E poi arrivano anche le belle notizie.

Il sindaco di Bari Antonio Decaro , nonché presidente dell’ANCI ha chiesto formalmente al ministero dell’Istruzione un percorso di specializzazione ad hoc per gli insegnanti di sostegno che svolgono il loro lavoro con i bambini o ragazzi affetti da sindrome autistica. Iniziativa assolutamente lodevole . Certo è triste che derivi dalla difficoltà di un alunno  che ha visto alternarsi al suo fianco ben 17 docenti di sostegno! Quali possono essere le cause di questo numero elevato ?1^  Il docente di sostegno viene giuridicamente riassegnato ogni anno dall’ufficio scolastico provinciale ad un istituto e nella maggior parte dei casi viene riconfermato sempre nello stesso ma questo non assicura una continuità didattica perché teoricamente il dirigente scolastico potrebbe poi affidargli un altro alunno. Si sono verificati casi di famiglie che hanno chiesto esplicitamente di poter continuare ad avere lo stesso insegnante di sostegno ma purtroppo non era stato destinato alla stessa scuola l’anno successivo. 2^I posti di ruolo di sostegno che il ministero mette a disposizione ogni anno sono aumentati sicuramente ma ancora insufficienti a coprire il fabbisogno. Aumentare i posti di ruolo nel sostegno sicuramente aiuterebbe a migliorare la situazione. Più stabilità di docenti più probabilità di avere lo stesso docente negli anni e  maggiore continuità didattica . 3^ il sistema non fornisce le conoscenze idonee per poter supportare  in maniera adeguata le patologie più complesse . Certo è  triste che la famiglia  a cui va tutta la nostra solidarietà si sia alla fine arresa perdendo completamente la fiducia nell’istituzione scuola e ritirando il figlio dalla frequenza ma iniziativa come quelle del sindaco Decaro ci fanno vedere una luce in fondo al tunnel :saprà la riforma prevista per  un continuo sviluppo professionale e di carriera del personale scolastico attraverso l’istituzione di una Scuola di Alta formazione e formazione continua per dirigenti scolastici, insegnanti e personale ATA rispondere a questa richiesta ? Speriamo di si lo Snals vigilerà su questo. Ricordiamo che nella nuova istituzione  saranno coinvolti Indire, Invalsi e Università italiane e straniere, al fine di garantire un sistema di formazione continua di qualità, in linea con gli standard europei. L’obiettivo è fornire una formazione pedagogica e didattica che, insieme a una conoscenza approfondita della materia, consenta di affrontare efficacemente la sfida della trasmissione di competenze metodologiche, digitali e culturali nell’ambito di una didattica di alta qualità. Si tratta dell’unica riforma con un budget pari a 34 milioni di euro: fondi del Pnrr. E nell’attesa che questa nuova istituzione funzioni sapranno le università italiane inserire nei percorsi dei TFA che organizzano per il sostegno  inserire contenuti per colmare questa lacuna di competenze ? Se nel piano di formazione redatto dalla nuova scuola e nei piani di studi dei TFA universitari per il sostegno  troverà risposta positiva la richiesta del sindaco Decaro vorrà dire due cose : primo che alcune somme a disposizione sono state sicuramente ben spese perché soddisferanno un bisogno di docenti ed alunni e secondo  che la società civile deve più spesso rimboccarsi le maniche e lavorare per fare squadra col mondo scuola.

 

 

 

L’anno scolastico è appena incominciato e tutti auspichiamo che possa svolgersi serenamente in presenza. Le famiglie stanno riorganizzando la loro quotidianità inserendo l’accompagnamento dei bambini e ragazzi da casa a scuola e viceversa come prima del Covid.

