Dopo giorni di assordante silenzio da parte del ministro Bianchi come risposta alle legittime proteste dei sindacati rappresentativi dei lavoratori della scuola e alle richieste di confronto e dialogo,sentita la base in una video conferenza nazionale fra i segretari nazionali delle principali sigle e gli eletti nelle RSU dallo stato di agitazione si è passati alla proclamazione dello sciopero. Dopo un biennio pieno di difficoltà e sacrifici il personale scolastico dovrà affrontare una fine d’anno dell’attività didattica lottando per tutelare i propri diritti.

Qui di seguito modi e tempi dello sciopero proclamato dallo Snals:

Il blocco degli scrutini lo facciamo per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

 

Per la scuola DELL’INFANZIA:

SCIOPERO DELLA PRIMA ORA DEI DOCENTI DEL PRIMO TURNO e sciopero dell’ultima ora dei docenti del secondo turno.

– il primo giorno scioperano i docenti  del primo anno infanzia;

– il secondo giorno i docenti del secondo anno infanzia;

– il terzo giorno scioperano i docenti del terzo anno della scuola della infanzia .

 

Per la scuola PRIMARIA

Sciopero della prima ora di lezione dei docenti del primo turno

e sciopero dell’ultima ora dei docenti del secondo turno.

– il lunedì sciopereranno i docenti di prima elementare;

– il martedì quelli di seconda;

– il mercoledì i docenti di terza;

– il giovedì I colleghi di quarta elementare;

– il venerdì I docenti della quinta classe della scuola primaria.

 

CORSO DI PREPARAZIONE ALLE PROVE D’INGRESSO PER L’ACCESSO AL TFA SOSTEGNO 2022

 

Lo SNALS Bari organizza un corso di preparazione in presenza per l’accesso al TFA Sostegno per i diversi ordini di scuola: INFANZIA- PRIMARIA- SECONDARIA DI I° E II° GRADO.

Il corso si articolerà in 7 incontri di due ore ciascuno dalle 16.30 alle 18.30 e si terrà

in Bari via Abbrescia 98.

Di seguito il calendario del corso: l’incontro preliminare di presentazione del corso

con la prima lezione si terrà: Lunedì ’ 09 MAGGIO ALLE ORE 16.30

Per rispetto della normativa Covid SI ACCETTANO ISCRIZIONI solo FINO A 25 UNITA’.

Si chiede il massimo rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID-19.

Il corso, riservato agli iscritti, prevede un contributo di 100 euro che dovrà essere versato il primo giorno del corso. Sarà possibile iscriversi al sindacato il primo giorno di corso.

Le iscrizioni saranno accettate in ordine di arrivo via mail all’indirizzo: info@snalsbari.it entro venerdi 6 maggio e dovranno contenere i dati anagrafici, un recapito telefonico e l’indicazione dell’rodine di scuola per il quale si partecipa alla preselezione.

CALENDARIO CORSO PREPARAZIONE TFA SOSTEGNO 2022

9 maggio lunedì prof.ssa Rosangela Magro:

  • Criteri per una progettazione educativo-didattica inclusiva di qualità

          Didattica speciale: Lettura e interpretazione della documentazione diagnostica

11 maggio mercoledì prof. Antonio Rago:

Dalla medicalizzazione all’analisi del contesto. ICD, ICF E ICF CY

 

12 maggio giovedì prof. Antonio Rago:

Come cambia il PEI. Decreto interministeriale n. 182/20

 

13 maggio venerdì   dott.ssa Simona Tundo:

Empatia ed intelligenza emotiva

 

17 maggio martedì prof.ssa Carmela Ponzone:

Dalla l. 517/1977 alla L. 104/92

19 maggio giovedì dott.ssa Carmela Ponzone:

Dalla l. 104/92 ai decreti della Buona scuola (L. 107/2015) passando per le linee guida del 2009 e la L. 170/10

20 maggio venerdì dott.ssa Simona Tundo:

Creatività e pensiero divergente

 

 

I partecipanti inoltre riceveranno via mail materiale di studio ed esercitazione su:

  • Competenze linguistiche e comprensione dei testi in lingua italiana
  • Competenze organizzative e giuridiche correlate al regime di autonomia
    delle istituzioni scolastiche (Organi collegiali, Piano triennale dell’offerta formativa, collaborazioni interistituzionali: scuola, territorio, famiglie)
  • La scuola nella costituzione- dall’autonomia scolastica alla legge 107.

Il segretario provinciale

Prof. Vito Masciale

 

Di seguito il testo integrale del comunicato unitario emesso dalle organizzazioni sindacali
SEMPRE E SOLO PER DECRETO.
LA COMUNITA’ SCOLASTICA NON MERITA TUTTO QUESTO

Con la pubblicazione del decreto sulla scuola in G.U. del 1°maggio il Governo
interviene pesantemente su molti aspetti della vita della scuola che, da autentica
risorsa per il Paese, torna ed essere terreno di tagli di spesa e di scontro politico ideologico.
I documenti di programmazione economica pluriennale non prevedono investimenti,
ma tagli che puntualmente il sistema subisce da decenni.
Ancora una volta si decidono questioni di grande rilievo per il sistema scolastico
attraverso atti unilaterali addirittura con Decreto legge, sfuggendo da ogni confronto
con il mondo della scuola. La consapevolezza che la partecipazione al cambiamento contribuisce,
accrescendone la qualità e il valore, ai processi di innovazione, evidentemente in questa fase
manca del tutto al Governo e alla “politica”. E questo dopo due anni di pandemia, in cui la scuola si è completamente reinventata, e con una guerra che comporta la necessità di accogliere i profughi
dall’Ucraina (ne sono arrivati ed accolti oltre 30.000, anche minori non accompagnati).
La scuola si sta confermando uno dei più efficaci strumenti di integrazione, attraverso atti di concreta e
solidale accoglienza, nell’ottica di una vera cultura di pace. Anche solo per questo avrebbe meritato un
trattamento diverso, caratterizzato da attenzione e coinvolgimento; analogamente lo avrebbero
meritato le organizzazioni sindacali alle quali il personale ha rinnovato pochi giorni or sono la propria
fiducia con una larghissima partecipazione al voto per il rinnovo delle RSU, legittimandone ancora una
volta il ruolo di rappresentanza.

