Si comunica che  gli uffici Snals di Bari e delle sedi territoriali saranno chiusi  lunedì 31 ottobre 2022 .

Le attività riprenderanno mercoledì  2 novembre dalle 15.30.

Per urgenze si invita ad inviare una mail all’indirizzo: info@snalsbari.it.

Sarà dato pronto riscontro.

Grazie per la collaborazione e auguri di sereno ponte di Ognissanti

“Destinare fondi Pnrr al contrasto della dispersione scolastica e investire su formazione post-diploma”

Di seguito il testo del comunicato :

 

“Siamo consapevoli del gravoso compito in capo al nuovo Ministro dell’Università e della Ricerca, alla quale rinnoviamo i nostri auguri, in un momento di grave e pericolosa congiuntura interna ed internazionale.

Lo Snals Confsal conferma la propria disponibilità al confronto su tutte le tematiche che interessano i settori dell’Università, dell’AFAM e della Ricerca. Riteniamo che le relazioni sindacali siano imprescindibili per garantire l’adozione di scelte nell’interesse delle studentesse e degli studenti, facendo leva sulla professionalità consolidata di tutto il personale. L’occasione del PNRR deve essere utilizzata per colmare divari e lacune presenti nel nostro sistema, con particolare attenzione al basso numero di laureati, all’elevato numero di abbandoni e dei fuori corso.

“Una parte importante degli investimenti europei dovrebbe riguardare anche percorsi di alta formazione terziaria, post-diploma o post-università. L’Europa, e quindi anche l’Italia, deve consolidare un rapporto virtuoso tra il mondo produttivo e la ricerca scientifica, soprattutto quella di base, per reggere la sfida della competizione globale”.

“C’è bisogno di una regia pubblica per integrare e valorizzare l’apporto di ciascun soggetto coinvolto nella crescita del nostro Paese. Lo Snals Confsal auspica che il nuovo Ministro ponga un’attenzione diversa alle relazioni sindacali per la migliore concertazione degli interventi a livello territoriale e per garantire a tutti uguali opportunità formative”,

Chiediamo certezze per la scuola

(ANSA) – ROMA, 25 OTT – “Ci preme ricordare al nuovo

presidente del Consiglio dei ministri lo stato di emergenza che

da anni vive la nostra scuola e che il COVID 19 ha solo

accentuato, rendendo improcrastinabili le decisioni che

avrebbero dovuto essere prese da tempo”. Lo dice il segretario

generale dello Snals Confsal Elvira Serafini. “Nel discorso di

insediamento alla Camera il Presidente Meloni – continua la

Serafini – ha giustamente dato rilievo ai gravi problemi dettati

dalla grave congiuntura economica e sociale interna ed

internazionale. Non sono mancati tuttavia importanti accenni ai

problemi dell’istruzione e a quelli del più vasto mondo dei

giovani”.

Lo Snals Confsal condivide con il presidente “la necessità di

assegnare alla scuola il ruolo di risorsa strategica per lo

sviluppo economico e sociale di tutto il Paese”. Il rilievo dato

al Merito che integra la nuova denominazione del Ministero, a

parere dello Snals Confsal, “non può sottrarci dal dovere di

rimuovere, come dettato dalla nostra Costituzione, gli ostacoli

che si frappongono alla piena crescita culturale, civile e

sociale dei cittadini e dei nostri giovani. Tra l’laltro la

Missione Istruzione del PNRR presenta quale obiettivo

fondamentale la riduzione dei divari territoriali e della

dispersione scolastica. Ciò sarà possibile, secondo la Serafini,

solo con una seria politica di investimenti e di valorizzazione

di tutto il personale. Il rinnovo del CCNL del Comparto

Istruzione e Ricerca rappresenterà un primo banco di prova delle

reali intenzioni del nuovo Governo di cambiare rotta. Per i

giovani, a parere dello Snals Confsal, sono sicuramente

opportune le politiche di sviluppo delle attività culturali,

artistiche e sportive. Per non cadere negli errori del passato

bisogna però individuare la strategia vincente per avviare a

soluzione i problemi della condizione giovanile. Solo creando

nuove opportunità di lavoro, coerenti con le necessarie

innovazioni nel sistema di istruzione e formazione, potrà essere

possibile emancipare la condizione dei giovani nel nostro

Paese”. (ANSA).