Ma c’è un virus più resistente del Covid-19 tutto italiano e contro il quale sembra non esista vaccino: la burocrazia.È alla cronaca di queste ore che la quotidianità di alunni docenti e personale tutto del convitto Cirillo da lunedì 17 ottobre verrà stravolta per poter realizzare dei lavori di messa in sicurezza di alcuni solai. Molto bene per i lavori fatti prima che si verifichi qualche incidente che coinvolga alunni e personale con relativi rischi e conseguenze. Lavori, a quanto si apprende, già previsti da tempo che hanno trovato un ostacolo alla loro realizzazione nella burocrazia italiana. L’Italia è la culla del diritto ed è giusto che gli organi preposti ad occuparsi della manutenzione degli edifici scolastici assumono le loro responsabilità nel rispetto delle regole. Nel caso del Cirillo, istituto che ospita corsi della primaria e della secondaria,i soggetti coinvolti sonoComune e Provincia la cui gestione è confluita nella Città metropolitana. E tutto questo ha allungato tantissimo i tempi di realizzazione e nel frattempo per fortuna i solai hanno retto. La burocrazia e le regole da rispettare trovano poi un complice perfetto nella difficoltà di dialogo istituzionale nonostante tutta la tecnologia che consente contatti veloci, e  così da lunedì 17 il virus burocrazia colpirà la vita di personale alunni e famiglie sconvolgendo la loro quotidianità per il tempo necessario ad effettuare lavori precisi e puntuali con ripercussioni sulla didattica  che dovrà essere sicuramente riformulata perché negli ambienti che ospiteranno alunni e personale potrebbero non esserci le stesse attrezzature del Cirillo e gli stessi ampi spazi vanto di questa storica istituzione nella realtà scolastica barese. Rivangare su cosa si sarebbe potuto fare e su chi avrebbe dovuto farlo, non serve perché ormai il passato è andato ma è giusto evidenziare che il diritto allo studio e la scuola come servizio essenziale per il Paese hanno bisogno di tutela in tempi rapidi e con calendari che diano priorità alla normale vita scolastica.

Vito Masciale

 

 

Come annunciato ieri il patronato snals è a disposizione degli iscritti per le domande

da presentare al fine di ottenere l’indennità una tantum prevista per i lavoratori precari.

Una volta compilata la domanda che viene pubblicata in allegato a questo avviso

per avere la consulenza del patronato deve essere inviata all’indirizzo mail:

c.seccia@snalsbari.it.

Allegato:

 

Ci sono notizie come quella del docente schiaffeggiato all’istituto Majorana di Bari che non vorremmo mai leggere perché fanno male a tutti : fanno male all’immagine della scuola come istituzione, alla figura del docente come professionista non rispettato ,agli alunni che evidentemente pensano di non dover rispettare le regole della comunità scolastica di cui fanno parte e mancano di rispetto innanzi tutto a se stessi e ai loro compagni. Negli ultimi anni purtroppo più volte la violenza fisica che pervade tanti rapporti umani nella nostra attuale società ha avuto modo di manifestarsi nei confronti dei docenti dal nord al sud del nostro amato paese. Ovviamente non sono episodi che vanno sottaciuti o sottovalutati ma neanche devono servire per puntare il dito come segno di inefficienza del sistema scuola. Al collega che ha dovuto subire questa violenza fisica e morale tutta la nostra solidarietà ed ammirazione per non aver risposto da educatore con violenza alla violenza. Sono tanti aspetti di questa bruttissima e dolorosa vicenda su cui stanno indagando le forse dell’ordine e che sembra da rumors possa essere più complessa di come appare e su cui interrogarsi dalla disabitudine al rispetto delle regole da parte dei ragazzi all’uso dei cellulari in ambito scolastico con cui probabilmente l’alunna sanzionata ha avvertito qualcuno all’esterno alla violenza come strumento per avere ragione ma io voglio evidenziarne uno importantissimo che sicuramente fa da scenario all’episodio accaduto: la carenza di collaboratori scolastici . Questo episodio è solo la punta dell’iceberg della difficoltà che stanno vivendo tutte le scuole nel gestire la sicurezza ordinaria .I giornali che riportano la notizia descrivono l’arrivo in classe in ritardo della ragazza quindi possiamo dedurre che il docente stesse già facendo lezione : se vi state chiedendo come mai la ragazza non è stata fermata all’ingresso dove avrebbe dovuto aspettare per entrare in classe al termine dell’ora come avviene di solito la risposta la leggerete a breve. Il cronista di un quotidiano locale scrive “ due persone sono entrate indisturbate nell’edificio scolastico e sono andate al primo piano “ che per chi non è del mondo scuola è la descrizione di una situazione di grave inefficienza del servizio . Ma quando i collaboratori scolastici nell’organico di un istituto sono in numero altamente insufficiente per poter svolgere il compito di vigilanza e si devono barcamenare fra ingresso,uffici e controllo ai piani può succedere che una alunna arrivata in ritardo riesca a raggiungere indisturbata le scale che portano al piano della sua aula e che due persone estranei alla scuola riescano ad arrivare ad un aula del primo piano. Per questo i sindacati hanno protestato con forza lo scorso 30 settembre e non si fermeranno fin quando non ci sarà una decisione a favore dell’aumento dell’organico ata per quest’anno scolastico altrimenti ogni giorno andremo purtroppo a registrare episodi di varia specie ma che hanno una sola matrice : l’insufficienza del personale ata nello specifico dei preziosissimi collaboratori scolastici che da sempre sorvegliano e vegliano sulla sicurezza di tutti ma soprattutto dei ragazzi nelle scuole.

