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Convegno Confsal  “Cultura della sicurezza e prevenzione partecipata“,  Bologna,  10, 11 e 12 giugno scorsi.

Tre giorni di convegni, incontri e dibattito, alla presenza del Segretario Generale Margiotta Angelo Raffaele e del segretario generale dello Snals Elvira Serafini, con ospiti illustri.

 

Per porre fine alla lunga serie di morti sul lavoro il  pensiero del segretario  MARGIOTTA si può sintetizzare : ‘RACCOGLIERE SFIDA DELLA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE’

“Oggi come Confsal dobbiamo raccogliere sfida della qualità della formazione affinché venga seguita e monitorata”. “Ci impegniamo – spiega – a diffondere il concetto che la formazione non è un documentificio. Come Confsal nei prossimi giorni avremo interlocuzioni importanti con i decisori politici in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.

“La contrattazione – avverte – può fare molto, noi ‘nel nostro piccolo’ diamo uno nuovo standard nella contrattazione collettiva. La salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è una materia a cui il sindacato Confsal e la confederazione Cifa, da sempre, assegnano carattere prioritario, a partire proprio dal recente rinnovo della loro contrattazione collettiva che, in linea con la normativa vigente e le raccomandazioni europee, trasforma la tutela della salute nei luoghi di lavoro da obbligo formale a leva strategica per la qualità del lavoro e la competitività delle imprese”.

“Fra le novità di maggiore rilievo – ricorda il segretario generale Confsal -spiccano due elementi che ridefiniscono la governance della sicurezza aziendale: l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nella valutazione predittiva dei rischi, con l’integrazione delle tecnologie di machine learning con i modelli organizzativi e di gestione (mog) al fine di garantire un ambiente di lavoro sicuro e prevenire l’insorgere di situazioni critiche, e il rafforzamento del ruolo del preposto, come snodo operativo decisivo nella catena della sicurezza, prevedendo per questa figura il riconoscimento di un emolumento specifico commisurato al grado di rischio del settore produttivo, una copertura assicurativa per responsabilità civile e tutela legale rispetto ai compiti svolti e una formazione biennale obbligatoria.

E proprio la formazione obbligatoria è il punto fondamentale dell’intervento del segretario generale dello Snals Elvira Serafini “Serve cultura della sicurezza formando i cittadini dall’infanzia”

“La sicurezza interessa, secondo il mio modo di vedere, la scuola, l’università e la ricerca. Perché a parlare di formazione si inizia dalla scuola dell’infanzia. E’ un momento importante quello dell’istruzione, è là che si deve lavorare, è là che dobbiamo progettare il futuro “Dobbiamo lavorare – spiega – per formare il cittadino con una mentalità che guarda al rischio e alla soluzione del rischio, che guarda a quelle che sono le prevenzioni necessarie per non cadere in quello che è il rischio della mortalità anche sui posti di lavoro. Si parte con, io la chiamo, educazione alla formazione e alla sicurezza. Ci vuole una cultura, cultura della sicurezza e della formazione”.

“La cultura della sicurezza nasce sui banchi di scuola, non nelle aziende”

Educazione alla prevenzione fin dall’infanzia è quindi  la ricetta proposta da SNALS-CONFSAL per combattere le morti bianche che continuano a insanguinare i luoghi di lavoro. Una proposta che ribalta completamente l’approccio tradizionale alla sicurezza, spostando il focus dalla formazione aziendale all’educazione scolastica primaria: sicurezza come materia di studio.  una strategia innovativa che parte da un presupposto fondamentale: “La sicurezza interessa la scuola, l’università e la ricerca. Parlare di formazione si inizia dalla scuola dell’infanzia“.

La proposta del sindacato non si limita a una generica sensibilizzazione, ma punta a una vera e propria rivoluzione pedagogica. “È un momento importante quello dell’istruzione, è là che si deve lavorare, è là che dobbiamo progettare il futuro”, ha sottolineato Serafini, evidenziando come l’approccio attuale – basato su interventi formativi successivi all’ingresso nel mondo del lavoro – risulti insufficiente e tardivo.