 

 

 

Il D.Lgs. n. 144 del 23/09/2022 (“Ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del PNRR”), con relativa Circolare applicativa INPS n.116 del 17.10.2022, ha introdotto un’indennità una tantum di 150 euro per i lavoratori dipendenti che si trovino nelle seguenti condizioni:

lavoratori dipendenti (a tempo indeterminato o determinato) aventi un rapporto di lavoro in essere nel mese di novembre 2022 ed una retribuzione lorda imponibile previdenziale per il mese di novembre 2022 non eccedente l’importo di 1.538 euro.

Tale indennità è riconosciuta in via automatica, solo a coloro che non godano già dei trattamenti di cui all’art. 19 dello stesso decreto (pensioni, reddito di cittadinanza, ecc. …) (art. 18 D.Lgs. 144/22)

L’indennità è riconosciuta anche nei casi in cui il lavoratore, pur non essendo in servizio, sia interessato da eventi con copertura di contribuzione figurativa integrale dall’INPS (es. congedi parentali, malattia, ferie). Non spetterà invece, ad esempio, a chi si trovi in aspettativa senza assegni. (Art.18 co.2 D.Lgs. 144/22).

E’ inoltre precisato che “l’indennità nella misura di 150 euro spetta anche nel caso del lavoratore con contratto a tempo parziale” (Circolare INPS 116/22). Potrebbe quindi interessare il personale docente o ATA in servizio per spezzoni di ore o part-time. Il bonus spetta anche a coloro che nel mese di novembre percepiscono l’indennità di disoccupazione (NASPI). Un’ulteriore ipotesi, potrebbe riguardare il personale precario della scuola che non ha attualmente un contratto in essere e non percepisce la disoccupazione: “L’INPS, a domanda, eroga ai lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti…che nel 2021 hanno svolto la prestazione di almeno 50 giornate lavorative, una ulteriore indennità una tantum pari a 150 euro. L’indennità è corrisposta ai soggetti che hanno un reddito derivante dai suddetti rapporti non superiore a euro 20.000 per l’anno 2021.” (Art.19 comma 13 D.Lgs 144/22).

Il contributo di 150 euro viene erogato automaticamente dall’INPS a novembre, anche a coloro che risiedono in Italia e sono titolari di uno o più trattamenti pensionistici, di pensione o assegno sociale, di pensione o assegno per invalidi civili, ciechi e sordomuti nonchè di trattamenti di accompagnamento alla pensione e di un reddito personale assoggettabile a IRPEF, al netto dei contributi, non superiore, per il 2021 a 20.000 euro. L’indennità non è cedibile, né sequestrabile, né pignorabile e non costituisce reddito né ai fini fiscali né ai fini della corresponsione di prestazioni previdenziali ed assistenziali (art.18 co.4 D.Lgs.144/22

E poi arrivano anche le belle notizie.