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del segretario provinciale prof. Vito Masciale

Via libera dal Consiglio dei Ministri alla riforma degli Istituti tecnici e professionali.
Un altro passo avanti nell’attuazione del PNRR Istruzione che punta a qualificare sempre di più il nostro sistema di istruzione, offrendo maggiori opportunità formative a ragazze e ragazzi, con una grande attenzione ai territori
Si vuole disegnare una filiera verticale e realizzare allo stesso tempo un patto educativo grazie al quale imprese, università, tessuto produttivo, territori, ITS Academy mettano a disposizione risorse e competenze per concorrere a migliorare istruzione dei nostri giovani, in linea con le prospettive di sviluppo del Paese. L’intento che anima la riforma è innovativo perché vuol colmare quel gap di cui le imprese, per prime, lamentano il peso per la loro crescita: la carenza di competenze professionali adeguate nelle nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro in continua evoluzione. Oggi è ancora un “ritardo strutturale ” del nostro sistema di formazione. Una realtà che il sistema attuale non è riuscito ad eliminare completamente perché troppo distanti le velocità con cui il mondo delle imprese evolve la propria struttura organizzativa e di produzione, con cui introduce processi e tecnologie avanzate, con cui avanza la richiesta di sempre nuove competenze professionali e la risposta del sistema formativo italiano(istituti superiori,tecnici e professionali e università) nel coprire con profili e professionalità tecniche e gestionali coerenti questa domanda di competenze. Questa riforma

almeno nelle intenzioni potrebbe essere una nuova, importante ma anche ultima possibilità d recuperare gran parte di queste distanze . I fondi del Pnrr si sa sono parecchio consistenti: complessivamente per la Missione 4 “Istruzione e Ricerca”, il piano mette 30,88 miliardi per il tema educativo e della produzione di conoscenza. Ma ne mette altri 4,4 miliardi per la sola Missione 5, “Inclusione e formazione”, dedicati alle nuove politiche attive del lavoro e della formazione. Fondi consistenti, ma che portano in dote rigorosi vincoli sull’investimento e sulle strategie per impiegare queste risorse . A cominciare da quei 660 milioni (per i cinque anni 2021-2026, circa 120 milioni l’anno) per collegare scuola e lavoro e superare il così detto mismatch , fenomeno che riguarda l’intero sistema dell’Istruzione e formazione professionale. Una criticità trasversale a tutti i livelli e ambiti dell’istruzione e della formazione fino a quella terziaria.

C’è un dato in più che il Pnrr auspica come premessa per una corretta impostazione della riforma: che Istruzione e Formazione inizino a collaborare nella definizione di politiche integrate sia in termini di programmazione dell’offerta formativa coerente con le richieste delle imprese e dei nuovi contesti produttivi, sia per supportare la transizione del sistema delle imprese e dell’istruzione in modo coerente, MA anche per costruire un momento di orientamento delle scelte dei giovani e delle famiglie più efficace e coerente con il mercato del lavoro. Ripensare e trasformare l’ultimo anno di scuola superiore in un “vero” periodo di orientamento è il primo criterio che il Pnrr fissa nei suoi vincoli di riforma del sistema complessivo della Formazione rivedendo l’ultimo anno di preparazione con «l’introduzione di periodi di stage in azienda che possano trasformarsi momenti di collegamento fra formazione e lavoro.