Invece, solo dopo qualche giorno dal voto per il rinnovo delle RSU che ha visto un milione di lavoratori
dare la propria fiducia alle Organizzazioni Sindacali, si decide di procedere per decreto su tematiche così
importanti.

Per questo le Organizzazioni sindacali della scuola, unitariamente, hanno deciso una grande
mobilitazione, a partire dai lavoratori, per arrivare a coinvolgere l’intera comunità educante che si vede
ridurre l’ambito di autonomia, anch’esso di rilevanza costituzionale, al pari della libertà di insegnamento
che rischia di subire inaccettabili condizionamenti.

Tutto ciò in presenza di un’annosa e irrisolta questione retributiva che riguarda tutto il personale della
scuola. Il Governo sottrae le risorse aggiuntive inserite in legge di Bilancio per il rinnovo del contratto
destinandole a modalità di formazione incentivata decise unilateralmente, con evidente riduzione di
quelle destinate a rivalutare nel loro complesso le retribuzioni di tutti e con l’ipoteca di tagliare l’organico
nei prossimi anni. Per recuperare le risorse per una politica retributiva selettiva si ipotizza, fuori da ogni
confronto negoziale, anche l’impiego delle risorse attualmente utilizzate per la card docenti.

Nel frattempo non si affronta il tema del precariato, anzi il sistema di reclutamento delineato,
ulteriormente appesantito nei tempi e nei requisiti, appare oltremodo punitivo e non in grado di
risolvere la piaga del lavoro precario.

Non si prevede per la formazione iniziale una normale e legittima fase transitoria e non si tiene in alcun
conto la necessità di offrire opportunità di stabilizzazione del personale precario, per il quale non viene
previsto uno specifico percorso di accesso al ruolo.

Per tutte queste motivazioni, FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS e GILDA hanno convenuto

di organizzare una forte mobilitazione, a partire da un’imponente campagna di informazione capillare
rivolta non solo al personale della scuola, ma anche alla società civile, alle famiglie e ai cittadini, cui va
immediatamente evidenziato come tali provvedimenti non riconoscano la necessaria centralità alle
politiche dell’istruzione e della formazione con scelte che rafforzino realmente il ruolo della scuola
pubblica e democratica del Paese, al fine di garantire il pieno esercizio del diritto allo studio.

Con il percorso di mobilitazione di tutto il personale FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS e
GILDA intendono rimarcare il dissenso contro il Decreto Legge 36, per ottenerne radicali modifiche e
rivendicare la devoluzione di tutte le materie che incidono sul rapporto di lavoro al rinnovo del contratto,
per il quale chiedono l’immediato avvio delle trattative. È in tale sede che va ricondotto anche il
confronto sui percorsi di valorizzazione professionale per i quali è comunque indispensabile
l’investimento di ulteriori e specifiche risorse.

Riservandosi quindi di valutare il ricorso a tutte le azioni di mobilitazione che si renderanno necessarie,
anche in relazione allo sviluppo del confronto che intendono sollecitare e avviare con il Governo e le
forze politico parlamentari, indicono una serie di iniziative:

Convocazione di tutte le RSU elette nelle ultime elezioni per la giornata di venerdì 6 Maggio alle
ore 15 in diretta streaming con l’intervento dei 5 segretari generali di categoria (seguirà
volantino iniziativa)

Convocazione direttivi unitari dei 5 sindacati, per la giornata del 13 Maggio alle ore 15, sempre
in modalità on line

Dal 3 Maggio proclamazione dello stato di agitazione con invio piattaforma rivendicativa su cui
avviare le procedure di raffreddamento e contestuale blocco delle attività aggiuntive per tutto
il personale della scuola

Incontro con tutti i gruppi parlamentari

Nel corso delle iniziative sopra indicate saranno valutate ulteriori proposte di mobilitazione per
raggiungere i risultati necessari per tutto il personale della categoria.


Roma, 2 maggio 2022



Flc CGIL 
Francesco Sinopoli

CISL Scuola Ivana Barbacci
UIL Scuola Rua
Giuseppe Turi
SNALS Confsal
Elvira Serafini
GILDA Unams
Rino Di Meglio



Pubblichiamo l’opinione espressa dal segretario Prof. Vito Masciale su quanto accaduto al liceo Cirillo di Bari

Ci sono notizie di cronaca che si definirebbero fake news e che sembrano irrealizzabili ma sono purtroppo vere. Comincia così il prof. Vito Masciale segretario regionale Snals in merito all’episodio di violenza che ha visto protagonista un genitore e vittima un docente presso il liceo Cirillo di Bari e continua :”Innanzi tutto, esprimo tutta la mia solidarietà al collega colpevole di aver fatto solo il suo dovere ed esercitato il suo sacrosanto diritto, riconosciuto anche dalla costituzione, di libertà di insegnamento e di valutare il lavoro dei propri alunni che è un preciso dovere del suo ruolo. Non possiamo pensare di essere ancora una volta di fronte ad un genitore energumeno ma isolato. Certo per fortuna sono casi sporadici  ma casi che non dovrebbero neanche esistere ma che stanno diventando sempre più frequenti

Sono tanti gli aspetti che emergono da questo caso: la fragilità psicologica dei ragazzi che davanti ad un brutto voto che ritengo ingiusto non scelgono la via del dialogo col docente e dell’impegno a fare meglio, ma si arrendono al livello della loro preparazione vinti dalla insicurezza nelle loro capacità e si rifugiano nella famiglia come istituto che li deve difendere dalle difficoltà del mondo.E’ più che mai indispensabile la figura dello psicologo a scuola, sempre, tutti i giorni, perché possa respirare il clima della scuola in generale e intervenire col suo apporto nel percorso di crescita dei ragazzi.

Ignoro l’esito dell’aggressione che auspico poco lesiva a danno del collega ma l’episodio è ancor più grave se si è realizzato all’interno di un’aula luogo dove la scuola educa al rispetto dell’altro,al dialogo e alla tolleranza. Certo l’introduzione della seconda prova scritta reintrodotta dal Ministro agli esami di stato ha contribuito ad aumentare la già alta tensione di ragazzi e famiglie verso la prova finale.