Il sindaco di Bari Antonio Decaro , nonché presidente dell’ANCI ha chiesto formalmente al ministero dell’Istruzione un percorso di specializzazione ad hoc per gli insegnanti di sostegno che svolgono il loro lavoro con i bambini o ragazzi affetti da sindrome autistica. Iniziativa assolutamente lodevole . Certo è triste che derivi dalla difficoltà di un alunno  che ha visto alternarsi al suo fianco ben 17 docenti di sostegno! Quali possono essere le cause di questo numero elevato ?1^  Il docente di sostegno viene giuridicamente riassegnato ogni anno dall’ufficio scolastico provinciale ad un istituto e nella maggior parte dei casi viene riconfermato sempre nello stesso ma questo non assicura una continuità didattica perché teoricamente il dirigente scolastico potrebbe poi affidargli un altro alunno. Si sono verificati casi di famiglie che hanno chiesto esplicitamente di poter continuare ad avere lo stesso insegnante di sostegno ma purtroppo non era stato destinato alla stessa scuola l’anno successivo. 2^I posti di ruolo di sostegno che il ministero mette a disposizione ogni anno sono aumentati sicuramente ma ancora insufficienti a coprire il fabbisogno. Aumentare i posti di ruolo nel sostegno sicuramente aiuterebbe a migliorare la situazione. Più stabilità di docenti più probabilità di avere lo stesso docente negli anni e  maggiore continuità didattica . 3^ il sistema non fornisce le conoscenze idonee per poter supportare  in maniera adeguata le patologie più complesse . Certo è  triste che la famiglia  a cui va tutta la nostra solidarietà si sia alla fine arresa perdendo completamente la fiducia nell’istituzione scuola e ritirando il figlio dalla frequenza ma iniziativa come quelle del sindaco Decaro ci fanno vedere una luce in fondo al tunnel :saprà la riforma prevista per  un continuo sviluppo professionale e di carriera del personale scolastico attraverso l’istituzione di una Scuola di Alta formazione e formazione continua per dirigenti scolastici, insegnanti e personale ATA rispondere a questa richiesta ? Speriamo di si lo Snals vigilerà su questo. Ricordiamo che nella nuova istituzione  saranno coinvolti Indire, Invalsi e Università italiane e straniere, al fine di garantire un sistema di formazione continua di qualità, in linea con gli standard europei. L’obiettivo è fornire una formazione pedagogica e didattica che, insieme a una conoscenza approfondita della materia, consenta di affrontare efficacemente la sfida della trasmissione di competenze metodologiche, digitali e culturali nell’ambito di una didattica di alta qualità. Si tratta dell’unica riforma con un budget pari a 34 milioni di euro: fondi del Pnrr. E nell’attesa che questa nuova istituzione funzioni sapranno le università italiane inserire nei percorsi dei TFA che organizzano per il sostegno  inserire contenuti per colmare questa lacuna di competenze ? Se nel piano di formazione redatto dalla nuova scuola e nei piani di studi dei TFA universitari per il sostegno  troverà risposta positiva la richiesta del sindaco Decaro vorrà dire due cose : primo che alcune somme a disposizione sono state sicuramente ben spese perché soddisferanno un bisogno di docenti ed alunni e secondo  che la società civile deve più spesso rimboccarsi le maniche e lavorare per fare squadra col mondo scuola.

 

 

 

L’anno scolastico è appena incominciato e tutti auspichiamo che possa svolgersi serenamente in presenza. Le famiglie stanno riorganizzando la loro quotidianità inserendo l’accompagnamento dei bambini e ragazzi da casa a scuola e viceversa come prima del Covid.

Ma c’è un virus più resistente del Covid-19 tutto italiano e contro il quale sembra non esista vaccino: la burocrazia.È alla cronaca di queste ore che la quotidianità di alunni docenti e personale tutto del convitto Cirillo da lunedì 17 ottobre verrà stravolta per poter realizzare dei lavori di messa in sicurezza di alcuni solai. Molto bene per i lavori fatti prima che si verifichi qualche incidente che coinvolga alunni e personale con relativi rischi e conseguenze. Lavori, a quanto si apprende, già previsti da tempo che hanno trovato un ostacolo alla loro realizzazione nella burocrazia italiana. L’Italia è la culla del diritto ed è giusto che gli organi preposti ad occuparsi della manutenzione degli edifici scolastici assumono le loro responsabilità nel rispetto delle regole. Nel caso del Cirillo, istituto che ospita corsi della primaria e della secondaria,i soggetti coinvolti sonoComune e Provincia la cui gestione è confluita nella Città metropolitana. E tutto questo ha allungato tantissimo i tempi di realizzazione e nel frattempo per fortuna i solai hanno retto. La burocrazia e le regole da rispettare trovano poi un complice perfetto nella difficoltà di dialogo istituzionale nonostante tutta la tecnologia che consente contatti veloci, e  così da lunedì 17 il virus burocrazia colpirà la vita di personale alunni e famiglie sconvolgendo la loro quotidianità per il tempo necessario ad effettuare lavori precisi e puntuali con ripercussioni sulla didattica  che dovrà essere sicuramente riformulata perché negli ambienti che ospiteranno alunni e personale potrebbero non esserci le stesse attrezzature del Cirillo e gli stessi ampi spazi vanto di questa storica istituzione nella realtà scolastica barese. Rivangare su cosa si sarebbe potuto fare e su chi avrebbe dovuto farlo, non serve perché ormai il passato è andato ma è giusto evidenziare che il diritto allo studio e la scuola come servizio essenziale per il Paese hanno bisogno di tutela in tempi rapidi e con calendari che diano priorità alla normale vita scolastica.