Nei decreti che saranno emessi entro il 2024 l’aspetto più difficoltoso sembra essere appunto : la coerenza, la costruzione e l’integrazione con lo sbocco professionale del dopo istituti superiori e scuola secondaria sia con l’Università ma soprattutto con il lavoro.
Questo per creare “percorsi differenziati in base alle scelte dei giovani”. E qui il primo richiamo è, nuovamente, per un maggiore allineamento fra il contenuto, i programmi e i percorsi di formazione delle scuole tecniche, ed eventualmente adattato costantemente in base ai riscontri con le imprese, a quelle che sono i fabbisogni e le esigenze del sistema produttivo e dei vari settori industriali e commerciali

In questo senso, a proposito di collegamenti fra scuola e lavoro, tra momenti formativi e mondo delle imprese, ma soprattutto per accorciare questa distanza, fra scuola e impresa, il Pnrr ha dato un’ulteriore e robusta spinta alla sperimentazione, in corso da qualche anno, di accorciare di un anno, da quattro a cinque, gli anni degli istituti tecnici e dei licei quadriennali al posto delle tradizionali superiori quinquennali in modo che in futuro gli studenti italiani potranno diplomarsi in quattro anni. Con l’obiettivo sempre di avvicinare i nostri giovani ai loro coetanei europei, che in tanti casi si diplomano a 18 anni anziché a 19 guadagnando un anno per gli studi universitari o per la ricerca del lavoro: la bozza di decreto del ministero dell’Istruzione, inviata per il parere al Cspi,, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, organo tecnico consultivo del ministero, che esprimerà il suo parere, intende proprio accorciare una distanza anche in confronto a quanto già succede negli altri paesi europei, dove in molti casi gli studenti delle superiori si diplomano a 18 anni anziché a 19, avvantaggiandosi così di un anno nell’iniziare non solo un percorso universitario ma anche entrare nel mondo del lavoro. L’iniziativa, che dovrebbe riguardare almeno altri mille istituti superiori, scatterà dal prossimo anno scolastico 2022-23. Dal 2022/23 la sperimentazione raggiunge le mille scuole: licei e tecnici, se autorizzati, potranno partire nel 2022/23, gli istituti professionali dal 2023/24

Il Ministero dell’istruzione potrà autorizzare mille nuove prime classi sperimentali, caratterizzate da percorsi altamente innovativi e in linea con le nuove direttrici del Pnrr, oltre che di un anno più brevi. Sulla falsariga di quanto già accade in altri Paesi, come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito. I percorsi di 4 anni dovranno garantire l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi di riferimento, comprese educazione civica, transizione ecologica, sviluppo sostenibile, potenziamento delle discipline Stem, attraverso flessibilità didattica-organizzativa, incluso il digitale, e laboratoriale. Il tutto con una forte apertura a mondo del lavoro, ordini professionali, università e Its

Le scuole, statali o paritarie, che vorranno partecipare alla sperimentazione quadriennale dovranno presentare un progetto: gli studenti dovranno aver effettuato «un pregresso e regolare» percorso scolastico di otto anni; ci dovrà essere un potenziamento dell’apprendimento linguistico (attraverso l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia Clil, a partire dal terzo anno di corso), più laboratori e insegnamenti opzionali e personalizzati, e una rimodulazione del calendario scolastico annuale e dell’orario settimanale delle lezioni.

Nella sostanza, e in base alla proposta del decreto, il via libero all’ampliamento della sperimentazione è previsto ma solo dopo aver definito con percorsi notevolmente innovativi e in linea con le nuove direttrici tracciate dal Pnrr, percorsi di un anno più brevi.