Ma l’importanza selettiva del voto finale del percorso di studi  per accedere al lavoro o ad un percorso universitario non giustifica l’atto. Saremo sempre pronti al fianco del lavoratore colpevole solo di aver voluto svolgere il suo lavoro. Ma due esortazioni mi sento di fare: a volte questi episodi sono preceduti da segnali che vengono sottovalutati ma su cui sarebbe il caso di porre attenzione senza gridare al lupo al lupo prima del tempo o demonizzare nessuno. Prestare anche attenzione a cosa si scrive nelle chat di classe fra genitori perché si potrebbe involontariamente alimentare odio ingiusto solo per un proprio sfogo liberatorio legato alla propria situazione individuale. La seconda esortazione è per i rappresentanti di classe dei genitori che purtroppo, molte volte, nelle scuole secondarie superiori non vengono eletti perché nessuno si candida pensando che i ragazzi sono grandi e possono vedersela da soli. E’ una chiave di lettura molto riduttiva del ruolo del rappresentante di classe il cui ruolo non è limitato ad organizzare la pizza di classe di fine anno scolastico nelle scuole del settore infanzia e primaria ma è delegato al dialogo con la scuola per tutto quello che concerne il benessere collettivo in aula.

 

Per l’attuazione della formazione continua dei docenti nel decreto approvato dal CdM è stata prevista l’istituzione di una struttura definita scuola di alta formazione dell’istruzione sotto la vigilanza del Ministero dell’istruzione all’interno della quale operano un Comitato d’indirizzo, Comitato scientifico internazionale e una della Direzione generale.

Cerchiamo di scoprire qualche dettaglio in più:

Finalità generali

La suddetta struttura, con sede in Roma, avrà come compito quello di promuovere e coordinare la formazione in servizio dei docenti di ruolo nel rispetto dei principi del pluralismo e dell’autonomia didattica del docente, dirigere e indirizzare le attività formative di tutto il personale scolastico e assolvere le funzioni correlate al sistema d’incentivo alla formazione continua dei docenti.

Composizione

Sarà  presieduta da una personalità, dotata di particolare e comprovata qualificazione professionale, scelta dal ministro dell’istruzione e nominato dal Presidente del consiglio dei ministri. Durerà in carica quattro anni e potrà  essere confermata una sola volta; all’interno della scuola saranno organizzati un comitato d’indirizzo, un comitato scientifico internazionale, e una direzione generale con a capo un direttore generale.

Compiti del presidente

Avrà la rappresentanza legale della scuola, presiederà  il Comitato d’indirizzo. Sarà responsabile dell’attività didattica e scientifica della Scuola ed elaborerà  le strategie di sviluppo dell’attività di formazione d’intesa con il Direttore Generale e sentito il Comitato d’indirizzo.

Comitato d’indirizzo

Sarà  composto da cinque membri: il presidente di Alta formazione dell’istruzione, i direttori generali di Indire e di Invalsi, due membri nominati dal Ministro dell’istruzione e in più il direttore generale senza diritto di voto. Durerà  in carica tre anni.

Compiti

Il comitato d’indirizzo nell’esercizio della sua funzione si avvarrà  di una direzione generale con il compito di approvare il regolamento della Scuola di alta formazione, di disciplinare le modalità del suo funzionamento, di quelle del Comitato d’indirizzo e del Comitato scientifico internazionale. Durerà  in carica tre anni con possibilità di riconferma di una sola volta.

La direzione generale

La direzione generale, presieduta da un direttore generale nominato dal Ministro dell’istruzione, dura in carica tre anni con possibilità di riconferma di una sola volta, opererà in supporto al comitato d’indirizzo occupandosi:

  • dell’esecuzione degli atti,
  • della predisposizione delle convenzioni,
  • delle attività di coordinamento istituzionali della Scuola

Comitato scientifico

Sarà  composto da un massimo di sette membri, nominati con decreto del Ministro dell’istruzione e rimarrà  in carica quattro anni con il compito di adeguare  lo sviluppo delle attività formative del personale scolastico alle migliori esperienze internazionali e alle esigenze proprie del sistema nazionale d’istruzione e formazione

 

 

Tanto tuonò che piovve e così sul futuro della scuola italiana dopo tanti annunci da parte del ministro Bianchi oggi è arrivata la pioggia  nell’articolo 16-ter del  decreto legge relativo al così detto PNRR2 per  il quale la commissione europea ha approvato per l’Italia il primo acconto pari a 21 miliardi di euro. Decreto che a breve approderà in Gazzetta Ufficiale, con il Parlamento che avrà da quel momento 60 giorni di tempo per apporre le sue eventuali modifiche e approvarlo in via definitiva .Nel testo del decreto attraverso significative modifiche al D.Lgs n.59 del 13 aprile 2017 si ridisegna il percorso  per accedere alla docenza e le modalità di formazione dei docenti sia in ingresso che durante l’attività lavorativa .E’ quindi evidentemente confermato il collegamento tra formazione iniziale degli insegnanti ed università.

L’art. 16-ter si occupa  quindi di formazione iniziale e continua  ed arruolamento dei docenti. Chiariamo subito che si tratta di due macro ambiti formativi.

 

Il ministro afferma :   “Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione . Prevediamo un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema”.
“Prevediamo, poi, entro il 2024, 70.000 immissioni in ruolo, attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale. Gli insegnanti sono il perno dei nostri istituti e devono avere un quadro strutturato di inserimento, il giusto riconoscimento professionale e strumenti che consentano un aggiornamento costante, indispensabile per svolgere il loro compito di guida delle nuove generazioni. Al centro di questa riforma c’è un’idea precisa di una scuola aperta e inclusiva, che stiamo costruendo con le risorse del PNRR a disposizione e con il dialogo con tutti gli attori coinvolti”.

Vediamo adesso “COME” intende realizzare tutto questo .

 

La formazione iniziale e l’abilitazione per l’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria

Sono previsti:

  • Un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova finale
  • Un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale
  • Un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva

Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento.