Vito Masciale

 

 

Come annunciato ieri il patronato snals è a disposizione degli iscritti per le domande

da presentare al fine di ottenere l’indennità una tantum prevista per i lavoratori precari.

Una volta compilata la domanda che viene pubblicata in allegato a questo avviso

per avere la consulenza del patronato deve essere inviata all’indirizzo mail:

c.seccia@snalsbari.it.

Allegato:

 

Ci sono notizie come quella del docente schiaffeggiato all’istituto Majorana di Bari che non vorremmo mai leggere perché fanno male a tutti : fanno male all’immagine della scuola come istituzione, alla figura del docente come professionista non rispettato ,agli alunni che evidentemente pensano di non dover rispettare le regole della comunità scolastica di cui fanno parte e mancano di rispetto innanzi tutto a se stessi e ai loro compagni. Negli ultimi anni purtroppo più volte la violenza fisica che pervade tanti rapporti umani nella nostra attuale società ha avuto modo di manifestarsi nei confronti dei docenti dal nord al sud del nostro amato paese. Ovviamente non sono episodi che vanno sottaciuti o sottovalutati ma neanche devono servire per puntare il dito come segno di inefficienza del sistema scuola. Al collega che ha dovuto subire questa violenza fisica e morale tutta la nostra solidarietà ed ammirazione per non aver risposto da educatore con violenza alla violenza. Sono tanti aspetti di questa bruttissima e dolorosa vicenda su cui stanno indagando le forse dell’ordine e che sembra da rumors possa essere più complessa di come appare e su cui interrogarsi dalla disabitudine al rispetto delle regole da parte dei ragazzi all’uso dei cellulari in ambito scolastico con cui probabilmente l’alunna sanzionata ha avvertito qualcuno all’esterno alla violenza come strumento per avere ragione ma io voglio evidenziarne uno importantissimo che sicuramente fa da scenario all’episodio accaduto: la carenza di collaboratori scolastici . Questo episodio è solo la punta dell’iceberg della difficoltà che stanno vivendo tutte le scuole nel gestire la sicurezza ordinaria .I giornali che riportano la notizia descrivono l’arrivo in classe in ritardo della ragazza quindi possiamo dedurre che il docente stesse già facendo lezione : se vi state chiedendo come mai la ragazza non è stata fermata all’ingresso dove avrebbe dovuto aspettare per entrare in classe al termine dell’ora come avviene di solito la risposta la leggerete a breve. Il cronista di un quotidiano locale scrive “ due persone sono entrate indisturbate nell’edificio scolastico e sono andate al primo piano “ che per chi non è del mondo scuola è la descrizione di una situazione di grave inefficienza del servizio . Ma quando i collaboratori scolastici nell’organico di un istituto sono in numero altamente insufficiente per poter svolgere il compito di vigilanza e si devono barcamenare fra ingresso,uffici e controllo ai piani può succedere che una alunna arrivata in ritardo riesca a raggiungere indisturbata le scale che portano al piano della sua aula e che due persone estranei alla scuola riescano ad arrivare ad un aula del primo piano. Per questo i sindacati hanno protestato con forza lo scorso 30 settembre e non si fermeranno fin quando non ci sarà una decisione a favore dell’aumento dell’organico ata per quest’anno scolastico altrimenti ogni giorno andremo purtroppo a registrare episodi di varia specie ma che hanno una sola matrice : l’insufficienza del personale ata nello specifico dei preziosissimi collaboratori scolastici che da sempre sorvegliano e vegliano sulla sicurezza di tutti ma soprattutto dei ragazzi nelle scuole.