Quindi niente furbe scorciatoie ma rigorosi vincoli fissati dal Pnrr per questo passaggio. Nessuno sconto sulle materie d’insegnamento, che anzi prevedono non solo un potenziamento (lingue, più insegnamenti e laboratori personalizzati tra cui poter scegliere e una rimodulazione delle ore di lezione e del calendario scolastico), ma gli istituti che parteciperanno alla sperimentazione dovranno assicurare il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi di apprendimento previsti per il quinto anno di corso.

Certo il quadro del futuro della scuola in Italia sarà più chiaro quando sarà resa nota la bozza sull’orientamento cioè il “primo anello della catena ” : come non essere d’accordo col prof. Ichino che propone un servizio di orientamento diffuso e facilmente accessibile per tutti, soprattutto i più giovani, capace di eseguire la profilazione delle attitudini e delle aspirazioni di ciascun individuo, il confronto tra le une e le altre e l’indicazione di itinerari di ricerca/formazione/riqualificazione realistici. un servizio capace di prendere in carico ogni adolescente all’uscita di ciascun ciclo scolastico di scuola media inferiore e superiore .

Tuttavia nessun servizio di orientamento può funzionare bene, se non è disponibile l’indice di efficacia di ciascun corso di formazione professionale disponibile .Questo indice è costituito dal tasso di coerenza fra formazione impartita in ciascun corso e sbocchi occupazionali effettivamente conseguiti da coloro che lo hanno frequentato. Per poterlo rilevare in modo sistematico è indispensabile istituire un’anagrafe della formazione professionale, i cui dati possano essere incrociati con quelli delle Comunicazioni Obbligatorie al ministero del Lavoro, delle iscrizioni a qualsiasi lista o albo per attività autonome , nonché alle liste di disoccupazione, secondo quanto già previsto – ma mai attuato – negli articoli 13-16 del decreto legislativo n. 150/2015. Ciascun centro di formazione professionale deve essere obbligato a pubblicare il proprio tasso di coerenza rilevato per i tre anni precedenti».

Un passaggio che indirettamente chiama in causa un ulteriore soggetto del sistema di formazione professionale, le Regioni. Gli assessori all’Istruzione di 11 Regioni hanno dialogato sulla riforma dell’orientamento che sta approntando il ministro Bianchi (Molise, Piemonte, Liguria, Sardegna, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Veneto, Abruzzo, Lazio e Friuli-Venezia Giulia)e hanno presentato le rispettive buone pratiche,tra le proposte è emersa la necessità di un tutor –orientatore presso ogni scuola e la «necessità di promuovere una cultura diffusa dell’orientamento scolastico precoce fin dalle elementari , in un percorso che accompagni gli alunni dalle elementari alle superiori mettendoli così in grado di compiere scelte consapevoli, senza dimenticare il coinvolgimento delle famiglie e la formazione dei docenti. Un processo strettamente integrato con il territorio che risponda ad esigenze specifiche del mercato del lavoro locale»..

Per es noi abbiamo una grande economia l’economia del mare che richiede figure professionali e competenze nuove ma che gli istituti tecnici nautici e i professionali per le attività marinare non formano ancora.
Vito Masciale