L’abilitazione consentirà l’accesso ai concorsi, che avranno cadenza annuale per la copertura delle cattedre vacanti e per velocizzare l’immissione in ruolo di chi vuole insegnare. I vincitori del concorso saranno assunti con un periodo di prova di un anno, che si concluderà con una valutazione tesa ad accertare anche le competenze didattiche acquisite dal docente. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in ruolo.

In attesa che il nuovo sistema vada a regime, per coloro che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.

Durante la fase transitoria, coloro che non hanno già un percorso di tre anni di docenza alle spalle ma vogliono insegnare potranno conseguire i primi 30 crediti universitari, compreso il periodo di tirocinio, per accedere al concorso. I vincitori completeranno successivamente gli altri 30 crediti e faranno la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.

La formazione continua e la Scuola nazionale
La formazione in servizio dei docenti diventa continua e strutturata in modo da favorire l’innovazione dei modelli didattici, anche alla luce dell’esperienza maturata durante l’emergenza sanitaria e in linea con gli obiettivi di sviluppo di una didattica innovativa previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La formazione sulle competenze digitali e sull’uso critico e responsabile degli strumenti digitali sarà parte della formazione già obbligatoria per tutti e si svolgerà nell’ambito dell’orario lavorativo.

Viene poi introdotto un sistema di aggiornamento e formazione con una pianificazione su base triennale che consentirà agli insegnanti di acquisire conoscenze e competenze per progettare la didattica con strumenti e metodi innovativi. Questa formazione sarà svolta in orario diverso da quello di lavoro e potrà essere retribuita dalle scuole se comporterà un ampliamento dell’offerta formativa. I percorsi svolti saranno anche valutati con la possibilità di accedere, in caso di esito positivo, a un incentivo salariale.

I percorsi di formazione continua saranno definiti dalla Scuola di alta formazione che viene istituita con la riforma e si occuperà non solo di adottare specifiche linee di indirizzo in materia, ma anche di accreditare e verificare le strutture che dovranno erogare i corsi, per garantirne la massima qualità. La Scuola, che fa parte delle riforme del Pnrr, si occuperà anche dei percorsi di formazione di dirigenti e personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo.

Questo in sintesi  il testo adesso proviamo a fare una prima analisi :

Ore obbligatorie

Il primo contesto formativo si svolgerà “nell’ambito dell’orario di lavoro” e sarà incentrato su “una formazione obbligatoria” con argomenti “sulle competenze digitali e sull’uso critico e responsabile degli strumenti digitali”. L’impegno non sarà da poco: “nell’ambito del monte ore annuale complessivo di formazione incentivata, sono previste 15 ore per la scuola dell’infanzia e primaria e 30 ore per la scuola secondaria di primo e secondo grado”.

Ore facoltative

Il secondo ambito formativo, invece, si comporrà di “un sistema di formazione e aggiornamento permanente degli insegnanti articolato in percorsi di durata almeno triennale su base volontaria per potenziare “l‘innovazione didattica“: al termine del periodo, dopo verifiche periodiche sulle competenze acquisite, si procederà con l’assegnazione di incentivi forfettari

Faranno “parte integrante di detti percorsi di formazione” (definiti dalla Scuola di alta formazione dell’istruzione) “anche attività di progettazione, mentoring e coaching a supporto degli studenti nel raggiungimento di obbiettivi scolastici specifici e di sperimentazione di nuove modalità didattiche che il docente settimanalmente svolge in ore aggiuntive rispetto a quelle di didattica in aula previste a normativa vigente”.

Tali ore, “ove siano funzionali all’ampliamento dell’offerta formativa”, potranno essere retribuite “a valere sul fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, prevedendo compensi in misura forfetaria”.

L’accesso a tali percorsi di formazione avverrà su “base volontaria”, mentre sarà “obbligatorio per i docenti immessi in ruolo in seguito all’adeguamento del contratto ai sensi del comma 9 e in ogni caso non prima dell’anno scolastico 2023/2024”.

“Al fine di incentivarne l’accesso è previsto un meccanismo di incentivazione salariale per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado del sistema scolastico”.

MA ATTENZIONE !!!

Solo la metà dei richiedenti potrà accedere al “premio”: l’Allegato A specifica infatti  che “l’attribuzione dell’incentivo salariale selettivo” potrà “essere riconosciuto a non più del 50 per cento di coloro che ne abbiano fatto richiesta”.

Inoltre, l’incentivo scatterà solo “al superamento di ogni percorso di formazione” e la consistenza della somma sarà “stabilita dalla contrattazione nazionale nei limiti e secondo le modalità previste”.

Durante la formazione volontaria triennale, si attueranno “verifiche intermedie annuali, svolte sulla base di una relazione presentata dal docente sull’insieme delle attività realizzate nel corso del periodo oggetto di valutazione, nonché una verifica finale” (affidata al “comitato per la valutazione” interno ad ogni singola scuola, come previsto dal Testo Unico del 1994) “nella quale il docente dà dimostrazione di avere raggiunto un adeguato livello di formazione rispetto agli obiettivi”.

Le verifiche intermedie e quella finale sono effettuate dal comitato per la valutazione della scuola e, in particolare, nella verifica finale il comitato viene integrato da un dirigente tecnico o da un dirigente scolastico di un altro istituto scolastico. In caso di mancato superamento della verifica annuale o conclusiva la prova può essere ripetuta l’anno successivo.

Sarà la Scuola di Alta formazione, sulla base di un modello di valutazione approvato con decreto del Ministro dell’istruzione, sentito l’INVALSI, ad avviare dall’anno scolastico 2023/2024 un programma di monitoraggio e valutazione degli obiettivi formativi specifici per ciascun percorso di formazione, ivi compresi gli indicatori di performance, che sono declinati dalle singole istituzioni scolastiche secondo il proprio PTOF, anche al fine di valorizzare gli strumenti presenti a normativa vigente.

Nella verifica dei docenti alla fine della formazione obbligatoria sarà il comitato di valutazione a tenere anche conto dei risultati ottenuti in termini di raggiungimento degli obiettivi e di miglioramento degli indicatori prefissati.