Dall’emergenza alla prevenzione: formare cittadini consapevoli del rischio

Il cuore della proposta SNALS risiede in un cambio di paradigma culturale L’obiettivo è ambizioso: creare una generazione di lavoratori naturalmente predisposti alla prevenzione, capaci di riconoscere i pericoli e di adottare comportamenti sicuri non per obbligo normativo, ma per cultura acquisita. “Tutti gli interventi di formazione che facciamo dopo sono relativi”, ha chiarito Serafini, sottolineando l’importanza di intervenire quando la mente è ancora in formazione e più ricettiva ai messaggi educativi.

La proposta di SNALS-CONFSAL rappresenta una sfida al sistema educativo italiano, chiamato a integrare nei propri programmi una cultura della sicurezza che accompagni gli studenti dal primo giorno di scuola fino all’ingresso nel mondo del lavoro, con l’obiettivo finale di ridurre drasticamente il tragico bilancio delle morti bianche che ogni anno colpisce il nostro Paese.

 

 

 

 

Ieri si è tenuta una audizione presso la VI Commissione consiliare regionale competente in politiche comunitarie, lavoro e formazione professionale sul tema: Formatori presso i Centri per l’impiego, dipendenti dagli enti di formazione professionale .Hanno partecipato e animato il confronto :Sebastiano Leo  assessore all’Istruzione, formazione, lavoro,  Leo Caroli  presidente del SEPAC, Beniamino Di Cagno   presidente del CdA Arpal, Gianluca Budano direttore generale  di  Arpal. Era  presente anche Silvia Pellegrino  direttore del Dipartimento politiche del Lavoro, Istruzione e Formazione. Leo Caroli ha presentato due possibili soluzioni che devono ora essere esaminate  dagli avvocati  della Regione Puglia. Entrambe le soluzioni  valorizzano  l’anzianità di servizio dei formatori nell’ambito di un  concorso Arpal da bandire nel prossimo futuro. Proprio i tempi di attuazione delle proposte fanno scaturire le perplessità del prof. Vito Masciale segretario regionale SnalsConfsal che segue la tormentata vicenda dei dipendenti  storici dei due enti di formazione dall’inizio e si è sempre impegnato in tutti questi mesi  per la ricerca di una soluzione a tutela di questi lavoratori. “ Il bando ponte “ afferma il prof Masciale “ frutto dell’intesa fra Sepac e OOSS il cui scopo era impegnare i lavoratori in attesa del concorso  termina a giugno e non si prevedono proroghe. La complessa macchina burocratica riuscirà nei prossimi mesi a bandire il concorso ,espletarlo , proclamare i vincitori e procedere alle assunzioni mettendo fine alla situazione di incertezza e precarietà che dura da troppo tempo ? L’esperienza di vita mi fa sorgere molti dubbi ma voglio essere fiducioso e dare per il momento credito alla fattibilità delle proposte presentate oggi al tavolo dell’audizione.”

Per la cronaca e volendo entrare nel dettaglio   sono 82 i dipendenti degli enti che compongono la RTI EPCPEP-AgeForM di cui 74 sono impegnati   per Arpal nei CPI della regione .Diciassette dei 74 sono i “formatori storici” ossia  lavoratori con anzianità di servizio dal 2015 nei CPI e ante 2015 nella Formazione professionale e hanno un’età anagrafica che ostacola  il reinserimento nel mondo del lavoro  .Tra “ i formatori storici” ci sono  (come da elenco SEPAC)  anche i tredici lavoratori ex EnAIP . Licenziati da EnAIP in liquidazione nel 2012,  sono stati assunti negli anni da altri enti, tra cui AgeForM, e ora rischiano di affrontare un nuovo licenziamento senza  prospettiva  di riassunzione.