personale ata

La mancata conferma del cosi detto organico Covid auspicato da tutti nel mondo a scuola eccetto evidentemente che dal ministro ha peggiorato enormemente la gestione organizzativa delle scuole. Sia in cattedra dove comunque stanno salendo migliaia di docenti precari sia nelle segreterie ,nei laboratori , nei corridoi e negli atri d’ingresso delle scuole per l’assenza di personale Ata .Assenza quest’ultima che dipende esclusivamente dal ministero che ha autorizzato posti in deroga assolutamente insufficiente a coprire il fabbisogno delle scuole .Il DPR n.119/2009 che definisce i criteri e i parametri per la determinazione degli organici del personale ATA deve essere mandato in archivio e sostituito al più presto da nuove norme. Sono passati più di 10 anni e nel frattempo le esigenze organizzative delle scuole sono profondamente cambiate perché in questi anni il loro ruolo si è evoluto: rapporti sempre più stretti col territorio, progettualità a fiumi,offerta formativa diversificata. Da tutto ciò derivano : maggiori necessità di vigilanza e quindi più collaboratori scolastici, maggiori competenze nei laboratori e quindi più assistenti tecnici ed infine maggiori competenze contabili amministrative nelle segreterie e quindi più assistenti amministrativi e dsga. Ed invece la realtà : più incombenze da far svolgere sempre allo stesso numero di personale che si ritrova con carichi di lavoro a volte estenuanti specie in prossimità di scadenze estremamente importanti per il futuro delle scuole: dai progetti Pon ai progetti europei ed ora anche tutte le corrette procedure per i fondi del PNRR. E’ indispensabile un cambio di rotta : serve più personale e soprattutto serve più personale preparato e competente. Non è sufficiente coprire le cattedre con docenti precari preparatissimi magari dal punto di vista teorico muniti di tanta buona volontà ma scarsissima esperienza didattica per una didattica di qualità servono docenti competenti e il mistero si preoccupa di ciò creando per loro un percorso di formazione continuo. E per il personale ata il cui ruolo nella scuola odierna richiede competenze strettamente legate alla complessità della organizzazione? Si incrementano le dotazioni tecnologiche nelle scuole di ogni ordine e grado e a quando l’aumento del numero degli assistenti tecnici ? Il ministro spera di risolvere tutto col tempo sedendo sulla riva del fiume in attesa che il calo demografico riduca la necessità di personale ? Non è più il tempo di slogan e di affascinanti affermazioni servono fatti: la politica deve investire nel sistema scuola del paese prendendo esempio dal tante volte citato resto d’europa e le percentuali di Pil investite in quei paesi per l’istruzione. Quando ? siamo a settembre la prossima legge di bilancio è vicina : è questo il momento migliore per dimostrare di voler passare dalle parole ai fatti.

Qui di seguito il testo dell’avviso pubblicato sul sito dell’Usp Bari

AGLI ASPIRANTI INSERITI IN GPS
AGLI ASPIRANTI INSERITI IN GAE
che hanno presentato istanza INS
per l’a.s. 2022/23

Oggetto: scadenza presentazione rinunce alla partecipazione al turno di nomina
per l’a.s.2022/23 entro il 3.9.2022 alle 13:00

Gli aspiranti che, pur avendo presentato Istanza Informatizzazione Nomine
Supplenze dal 2 al 16 agosto 2022, non hanno più interesse a ricevere
incarichi a tempo determinato per l’anno scolastico corrente, onde evitare di
incorrere nelle sanzioni previste per rinuncia all’eventuale incarico a t. d.
assegnato, possono presentare rinuncia INS entro il 3.9.2022 alle 13:00 a
• Usp.ba@istruzione.it, salvatore.speranza8@posta.istruzione.it, con documento
di riconoscimento
In alternativa
• uspba@postacert.istruzione.it se inviato dalla pec di cui sono intestatari.

precisando nell’oggetto RINUNCIA INS a. s. 2022/23.
Tale rinuncia è irrevocabile.
Le rinunce già inviate non devono essere nuovamente trasmesse.