 

 

QUINDI poiché i corsi non potranno iniziare prima del 2024 prima verifica finale  e i compensi che ne deriveranno verrà portata a termine solo nel 2027. Sempre se la riforma diventerà legge.

INOLTRE  negli sviluppi di carriera prefigurati nella bozza del decreto, mancano riferimenti   delle elevate professionalità, mentre si legano  la valutazione e la valorizzazione dei docenti ai soli percorsi formativi. Pertanto  non  si fa riferimento  alle funzioni di sistema che rappresentano , nei fatti, la struttura dei cosi detti “quadri” e riduce il processo di incentivazione del personale docente solo ad una  incentivazione salariale agganciata a percorsi formativi almeno triennali. Inoltre , se nel testo  si ribadisce  costantemente la volontarietà della formazione e dall’altra si limitano la valutazione dei percorsi formativi alla sola domanda dell’interessato e la conseguente erogazione di incentivi economici ad una parte dei richiedenti. Non c’è quindi collegamento fra  tale impianto formativo con le attività d’aula per  misurare  il livello e la qualità del servizio .

Concludendo almeno per il momento:

Il Ministro dell’Istruzione è rimasto indietro di due contratti da rinnovare, quello 2019-2021 scaduto da ben 40 mesi e quello 2022-2024 che sarebbe dovuto entrare in vigore dall’1 gennaio 2022 ma che per adesso vede solo l’esordio nel cedolino di aprile della seconda voce di indennità di vacanza contrattuale. Nessun atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale, ma soltanto, come abbiamo suddetto, due indennità di vacanza contrattuale a partire dal cedolino di aprile, i codici di riferimento nel cedolino sono 118/k78 e 119/k78, il primo si riferisce al mancato contratto 2019-2021 e il secondo al contratto 2022-2024.

Nella migliore tradizione dei suoi predecessori, anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, pensa di modificare per legge la mancanza di contratti e di accordi con i sindacati.

Qui di seguito la bozza del decreto:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1
Riforma PNRR su formazione iniziale e continua e reclutamento degli insegnanti

Prima novella al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59

ART. 1
(Novella al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 in materia di formazione iniziale e
continua degli insegnanti delle scuole secondarie)
[…]
Capo I
Articolazione e obiettivi della formazione dei docenti e selezione per concorso

Art. 1.
(Modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti)
1. Al fine di elevare la qualificazione professionale dei docenti delle scuole secondarie
basandola su un modello formativo strutturato e raccordato tra le università, le istituzioni
dell’alta formazione artistica musicale e coreutica e le scuole, idoneo a sviluppare
coerentemente le competenze necessarie per l’esercizio della professione di insegnante, nonché
per dare attuazione alla riforma della formazione dei docenti prevista nel Piano nazionale di
ripresa e resilienza, è introdotto un percorso universitario e accademico di formazione iniziale
e abilitazione dei docenti di posto comune, compresi gli insegnanti tecnico-pratici, delle scuole
secondarie di primo e secondo grado.
2. Il percorso di formazione iniziale, selezione e prova, in particolare, ha l’obiettivo di
sviluppare e di accertare nei futuri docenti:
a) le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, didattiche e metodologiche, specie quelle
dell’inclusione, rispetto ai nuclei basilari dei saperi e ai traguardi di competenza fissati per gli
studenti;
b) le competenze proprie della professione di docente, in particolare pedagogiche, relazionali,
valutative, organizzative e tecnologiche, integrate in modo equilibrato con i saperi disciplinari
nonché con le competenze giuridiche in specie relative alla legislazione scolastica;
c) la capacità di progettare percorsi didattici flessibili e adeguati alle capacità e ai talenti degli
studenti da promuovere nel contesto scolastico, al fine di favorire l’apprendimento critico e
consapevole e l’acquisizione delle competenze da parte degli studenti;
d) la capacità di svolgere con consapevolezza i compiti connessi con la funzione docente e con
l’organizzazione scolastica e la deontologia professionale.
3. La formazione continua obbligatoria al pari di quella continua incentivata di cui all’articolo
16-ter degli insegnanti di ruolo prosegue e completa la loro formazione iniziale secondo un
sistema integrato, coerente con le finalità di innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale,
volto a metodologie didattiche innovative e a competenze linguistiche e digitali. Per la
realizzazione di questo obiettivo la Scuola di alta formazione dell’istruzione di cui all’articolo

2
16-bis, in stretto raccordo con le istituzioni scolastiche, oltre ad indirizzare lo sviluppo delle
attività formative del personale scolastico, indica e aggiorna le esigenze della formazione
iniziale degli insegnanti.

Art. 2.
(Sistema di formazione iniziale e accesso ai ruoli)
1. Il sistema di formazione iniziale e di accesso in ruoli a tempo indeterminato si articola in:
a) un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale e prova finale
corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari o accademici, nel quale sono
acquisite dagli aspiranti docenti competenze teorico-pratiche;
b) un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;
c) un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva.
2. La formazione iniziale dei docenti è progettata e realizzata in coordinamento con il Piano
nazionale di formazione di cui all’articolo 1, comma 124, della legge 13 luglio 2015, n. 107,
nonché con la formazione continua incentivata di cui all’articolo 16-ter, e consta di un percorso
universitario e accademico specifico finalizzato all’acquisizione di elevate competenze
linguistiche e digitali nonché di conoscenze e competenze teoriche e pratiche inerenti allo
sviluppo e alla valorizzazione della professione del docente negli ambiti della pedagogia e delle
metodologie e tecnologie didattiche applicate alle discipline di riferimento e delle discipline
volte a costruire una scuola di qualità e improntata ai principi dell’inclusione e dell’eguaglianza.
Detti percorsi di formazione iniziale si concludono con prova finale comprendente una prova
scritta ed una lezione simulata. La selezione dei docenti di ruolo avviene sulla base di un
concorso pubblico nazionale che ha cadenza annuale per la copertura dei posti vacanti e
disponibili dell’organico dell’autonomia.
[…]
Capo I-bis
Percorso universitario e accademico di formazione iniziale e abilitazione alla docenza
per le scuole secondarie