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del segretario provinciale prof. Vito Masciale

Via libera dal Consiglio dei Ministri alla riforma degli Istituti tecnici e professionali.
Un altro passo avanti nell’attuazione del PNRR Istruzione che punta a qualificare sempre di più il nostro sistema di istruzione, offrendo maggiori opportunità formative a ragazze e ragazzi, con una grande attenzione ai territori
Si vuole disegnare una filiera verticale e realizzare allo stesso tempo un patto educativo grazie al quale imprese, università, tessuto produttivo, territori, ITS Academy mettano a disposizione risorse e competenze per concorrere a migliorare istruzione dei nostri giovani, in linea con le prospettive di sviluppo del Paese. L’intento che anima la riforma è innovativo perché vuol colmare quel gap di cui le imprese, per prime, lamentano il peso per la loro crescita: la carenza di competenze professionali adeguate nelle nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro in continua evoluzione. Oggi è ancora un “ritardo strutturale ” del nostro sistema di formazione. Una realtà che il sistema attuale non è riuscito ad eliminare completamente perché troppo distanti le velocità con cui il mondo delle imprese evolve la propria struttura organizzativa e di produzione, con cui introduce processi e tecnologie avanzate, con cui avanza la richiesta di sempre nuove competenze professionali e la risposta del sistema formativo italiano(istituti superiori,tecnici e professionali e università) nel coprire con profili e professionalità tecniche e gestionali coerenti questa domanda di competenze. Questa riforma

almeno nelle intenzioni potrebbe essere una nuova, importante ma anche ultima possibilità d recuperare gran parte di queste distanze . I fondi del Pnrr si sa sono parecchio consistenti: complessivamente per la Missione 4 “Istruzione e Ricerca”, il piano mette 30,88 miliardi per il tema educativo e della produzione di conoscenza. Ma ne mette altri 4,4 miliardi per la sola Missione 5, “Inclusione e formazione”, dedicati alle nuove politiche attive del lavoro e della formazione. Fondi consistenti, ma che portano in dote rigorosi vincoli sull’investimento e sulle strategie per impiegare queste risorse . A cominciare da quei 660 milioni (per i cinque anni 2021-2026, circa 120 milioni l’anno) per collegare scuola e lavoro e superare il così detto mismatch , fenomeno che riguarda l’intero sistema dell’Istruzione e formazione professionale. Una criticità trasversale a tutti i livelli e ambiti dell’istruzione e della formazione fino a quella terziaria.

C’è un dato in più che il Pnrr auspica come premessa per una corretta impostazione della riforma: che Istruzione e Formazione inizino a collaborare nella definizione di politiche integrate sia in termini di programmazione dell’offerta formativa coerente con le richieste delle imprese e dei nuovi contesti produttivi, sia per supportare la transizione del sistema delle imprese e dell’istruzione in modo coerente, MA anche per costruire un momento di orientamento delle scelte dei giovani e delle famiglie più efficace e coerente con il mercato del lavoro. Ripensare e trasformare l’ultimo anno di scuola superiore in un “vero” periodo di orientamento è il primo criterio che il Pnrr fissa nei suoi vincoli di riforma del sistema complessivo della Formazione rivedendo l’ultimo anno di preparazione con «l’introduzione di periodi di stage in azienda che possano trasformarsi momenti di collegamento fra formazione e lavoro.

Nei decreti che saranno emessi entro il 2024 l’aspetto più difficoltoso sembra essere appunto : la coerenza, la costruzione e l’integrazione con lo sbocco professionale del dopo istituti superiori e scuola secondaria sia con l’Università ma soprattutto con il lavoro.
Questo per creare “percorsi differenziati in base alle scelte dei giovani”. E qui il primo richiamo è, nuovamente, per un maggiore allineamento fra il contenuto, i programmi e i percorsi di formazione delle scuole tecniche, ed eventualmente adattato costantemente in base ai riscontri con le imprese, a quelle che sono i fabbisogni e le esigenze del sistema produttivo e dei vari settori industriali e commerciali