Infine il prof. Masciale esprime ringraziamenti alla consigliera Parchitelli e alla consigliera Barone che hanno voluto conoscere e approfondire gli sviluppi ultimi della annosa e tormentata risoluzione della vertenza .” È  ancora aperto un tavolo di crisi “ribadisce il prof. Masciale  e ci sono ancora lavoratori, residuali rispetto alle operazioni di scivolo pensionistico promosse dalla Regione Puglia e agli esodi volontari, che non sanno quale sarà il loro futuro questa è la triste realtà.” E ribadisce :  “Una vertenza ha termine  solo quando tutti i lavoratori che corrono il rischio di restare disoccupati  trovano lavoro.”

Si è conclusa da pochissimo l’assemblea regionale Confsal che ha visto tre ore di confronto e dibattito con i rappresentanti regionali e provinciali dei sindacati e delle confederazioni dei vari settori produttivi presenti sul territorio pugliese. Il segretario regionale Confsal Vito Masciale alla fine dell’incontro ha espresso tutta la sua soddisfazione per il numero dei partecipanti in presenza e a distanza,il livello  propositivo dei vari interventi e la volontà unanime di incrementare sempre più la coesione all’interno della Confsal

A seguito del primo incontro sulla salute e sicurezza sul lavoro, tenutosi

il 22 giugno 2023 con il Ministro Elvira Calderone, il 05 luglio 2023

si è svolta presso il Ministero del Lavoro una riunione di prosecuzione

dei lavori sulle misure introdotte dal Decreto Lavoro, convertito in legge 3 luglio 2023,
n. 85, in ordine al sistema di istruzione e formazione.
In apertura della riunione sono state illustrate le norme introdotte

dal Decreto Lavoro di interesse per il settore dell’Istruzione:
Il Decreto Lavoro ha introdotto modifiche al D.lgs. 81/08 che pongono in capo

agli enti locali competenti la valutazione, in via congiunta con i dirigenti scolastici,

dei rischi connessi all’utilizzo degli edifici da parte delle scuole e i conseguenti

interventi con le risorse disponibili. Istituito un fondo per il risarcimento degli

infortuni in alternanza scuola lavoro. Estesa la copertura assicurativa
INAIL a tutti gli infortuni che avvengono durante tutte le attività formative.
La Confsal, rappresentata al tavolo dalla Segretaria generale Snals Elvira Serafini

e dalla Vicaria IreneTempera, ha sottolineato che la valutazione dei rischi da

parte degli enti locali, in via congiunta con i dirigenti scolastici, deve essere vincolante.

In caso di inerzia dell’ente locale, infatti, la responsabilità potrebbe ricadere di nuovo

in via esclusiva sui dirigenti scolastici. Inoltre, non dovrebbero essere posti limiti

di risorse finanziarie per interventi finalizzati a garantire l’incolumità
di alunni e personale.
La Confsal valuta poi positivamente, ai fini di una migliore qualificazione a

tutela di una maggiore sicurezza, l’inserimento di un ulteriore titolo di studio

per i coordinatori dei lavori nei cantieri temporanei o mobili e apprezza

l’impegno del Ministro Valditara per aver mantenuto l’impegno di
garantire maggiori e più estese tutele ad alunni e personale.
Il Decreto prevede anche, per le imprese che ospitano i PCTO, l’obbligo

di integrare il proprio documento di valutazione dei rischi con una sezione

dedicata alle misure di prevenzione per gli alunni coinvolti, con particolare

riferimento a dispositivi e segni identificativi.
Per la Confsal i PCTO devono essere distinti da qualsiasi surrettizia forma

di utilizzazione impropria di forza lavoro. I PCTO devono essere considerati

come una metodologia didattica finalizzata al consolidamento delle competenze

acquisite dagli alunni nei percorsi di studio ordinari. Così come
andranno individuate nuove risorse nel FMOF per la remunerazione dei docenti

che assumono il ruolo di tutor nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

Diventa fondamentale un percorso di formazione per tutti i soggetti interessati ai Percorsi di alternanza.