Art. 2-bis
(Percorsi universitari e accademici di formazione iniziale)
1. Il percorso universitario e accademico di formazione iniziale è organizzato ed è impartito
dalle università ovvero dalle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica
attraverso centri individuati dalle istituzioni della formazione superiore, anche in forma
aggregata, nell’ambito della rispettiva autonomia statutaria e regolamentare. Nel decreto di cui
al comma 4 sono individuati i requisiti di accreditamento dei percorsi di formazione iniziale, in
modo da garantirne la elevata qualità e la solidità, e sono altresì definiti i criteri e le modalità
di coordinamento e di eventuale loro aggregazione. Nel medesimo decreto sono definite le

3
modalità in cui detti percorsi sono organizzati per realizzare una stretta relazione con il sistema
scolastico.
2. Il Ministero dell’istruzione stima e comunica al Ministero dell’università e della ricerca il
fabbisogno per il sistema nazionale di istruzione di docenti per tipologia di posto e per classe
di concorso nel triennio successivo affinché il sistema di formazione iniziale degli insegnanti
generi, in maniera tendenzialmente omogenea tra le varie regioni, un numero di abilitati
sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali senza che, in generale o su
specifiche classi di concorso, si determini una consistenza numerica di abilitati tale che il
sistema nazionale di istruzione non sia in grado di assorbirla.
3. Si può accedere all’offerta formativa dei centri universitari e accademici di formazione
iniziale degli insegnanti anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea
magistrale a ciclo unico, secondo i margini di flessibilità dei relativi piani di studio. Nel caso
di cui al presente comma, i crediti formativi universitari o accademici di formazione iniziale
per l’insegnamento sono aggiuntivi rispetto a quelli necessari per il conseguimento della laurea
triennale e della laurea magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico.
4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato di concerto con i Ministri
dell’istruzione e dell’università e della ricerca, da adottare entro il 31 luglio 2022, negli ambiti
precisati all’articolo 2, comma 2, sono definiti i contenuti e la strutturazione dell’offerta
formativa corrispondente a 60 crediti formativi universitari o accademici necessari per la
formazione iniziale, comprendente un periodo di tirocinio diretto presso le scuole ed uno
indiretto non inferiore a 20 crediti formativi universitari o accademici, e in modo che vi sia
proporzionalità tra le diverse componenti di detta offerta formativa.
5. Con il medesimo decreto di cui al comma 4, sono stabilite le competenze professionali che
devono essere possedute dal docente abilitato, nonché le modalità di svolgimento della prova
finale del percorso universitario e accademico, comprendente la prova scritta e la lezione
simulata, e la composizione della relativa commissione giudicatrice nella quale è comunque
presente un membro designato dall’Ufficio scolastico regionale di riferimento, che la presiede,
e un membro esterno esperto di formazione nelle materie inerenti al percorso abilitante.
6. Alle attività di tutoraggio del percorso di formazione iniziale sono preposti docenti delle
scuole secondarie di primo e di secondo grado. Con decreto del Ministro dell’istruzione, di
concerto con il Ministro dell’università e della ricerca e del Ministro dell’economia e delle
finanze, è stabilito il contingente di cui al precedente periodo nonché la sua ripartizione tra le
università e le istituzioni AFAM. Con il medesimo decreto sono altresì definiti i criteri di
selezione dei docenti che aspirano alla funzione di tutor.

Art. 2-ter
(Abilitazione all’insegnamento)
1. L’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado si
consegue a seguito dello svolgimento del percorso universitario e accademico di formazione
iniziale di almeno 60 crediti formativi universitari o accademici e del superamento della prova
finale del suddetto percorso secondo le modalità di cui al comma 5 dell’articolo 2-bis.

 

 

 

 

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Sfogliando i giornali on line e cartacei degli ultimi giorni dove la scuola è tornata agli onori della cronaca mi è tornata in mente la frase di Oscar Wilde  “C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di , ed è il non far parlare di   ossia  “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”.

