mettere: come previsto dall’art. 1 etc etc della Costituzione Italiana perché tutto nasce da lì e perché lì ci sono le fondamenta del nostro paese del lavoro di noi tutti e del suo futuro.
IL LAVORO DEVE RIPARTIRE DAL SUD: lavoro di qualità, investimenti e politiche industriali indispensabili per ridurre i divari.
Il tasso di occupazione giovanile al Sud si ferma al 29,8%, ben 15 punti in meno della media europea. Solo una donna su tre lavora, il tasso di occupazione complessivo si ferma attorno al 50%. A dicembre la Svimez denunciava che nel 2023 il Pil meridionale si potrebbe contrarre fino a -0,4%, mentre il dato medio italiano dovrebbe attestarsi intorno a +0,5%. La dispersione scolastica arriva al 16,6%.
Il presidente Mattarella, nelle celebrazioni a Reggio Emilia del Primo Maggio, ha detto che il divario tra Nord e Sud è intollerabile e viola la Costituzione Ed ha messo in evidenza come l’elemento vero di coesione sia il lavoro.
Non c’è crescita per il Paese se non c’è sviluppo anche nel Sud e se non si recupera il divario storico che si è determinato in tutti questi decenni e che di fatto ha rallentato lo sviluppo.
Nel Mezzogiorno c’è la necessità di costruire politiche industriali all’altezza delle sfide di questa epoca, servono le politiche sociali che abbiano la capacità di migliore la qualità della vita. I divari dipendono dal fatto che la loro riduzione e lo sviluppo del Sud non è mai stata considerata una priorità dell’Italia intera, una precondizione per lo sviluppo complessivo del Paese.
È fondamentale adottare politiche che favoriscano la nascita di nuove imprese e lo sviluppo delle attività esistenti, creando un ambiente favorevole agli investimenti e all’innovazione. È necessario investire in formazione professionale per creare nuove opportunità di lavoro e incoraggiare la permanenza dei giovani nelle loro regioni di origine.
Il Sud Italia resta in fondo alla classifica europea sul lavoro femminile, con Sicilia, Campania, Calabria e Puglia nelle ultime quattro posizioni. Il dato emerge dalle tabelle Eurostat sull’occupazione nel 2022. In Sicilia, che è appunto all’ultimo posto nella Ue, l’anno scorso solo il 30,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni lavoravano (erano il 29,1 nel 2021) a fronte del 64,8% medio dell’area euro. Appena più su la Campania (30,6%) e la Calabria (31,8%) e quart’ultima la Puglia con l’occupazione femminile al 35,4%.
Secondo lo Svimez, poi, il lavoro delle donne al Sud è penalizzato dalla mancanza di servizi. Nel Mezzogiorno solo il 35,3% delle madri con figli in età prescolare lavorano rispetto al 64% del Centro-Nord. A livello nazionale il tasso medio di occupazione per donne con figli fino a 6 anni è del 53,9%, mentre sale al 60,5% quando i figli hanno da 6 a 17 anni. Inoltre, segnala lo Svimez, nelle famiglie italiane si registrano tassi di occupazione più elevati per i genitori che per i figli (67,8% contro il 56,1%), e il tasso di occupazione dei padri italiani è pari all’83,2% a fronte del 55,1% di quello delle madri, penalizzate – si sottolinea – dalla carenza di posti negli asili nido, dagli elevati costi di accesso al servizio e dalla scarsa diffusione del tempo pieno nelle scuole dell’infanzia nel Mezzogiorno.
I divari sia in termini economici che demografici del Mezzogiorno italiano rispetto al resto del Paese, sono da sempre oggetto di studio e riflessione. I temi ricorrenti che da sempre penalizzano queste regioni sono burocrazia, illegalità, minore qualità del capitale umano e la riduzione della popolazione giovanile residente, diminuita di oltre un milione e mezzo, ed emerge una profonda crisi demografica nel Mezzogiorno italiano.
Negli ultimi 25 anni abbiamo infatti assistito ad una massiccia emigrazione dei lavoratori, soprattutto giovani (-1,6 milioni), verso zone con più possibilità occupazionali. Da qui il progressivo e inesorabile calo del Pil prodotto dal Sud.
Per scongiurare questo pericolo occorre: valorizzare i punti di forza del territorio, come il turismo, una risorsa inestimabile per il Sud, e utilizzare al meglio le risorse, sia quelle statali che di derivazione europea, per migliorare il capitale umano e produttivo, investendo soprattutto sui giovani e sulle imprese locali.
E ora per finire uno sguardo alla mia regione
Svetta la Puglia che traina Il Sud.
La Puglia dell’occupazione si rivela locomotiva del Sud e traina il vagone Mezzogiorno. A rilevarlo è lo studio della Fondazione studi Consulenti del Lavoro – si evidenzia come «a guidare la ripresa occupazionale italiana, dopo l’emergenza Covid, è stato soprattutto il Mezzogiorno.
«La ripresa del Sud è una buona notizia per tutti, visto che circa un terzo della popolazione italiana si concentra in quell’area.
Ma il sommerso dilaga: Le violazioni riscontrate hanno interessato varie attività, tra cui call center, autofficine e concessionarie di autoveicoli. I datori di lavoro multati e in due casi è stato richiesto lo stop all’attività.
C’è molto da fare per tutti noi e sono sicuro che molto faremo.
Grazie per l’attenzione.

