Egregio Presidente,
nel ringraziare la Commissione da Lei presieduta per la possibilità di esprimere il nostro punto di vista premettiamo che come Confsal siamo assolutamente d’accordo sull’aspetto comune ad entrambe le proposte A.C.373 e A.C. 630 circa l’introduzione all’interno della scuola secondaria dell’insegnamento in materia di sicurezza sul lavoro.
Tanto è vero che questo aspetto è uno dei punti più significativi delle proposte in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che la nostra Confederazione, ha reso pubbliche da tempo tramite il proprio “Decalogo per la prevenzione partecipata” che alleghiamo alla presente memoria, unitamente alle nostre ipotesi di modifica normativa per poterle attuare.
Ciò premesso, rispetto alle differenziazioni delle proposte di legge di cui trattiamo sottolineiamo, innanzitutto, che la ratio dell’AC 630 appare a nostro avviso, quale sindacato dei lavoratori, maggiormente condivisibile, vista l’impostazione più ampia “per promuovere la diffusione della cultura del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Per quanto bisognerebbe parlare di sicurezza “sul lavoro” e non più di sicurezza “nei luoghi di lavoro” vista l’evoluzione tumultuosa delle nuove forme di lavoro, ci sembra giusto inserire la salute e sicurezza sul lavoro in un ambito più ampio, quale appunto il diritto del lavoro che guardi allo status del lavoratore a tutto tondo…
Non per questo è disprezzabile la ratio dell’AC. 373 di insegnare la “cultura della sicurezza” in senso ampio, compreso quindi anche l’ambito domestico e scolastico, non solo quello lavorativo, ma ci permettiamo di sottolineare quanto a volte gli aspetti culturali in ambiti specifici che si nutrono di grandi tecnicismi, quali quello della salute e sicurezza sul lavoro, rischiano di essere poco efficaci se declinati con troppa genericità.
Per quanto riguarda le ipotesi divergenti fra i due progetti di legge in esame di inserire l’insegnamento della materia nelle scuole di primo e secondo grado ovvero solo in quelle di secondo grado, coerentemente con le nostre proposte richiamate all’inizio, riteniamo che debba essere introdotto l’insegnamento della materia in questione nei curricoli degli istituti di secondo grado.
Così come, per quanto riguarda il monte orario, riteniamo che venga calcolato nella misura non inferiore a un’ora per ciascuna settimana di lezione.
Circa, infine, la questione se i docenti debbano essere scelti tra quelli delle discipline scientifiche ovvero quelli afferenti alle discipline giuridiche ed economiche è di tutta evidenza quanto tale differenza sia legata alla ratio di fondo dell’una o dell’altra proposta, come già accennato sopra.
Per quanto ci riguarda quest’ultimo aspetto ha un’importanza relativa rispetto, invece, alla necessità di buona formazione dei docenti, così come alla possibilità di poter coinvolgere anche figure specialistiche della materia in ausilio ai docenti stessi, laddove ritenuto utile.
A completamento delle osservazioni esposte, alleghiamo la declinazione delle ipotesi di modifiche normative, presenti nel nostro Decalogo Sicurezza, a corredo del punto 2 che parla della fattispecie.
Fatto salvo, tutto quanto finora espresso, come Confsal pensiamo che il Parlamento non possa perdere l’occasione di portare a conclusione positiva un iter legislativo che comporti l’introduzione strutturale nei programmi didattici dell’insegnamento del lavoro salubre e sicuro e di come questo possa essere e rimanere tale nel rispetto dei fondamentali concetti legati al pericolo, al rischio e al danno potenziale ai quali si è esposti durante il lavoro.
A onor del vero il quadro normativo, com’è noto, prevede da tempo iniziative in materia di promozione della cultura della prevenzione da svolgere nel mondo scolastico.
Riferimenti espliciti vi sono negli articoli 9 e 11 del D.lgs 9 aprile 2008, n. 81 (Testo unico della sicurezza sul lavoro) così come in altre leggi (107/215 – 92/2019) e/o in accordi specifici tra Inail e le varie Istituzioni scolastiche ma qui parliamo di rendere strutturale l’insegnamento.
Questo obiettivo è fondamentale per porre le basi di un futuro migliore rispetto ai dati drammatici che oggi leggiamo nei “Dati Inail” che rendono note le statistiche di infortuni e malattie professionali, con una drammatica costanza degli accadimenti mortali che non scendono sotto gli oltre mille morti ogni anno.
Il Paese ha bisogno di uscire da questo dramma perenne e lo deve fare investendo molto in azioni di prevenzione e non solo di repressione in un percorso strategico di ampio respiro che veda anche l’investimento nell’educazione dei suoi cittadini, fin dalla scuola, su questa materia.
Nelle scuole passano i lavoratori e gli imprenditori del domani, è essenziale che siano educati alla prevenzione e al rispetto della salute e della vita.
Roma, 7 luglio 2023
ALLEGATO
Punto 2 “Decalogo della Prevenzione Partecipata” Confsal.
2. Educare le nuove generazioni alla cultura della sicurezza inserendo nei programmi didattici della scuola secondaria “La salute e sicurezza sul lavoro” come disciplina scolastica obbligatoria
INSERIMENTO STRUTTURALE DELLA MATERIA NEI PROGRAMMI DIDATTICI
Modifica Art.11 del D.lgs 81/2008
All’art 11 inserire il comma 1 bis:
“Viene introdotto nei curricoli degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado l’insegnamento della materia “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro” per promuovere negli alunni la consapevolezza dei rischi legati a errati comportamenti nei luoghi di lavoro e la conoscenza delle misure di prevenzione e di contenimento dei rischi con le seguenti modalità:
a) A decorrere dall’anno scolastico successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente norma, il Ministro dell’Istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, introduce l’insegnamento della materia “Salute e sicurezza sul lavoro” negli istituti di istruzione secondaria di secondo
grado stabilendo il monte ore di insegnamento della materia, calcolato nella misura non inferiore ad un’ora per ciascuna settimana di lezione, le discipline alle quali affidare tale insegnamento e le linee guida per l’insegnamento della materia con l’indicazione delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni nazionali per i Licei e le Linee guida per gli Istituti tecnici e professionali. Gli organi collegiali competenti, nell’esercizio delle proprie funzioni di pianificazione dell’offerta formativa, stabiliscono le modalità di inserimento dell’insegnamento della materia nel monte ore scolastico.
b) Il Ministro dell’istruzione, e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto stabilisce le linee guida per l’insegnamento della materia con l’indicazione delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni nazionali per i Licei e le Linee guida per gli Istituti tecnici e professionali”.
Al primo periodo del comma 2 dell’art 11 aggiungere dopo “comma 1” le parole “e comma 1 bis”