E quanto si parla oggi della scuola in rete e non solo maahimè ancora una volta solo di un aspetto: le chat scuola famiglia anzi per essere precisi le chat professori alunni famiglia. Un aspetto certo importante: la comunicazione è fondamentale soprattutto nel contesto scuola dove professori e famiglie dovrebbero essere alleati e andare nella stessa direzione educativa.C’era una volta l’ora di ricevimento nell’orario di lavoro dei professori. un’ora a settimana i docenti a scuola ricevevano i genitori che andavano ad informarsi del rendimento e del comportamento scolastico dei propri figli. Poi nella maggior parte dei casi caddero in disuso perché le famiglie dove entrambi i genitori erano impegnati nel lavoro avevano difficoltà a recarsi a scuola e poi ogni professore aveva un orario di ricevimento diverso dalla maggior parte dei colleghi ed in giorni diversi ed allora il collegio dei docenti deliberò di ricevere le famiglie una volta a quadrimestre di pomeriggio con la presenza di tutti i docenti salvo eccezioni di situazioni particolari per cui il docente poteva far convocare i genitori o tramite l’alunno/a o tramite la segreteria della scuola. Questi incontri ebbero un discreto successo nel tempo ma poi arrivò il covid e cambiò tutte le regole del gioco. Niente alunni in classe niente prof dietro la cattedra niente scuola in presenza.Ma come sempre il bene si piange quando si perde ed ecco che gli alunni cominciarono a sentire la mancanza dei professori e viceversa e le famiglie si trovarono di colpo orfane di un cardine della loro organizzazione giornaliera di vita. ma in tutto questo deserto la tecnologia arrivò in aiuto: DAD che con tutti i limiti, i difetti e i problemi tecnici e di attrezzature teneva comunque in piedi un contatto un dialogo. Ma scuola era anche il compagno di banco a cui chiedere con cui ridere, confidarsi discutere e anche qui la tecnologia diede una grossa mano: le chat soprattutto su face book eWhatsApp erano a portati quasi di tutti bastava avere uno smartphone e ricreare in maniera virtuale il contatto di vicinanza. Ma se la battuta stupida o la cattiveria gratuita detta al compagno di banco si fermava lì in chat non è la stessa cosa. E anche i prof che dopo aver controllato un lavoro avrebbero dovuto aspettare il giorno dopo in aula per darlo all’alunno e commentarlo insieme sulla valutazione si votarono all’immediatezza della chat. Ma adesso il covid sta allentando la morsa e stiamo faticosamente cercando di tornare alle vecchie abitudini però sembra che poter andare allo stadio sia più semplice che smettere di chattare su cose della scuola. E così un’associazione territoriale dei dirigenti scolastici si è fatta portavoce di un disagio evidenziato dai propri docenti: una overdose di chat con alunni e famiglie e proporrà un codice deontologico per le comunicazioni scuola famiglia augurandosi che sia rispettato. Perché un codice di solito prevede regole e pene per chi non le rispetta ma in questo caso quali pene sarebbe possibile prevedere? Sui vari social dove ormai abbiamo trasferito il nostro confrontarci causa pandemia e conseguente  divieto ad incontrarci il dibattito è sentito e accesso ma animato soprattutto dai lavoratori della scuola che lamentano di essere contattati a tutte le ore anche durante le festività da alunni e famiglie con le richieste più improprie che a volte ledono anche  la libertà di insegnamento e sembrano ignorare che un docente non è tenuto ad essere a disposizione 24h ha un contratto di lavoro che prevede un orario di lavoro  ben definito. Magari nel prossimo imminente contratto bisognerà anche regolamentare questo diritto del docente a disconnettersi per evitare che dirigenti scolastici inviino a mezzanotte convocazioni per un collegio docenti ordinario il giorno dopo. L’emergenza sta quasi per finire e mi chiedo chi vieta ai docenti agli alunni e alle famiglie di cancellarsi dai gruppi, dalle comunity,dalle chat che avevano usato e animato in tempo di emergenza?Basta cancellarsi e bloccare una serie di numeri.Serve proprio una revisione di un codice deontologico?Se poi voglio continuare ad essere connesso allora i casi sono due: o riesco a fare una lezione di educazione civica sul rispetto del diritto dell’altro e della sua privacy e del suo tempo o forse ho sviluppato la dipendenza da chat: odio il mio aguzzino ma non posso farne a meno. Sono d’accordo assolutamente col presidente dell’ANP: serve il buon senso e l’educazione aggiungerei. Se il professore abitasse nel nostro palazzo andremmo alle 2 di notte a chiedere perché nostro figlio ha preso 6 e non sette? Molto probabilmente no. Mantenere le distanze reciproche è segno di rispetto ededucazione; per generazioni docenti senza chat sono stati i migliori amici dei propri alunni anche quando erano diventati adulti fuori dalle aule. la chat va benissimo per le emergenze perché dovrebbe servire a comunicare qualcosa che altrimenti non tutti potrebbero sapere in tempo. I gruppi sui social possono anche essere utili purché luogo di confronto ed arricchimento reciproco e non luogo di gossip e maldicenze.La scuola ha canali istituzionali per far arrivare i messaggi alle famiglie e ai lavoratori della scuola con tempi ben precisi da rispettare e sono funzionali allo scopo. Abbiamo qualcosa da dire a chi lavora nella scuola? Diciamolo de visu in presenza come abbiamo tanto invocato in tutti gli ultimi mesi ora possiamo:  stiamo tornando alla normalità

Il segretario provinciale

Vito Masciale

Il concorso ordinario per diventare docenti di scuole medie e superiori, bandito ormai da due anni e rinviato causa covid, è partito da poco con la sua prova scritta. Oltre 400 mila candidati per circa 26 mila posti. Il concorso ordinario della scuola secondaria era atteso da anni di circa mezzo milioni di candidati, ma già dopo la prima prova, a risposte multiple, si è rivelato quello che qualcuno ha definito: la strage degli innocenti

Non vogliamo speculare su quanto sta accadendo nè strumentalizzare il disagio: è evidente che il sistema di reclutamento va rivisto.   Se si organizza una procedura concorsuale ordinaria per assumere oltre 30mila docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, anche di sostegno, e poi selezionarne all’orale meno del 10%, c’è qualcosa che non va nel modo di seleziona.

Il problema che sta scatenando le polemiche parte dall’altissima media di respinti: tra l’80% e il 90%, con molte province dove si sono registrate intere classi respinte.

La procedura semplificata rispetto al passato dove erano previste a seconda dei casi una prova preselettiva a computer e una o due prove scritte di carattere didattico disciplinare era una sorta di scrematura verso l’orale. Un test a crocette con domande inerenti alla classe di concorso, ma anche di logica, di cultura generale o sulle nuove tecnologie.

Domande che in generale sono contestate per l’eccessiva capacità mnemonica richiesta

ES: Qual è l’azione n. 23 del Piano nazionale per la scuola digitale ma anche per la loro effettiva correttezza es:

Come riconoscere un’opera di Eugenio Montale. Peccato che la risposta portasse invece al suo discorso di accettazione del Premio Nobel chedefinire “opera“è quanto meno improprio.

Tutta la stampa ed il mondo dei media e dei social  hanno  dato larga eco al risultato di  commissioni che hanno fatto registrare zero ammessi e moltissime non più del 5%;  in Puglia per la classe di concorso di Inglese – AB24 e AB25 – ha superato la prova un quarto dei partecipanti e sempre in Puglia,  con la  classe di concorso  A022 (Italiano, Storia, Geografia nella scuola secondaria di primo grado), la prova computer based del 21 e 22 marzo è stata superata   soltanto da 87 aspiranti docenti su circa 2.300 candidati, con appena il 3,7% di partecipanti allo scritto che potrà svolgere l’orale.

La maggior parte di coloro considerati “non all’altezza” dal ministero, dal giorno successivo sono tornati nelle loro classi, dai loro studenti che seguono da anni. E c’è chi, con spirito di rivalsa, ha postato sui social i messaggi di apprezzamento ricevuti dai propri alunni.

Sui social dove vergogna e sofferenza sono le parole che ritornano più spesso nei gruppi dove tanti aspiranti docenti cercano di chiarirsi o aiutarsi. Non vogliamo speculare su quanto sta accadendo nè strumentalizzare il disagio: è evidente che il sistema di reclutamento va rivisto.   Se si organizza una procedura concorsuale ordinaria per assumere oltre 30mila docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, anche di sostegno, e poi selezionarne all’orale meno del 10%, c’è qualcosa che non va nel modo di selezionare.