IL DIRIGENTE
GIUSEPPINA LOTITO

Ed eccoci di nuovo al primo settembre: inizia il nuovo anno scolastico
L’estate è stata così intensa di novità e lavoro nel mondo scuola che
della sospensione estiva dell’attività didattica quasi non si è avuto tempo
di rendersene conto.
La scuola non si è maifermata.
La scuola non si ferma mai.
E domani o nei giorni immediatamente a seguire gli
auditorium delle scuole ospiteranno il primo collegio con docenti
più o meno abbronzati masorridenti e con la gioia di esserci.
Ecco il mio primo augurio a tutto il personale della scuola che
nessuno e nessuna norma possa privarci della gioia di essere e fare scuola.
La gioia è virale più di un tweet o di un video su Tik Tok: difendiamo
la nostra gioia di essere scuola e anche i nostri alunni
e le loro famiglie ne saranno contagiati.
Torniamo a scuola con gioia e pieni di speranze: la speranza di poter finalmente
ricevere una retribuzione adeguata e dignitosa che non è solo una questione venale
di denaro ma il giusto riconoscimento al più bel mestiere del mondo che ti fa vivere
sempre in mezzo ai giovani che sono il futuro, che ti dà gratificazioni morali inimmaginabili
nelle altre professioni ma in cambio ti chiede studio costante, impegno che va ben oltre
quello che prevede il contratto e attenzione al massimo perché in ogni caso il nostro
incontro con ciascuno degli alunni e delle alunne lascerà un segno
nelle loro vite e in quella delle loro famiglie e non penso solo ai docenti.
Ogni ruolo nella scuola lascerà col suo modo di lavorare e di essere scuola una traccia nella
crescita dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze. Il mio secondo augurio è che sia
un anno migliore degli ultimi e non penso solo al covid: un anno dove le decisioni per la scuola
siano condivise e non imposte dall’alto, un anno dove non si deve più restare parcheggiati in
graduatoria per tanto tempo dopo aver faticosamente vinto un concorso, un anno dove si cominci
a parlare sul serio di una equa carriera docenti.
In questi tempi la parola scuola è accompagnata da tanti aggettivi io ne voglio aggiungere uno:
auguro a tutti noi una scuola condivisa perché come diceva Michael Jordan, “Il talento vince la
partita ma l’intelligenza e il gioco di squadra vincono il campionato”.
E allora buon anno scolastico andiamo a incominciare…

Ordinanza del Tar Lazio dell’8 giugno 2022, sessioni suppletive per chi posto in quarantena e non ha potuto partecipare al concorso ordinario per il personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado su posto comune e di sostegno iniziato il 14 marzo 2022 (D.D. n. 499 del 21.04.2020 e D.D. n. 23 del 05.01.2022).
Il Tar del Lazio con Ordinanza cautelare dell’8.06.2022 n. 3589/2022 ha stabilito il diritto alle prove suppletive – anche in merito al concorso ordinario – per coloro che a causa della situazione emergenziale non hanno partecipato perché in quarantena obbligatoria in seguito all’esito positivo del tampone rapido e perciò perché oggettivamente impossibilitati.
Quindi, il TAR del Lazio sul solco della precedente giurisprudenza formatasi sul punto in merito al precedente concorso straordinario, infanzia e primaria, ha ritenuto l’impossibilità oggettiva alla partecipazione alle predette prove concorsuali atteso anche che nel caso di violazione dell’obbligo di quarantena, configura una ipotesi di responsabilità penale ai sensi dell’art. 4, comma 6 del decreto legge 25 marzo 2020 n. 19 (conv. in legge n. 35 del 2020).
Il Ministero ha stabilito i calendari delle prove e gli USR hanno pubblicato gli abbinamenti dei candidati alle aule. E chi è stato assente?
Il Ministero scrive nel Decreto n. 23 del 5 gennaio 2022 “La mancata presentazione nel giorno, ora e sede stabiliti, ancorché dovuta a caso fortuito o a causa di forza maggiore, comporta l’esclusione dalla procedura concorsuale”
Nessuna deroga dunque, neanche per provvedimenti di quarantena o isolamento legati all’emergenza sanitaria.
Una situazione che purtroppo non è nuova, che hanno ben conosciuto i candidati del concorso straordinario per il ruolo di cui al DD n. 510 del 23 aprile 2020 e le cui prove si sono svolte per alcune classi di concorso tra fine ottobre e i primi giorni di novembre 2020 e per altre classi di concorso a febbraio 2021 e anche i candidati del concorso ordinario infanzia e primaria con prova scritta svolta a dicembre 2021.
Alcuni candidati non hanno potuto partecipare “causa Covid” e si sono rivolti ai Tribunali, ottenendo la possibilità di una prova suppletiva.
Hanno potuto partecipare solo i candidati in possesso di provvedimento giurisdizionale favorevole, in questo caso per motivi legati al Covid.
Pertanto non sono previste prove suppletive in automatico, e su questa mancanza si inserisce l’Ordinanza del TAR indicata.