Carissime amiche a carissimi amici,

voglio innanzi tutto condividere con voi il piacere di poterci confrontare sul tema del lavoro in Italia che è la stessa essenza del nostro essere CONFSAL.

Il lavoro è il futuro di ogni individuo e di un intero Paese e su questo siamo tutti d’accordo, senza lavoro non c’è dignità ed è impossibile progettare il proprio futuro personale che si interseca con quello del Paese e anche su questo siamo tutti d’accordo. E spostando leggermente l’ordine delle parole si aprono davanti alle nostre riflessioni due ampi orizzonti: quale futuro lavoro e quale lavoro futuro.

Noi non facciamo politica eppure, nel nostro impegno civile ci dobbiamo confrontare con la politica dei salari, la politica fiscale, la politica delle pensioni, la politica delle imprese: tutta la politica alla fine confluisce nel mondo del lavoro.

Il mondo del lavoro in Italia è disarmonico: lo è come diffusione sul territorio (e non sto pensando all’annosa differenza fra nord e sud perché in entrambe  queste macro  aree  in cui i titoli dei giornali dividono il paese ci sono zone molto povere e molto ricche di lavoro), lo è come appartenenza di genere (e qui penso a settori come la scuola dove la presenza delle donne è massiccia e ai consigli di amministrazione dove sono ancora una sparuta minoranza)  lo è come attribuzione di ruoli (lo sappiamo tutti non scopro l’acqua calda di quanto inaccettabile sia la forbice salariale fra un impiegato ed un amministratore  o fra i vari settori pubblici e privati).