Se ci ritroviamo con centinaia di migliaia di respinti, nemmeno meritevoli di essere ascoltati all’orale, forse sono le prove il problema: delle domande impostate male, probabilmente non previste nemmeno dal programma o perlomeno non pertinenti. È sempre più chiara la necessità di rivedere il sistema di reclutamento, aprendo magari al doppio canale, che salvaguardi i precari con oltre 24-36 mesi sulla metà dei posti liberi, e che non si accanisca sui candidati andando a respingere lavoratori preparate e competenti. Lo scorso mese di settembre vennero nominati venticinquemila supplenti, un quinto del totale delle cattedre da coprire. E il prossimo anno si rischia di peggiorare la situazione. Se l’obiettivo del concorso era quello di graduatorie pronte per le immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2022/23 probabilmente per alcune classi di concorso risulterà difficile.

Si ignora la realtà di decine di migliaia di persone che lavorando acquistano esperienza e professionalità. Che ci sia anche una carenza di preparazione da parte di tanti nessuno lo nega, ma è il sistema di reclutamento che non va. La formazione iniziale e in servizio degli insegnanti non è mai decollata in Italia.

 

La speranza di un cambiamento sta però nelle intenzioni del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, che da tempo mette la rivisitazione del reclutamento docenti tra i punti principali della sua riforma scolastica.

Riforme che dovranno arrivare in tempi brevi per rispettare le scadenze del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza.

Il segretario provinciale

Vito Masciale

Carissime amiche e carissimi amici della sempre piu’grande famiglia Snals,

il tempo è volato e siamo a Pasqua ma prima di inviarvi i più sinceri auguri da parte mia e di tutto il consiglio provinciale permettetemi una riflessione. In questi ultimi due mesi in occasione delle elezioni delle nuove Rsu si è molto parlato di come fare sindacato e in qualche caso anche di come fare il segretario del sindacato insinuando che fare sindacato e fare il segretario del sindacato ha a che vedere in un certo senso col risultato elettorale e sebbene non mi sia fatto coinvolgere negli attacchi io sono qui a fare il segretario e per la cronaca nell’arco degli ultimi quattro anni gli iscritti snals nella provincia BARI-BAT sono stati in crescita anno dopo anno ma non in tutte le scuole e allora la domanda è: perché non in tutte le scuole? Nelle singole scuole non c’è ogni giorno il segretario c’è la RSA o il rappresentante eletto nella RSU. E se in una scuola il sindacato perde voti la responsabilità è solo del segretario non presente o anche della RSA e della rsu presente nella scuola nel quotidiano? Chi non è riuscito ad intercettare i reali diritti e le reali esigenze espresse dagli iscritti o comunque dai lavoratori in quella scuola? Mi sono posto per giorni questa domanda ma alla fine ho capito. Il sindacato non è facile. Il sindacato devi volerlo fortemente perché vi farà combattere, il sindacato è un mandato a difendere i diritti reali di tutti i lavoratori,dove devi difendere la libertà di parola di tutti e dove devi accettare di confrontarti con chi si piazza al centro della scena sostenendo con quanto fiato ha in corpo quello contro cui lotti da una vita con tutte le tue energie. Vuoi essere sindacato? allora non puoi occuparti solo del tuo orticello personale e del risultato elettorale nella tua scuola ma devi accettare e gioire del risultato positivo di tutti ed aiutare il cambiamento che è in atto anche quando non è quello che avevi disegnato nella tua mente. E’ questo che dobbiamo mostrare, difendere ed esaltare il nostro operato nelle scuole. Conosco tanti di voi da anni e ho sempre avuto la convinzione che il motivo per cui alcuni, per fortuna, pochi dedicano tempo ed energia a gridare contro il loro sindacato è che semplicemente non hanno ancora le idee completamente chiare sul sindacato. Il sindacato è servizio agli altri non è servizio a noi stessi.  Abbiamo problemi seri da affrontare e risolvere e dobbiamo essere tutti persone serie per poterlo fare tutti insieme.Perché come dice il proverbio cinese: da soli si arriva  prima ma insieme si và più lontano. E noi non vogliamo lasciare indietro nessuno! Accettiamo tutte le critiche purché ci facciano fare passi in avanti per  risolvere i veri problemi degli iscritti e non servano solo a seminare  dubbi  e indicare chi incolpare di questi. Già nel mio messaggio di ringraziamento a tutti coloro che avevano appoggiato le nostre liste Rsu avevo preannunciato che avremmo fatto tesoro soprattutto dei risultati negativi per capire le motivazioni di chi non avesse scelto il nostro candidato, perché la costruzione del futuro dello Snals non si ferma mai.

A giorni è Pasqua per noi cattolici cristiani tempo di pace e risurrezione e di inizio di un nuovo cammino anche per noi del sindacato: un cammino fatto di fiducia reciproca, trasparenza,volontà di migliorare, costruire il domani dei lavoratori che ci onoriamo di rappresentare. Ci impegneremo come sempre per farlo al meglio non solo a parole ma anche con i fatti con l’impegno quotidiano innegabile di tutti gli iscritti ognuno nel suo ruolo. Ci incontreremo pur con tutti i limiti del Covid19, ci formeremo per essere sempre a passo con i tempi o costruire noi i tempi nuovi, saremo sempre al fianco di ogni iscritto nell’interesse di tutti: questi sono i nostri programmi.Dobbiamo affrontare un rinnovo contrattuale e nuove modalità di reclutamento: i nostri sono seri problemi e di persone serie abbiamo bisogno.

E adesso carissime amiche ed amici della grande famiglia Snals tantissimi auguri a tutti voi e alle vostre famiglie di una Pasqua serena per quello che le cronache mondiali di questi giorni ci permettono di vivere.

Da parte mia e di tutto il consiglio provinciale ricordando una frase di J.F.Kennedy sempre attuale: “Non chiederti quello che il paese può fare per te ma quello che tu puoi fare per il tuo paese”.

Serena Pasqua.

                                                                                                                     

                                                                                                          Vito Masciale