In questo senso, a proposito di collegamenti fra scuola e lavoro, tra momenti formativi e mondo delle imprese, ma soprattutto per accorciare questa distanza, fra scuola e impresa, il Pnrr ha dato un’ulteriore e robusta spinta alla sperimentazione, in corso da qualche anno, di accorciare di un anno, da quattro a cinque, gli anni degli istituti tecnici e dei licei quadriennali al posto delle tradizionali superiori quinquennali in modo che in futuro gli studenti italiani potranno diplomarsi in quattro anni. Con l’obiettivo sempre di avvicinare i nostri giovani ai loro coetanei europei, che in tanti casi si diplomano a 18 anni anziché a 19 guadagnando un anno per gli studi universitari o per la ricerca del lavoro: la bozza di decreto del ministero dell’Istruzione, inviata per il parere al Cspi,, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, organo tecnico consultivo del ministero, che esprimerà il suo parere, intende proprio accorciare una distanza anche in confronto a quanto già succede negli altri paesi europei, dove in molti casi gli studenti delle superiori si diplomano a 18 anni anziché a 19, avvantaggiandosi così di un anno nell’iniziare non solo un percorso universitario ma anche entrare nel mondo del lavoro. L’iniziativa, che dovrebbe riguardare almeno altri mille istituti superiori, scatterà dal prossimo anno scolastico 2022-23. Dal 2022/23 la sperimentazione raggiunge le mille scuole: licei e tecnici, se autorizzati, potranno partire nel 2022/23, gli istituti professionali dal 2023/24

Il Ministero dell’istruzione potrà autorizzare mille nuove prime classi sperimentali, caratterizzate da percorsi altamente innovativi e in linea con le nuove direttrici del Pnrr, oltre che di un anno più brevi. Sulla falsariga di quanto già accade in altri Paesi, come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito. I percorsi di 4 anni dovranno garantire l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi di riferimento, comprese educazione civica, transizione ecologica, sviluppo sostenibile, potenziamento delle discipline Stem, attraverso flessibilità didattica-organizzativa, incluso il digitale, e laboratoriale. Il tutto con una forte apertura a mondo del lavoro, ordini professionali, università e Its

Le scuole, statali o paritarie, che vorranno partecipare alla sperimentazione quadriennale dovranno presentare un progetto: gli studenti dovranno aver effettuato «un pregresso e regolare» percorso scolastico di otto anni; ci dovrà essere un potenziamento dell’apprendimento linguistico (attraverso l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia Clil, a partire dal terzo anno di corso), più laboratori e insegnamenti opzionali e personalizzati, e una rimodulazione del calendario scolastico annuale e dell’orario settimanale delle lezioni.

Nella sostanza, e in base alla proposta del decreto, il via libero all’ampliamento della sperimentazione è previsto ma solo dopo aver definito con percorsi notevolmente innovativi e in linea con le nuove direttrici tracciate dal Pnrr, percorsi di un anno più brevi.

Quindi niente furbe scorciatoie ma rigorosi vincoli fissati dal Pnrr per questo passaggio. Nessuno sconto sulle materie d’insegnamento, che anzi prevedono non solo un potenziamento (lingue, più insegnamenti e laboratori personalizzati tra cui poter scegliere e una rimodulazione delle ore di lezione e del calendario scolastico), ma gli istituti che parteciperanno alla sperimentazione dovranno assicurare il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi di apprendimento previsti per il quinto anno di corso.

Certo il quadro del futuro della scuola in Italia sarà più chiaro quando sarà resa nota la bozza sull’orientamento cioè il “primo anello della catena ” : come non essere d’accordo col prof. Ichino che propone un servizio di orientamento diffuso e facilmente accessibile per tutti, soprattutto i più giovani, capace di eseguire la profilazione delle attitudini e delle aspirazioni di ciascun individuo, il confronto tra le une e le altre e l’indicazione di itinerari di ricerca/formazione/riqualificazione realistici. un servizio capace di prendere in carico ogni adolescente all’uscita di ciascun ciclo scolastico di scuola media inferiore e superiore .

Tuttavia nessun servizio di orientamento può funzionare bene, se non è disponibile l’indice di efficacia di ciascun corso di formazione professionale disponibile .Questo indice è costituito dal tasso di coerenza fra formazione impartita in ciascun corso e sbocchi occupazionali effettivamente conseguiti da coloro che lo hanno frequentato. Per poterlo rilevare in modo sistematico è indispensabile istituire un’anagrafe della formazione professionale, i cui dati possano essere incrociati con quelli delle Comunicazioni Obbligatorie al ministero del Lavoro, delle iscrizioni a qualsiasi lista o albo per attività autonome , nonché alle liste di disoccupazione, secondo quanto già previsto – ma mai attuato – negli articoli 13-16 del decreto legislativo n. 150/2015. Ciascun centro di formazione professionale deve essere obbligato a pubblicare il proprio tasso di coerenza rilevato per i tre anni precedenti».