Io adesso voglio condividere con voi il piacere del conforto che ci deriva dal rileggere gli articoli della nostra carta costituzionale in vigore dal 1° gennaio 1948 e scritta con grande saggezza dai padri e dalle madri costituenti senza distinzione partitica.

PRINCIPI FONDAMENTALI

Articolo 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.  La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

PARTE I – DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI 

Titolo III Rapporti economici

Articolo 35 La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.  Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.  Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.  Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.

Articolo 37 La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione.  La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.  La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Articoli bellissimi, completi chiari dove ci sono espresse tutte le situazioni di lavoro che noi affrontiamo.

E’ per tutelare questi diritti che noi ci sediamo al tavolo delle trattative e forse in cima ai contratti collettivi di lavoro dovremmo mettere: come previsto dall’art. 1 etc etc della Costituzione Italiana perché tutto nasce da lì e perché lì ci sono le fondamenta del nostro paese del lavoro di noi tutti e del suo futuro.

IL LAVORO DEVE RIPARTIRE DAL SUD: lavoro di qualità, investimenti e politiche industriali indispensabili per ridurre i divari.

Il tasso di occupazione giovanile al Sud si ferma al 29,8%, ben 15 punti in meno della media europea. Solo una donna su tre lavora, il tasso di occupazione complessivo si ferma attorno al 50%. A dicembre la Svimez denunciava che nel 2023 il Pil meridionale si potrebbe contrarre fino a -0,4%, mentre il dato medio italiano dovrebbe attestarsi intorno a +0,5%. La dispersione scolastica arriva al 16,6%.

Il presidente Mattarella, nelle celebrazioni a Reggio Emilia del Primo Maggio, ha detto che il divario tra Nord e Sud è intollerabile e viola la Costituzione Ed ha messo in evidenza come l’elemento vero di coesione sia il lavoro.

Non c’è crescita per il Paese se non c’è sviluppo anche nel Sud e se non si recupera il divario storico che si è determinato in tutti questi decenni e che di fatto ha rallentato lo sviluppo.

Nel Mezzogiorno c’è la necessità di costruire politiche industriali all’altezza delle sfide di questa epoca, servono le politiche sociali che abbiano la capacità di migliore la qualità della vita. I divari dipendono dal fatto che la loro riduzione e lo sviluppo del Sud non è mai stata considerata una priorità dell’Italia intera, una precondizione per lo sviluppo complessivo del Paese.

È fondamentale adottare politiche che favoriscano la nascita di nuove imprese e lo sviluppo delle attività esistenti, creando un ambiente favorevole agli investimenti e all’innovazione. È necessario investire in formazione professionale per creare nuove opportunità di lavoro e incoraggiare la permanenza dei giovani nelle loro regioni di origine.

Il Sud Italia resta in fondo alla classifica europea sul lavoro femminile, con Sicilia, Campania, Calabria e Puglia nelle ultime quattro posizioni. Il dato emerge dalle tabelle Eurostat sull’occupazione nel 2022. In Sicilia, che è appunto all’ultimo posto nella Ue, l’anno scorso solo il 30,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni lavoravano (erano il 29,1 nel 2021) a fronte del 64,8% medio dell’area euro. Appena più su la Campania (30,6%) e la Calabria (31,8%) e quart’ultima la Puglia con l’occupazione femminile al 35,4%.