Un passaggio che indirettamente chiama in causa un ulteriore soggetto del sistema di formazione professionale, le Regioni. Gli assessori all’Istruzione di 11 Regioni hanno dialogato sulla riforma dell’orientamento che sta approntando il ministro Bianchi (Molise, Piemonte, Liguria, Sardegna, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Veneto, Abruzzo, Lazio e Friuli-Venezia Giulia)e hanno presentato le rispettive buone pratiche,tra le proposte è emersa la necessità di un tutor –orientatore presso ogni scuola e la «necessità di promuovere una cultura diffusa dell’orientamento scolastico precoce fin dalle elementari , in un percorso che accompagni gli alunni dalle elementari alle superiori mettendoli così in grado di compiere scelte consapevoli, senza dimenticare il coinvolgimento delle famiglie e la formazione dei docenti. Un processo strettamente integrato con il territorio che risponda ad esigenze specifiche del mercato del lavoro locale»..

Per es noi abbiamo una grande economia l’economia del mare che richiede figure professionali e competenze nuove ma che gli istituti tecnici nautici e i professionali per le attività marinare non formano ancora.
Vito Masciale

personale ata

La mancata conferma del cosi detto organico Covid auspicato da tutti nel mondo a scuola eccetto evidentemente che dal ministro ha peggiorato enormemente la gestione organizzativa delle scuole. Sia in cattedra dove comunque stanno salendo migliaia di docenti precari sia nelle segreterie ,nei laboratori , nei corridoi e negli atri d’ingresso delle scuole per l’assenza di personale Ata .Assenza quest’ultima che dipende esclusivamente dal ministero che ha autorizzato posti in deroga assolutamente insufficiente a coprire il fabbisogno delle scuole .Il DPR n.119/2009 che definisce i criteri e i parametri per la determinazione degli organici del personale ATA deve essere mandato in archivio e sostituito al più presto da nuove norme. Sono passati più di 10 anni e nel frattempo le esigenze organizzative delle scuole sono profondamente cambiate perché in questi anni il loro ruolo si è evoluto: rapporti sempre più stretti col territorio, progettualità a fiumi,offerta formativa diversificata. Da tutto ciò derivano : maggiori necessità di vigilanza e quindi più collaboratori scolastici, maggiori competenze nei laboratori e quindi più assistenti tecnici ed infine maggiori competenze contabili amministrative nelle segreterie e quindi più assistenti amministrativi e dsga. Ed invece la realtà : più incombenze da far svolgere sempre allo stesso numero di personale che si ritrova con carichi di lavoro a volte estenuanti specie in prossimità di scadenze estremamente importanti per il futuro delle scuole: dai progetti Pon ai progetti europei ed ora anche tutte le corrette procedure per i fondi del PNRR. E’ indispensabile un cambio di rotta : serve più personale e soprattutto serve più personale preparato e competente. Non è sufficiente coprire le cattedre con docenti precari preparatissimi magari dal punto di vista teorico muniti di tanta buona volontà ma scarsissima esperienza didattica per una didattica di qualità servono docenti competenti e il mistero si preoccupa di ciò creando per loro un percorso di formazione continuo. E per il personale ata il cui ruolo nella scuola odierna richiede competenze strettamente legate alla complessità della organizzazione? Si incrementano le dotazioni tecnologiche nelle scuole di ogni ordine e grado e a quando l’aumento del numero degli assistenti tecnici ? Il ministro spera di risolvere tutto col tempo sedendo sulla riva del fiume in attesa che il calo demografico riduca la necessità di personale ? Non è più il tempo di slogan e di affascinanti affermazioni servono fatti: la politica deve investire nel sistema scuola del paese prendendo esempio dal tante volte citato resto d’europa e le percentuali di Pil investite in quei paesi per l’istruzione. Quando ? siamo a settembre la prossima legge di bilancio è vicina : è questo il momento migliore per dimostrare di voler passare dalle parole ai fatti.