Secondo lo Svimez, poi, il lavoro delle donne al Sud è penalizzato dalla mancanza di servizi. Nel Mezzogiorno solo il 35,3% delle madri con figli in età prescolare lavorano rispetto al 64% del Centro-Nord. A livello nazionale il tasso medio di occupazione per donne con figli fino a 6 anni è del 53,9%, mentre sale al 60,5% quando i figli hanno da 6 a 17 anni. Inoltre, segnala lo Svimez, nelle famiglie italiane si registrano tassi di occupazione più elevati per i genitori che per i figli (67,8% contro il 56,1%), e il tasso di occupazione dei padri italiani è pari all’83,2% a fronte del 55,1% di quello delle madri, penalizzate – si sottolinea – dalla carenza di posti negli asili nido, dagli elevati costi di accesso al servizio e dalla scarsa diffusione del tempo pieno nelle scuole dell’infanzia nel Mezzogiorno.

I divari sia in termini economici che demografici del Mezzogiorno italiano rispetto al resto del Paese, sono da sempre oggetto di studio e riflessione. I temi ricorrenti che da sempre penalizzano queste regioni sono burocrazia, illegalità, minore qualità del capitale umano e la riduzione della popolazione giovanile residente, diminuita di oltre un milione e mezzo, ed emerge una profonda crisi demografica nel Mezzogiorno italiano.

Negli ultimi 25 anni abbiamo infatti assistito ad una massiccia emigrazione dei lavoratori, soprattutto giovani (-1,6 milioni), verso zone con più possibilità occupazionali. Da qui il progressivo e inesorabile calo del Pil prodotto dal Sud.

Per scongiurare questo pericolo occorre: valorizzare i punti di forza del territorio, come il turismo, una risorsa inestimabile per il Sud, e utilizzare al meglio le risorse, sia quelle statali che di derivazione europea, per migliorare il capitale umano e produttivo, investendo soprattutto sui giovani e sulle imprese locali.

E ora per finire uno sguardo alla mia regione

Svetta  la Puglia che traina Il Sud.

La Puglia dell’occupazione si rivela locomotiva del Sud e traina il vagone Mezzogiorno. A rilevarlo è lo studio della Fondazione studi Consulenti del Lavoro – si evidenzia come «a guidare la ripresa occupazionale italiana, dopo l’emergenza Covid, è stato soprattutto il Mezzogiorno.

«La ripresa del Sud è una buona notizia per tutti, visto che circa un terzo della popolazione italiana si concentra in quell’area.

Ma il sommerso dilaga: Le violazioni riscontrate hanno interessato varie attività, tra cui call center, autofficine e concessionarie di autoveicoli.  I datori di lavoro multati e in due casi è stato richiesto lo stop all’attività.

C’è molto da fare per tutti noi e sono sicuro che molto faremo.

Grazie per l’attenzione.

 

Oggi a Roma nella prima giornata dei lavori del congresso nazionale Confsal si è proceduto alle votazioni per il rinnovo degli organismi di governo della confederazione sindacale. Terminate le votazioni, eletti nel Consiglio Nazionale Confsal Masciale Vito, Cataldo Rosselli, Vito Lozito.
Il Segretario Regionale Puglia Prof. Vito Masciale riconfermato nella Segreteria Nazionale.

Complimenti ed auguri di buon lavoro da parte di tutta la famiglia Snals

.E’ questo il primo commento del segretario regionale Confsal Vito Masciale riferendosi ai dati pubblicati dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro sulla situazione dell’occupazione in Puglia. Sono felice di questi dati che premiamo soprattutto i lavoratori pugliesi che non hanno mai mollato durante il Covid e hanno continuato a credere nel lavoro con la tenacia propria della gente di questa bellissima nostra terra. Ed ecco i  risultati:

La Puglia dell’occupazione si rivela locomotiva del Sud e traina il vagone Mezzogiorno.  Dai dati viene fuori che dal primo trimestre del 2019 allo stesso periodo del 2023 sono stati creati 1oo mila posti di lavoro (+8,6%).   In sostanza, l’analisi – che sarà illustrata al Festival del Lavoro (in programma il 28 giugno a Bologna) – evidenzia come «a guidare la ripresa occupazionale Italiana, dopo l’emergenza Covid, è stato soprattutto il Mezzogiorno: su 474 mila nuovi lavoratori, più della metà, 262 mila (i155,3% del totale), risiedono nelle Regioni del Meridione. Il tasso di crescita in quest’area è stato, tra í1 2019 e il 2023, del 4,4%, più che doppio rispetto al resto del Paese. La ripresa del Sud è una buona notizia per tutti, visto che circa un terzo della popolazione italiana si concentra in quell’area. Le sue potenzialità sono enormi, sebbene anni di politiche poco lungimiranti abbiano impedito un inserimento lavorativo di lungo periodo . Anche  dal rapporto  della sede pugliese della Banca d’Italia era emersa una performance chiara spinta da settori chiave. «Nel 2022 le attivazioni nette – scrivono gli analisti di Bankitalia nel report sullo stato dell’economia – sono risultate positive in tutti i principali comparti. La dinamica è stata sostenuta soprattutto dai servizi e dalle costruzioni. In particolare, anche per effetto degli interventi governativi per la riqualificazione degli edifici, negli ultimi tre anni nell’edilizia sono stati creati più di 20.000 posti di lavoro alle dipendenze in Puglia, circa il 30 per cento del totale del settore privato non agricolo. Nel primo quadrimestre di quest’anno, in base ai dati disponibili, l’andamento dei posti di lavoro si è confermato moderatamente positivo». Il futuro? «Nei prossimi anni l’occupazione in questo comparto potrebbe beneficiare degli interventi del Pnrr». Il bello “continua il segretario Masciale

nella sua analisi dei dati” è che  protagonisti della ripresa sono soprattutto giovani e senior , il comparto edile prima (verosimilmente, in buona parte grazie agli incentivi fiscali per la ristrutturazione degli edifici), e il turismo nell’ultimo anno (quando, cioè, i contagi sono calati sensibilmente). L’incremento delle opportunità ha riguardato indistintamente uomini e donne, avvantaggiando sia i giovani sia gli adulti (+4,3%).  nella fascia 15-34 anni si sono registrati 70.000 addetti in più (+5,5%), a beneficio, però, della sola componente maschile, e assai più intensa è stata l’ascesa per i lavoratori fra i 55 ed i 64 anni (14,8%)». Le ragioni risiedono «nella contrazione occupazionale delle fasce anagrafiche centrali e nel loro calo demografico (-11,7%), che ha dirottato le imprese verso l’offerta più disponibile

Un dato questo in continuità rispetto alla particolare resilienza evidenziata dalla Puglia anche durante il periodo pandemico e registrata da diversi istituti di ricerca. «Questi dati  sono il frutto di un lavoro sinergico tra Regione Puglia, imprese e sindacati. L’accordo delle misure Covid del 2020, realizzato con una concertazione tra Regione e parti sociali, in cui furono messi in campo strumenti straordinari  per combattere la crisi economica è stata la migliore manovra economica italiana. Una iniezione di ottimismo, dunque, nell’auspicio che il Pnrr, una volta applicato e diventato realtà, permetta al Sud di fare il definitivo salto di qualità.   Adesso sarà importante utilizzare al massimo Pnrr e fondi di coesione perché potrebbero veramente rappresentare il salto di qualità per il Mezzogiorno: molto dipende anche dalle Regioni e dalle capacità che avranno di spendere in tempi rapidi». Un miliardo di euro di risorse regionali  hanno generato jn Puglia 5 miliardi di investimenti é stata la ricetta giusta per frenare la crisi.

Ma Il Sommerso purtroppo  dilaga ancora : Altri 44 casi la guardia di  Finanza ha individuato in provincia di Taranto, 44 lavoratori in nero o irregolari, e sono in corso approfondimenti su altre 13 posizioni lavorative. Le violazioni riscontrate hanno interessato varie attività, tra cui call center, autofficine e concessionarie di autoveicoli.  I datori di lavoro multati e in due casi è stato richiesto la stop all’attività. C’è ancora molto da fare “ conclude il segretario Masciale “ bene i  posti di lavoro in più  quindi ma con un trend che nel prossimi mesi dovrà essere  reso stabile ma oggi sorridiamo alle belle notizie .